Pubblicato in "L'osservatore molisano", il 14.01.2014
di Angela Carretta
ISERNIA - E’ Lidia Di Giandomenico, archeologa e referente regionale molisana del progetto “Toponomastica femminile” a raccontarci lo stato dell’arte dell’intitolazione viaria nella regione:
LDG: “Rispetto a quelle che portano nomi di personaggi illustri maschili, esigue sono le vie intitolate a donne in Molise. Il progetto “Toponomastica Femminile”, diffuso in modo capillare, soprattutto per via telematica, e portato a conoscenza di tutte le amministrazioni locali, ha permesso di censire tutti i comuni della regione. I dati che si registrano sono simili per ogni paese e perfettamente in linea con il resto della penisola. Numericamente maggiori sono le strade intitolate a uomini, sia che si tratti di personaggi storici sia di santi. Nel conteggiare le vie che riportano nomi femminili, si nota che meglio rappresentate sono le Madonne ( ad es. Santa Maria), le sante (Santa Lucia è tra le più diffuse) o le regine (Elena e Margherita di Savoia).
A Campobasso, comune di circa 51 mila abitanti, sono state contate 280 strade (comprese le piazze), di cui 145 – più della metà! – intitolate a uomini. Sono, invece, dedicate a personaggi femminili sono soltanto 12 strade. La maggior parte dei nomi che campeggiano lungo queste sono attinti dal mondo cristiano: 4 Madonne (Strada Comunale dell'Annunziata;Via Santa Maria della Croce; Strada Comunale Santa Maria di Fuori; Salita Santa Maria Maggiore);e 3 sante (Vico Santa Cristina; C.da Santa Lucia; Via Santa Lucia).
Unico personaggio storico e politico donna è Regina Elena, il cui nome è stato scelto sia per il Viale che per la Piazza. Infine, soltanto 3 donne sono state scelte tra le letterate, e di queste, solo 2 molisane: Via Grazia Deledda, Via Nina Guerrizio e Via Olimpia Frangipane.
A Nina Guerrizio, poetessa di Campobasso, vissuta nel secolo scorso (è morta nel gennaio del 1991), è intitolata, sempre nel capoluogo di regione, anche una scuola elementare. Donna di cultura, era studiosa, tra l’altro, del dialetto molisano. Nelle sue poesie particolare attenzione era data alla rappresentazione del quotidiano, descrivendo gli ambienti e i luoghi provinciali, con infinita naturalezza, sensibilità e spesso malinconia. Attraverso l’uso del dialetto, poi, riesce a catturare, con semplicità, le sensazioni e a rendere vivaci i lunghi e i personaggi descritti. Della sua produzione ricordiamo "Tutte le poesie di Nina Guerrizio" (Edizione Lampo, Campobasso, 1990), che comprende, "Sciure de carde" (Fiori di campo) del 1956 e "Pagliare a fantasie" del 1959; i "Sonetti molisani" di Giuseppe Altobello a cura di Nina Guerrizio (Campobasso, 1966, e ristampati sempre a Campobasso nel 1982).
Olimpia Frangipane, invece, vissuta a cavallo tra 1700 e 1800, fu baronessa di Castelbottaccio, donna colta e intelligente, diffonde le idee illuministe creando un circolo intellettuale con giovani locali. La sua figura oggi è ricordata anche dal “Circolo Neo-illuminista” che porta il suo nome, culturalmente attivo sul territorio, promotore, ogni anno, di un premio letterario tutto al femminile.
Tra le donne illustri della storia di Campobasso, a cui in futuro si potrebbero intitolare vie o piazze ricordiamo: Delicata Civerra, figlia di Andrea de Capoa feudatario di Campobasso, vissuta nella seconda metà del 1500, personaggio storico e leggendario allo stesso tempo; Marianna de Capoa, generosa contessa morta nel 1875, fondatrice di un orfanotrofio e benefattrice, donò alla città, infatti, la Villa e il suo parco, l’attuale Villa Comunale; Aline Aubin, insegnante e pioniera dell’emancipazione femminile in Molise, direttrice e fondatrice di una Scuola Magistrale aperta a tutte le ragazze, e gratuita per le popolane; Rosa Fazio Longo, nata a Campobasso nel 1913, laureata in lettere e giurisprudenza, insegnate, deputata al primo Parlamento della Repubblica, Segretario dal 1949 al 1953 alla VI Commissione Istruzione e Belle Arti, tra i suoi progetti di legge la tutela della maternità (1948), applicazione della parità di diritti e della parità di retribuzioni per un pari lavoro (1952)”.