Inge Lehmann
Valeria Pilone
Eleonora Nascimbeni
Chiunque abbia studiato scienze naturali a scuola, sa che la Terra ha una struttura complessa che vede la presenza di due nuclei, uno esterno più liquido e uno interno più solido, e che tra i due nuclei è presente la cosiddetta “discontinuità di Lehmann”. Nei libri è ricordato al massimo che la discontinuità prende il nome dalla geofisica e sismologa danese Inge Lehmann. Ma il suo merito è veramente grande: se conosciamo meglio il centro della Terra lo dobbiamo soprattutto agli studi di questa scienziata. Prima delle ricerche e intuizioni di Inge, la scienza credeva che il nucleo del nostro pianeta, posizionato a migliaia di chilometri di profondità sotto la crosta terrestre e i vari strati del mantello, fosse una sfera di materiale completamente liquido. Lehmann ha scoperto che, in realtà, è liquida solo la parte esterna del nucleo, mentre quella interna è composta prevalentemente di ferro allo stato solido. Per compiere i suoi studi e le sue osservazioni, la scienziata ha raccolto per anni informazioni sulle variazioni di velocità delle onde sismiche, rilevate dai sismografi durante i terremoti. Ancora oggi si studiano i terremoti come strumento per interpretare l’andamento delle onde sismiche, dal momento che non è possibile osservare direttamente l’interno della Terra.
In modo particolare, il 17 giugno 1929 un forte terremoto di magnitudo 7.3 della scala Richter aveva colpito la Nuova Zelanda. La scienziata analizzò le onde P, quelle che per prime vengono rilevate da una stazione sismica, e riscontrò alcune anomalie nel modo in cui si propagavano attraverso il pianeta. Tali onde, secondo l’ipotesi di Inge, sembravano ad un certo punto incontrare un ostacolo che ne modificava traiettoria e velocità. In uno studio pubblicato nel 1936 e intitolato P, Lehmann spiegò che le anomalie nella propagazione delle onde erano l’effetto della presenza di un nucleo interno solido. Ipotizzò, quindi, che il centro della Terra fosse costituito da una parte esterna liquida e una interna solida. La separazione tra le due parti avviene a circa cinquemila chilometri di profondità, in quella che ora è conosciuta, appunto, come “discontinuità di Lehmann”. La teoria di Inge fu subito accolta dai sismologi del suo tempo, ma sarà validata definitivamente solo all’inizio degli anni Settanta, quando attrezzature sismografiche maggiormente sensibili e precise riusciranno a rilevare in modo diretto la deviazione delle onde P per effetto della presenza di un nucleo interno solido. Un contributo, dunque, assai importante per il mondo della scienza, quel mondo in cui – ci fanno sapere Sara Sesti e Liliana Moro nel loro bel volume Scienziate nel tempo – «per ottenere promozioni pari a quelle di un ricercatore, una ricercatrice deve essere 2,6 volte più brava», secondo un calcolo compiuto dalle microbiologhe svedesi Christine Wenneras e Agnes Wold. E Inge Lehmann deve essere stata particolarmente brava, perché negli anni in cui ha indefessamente lavorato, non disponeva certo della capacità di calcolo dei nostri moderni computer, o di tutti i sofisticati strumenti scientifico-tecnologici che oggi danno una grossa mano a scienziati e scienziate nei loro percorsi di ricerca. Pare che facesse i suoi calcoli annotando quanto osservava su pezzi di scatole per cereali. Essi erano talmente meticolosi che nel 1971, in occasione del conferimento a Inge della medaglia Bowie, Francis Birch, geofisico che aveva preso parte al “Progetto Manhattan” (quello, per intenderci, che portò alla realizzazione delle prime bombe atomiche durante la Seconda guerra mondiale), disse che «la discontinuità di Lehmann fu scoperta attraverso un attento e minuzioso esame delle registrazioni sismiche fatta da un maestro di arte nera, senza nessun apporto di computerizzazione» (tradotto da Bertha Swirles, Quarterly Journal of the Royal Astronomical Society, 1994, in https://www.famousscientists.org/).
Del resto, Inge era proprio nata sotto una buona stella il 13 maggio 1888 a Copenaghen. Suo padre era lo psicologo Alfred Georg Ludvik Lehmann che nel 1886 aveva aperto il primo laboratorio sperimentale di psicologia all’Università cittadina. Da ragazza aveva frequentato la scuola superiore ad indirizzo pedagogico-progressista diretta da Hanna Adler, pioniera dell’educazione mista in Danimarca e una delle prime due donne danesi ad avere la laurea in fisica, nonché zia di Niels Bohr, futuro fisico nucleare e premio Nobel per la Fisica nel 1922. In questa scuola maschi e femmine studiavano insieme le stesse materie, senza discriminazioni. Suo padre e Hanna Adler rappresentarono, dunque, due figure fondamentali nella sua formazione. Appassionatasi alle materie scientifiche, si iscrisse alla facoltà di matematica dell’Università di Copenaghen e trascorse un anno a Cambridge, dove ebbe non poche difficoltà ad adattarsi alle severe restrizioni imposte alle ragazze. Dopo un periodo di discontinuità negli studi a causa di diversi problemi di salute, nel 1920, all’età di 32 anni, Inge si laureò in matematica e trovò impiego come assistente amministrativa nel dipartimento di scienze dell’Università di Copenaghen. Nel 1925 diventò assistente del prof. Niels Erik Nørlund, matematico appassionato di geodesia, la scienza che studia la forma della Terra e le sue dimensioni. Questo ramo scientifico la affascinò a tal punto che Lehmann vi si specializzò nel 1928, a 40 anni, diventando geodeta di Stato e direttrice del dipartimento di sismologia dell’Istituto Geodetico di Danimarca, presieduto da Nørlund.
Inge Lehmann. Foto di Peter Elfelt, American Geophysical Union (AGU), per concessione dall'archivio visivo Emilio Segrè dell'AIP.
Con l’inizio della Seconda guerra mondiale e l’occupazione nazista del Paese, Inge non riuscì a lavorare come voleva. Dopo la guerra i suoi rapporti con l’Istituto Geodetico si incrinarono, sia perché non fu per lei facile affermarsi in un ambiente fortemente maschilista e ostile alle donne quale quello scientifico della prima metà del XX secolo, sia perché probabilmente Inge Lehmann non doveva essere molto diplomatica. Lei stessa ebbe ad affermare: «Sapessi con quanti uomini incompetenti ho dovuto competere, invano». Nel 1953 si pensionò dall’Istituto e si recò negli Stati Uniti per continuare i suoi studi, appassionati fino alla fine: pubblicò il suo ultimo articolo, Seismology in the Days of Old, nel 1987, all’incredibile età di 99 anni. Numerosi sono stati i premi, i dottorati honoris causa e i riconoscimenti ricevuti: tra questi, l’elezione a componente della Royal Society nel 1969, la medaglia William Bowie nel 1971 (fu la prima donna a riceverla) e la medaglia della Società Sismologica Americana nel 1977. Sono a lei intitolati l’asteroide 5632, chiamato Ingelehmann, un luogo lungo la U.S. Route 1 e un ponte ad Aventura, entrambi in Florida, oltre ad alcune strade in Germania.Nel 1997 la American Geophysical Union ha istituito la “Inge Lehmann Medal” per premiare «notevoli contributi resi per la comprensione della struttura, composizione e dinamica del mantello e del nucleo della Terra». Inge si è spenta a Copenaghen il 21 febbraio 1993, alla veneranda e feconda età di 105 anni. È stata una grande studiosa, una donna intelligente, amante della montagna, che si è fatta strada in un mondo da sempre maschile per (distorta) antonomasia, una straordinaria scienziata che nel panorama delle Stem (Science, Technology, Engineering, Math) brilla come astro luminoso nella storia europea della scienza. Sui nostri libri di scuola meriterebbe ben più che una menzione.
Traduzione francese
Joelle Rampacci
Quiconque a étudié les sciences naturelles à l'école sait que la Terre a une structure complexe qui voit la présence de deux noyaux, un plus liquide à l'extérieur et un autre plus solide à l'intérieur, et qu'entre les deux noyaux il y a la ainsi nommée «discontinuité de Lehmann». Dans les livres, on se souvient au maximum que la discontinuité porte le nom de la géophysicienne et sismologue danoise Inge Lehmann. Mais son mérite est vraiment grand: si nous connaissons mieux le centre de la Terre, nous le devons avant tout aux études de cette scientifique. Avant les recherches et les idées d'Inge, la science croyait que le noyau de notre planète, situé à des milliers de kilomètres de profondeur sous la croûte terrestre et les différentes couches du manteau, était une sphère de matière complètement liquide. Lehmann a constaté qu'en réalité, seule la partie externe du noyau est liquide, tandis que la partie interne est principalement composée de fer à l'état solide. Pour mener à bien ses études et observations, la scientifique a collecté pendant des années des informations sur les variations de vitesse des ondes sismiques, détectées par des sismographes lors de tremblements de terre. Les tremblements de terre sont encore étudiés aujourd'hui comme un outil pour interpréter la tendance des ondes sismiques, car il n'est pas possible d'observer directement l'intérieur de la Terre.
En particulier, le 17 juin 1929, un fort tremblement de terre de 7,3 sur l'échelle de Richter a frappé la Nouvelle-Zélande. La scientifique a analysé les ondes P, celles qui sont détectées en premier par une station sismique, et a trouvé des anomalies dans la façon dont elles se sont propagées à travers la planète. Ces ondes, selon l'hypothèse d'Inge, semblaient à un moment donné rencontrer un obstacle qui changeait leur trajectoire et leur vitesse. Dans une étude publiée en 1936 et intitulée P, Lehmann expliquait que les anomalies de propagation des ondes étaient l'effet de la présence d'un noyau interne solide. Elle a donc émis l'hypothèse que le centre de la Terre était composé d'une partie externe liquide et d'une partie interne solide. La séparation entre les deux parties se produit à une profondeur d'environ cinq mille kilomètres, dans ce que l'on appelle maintenant précisément la «discontinuité de Lehmann». La théorie d'Inge a été immédiatement acceptée par les sismologues de son temps, mais elle ne sera définitivement validée qu'au début des années 1970, lorsque des équipements sismographiques plus sensibles et précis pourront détecter directement la déviation des ondes P due à la présence d'un noyau intérieur solide. Une contribution très importante, donc, pour le monde de la science, ce monde dans lequel - Sara Sesti et Liliana Moro nous informent dans leur beau volume Scientifiques femmes dans le temps - "pour obtenir des promotions égales à celles d'un chercheur, une chercheuse doit être 2,6 fois meilleure », selon un calcul effectué par les microbiologistes suédoises Christine Wenneras et Agnes Wold. Et Inge Lehmann a dû être particulièrement excellente, car dans les années pendant lesquelles elle a travaillé sans relâche, elle ne pouvait certainement pas compter sur la capacité de calcul de nos ordinateurs modernes, ni de tous les outils scientifiques et technologiques sophistiqués qui donnent aujourd'hui un grand coup de main aux scientifiques dans leurs parcours de recherche. Apparemment, elle a fait ses calculs en notant ce qu'elle a observé sur des morceaux de boîtes de céréales. Ils étaient si méticuleux qu'en 1971, à l'occasion de la remise de la médaille Bowie à Inge, Francis Birch, géophysicien ayant participé au «Manhattan Project» (celui, pour ainsi dire, qui a conduit à la création des premières bombes atomiques pendant la Seconde Guerre mondiale ), a déclaré que "la discontinuité de Lehmann a été découverte grâce à un examen attentif et méticuleux des enregistrements sismiques réalisés par un maître de l'art noir, sans aucune contribution de l'informatisation" (traduit par Bertha Swirles, Quarterly Journal of the Royal Astronomical Society, 1994, dans https://www.famousscientists.org/)https://www.famousscientists.org/
Après tout, Inge est née sous une bonne étoile le 13 mai 1888 à Copenhague. Son père était le psychologue Alfred Georg Ludvik Lehmann qui, en 1886, avait ouvert le premier laboratoire de psychologie expérimentale à l'Université de la ville. En tant que jeune fille, elle avait fréquenté le lycée avec un discours pédagogique progressif dirigé par Hanna Adler, une pionnière de l'éducation mixte au Danemark et l'une des deux premières femmes danoises à avoir un diplôme en physique, ainsi que la tante de Niels Bohr, future physicienne nucléaire et lauréate du prix Nobel. pour la physique en 1922. Dans cette école, garçons et filles étudiaient ensemble les mêmes matières, sans discrimination. Son père et Hanna Adler représentaient donc deux figures fondamentales de sa formation. Passionnée par les matières scientifiques, elle s'inscrit à la faculté de mathématiques de l'Université de Copenhague et passe un an à Cambridge, où elle a de nombreuses difficultés à s'adapter aux sévères restrictions imposées aux filles. Après une période de discontinuité dans les études en raison de divers problèmes de santé, en 1920, à l'âge de 32 ans, Inge obtient son diplôme en mathématiques et trouve un emploi en tant qu'assistante administrative au département des sciences de l'Université de Copenhague. En 1925, elle devient assistante du prof. Niels Erik Nørlund, mathématicien passionné par la géodésie, la science qui étudie la forme de la Terre et ses dimensions. Cette branche scientifique la fascinait à tel point que Lehmann s'y spécialisa en 1928, à l'âge de 40 ans, devenant géodésiste d'État et directeur du département de sismologie de l'Institut géodésique du Danemark, présidé par Nørlund.
Inge Lehmann. Inge Lehmann. Photo de Peter Elfelt, American Geophysical Union (AGU), avec l'aimable autorisation de l'AIP des archives visuelles Emilio Segrè.
Avec le début de la Seconde Guerre mondiale et l'occupation nazie du pays, Inge était incapable de travailler comme elle le souhaitait. Après la guerre, ses relations avec l'Institut géodésique se sont rompues, à la fois parce qu'il n'était pas facile pour elle de s'établir dans un environnement fortement dominé par les hommes et hostile comme celui scientifique de la première moitié du XXe siècle, et parce que probablement Inge Lehmann ne devait pas être vraiment très diplomatique. Elle a dit: “si vous saviez combien d'hommes incompétents avec lesquels j’ai dû concourir, en vain." En 1953, elle se retire de l'Institut et part aux États-Unis pour continuer ses études, passionnées jusqu'au bout: elle publie son dernier article, Seismology in the Days of Old, en 1987, à l'âge incroyable de 99 ans. Elle a reçu de nombreux prix, doctorats honorifiques et reconnaissances: parmi eux, l'élection en tant que membre de la Royal Society en 1969, la médaille William Bowie en 1971 (elle a été la première femme à la recevoir) et la médaille de l'American Seismological Society en 1977. On donne son nom à l'astéroïde 5632, Ingelehmann, à un endroit le long de la U.S Route 1 et à un pont à Aventura, tous deux en Floride, ainsi qu'à quelques routes en Allemagne. En 1997, l'American Geophysical Union a créé la «Médaille Inge Lehmann» pour récompenser «les contributions notables apportées à la compréhension de la structure, de la composition et de la dynamique du manteau et du noyau de la Terre». Inge décède à Copenaghen le 21 février 1993, à l'âge vénérable et fécond de 105 ans. C'était une grande érudite, une femme intelligente, une amoureuse des montagnes, qui s'est frayée un chemin dans un monde qui a toujours été masculin par antonomasie (déformée), une scientifique extraordinaire qui brille comme un étoile lumineuse dans l'histoire européenne de la science. Dans nos manuels scolaires, elle mériterait bien plus qu'une simple mention.
Traduzione inglese
Cettina Callea
Anyone who has studied natural sciences at school knows that the Earth has a complex structure with a two-layer nucleus. The external layer is more liquid, and the internal one, more solid. Between the layers there is the so-called "Lehmann discontinuity.” Books remind us that the discontinuity takes its name from the great Danish geophysicist and seismologist Inge Lehmann. What we know about the complexity of the centre of the Earth, we owe, above all, to the studies conducted by this female scientist. Before Inge's research and insights, science believed that the core of our planet, lying thousands of kilometers beneath the earth's crust and the various layers of the mantle, was a sphere of completely liquid material. Lehmann discovered that, in reality, only the external part of the core is liquid, while the internal part is mainly made of iron in a solid state. In order to carry out her studies and observations, Lehman spent years collecting information on speed variations in seismic waves, detected by seismographs during earthquakes. Earthquakes and their seismic waves are still studied today as a tool for interpreting the structure of the earth, since it is not possible to directly observe the interior of the earth.
On June 17, 1929, a strong earthquake measuring 7.3 on the Richter scale struck New Zealand. Lehmann analyzed the P waves, the ones that are first detected by seismic instruments, and found some anomalies in the way they propagated across the planet. These waves, according to Inge's hypothesis, seemed at one point to encounter an obstacle that changed their trajectory and speed. In a study published in 1936 and entitled “P,” Lehmann explained that the anomalies in wave propagation were the effect of the presence of a solid inner core. She hypothesized, therefore, that the centre of the Earth was made up of a liquid external part and a solid internal part. The separation between the two parts takes place at a depth of about five thousand kilometers, in what is now known as the "Lehmann discontinuity. Inge's theory was immediately accepted by the seismologists of her time, but it was definitively validated only at the beginning of the 1970s, when more sensitive and precise seismographic instruments were able to directly detect the deviation of P waves due to the presence of the solid interior of the nucleus. She made a very important contribution to the world of science. As Sara Sesti and Liliana Moro write in their beautiful volume "Scientists in Time" - "to obtain promotions equal to those of a male researcher, a woman must be 2 to 6 times better," according to a calculation made by Swedish microbiologists Christine Wenneras and Agnes Wold. And Inge Lehmann must have been particularly good, because in the years in which she worked tirelessly, she certainly did not have our modern computing capacity, or access to all the sophisticated scientific-technological tools that today provide huge help to scientists in their research and analysis. Apparently, she made her calculations by noting what she observed on pieces of cereal boxes. The observations were so meticulous that in 1971, on the occasion of the awarding of the Bowie medal to Inge, Francis Birch, a geophysicist who had taken part in the "Manhattan Project" (the one, to be clear, which led to the creation of the first atomic bombs during the Second World War ), said that "Lehmann's discontinuity was discovered through a careful and meticulous examination of the seismic records made by a master of black art, without any contribution of computerization" (translated by Bertha Swirles, Quarterly Journal of the Royal Astronomical Society, 1994, in https://www.famousscientists.org/).https://www.famousscientists.org/
After all, Inge was born under a lucky star on May 13, 1888 in Copenhagen. Her father was the psychologist Alfred Georg Ludvik Lehmann who in 1886 had opened the first experimental psychology laboratory at the city’s university. As a young girl she had attended high school with a pedagogical-progressive orientation, directed by Hanna Adler, a pioneer of mixed education in Denmark and one of the first two Danish women to have a degree in physics, as well as aunt of Niels Bohr, future nuclear physicist and Nobel laureate for Physics in 1922. In this school, boys and girls studied the same subjects together, without discrimination. Her father and Hanna Adler therefore represented two fundamental figures in her training. Passionate about scientific subjects, she enrolled in the mathematics faculty of the University of Copenhagen and spent a year in Cambridge, where she had many difficulties in adapting to the severe restrictions imposed on girls. After a period of discontinuity in her studies due to various health problems, in 1920, at the age of 32, Inge graduated in mathematics and found employment as an administrative assistant in the science department of the University of Copenhagen. In 1925 she became an assistant to Prof. Niels Erik Nørlund, a mathematician passionate about geodesy, the science that studies the shape of the Earth and its dimensions. This scientific branch fascinated her to such an extent that Lehmann specialized there in 1928, at the age of 40, becoming a state geodesist and director of the seismology department of the Geodetic Institute of Denmark, chaired by Nørlund.
Inge Lehmann. Inge Lehmann. Photo by Peter Elfelt, American Geophysical Union (AGU), courtesy of the AIP Emilio Segrè visual archive.
With the onset of World War II and the Nazi occupation of the country, Inge was unable to work as she wanted. After the war her relations with the Geodetic Institute broke down, both because it was not easy for her to establish herself in a strongly male-dominated and hostile environment such as the scientific one of the first half of the twentieth century, and maybe since Inge Lehmann was probably not very diplomatic. She said: "If you only knew how many incompetent men I had to compete with, in vain." In 1953 she retired from the Institute and went to the United States to continue her studies, passionate to the end. She published her last article, “Seismology in the Days of Old,” in 1987, at the incredible age of 99. She received numerous awards, honorary doctorates and acknowledgments, among them, election as a member of the Royal Society in 1969, the William Bowie medal in 1971 (she was the first woman to receive it) and the American Seismological Society medal in 1977. Asteroid 5632 was called Inge Lehmann after her, as were a place along the U.S. Route 1 a bridge in Aventura, both in Florida, and some roads in Germany. In 1997 American Geophysical Union instituted the "Inge Lehmann Medal,” a reward for notable contributions made to the understanding of the structure, composition and dynamics of the Earth's mantle and core. Inge passed away in Copenhagen on February 21, 1993, at the venerable and fruitful age of 105. She was a great scholar, an intelligent woman and a lover of the mountains, who made her way in a world that has always (unfairly) been dominated by men. She was an extraordinary scientist who, in the panorama of STEM (Science, Technology, Engineering, Math), shines as bright star in the European history of science. In our school books she deserves much more than just a mention.
Traduzione danese
Anne Marie Østergard
Enhver, der har studeret naturvidenskab i skolen ved, at Jorden har en kompleks struktur med en to-lags kerne. Det udvendige lag er mere flydende, og det interne er mere fast. Mellem lagene er der den såkaldte "Lehmann diskontinuitet”. Bøger minder os om, at diskontinuiteten har sit navn fra den store danske geofysiker og seismolog Inge Lehmann. Det, vi ved om kompleksiteten i jordens centrum, skyldes frem for alt de undersøgelser, som denne kvindelige videnskabsmand har foretaget. Før Inges forskning og indsigt mente videnskaben, at kernen i vores planet, der ligger tusindvis af kilometer under jordskorpen og de forskellige lag af kappen, var en sfære af helt flydende materiale. Lehmann opdagede, at i virkeligheden er det kun den ydre del af kernen, der er flydende, mens den indre del hovedsageligt består af jern i fast tilstand. For at kunne gennemføre sine undersøgelser og observationer brugte Lehman år på at indsamle oplysninger om hastighedsvariationer i seismiske bølger, som blev opdaget af seismografer under jordskælv. Jordskælv og deres seismiske bølger bliver stadig undersøgt i dag som et redskab til at fortolke strukturen af jorden, da det ikke er muligt direkte at observere det indre af planeten.
Den 17. juni 1929 ramte et kraftigt jordskælv New Zealand, og der blev målt 7,3 på Richter-skalaen. Lehmann analyserede P bølgerne, som er dem, der først opdages af seismiske instrumenter, og fandt nogle anomalier i den måde, de formerer over hele planeten. Disse bølger, ifølge Inge's hypotese, syntes på et tidspunkt at støde på en hindring, der ændrede deres bane og hastighed. I en undersøgelse offentliggjort i 1936 med titlen "P" forklarede Lehmann, at anomalierne i bølgeformering var effekten af tilstedeværelsen af en fast indre kerne. Hun antager derfor, at jordens centrum består af en flydende ydre del og en fast indvendig del. Adskillelsen mellem de to dele finder sted i en dybde på omkring fem tusinde kilometer, i det, der nu er kendt som "Lehmann diskontinuitet”. Inge's teori blev straks accepteret af seismologer af hendes tid, men det blev først endeligt valideret først i begyndelsen af 1970'erne, da mere følsomme og præcise seismografiske instrumenter var i stand til direkte at opdage afvigelsen af P bølger på grund af tilstedeværelsen af det faste indre af kernen. Hun ydede et meget vigtigt bidrag til videnskabens verden. Som Sara Sesti og Liliana Moro skriver i deres smukke bind "Scientists in Time": "for at opnå forfremmelser svarende til en mandlig forsker, skal en kvinde være 2 til 6 gange bedre" ifølge en beregning foretaget af de svenske mikrobiologer Christine Wenneras og Agnes Wold. Og Inge Lehmann må have været særlig god, for i de år, hvor hun arbejdede utrætteligt, havde hun bestemt ikke vores moderne computerkapacitet eller adgang til alle de avancerede videnskabelige-teknologiske værktøjer, der i dag giver stor hjælp til forskere i deres forskning og analyse. Tilsyneladende lavede hun sine beregninger ved at bemærke, hvad hun observerede på stykker af korn-kasser. Observationerne var så omhyggelige, at i 1971 i anledning af tildelingen af Bowie-medaljen til Inge, sagde Francis Birch, en geofysiker, der havde deltaget i "Manhattan Project" (den ene, at være klar, hvilket førte til oprettelsen af den første atombomber under Anden Verdenskrig ) at "Lehmanns diskontinuitet blev opdaget gennem en meget omhyggelig undersøgelse af de seismiske optegnelser foretaget af en mester i sort kunst, uden bidrag til datamatisering" (oversat af Bertha Swirles, Quarterly Journal of The Royal Astronomical Society, 1994, i https://www.famousscientists.org/).https://www.famousscientists.org/
Inge blev trods alt født under en heldig stjerne den 13. maj 1888 i København. Hendes far var psykologen Alfred Georg Ludvik Lehmann, som i 1886 havde åbnet det første eksperimentelle psykologilaboratoriumpå byens universitet. Som ung pige havde hun gået i gymnasiet med en pædagogisk-progressiv orientering, instrueret af Hanna Adler, en pioner inden for blandet uddannelse i Danmark og en af de to første danske kvinder, der havde en grad i fysik. H.Adler var tante til Niels Bohr, der var atomfysiker og fik nobelprisen i fysik i 1922. I denne skole studerede drenge og piger sammen uden forskelsbehandling. Hendes far og Hanna Adler repræsenterede derfor to grundlæggende personer i hendes uddannelse. Lidenskabeligt optaget af naturvidenskabelige emner, blev hun indskrevet ved matematisk fakultet på Københavns Universitet og tilbragte et år i Cambridge, hvor hun havde mange problemer med at tilpasse sig de alvorlige restriktioner for piger. Efter en periode med afbrydelser i studierne på grund af forskellige helbredsproblemer, dimitterede Inge i 1920 i matematik i en alder af 32 og fandt beskæftigelse som administrativ assistent ved København universitets naturvidenskabelige afdeling. I 1925 blev hun assistent for Prof. Niels Erik Nørlund, en matematiker, der brændte for geodæsi, den videnskab, der studerer jordens form og dens dimensioner. Denne videnskabelige gren fascinerede hende i en sådan grad, at Lehmann specialiserede sig der i 1928, i en alder af 40, og blev statsgeodesist og direktør for seismologiafdelingen ved Geodætisk Institut i Danmark, ledet af Nørlund.
Inge Lehmann. Foto af Peter Elfelt, American Geophysical Union (AGU), takket være AIP Emilio Segrès visuelle arkiv.
Med udbruddet af 2. Verdenskrig og den nazistiske besættelse af landet var Inge ude af stand til at arbejde, som hun ønskede. Efter krigen brød hendes forhold til Geodætisk Institut sammen, både fordi det ikke var let for hende at etablere sig i et stærkt mandsdomineret og fjendtligt miljø, som det videnskabelige miljø var i første halvdel af det tyvende århundrede, men også fordi Inge Lehmann sandsynligvis ikke var særlig diplomatisk. Hun sagde: "Hvis du bare vidste, hvor mange inkompetente mænd, jeg var nødt til at konkurrere med, forgæves." I 1953 hun trak sig tilbage fra instituttet og tog til USA for at fortsætte sine undersøgelser, lidenskabelig til det sidste. Hun udgav sin sidste artikel i 1987 ”Seismology in the Days of Old” , i en utrolig alder af 99 år. Hun modtog adskillige priser, æresdoktoraterog anerkendelser, blandt dem kan især nævnes - valgt som medlem af Royal Society i 1969, William Bowie medalje i 1971 (hun var den første kvinde til at modtage den) og American Seismological Society medalje i 1977 Asteroide 5632 blev kaldt Inge Lehmann efter hende, ligesom et sted langs den amerikanske Route 1, en bro i Aventura, både i Florida, og nogle veje i Tyskland. I 1997 indførte American Geophysical Union "Inge Lehmann Medal",en belønning for bemærkelsesværdige bidrag til forståelsen af strukturen, sammensætningen og dynamikken i Jordens kappe og kerne. Inge døde i København den 21. februar 1993 i en alder af 105 år Hun var en stor lærd, en intelligent kvinde og en elsker af bjergene, der skabte sin vej i en verden, der altid har (uretfærdigt) været domineret af mænd. Hun var en ekstraordinær videnskabsmand , der i panorama af STEM (Videnskab, Teknologi, Teknik, Matematik), skinner som en lysende stjerne i den europæiske videnskabshistorie. I vores skolebøger fortjener hun meget mere end blot en omtale.