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Nel febbraio del 2013 iniziava una collaborazione tra Toponomastica femminile,  RBE (Radio Beckwith Evangelica) e Bradipodiario, blog legato alla radio attraverso il redattore Giuseppe Rissone. Dall'11 settembre 2013 la collaborazione con Bradipodiario è diventata continuativa.
Gli articoli, che escono regolarmente il secondo mercoledì di ogni mese, hanno come oggetto la toponomastica e la presenza femminile nelle valli valdesi.
 
 

DAL GIARDINO DEI GIUSTI E DELLE GIUSTE IN OGNI SCUOLA AL VIALE DELLE GIUSTE Idee che ispirano altre idee

Nel settembre 2015 veniva lanciato a Catania, dalla sezione locale di Toponomastica femminile, un progetto intitolato “Un giardino delle Giuste e dei Giusti in ogni scuola”, che riceveva il patrocinio del Comune di Lampedusa e della sezione catanese di Fnism (Federazione Nazionale Insegnanti).
Il progetto, ispirato al Giardino dei Giusti tra le Nazioni, creato nel 1960 presso il Museo Yad Vashem di Gerusalemme, si proponeva di valorizzare il contributo offerto dalle donne per la costruzione di un mondo di pace, equità e giustizia e “promuovere l’idea della condivisione, femminile e maschile, delle battaglie e dell’impegno contro ogni forma di violenza, sopraffazione, discriminazione, guerra”. A questo scopo, si invitavano le scolaresche a individuare e proporre i nomi di una persona Giusta e di piantare un albero, in suo ricordo, nel giardino della scuola.
La bella iniziativa siciliana è piaciuta al gruppo francese “Osez le féminisme”, e dopo essere stata esportata a Parigi, è rimbalzata, modificandosi, nel Nord Italia, e anche nel Centro della Penisola, esempio di collaborazione e di comune sentire in tutto il Paese, e in tutta Europa. Comune sentire che avvicina e unisce, a dispetto dei pregiudizi che tendono invece a disgregare e allontanare.
Ecco come è andata.
Nel settembre del 2015 Toponomastica femminile teneva il suo quarto convegno nazionale, dal titolo Lavoratrici in piazza, presso la Libera Università di Alcatraz, in Umbria (a suo tempo, se n’è data notizia in questa rubrica) e in quell’occasione veniva invitata ai lavori anche l’Associazione parigina che mandava due sue rappresentanti; queste, in seguito a una visita a Catania, accoglievano poi il progetto “Un giardino dei Giusti e delle Giuste ”.  
Non solo, ma nel numeroso gruppo delle insegnanti lodigiane presenti al Convegno umbro nasceva il proposito di condurre le loro classi, per uno stage di alternanza scuola- lavoro, proprio ad Alcatraz, luogo che si era dimostrato così adatto alla comunicazione. L’idea poi si concretizzava in una riuscitissima esperienza con la III A del Liceo di Scienze umane “Maffeo Vegio” di Lodi, in collaborazione con Toponomastica femminile. Momento forte e centrale di questa esperienza era la costruzione del progetto “Viale delle Giuste”.
Lo scorso 26 aprile, il progetto è stato presentato da una delegazione della stessa classe a Roma, presso l’Università Roma 3, nell’ambito del  concorso “Sulle vie della parità” di Tf e Fnism, e poi messo a punto in un bando di concorso indetto da Toponomastica femminile e dalla Libera Università di Alcatraz, indirizzato alle scuole di ogni ordine e grado. Ogni scolaresca o gruppo di studenti dovrà individuare cinque nomi di donne non più viventi che possano essere considerate Giuste “sia per le loro attività volte alla salvezza di singole persone oggetto di persecuzione e di discriminazione, sia per la loro lotta e denuncia dei soprusi e delle ingiustizie, in difesa di un ideale superiore di dignità e umanità”. I nomi dovranno essere corredati da un testo che illustri l’opera della persona scelta e i motivi per cui viene ritenuta degna del titolo di Giusta. Tra i nomi proposti se ne selezioneranno quaranta e in onore di queste quaranta donne saranno erette altrettante sculture commemorative che, nella tenuta di Alcatraz, costeggeranno il Viale delle Giuste.
Ecco come le idee sbocciano e diventano progetti che, nell’incontro con altri fermenti, producono altre idee e altri progetti. Ma c’è bisogno dell’incontro di persone, di pensieri, di volontà. Di buone volontà.
 

 

 

LORETTA, CI PREMIANO!

Qualche tempo fa Facebook mi notificava un messaggio della fondatrice e referente nazionale di Toponomastica femminile, che riportava proprio queste tre parole in lettere maiuscole. Non ne capivo subito il senso. Ma poco dopo, attraverso lo stesso social network, venivo a sapere che a fine marzo Maria Pia Ercolini, insieme al suo gruppo, avrebbe ricevuto il premio “Donne che ce l’hanno fatta”, a Milano, nella sede della Regione Lombardia, in occasione del Convegno mondiale delle donne latinoamericane. Isa Maggi, fondatrice di “Stati generali delle donne” e ideatrice del Premio, ha scritto nel comunicato stampa che si tratta di “un importante riconoscimento a donne intraprendenti, decise, piene di iniziativa, che hanno rotto il tetto di cristallo, stanno resistendo e ce l’hanno fatta a sopravvivere alla crisi e a raggiungere posizioni apicali nelle loro carriere.

Ci vuole coraggio a prendere in mano la propria biografia. Donne che ce l’hanno fatta raccontano le loro esperienze professionali e di vita, in un confronto di generazioni. Racconti diversi ma con un filo comune: il credere in se stesse, l’entusiasmo a continuare, l’apprendimento continuo per rimettere in gioco non solo il proprio sapere, ma anche la propria vita. Il Premio è una iniziativa di Sportello Donna in collaborazione con Fondazione Gaia, avviato per la prima volta presso l’ Università di Pavia il 4 marzo 2014.”

Sono stata a Milano, mercoledì 31 marzo, per affiancare Maria Pia in questo evento importante per lei e per tutte le persone che collaborano al suo progetto. Una cerimonia che ha visto anche momenti di autentica commozione, e ha permesso a chi era presente di cogliere lo spessore e l’intensità umana di donne, italiane e latinoamericane, provenienti da ambienti diversi, che hanno alle spalle storie diverse, ma in comune una chiara volontà di perseguire e realizzare gli obiettivi in cui credono.

Una giornata significativa per tutto il gruppo di Toponomastica femminile, per il riconoscimento della quantità e qualità del lavoro svolto in poco più di quattro anni: il censimento toponomastico di tutti i Comuni italiani, quattro convegni nazionali, decine di mostre fotografiche allestite in tutta Italia, una presenza costante sulla stampa soprattutto on line ma anche cartacea (tante ormai sono le nostre “voci”), un’intensa collaborazione con le /gli insegnanti nelle scuole di ogni ordine e grado, ricerche storiche per ritrovare biografie dimenticate, rapporti allacciati con donne che operano nelle istituzioni e in altre associazioni per arricchire la toponomastica delle città italiane di intitolazioni a letterate,  pedagogiste, educatrici, pittrici, scultrici, musiciste, cantanti, attrici, politiche, patriote risorgimentali, attiviste femministe, partigiane, storiche, ambientaliste, mediche, ricercatrici, filosofe, scienziate, filantrope, teologhe, imprenditrici, lavoratrici e altro ancora…

È veramente grande la mole di lavoro che il gruppo ha alle spalle, ma anche quella che ancora trova davanti a sé, perché enorme è il compito di riscoprire le tracce dimenticate dell’azione femminile nella storia del nostro Paese e di rimuovere gli stereotipi che ne hanno reso possibile, e ancora operano per renderne possibile la cancellazione. Stereotipi che vogliono le donne occupate prima di tutto, quando non esclusivamente, nella funzione di mogli e madri, e che tendono a trascurarne la presenza, che invece c’è e c’è stata, in ruoli diversi da quello di “angelo del focolare” o di “riposo del guerriero”, talora con la connivenza, più o meno consapevole, ma spesso ambiguamente masochistica e rancorosa, delle donne stesse.

E allora buon lavoro, Maria Pia Ercolini, e buon lavoro a tutte le volontarie e a tutti i volontari di Toponomastica femminile. La nostra opera, che mira a liberare donne e uomini dai ruoli imposti e precostituiti che ci incatenano tutte e tutti, va nella direzione giusta.

 
 

 

 

Pesce d'Aprile?

No, non era un pesce d’aprile, la notizia è proprio vera.

In seguito a una “riorganizzazione” interna all’Istat, Linda Laura Sabbadini, direttrice del Dipartimento per le statistiche sociali e ambientali, dal 16 aprile sarà privata del suo incarico perché l’organismo che dirigeva è stato soppresso.

Linda Laura Sabbadini, romana, 60 anni, è la pioniera delle statistiche sociali in Italia, tanto da essere nominata commendatore della Repubblica dal Presidente Ciampi nel 2006. Il dipartimento da lei guidato con passione e competenza ha fornito statistiche significative sulla condizione delle donne in Italia e sulla violenza di genere, ma anche dati sulla qualità della vita di anziani, immigrati, disabili, omosessuali, senzatetto. “Nostra signora dei numeri”, così è stata chiamata questa studiosa di fama internazionale, si è prefissa lo scopo di “rendere visibili gli invisibili” ed è stata autrice di rapporti come il BES (Benessere equo e sostenibile), in cui il progresso della società è stato considerato dal punto di vista non solo economico, ma anche sociale e ambientale, e corredato da misure di disuguaglianza e di sostenibilità.

Il fatto che una persona così competente non solo non abbia visto un avanzamento di carriera, ma addirittura, con la scusa della “riorganizzazione”, sia stata declassata , spiega la rivolta che da due giorni si sta verificando sui social network e la protesta, sulla stampa nazionale, di scrittrici, di giornaliste e giornalisti, di personaggi del mondo sindacale e politico, da Mara Carfagna a Valeria Fedeli vicepresidente del Senato: l’indignazione, per una volta, è bipartisan.

La petizione lanciata da Laura Onofri di Se non ora quando? Torino in 48 ore ha quasi raggiunto 2000 firme, e siamo solo agli inizi… C’è chi vorrebbe le dimissioni di Giorgio Alleva, attuale presidente dell’ISTAT, c’è chi ricorda che quando fu nominato , nel 2014, ben 43 economisti di fama scrissero una lettera aperta per contestarne la nomina, non ritenendolo all’altezza del compito.
L’Associazione Toponomastica femminile, insieme alla Casa delle Donne di Milano e la Libera Università delle donne di Milano ha fatto uscire in proposito il comunicato seguente:
Comunicato condiviso
Abbiamo letto oggi che l’ISTAT sopprime il Dipartimento di Statistiche sociali e di genere diretto da Linda Laura Sabbadini.
Poiché riteniamo che questo annullerebbe un lavoro di rilievo che ha avuto il merito di portare alla luce dati relativi alla persistenza di molteplici gap di genere, alle discriminazioni sul lavoro, alle dimensioni della violenza di genere, alle mutazioni dei modelli e delle relazioni familiari,
Chiediamo che il suddetto Dipartimento non solo non venga smantellato o accorpato, ma piuttosto potenziato e che sia rafforzata la sua capacità di comprendere e divulgare le analisi sui processi sociali in atto. Associazione Toponomastica femminile
Sono sicura che i lettori di Bradipodiario condividono questa posizione e che vorranno firmare la petizione per il reintegro di Linda Laura Sabbadini nelle sue funzioni.
 
 

DA UN’AZIONE “CORSARA” A UNA PETIZIONE PER LA PARITA’

Dalla scorsa settimana i lettori e le lettrici più attente avranno notato, nella colonna “Sapete che…” la notizia di una petizione che riguarda la toponomastica torinese.
È stata lanciata due settimane fa da M.A.I.S, una grossa Ong che lavora soprattutto in Africa e America Latina in difesa dei diritti delle persone svantaggiate, in particolare donne e minori, ma di recente ha deciso di allargare la propria sfera di attività anche a favore delle pari opportunità di genere.
A Torino la sede di M.A.I.S. è in via Saluzzo 23.
Le responsabili di via Saluzzo si erano messe in contatto con Toponomastica femminile piemontese e quindi con la sottoscritta, invitandola per il 25 novembre scorso a un’azione dimostrativa con la quale la Ong voleva esordire in città sul tema della parità nella toponomastica. Agli… arresti domiciliari per un forte raffreddore, ci avevo rinunciato, ma il giorno seguente mi aveva fatto piacere vedere che la stampa non si era fatta scappare la notizia.
Di cosa si trattava? Di un’azione corsara, ma alla luce del sole e rivendicata, sulla scia di quella condotta a Parigi dalle ragazze di “Oser le féminisme”. Qui è un giovanotto barbuto  ad attaccare, a fianco delle targhe in marmo dedicate a uomini illustri,  dei cartelli di carta con una intitolazione alternativa.
Scelta a caso? Niente affatto, perché in via Palazzo di Città si suggeriva il nome di Magnani Noya, prima sindaca di Torino alla fine degli anni ‘80, mentre al posto di Luigi Lagrange c’era Ada Lovelace, che oltre a essere la figlia di Lord Byron fu anche una matematica, e in pratica la prima programmatrice di computer. Via San Tommaso diventava via Adriana Zarri, teologa, e così via… giusto per dimostrare che per ogni uomo celebrato nella nostra città c’è una donna meritevole che è stata dimenticata.
Dopo l’incursione nel centro di Torino un incontro in via Saluzzo ha sancito l’alleanza tra Tf e M.A.I.S. e in questa occasione è nata l’idea di rivolgersi alla politica torinese perché discuta con noi il modo in cui si scelgono le nuove intitolazioni. Condividiamo infatti la convinzione che è ormai tempo di intervenire sulla toponomastica, non per cambiare i nomi delle vie, naturalmente, ma per riequilibrare una situazione adesso troppo sbilanciata sul genere maschile. La situazione però non può cambiare se, dopo solenni dichiarazioni di principio a favore delle donne, le si continua a dimenticare quando si sceglie il nome delle strade: occorre intervenire sul  regolamento della Commissione toponomastica, modificandolo  in modo che possa recepire davvero le nostre istanze.
Ecco, questa è la storia di un’azione vagamente corsara, di un’alleanza e di una petizione.
Che attraverso Bradipodiario vi chiediamo di firmare, anche se sappiamo che c’è un abuso di petizioni e la gente non firma più volentieri. Ma la questione è cruciale per il tema che ci interessa, e Piero Fassino, oltre che sindaco di Torino (che si ripresenta alle prossime e ormai vicine elezioni amministrative) è anche presidente di Anci, l’associazione attraverso cui potrebbe sensibilizzare tutti i comuni italiani.
Quindi tornate alla colonna “Sapete che…”, leggete attentamente quanto chiediamo, perché vogliamo un’adesione informata e non una firma qualsiasi, e poi firmate. Con calma, certo, da buoni bradipi, ma firmate, è importante!