Ricordare la lezione del Premio Nobel Rita Levi-Montalcini, (Torino, 22 aprile 1909 – Roma, 30 dicembre 2012) con un’immediata intitolazione di una via o di un luogo civico significativo, appena dopo la sua scomparsa, è un’occasione preziosa. Il suo esempio di vita, l’impegno sociale e civile costante, l’importanza dei suoi studi e delle sue ricerche possono divenire modelli di valore per le giovani generazioni.
Laureatasi nel 1936 alla facoltà di medicina dell’Università di Torino con il massimo dei voti e specializzatasi poi in neurologia e psichiatria, nel 1938, a seguito dell’emanazione delle leggi razziali, emigra in Belgio e vi continua gli studi sul sistema nervoso. Alla fine della guerra torna a Torino e allestisce un laboratorio nei pressi di Asti. Nel 1947 accetta un incarico alla Washington University e per trent’anni rimane negli Stati Uniti, ove realizza gli esperimenti che la condurranno alla scoperta del fattore di crescita nervoso, grazie alla quale, nel 1986, vince il Premio Nobel per la Medicina. Nonostante l’impegno americano, Montalcini mantiene i rapporti con l’Italia, e qui fonda un gruppo di ricerche, dirigendo, dal 1961 al 1969, il Centro di Ricerche di neurobiologia del CNR. Dal 1969 al 1979 è direttrice del Laboratorio di Biologia cellulare del CNR e, dopo essersi ritirata da questo incarico per limiti d’età, continua i propri studi ed è Presidente dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla. Nel 2001 nominata senatrice a vita, mantiene il suo incarico fino alla morte.