I municipi di Roma
Il I Municipio, racchiuso all’interno delle Mura Aureliane, abbraccia il cuore della città, edificato, sventrato e ricostruito da tremila anni di storia.
Diciotto chilometri di circonferenza girano attorno a diciotto rioni, alcuni molto antichi, altri nati con Roma capitale, quando furono realizzati palazzi ministeriali, caserme e abitazioni per i dipendenti.
Delle 1398 strade di cui è composta la rete viaria municipale, 486 sono dedicate a uomini e 95 a donne. Siamo in presenza del più alto indice di femminilizzazione toponomastica di tutta l’area urbana, ma la composizione del gruppo porta a riflettere: 19 madonne, 39 tra sante, beate, martiri, e religiose, e solo 37 laiche. Nessuna artista, nessuna letterata, nessuna sportiva, nessuna donna dello spettacolo. Difficile, per le nuove generazioni, trovare attuali modelli di riferimento.
A pochi passi dal Colosseo, largo Gaetana Agnesi fin dagli anni Venti è andato a riempire uno spazio quasi totalmente deserto nell’odonimia romana: quello delle scienziate. Sull’altra sponda del fiume, affacciata sul lungotevere, via Colomba Antonietti appartiene al gruppo di strade che ricordano le patriote risorgimentali: nello stesso quartiere s’incontrano anche intitolazioni a Giuditta Tavani Arquati e ad Anita Garibaldi. Ma la categoria più numerosa resta quella delle sante. Tra le molte, abbiamo scelto di presentare Cecilia, che all’altro capo di Trastevere dà il suo nome a una via, una piazza e una chiesa.
di Maria Pia Ercolini
Il nucleo più antico del I Municipio riprende per lo più i nomi degli antichi mestieri, delle gens romane e delle famiglie nobiliari, di papi e cardinali che vi realizzarono ampliamenti e restauri... Ne conseguono odonimi maschili, dove i pochi riferimenti alle donne, quasi mai laiche, spesso celebrano non tanto le figure sacre quanto le strade su cui si ergevano le chiese omonime.
Divenuta capitale, Roma subì un rinnovamento urbanistico in stile sabaudo che tentava di fondere i luoghi esistenti alle esigenze celebrative del nuovo Stato: piazze piemontesi nella struttura e nel nome, ampi assi viari e ponti inneggianti al Risorgimento e alla casata regnante. Ovunque poco, pochissimo spazio per le donne. Nessuna donna all’Esquilino, tra letterati moderni, statisti, personaggi risorgimentali e Savoia, né al rione Ludovisi, a far compagnia a Crispi, Bissolati, Boncompagni, né al Celio, dove la via Annia, apparentemente di genere femminile, altro non è che un richiamo alla strada cisalpina creata da Tito Annio Rufo. Assenti le donne sulle prime strade del quartiere operaio di Testaccio e rare le figure laiche di Trastevere.
Il centro storico racchiude la Roma che si vive: sedi istituzionali, politiche e amministrative, rappresentanze economiche e finanziarie, locali, attività commerciali, e buona parte del patrimonio artistico e archeologico della città. Diamo visibilità a modelli femminili forti, sempre e ovunque presenti e produttori di pensiero originale, dai “salotti” ascetici di Marcella, sull’Aventino, all’impegno per i diritti di Funmilayo, in Nigeria, al pacifismo poetico e cosmopolita di Joyce Lussu.
di Maria Pia Ercolini
Parioli, Trieste, Pinciano, Flaminio e Salario, in ordine di estensione, sono i cinque quartieri del II Municipio, delimitato a Ovest e a Nord dal corso del Tevere e, a seguire, dalle vie Salaria, Nomentana e, a grandi linee, dalla scriminatura del Muro Torto, che lo accompagna alla porta del Popolo e di nuovo al fiume.
La toponomastica pariolina ospita numerosi artisti, militari, patrioti e atleti con scarsa attenzione alle figure femminili, limitate a un paio di protagoniste storiche, al richiamo mitologico delle Muse, a qualche artista di cinema e teatro e a una soprano italiana, Giuditta Pasta, sostenitrice dei moti risorgimentali.
Nell’area pinciana, tra compositori, scienziati, matematici, biologi, poeti e politici, s’incontrano sette donne d’ambito storico, religioso, artistico… è qui che si ricorda Palma Bucarelli, il cui nome è legato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna ivi presente.
Nel quartiere Trieste la componente umana trova poco spazio, perché la maggior parte delle vie riporta a luoghi storici e a campi di battaglia: 40 uomini in tutto, tra santi, poeti e musicisti e 14 donne, matrone romane, sante, missionarie e vittime di mafia, tra cui due simboli femminili della lotta alle cosche, Rita Atria e Saveria Antiochia.
Il Flaminio manifesta, tra i cinque, la più marcata misoginia ambientale con una sola presenza femminile; e infine il Salario, il più piccolo quartiere della città, che dedica alla regina Margherita, un viale e una piazza condivisi con altri quartieri.
di Maria Pia Ercolini
Su un totale di 735 strade, il II Municipio ne destina 341 a uomini e 34 a donne, in un rapporto di 1 a 10. Più numerose le figure storiche e politiche (12), seguite da sante, beate e martiri (9) e da artiste del mondo dello spettacolo (8).
Diversamente da altri parchi romani, che hanno trovato nei loro viali una modalità di riequilibrio nel genere toponomastico, l’estesa Villa Ada (che prende nome dalla moglie del conte Tellfner) vanta al suo attivo una quindicina di viali –intitolati a grandi uomini, per lo più politici d'interesse europeo, antifascisti, educatori e religiosi– e un solo vialetto cointestato ai due generi, con Sophie e Hans Scholl, studenti de “La Rosa Bianca”, che si opposero al regime nazista e furono decapitati nel 1943.
Il Municipio ha una vocazione artistica e culturale consolidata: si trovano qui la Galleria Borghese, il Museo Etrusco di Villa Giulia, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, costruita per l’Esposizione Internazionale di Roma del 1911 insieme ai padiglioni stranieri; nel verde di Villa Borghese, quasi a ridosso di via Flaminia, Villa Strohn Fern ospitò gli studi dei pittori e delle pittrici che, guardando alle suggestioni delle avanguardie europee, animarono il cambiamento artistico della capitale. Il legame con l’arte si estende nelle vie del quartiere Flaminio, in larga misura intitolate ad artisti. Le strade ricordano Gentile da Fabriano, Pinturicchio, Masaccio, Donatello, Tiziano, Pietro da Cortona, Guido Reni, Rubens –per citarne solo alcuni– in percorsi urbani che attraversano secoli di storia dell’arte. Ma nessuna donna è stata ricordata, nessun nome femminile fiancheggia i grandi protagonisti della pittura.
Vogliamo quindi segnalare tre artiste che, attraverso linguaggi innovativi, liberi e personali, hanno arricchito il mondo dell’arte del Novecento.
di Maria Pia Ercolini
Il III Municipio, tra Nomentano e Tiburtino, conta alcuni raggruppamenti toponomastici caratterizzanti: a San Lorenzo, le antiche popolazioni italiche; tra Piazza Bologna e Viale delle Province, i capoluoghi italiani; in area Policlinico, i personaggi della medicina, tutti rigidamente maschili.
Ma la toponomastica penalizza anche in altro modo le donne: nessuna scuola pubblica, di alcun ordine e grado, porta un nome femminile e i tre giardini sono anch’essi dedicati a uomini.
Tredici sono le aree femminili di circolazione pubblica, ma l’unico comparto quasi paritario è racchiuso tra piazza Bologna e la stazione Tiburtina, dove si incontrano due eroine anconetane, Stamira e la contessa di Bertinoro, alcune sante e diverse regine, da Amalasunta a Teodolinda, da Eleonora d’Arborea a Matilde di Canossa. Sola, a ricordare i soprusi subiti dal suo genere, e pertanto meritevole di un Paradiso androcentrico, resta Piccarda Donati, che dà il nome a una stradina discreta e poco visibile, perfettamente consona a quel ruolo subalterno che ancora oggi ci viene spesso suggerito.
di Maria Pia Ercolini
Nel III Municipio, attorno all’area ospedaliera del Policlinico, si raccolgono le strade dei medici d’ogni epoca: Ippocrate, Galeno e Celso, Guglielmo da Saliceto, Vesalio e Cesalpino, Malpighi, Morgagni, Murri, Lancisi. Grandi assenti, le donne.
Mancano le pioniere Artemisia e Agnodice, non ci sono Elefantide, Laide, Olimpia di Tebe,Antiochis, Metrodora e Aspasia, d’epoca romana e ci si è dimenticati persino delle celebri mulieres salernitanae (Trotula, Rebecca Guarna, Abella, Costanza Calenda, Mercuriade, tanto per citarne alcune). Rimosse anche Vidimura e Ildegarda di Bingen, d’età medioevale e nessuna traccia di studiose moderne.
Fra strade, istituti culturali, biblioteche e musei scientifici del quartiere, tra aiuole, giardinetti e viali interni alle ville Mercede e Torlonia, si troverà lo spazio per un tardivo riconoscimento del contributo femminile alle scienze mediche, chimiche e farmaceutiche?
Suggeriamo tre nomi, tre luoghi, tre settori di ricerca: Lydia Monti, farmacologa e tossicologa romana; Trotula De Ruggero, medica salernitana; Gerty Theresa Radnitz-Cori, biochimica americana d’origine praghese.
di Maria Pia Ercolini
Tra i più grandi e popolosi nuclei cittadini, il quarto Municipio si estende nella periferia settentrionale, a partire dalla Campagna Romana, dove tra Sette e Ottocento hanno trovato ispirazione molti pittori europei mossi dal Grand Tour, e raggiunge le propaggini più interne di Montesacro.
Percorso da Salaria e Nomentana, lambito dal Tevere e bagnato dall’Aniene, il Municipio ingloba a Nord frazioni e borgate, aree verdi protette (Marcigliana) e zone industriali, mentre a Sud raccoglie addensamenti residenziali già dal primo dopoguerra.
Negli anni Venti è stato infatti il modello inglese della città-giardino a caratterizzare l’area, mentre la toponomastica locale optava per i riconoscimenti geografici, a cui soltanto più tardi si sono aggiunti i nomi di scrittori e artisti. Poche le presenze femminili, per lo più legate a figure dello spettacolo e, in subordine, a letterate, che si concentrano in due luoghi interni al raccordo: il primo, tra la borgata Fidene e Talenti, dove si incontrano, tra le altre, Titina De Filippo e Tina Pica, Marianna Benti Bulgarelli e Lina Cavalieri; il secondo subito a monte della via Nomentana, quale omaggio a Gaspara Stampa, Grazia Deledda e Ada Negri.
di Maria Pia Ercolini
Una concentrazione di personaggi legati al mondo dello spettacolo caratterizza le strade della Bufalotta. Ci sono attori e attrici italiani/e di teatro e di cinema, registi e cantanti, un palcoscenico molto ampio dove la presenza femminile risulta ancora fortemente minoritaria, nonostante Pupella Maggio, Wanda Osiris, a ovest del Centro commerciale Porte di Roma, Giulietta Masina, Elsa De Giorgis, Silva Koscina, Rosina Anselmi... a sud, le sorelle Gramatica e Tetrazzini, intorno ai colli della Serpentara...
La zona è in espansione edilizia, cambia panorama di continuo, e le strade a ridosso del Grande Raccordo Anulare si moltiplicano: se per evitare disagi alla cittadinanza, nel centro storico, la memoria delle donne deve trovare spazio soltanto tra giardini, aiuole e parchi, è in queste aree prolifiche che vorremmo percepire il cambiamento di rotta delle amministrazioni, libere di rendere la scelta odonomastica una prova tangibile di evoluzione democratica.
La romanità di Elena Fabrizi, la versatilità di Ave Ninchi, la grazia di Jia Ruskaja, non possono mancare nel panorama artistico del quartiere.
di Maria Pia Ercolini
Tagliato dal Grande Raccordo Anulare, dal fiume Aniene e dalla via Tiburtina, che ne costituisce l'asse principale a partire dall'omonimo scalo, il V Municipio è delimitato a Nord dalla via Nomentana e a Sud dall'autostrada Roma-L'Aquila: il territorio è molto ampio e composto da 23 quartieri, più piccoli verso il centro cittadino, più estesi nella fascia periferica. I loro toponimi –casali, prati, poderi, torri– suggeriscono una diffusa presenza di casolari collegati a tenute agricole, per lo più ridisegnate con l’unità d’Italia sulle ceneri dei grandi possedimenti fortificati, nobiliari ed ecclesiastici, sorti nel medioevo e in età moderna attorno alle ville rustiche e residenziali del periodo romano.
Su un totale di 841 aree di circolazione, 450 sono intitolate a uomini e 43 a donne: nel panorama complessivo della città, l’indice di femminilizzazione (9.5) è nettamente superiore alla media (7.9)
Ci soffermiamo oggi su tre donne del Novecento, che hanno operato in campi diversi. Guglielmina Ronconi, pedagogista marchigiana che organizzò asili infantili carcerari, ha la sua strada tra Casal de’ Pazzi e il parco urbano di Aguzzano; Angelica Balabanoff, politica socialista, ha dato il nome a una scuola di Tor Cervara e a una strada ramificata, che ben si presterebbe a omaggiare altre donne impegnate del suo tempo; Zoe Fontana, cofondatrice di una delle più prestigiose case di alta moda internazionali è ricordata in una via esterna al Raccordo, che va a perdersi tra gli insediamenti industriali tiburtini.
di Maria Pia Ercolini
Tratto distintivo dell’onomastica stradale del V Municipio è l’esigua presenza di vie dedicate a madonne (4) e a sante (2). Ad avere la preminenza tra le 43 donne, questa volta sono le figure della mitologia antica e della letteratura classica (16), seguite dalle storiche (10).
Unica fra le imprenditrici a essere onorata di una intitolazione è Zoe Fontana. La sua solitaria presenza, strappata dal trio sororale che l’ha resa nota e collocata in una zona dove si prevede un ampliamento del tessuto viario, suggerisce di dare memoria ad altre grandi professioniste del settore: Elsa Schiapparelli, romana di nascita e parigina d’adozione, come richiesto dall’haute couture di primo Novecento; Fernanda Gattinoni, d’origine varesotta, frequentatrice di salotti londinesi e parigini e poi cittadina romana di fama mondiale; Coco Chanel, da orfanella della Loira a protagonista internazionale della storia del costume.
La realtà toponomastica cittadina, tuttavia, non è fatta di sole strade. Per riequilibrare il valore e il peso della memoria femminile si può incidere su altri elementi urbani: sale pubbliche, centri culturali, scuole, biblioteche, aree verdi... Nello specifico, i sei parchi e i tre giardini presenti nel V Municipio sono tutti intitolati a uomini: invitiamo l’amministrazione a programmare un futuro in cui la natura possa tornare a essere anche madre.
di Maria Pia Ercolini
L'area, compresa fra i tratti iniziali delle vie Casilina e Prenestina, a est del centro storico, costituisce il cuore del VI Municipio, uno tra i più piccoli della città, ripartito in quattro zone urbanistiche: Torpignattara e Gordiani, le più popolose, Quadraro e Casilino, demograficamente più contenute.
La storia del Municipio ricalca a grandi linee le vicende urbanistiche dell'espansione romana. Nella prima cinta periferica, a fine Ottocento, s'insediano le maestranze addette all'ampliamento edile della nuova capitale: quartieri spontanei e precari di baracche, che nel tempo mutano in case abusive, dapprima vedono sorgere le borgate di Centocelle, Torpignattara, Gordiani, e più tardi assistono alla cementificazione disordinata degli spazi residui.
Su 398 aree di circolazione, 204 (oltre il 51% del totale) sono intitolate a uomini e appena 7 (1,75%) a donne: in altri termini, ogni cento celebrazioni odonomastiche maschili se ne contano poco più di tre femminili.
Delle sette fortunate signore, ben quattro corrispondono a figure mitologiche: Maia, Cerere, Diana e Cibele corrono quasi in parallelo tra Porta Furba e Centocelle. Isabella De Rosis dà invece il nome al breve cul de sac, che dall'Acqua Bullicante conduce alla scuola paritaria delle Suore Riparatrici del Sacro Cuore, fondate dalla stessa Isabella nell'ultimo quarto dell’Ottocento.
Tra Prenestrina e Collatina, trova spazio il semicerchio intitolato alla sindacalista Argentina Altobelli, mentre è un viale interno al parco archeologico di villa Gordiani a ricordare l’impegno professionale di Graziella de Palo, misteriosamente scomparsa in Libano, mentre indagava sul traffico d’armi.
di Maria Pia Ercolini
Il territorio si presenta come un ventaglio incuneato tra III, IX, V, VII e X Municipio, caratterizzato da un'elevata densità insediativa interrotta qua e là da quadrilateri verdi troppo spesso abbandonati al loro destino, disposti in prevalenza lungo il margine settentrionale ed esterno. Sono dodici i parchi e i giardini del Municipio, di cui undici dedicati a uomini. Soltanto lo spazio pubblico di via Camillo Manfroni, a Torpignattara, è stato recentemente intitolato a una donna: Iolanda Rozzi, vittima del terrorismo negli anni di piombo. Anche le scuole del distretto evidenziano un'analoga misoginia: dei 53 istituti presenti (asili inclusi), 34 portano nomi maschili e 2 ricordano altrettante donne: Grazia Deledda, nella Scuola per l’infanzia di via Filarete, e Virginia Wolf, nell'Istituto Professionale del Pigneto.
Le strade del VI Municipio raccolgono professioni e attività a lungo maschili: capitani di ventura e uomini d'arme, cartografi e geografi, consoli e storici dell'antica Roma, architetti navali, scrittori di cose militari, aviatori e medaglie d'oro dell'aviazione.
Proponiamo di includervi, per compensazione, tre donne diversamente legate alla giurisprudenza, territorio a lungo misogino, che ha vissuto per secoli la nostra totale esclusione: Afrania, avvocata dell'antica Roma, Luisa Mattioli Peroni, vice Pretrice onoraria (neppure l'uso femminile del termine ci è mai stato concesso) nella Pretura di Milano degli anni ’60 e Olympe de Gouges, non giurista ma scrittrice della Rivoluzione francese e autrice della "Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina".
di Maria Pia Ercolini
Il settimo Municipio, che si sviluppa a est della centro cittadino, è formato da otto piccole zone urbanistiche, di cui Centocelle costituisce il cuore. Delle sue 422 aree di circolazione, più della metà sono intitolate a uomini mentre le donne compaiono appena dieci volte, includendo la madonna.
Completamente assenti le figure femminili nel quartiere Alessandrino, dove emergono naturalisti e ricercatori, oltre al gruppo dei Comuni pugliesi, e del tutto dimenticate anche a Centocelle, caratterizzata da diversi studiosi di botanica immersi in un ricco patrimonio toponomastico di fiori e piante.
Le cose vanno meglio a La Rustica, dove, tra Comuni abruzzesi e molisani, s’incontrano pittori e scultori italiani, soggetti della mitologia greca e personaggi virgiliani che includono Aretusa, Galatea e Fillide, Delia, Dorinda, Nerina e Dameta.
Nelle strade di Tor Cervara, è presente un’altra creatura femminile mitologica, Creusa e, poco distante, la mima romana Licoride.
A Tor Sapienza, nel mondo dell’arte, s’affacciano altre donne: Emma Gaggiotti, che dà il nome a un breve cul de sac, Pasquarosa Marcelli Bertoletti, in uno slargo della via Fillia, e Rina Monti, che fa la sua timida comparsa a Morena.
È a queste ultime tre donne, a cavallo tra Ottocento e Novecento, che dedichiamo la presentazione odierna.
di Maria Pia Ercolini
Tra i gruppi odonomastici del VII Municipio predominano le intitolazioni botaniche di Centocelle, quartiere cresciuto a seguito dell’apertura del primo aeroporto italiano (1909) per alloggiarne ufficiali e sottufficiali. La vocazione di residenza militare risale ad antica data: centum cellae, da cui trae origine il toponimo, rievoca le stanze della cittadella in cui vivevano i cavalieri della guardia imperiale romana.
Tra mirti, glicini, platani e robinie, gli studiosi di scienze naturali d’ogni tempo e d’ogni luogo vi trovano un habitat ideale: a partire dai filosofi-botanici della Grecia antica (Teofrasto) per arrivare agli insigni naturalisti italiani del 1900 (Francesco Ardissone, Giacomo Bresadola, Enrico Carano, Cirolamo Cocconi, Biagio Longo...), dopo aver attraversato tutti i secoli dell’età moderna. Solo per citare alcuni nomi ricordiamo Castore Durante (XVI secolo), Domenico Panardi (XVII), Filippo Arena, Ferdinando Bassi, Vincenzo Briganti (XVIII), Antonino Borzì, Emilio Chiovenda, Cesare De Cupis, Federico Delpino, Ernesto Mauri (XIX)...
Manca ogni traccia di botaniche, naturaliste, agronome, scienziate.
Nel municipio è presente un parco archeologico di 120 ettari, in via di sistemazione. Tale spazio, di grande valore culturale, potrebbe compensare l’attuale misoginia toponomastica riportando alla memoria le studiose dimenticate.
Suggeriamo tre gocce nel grande mare: Elisabetta Fiorini Mazzanti, Eva Mameli Calvino, Eva Ekeblad...
di Maria Pia Ercolini
L’VIII Municipio si estende nella periferia orientale della città, tra le Torri interne ed esterne al Raccordo Anulare. Gran parte delle sue vie porta il nome di paesi centro-meridionali o di vecchi fondi e casali dell’Agro, riservando al genere umano poco meno di un terzo delle intitolazioni. Il 2% delle strade evoca figure femminili.
La toponomastica locale, complessivamente androcentrica, fa riferimento ad artisti, scienziati, ornitologi, giornalisti, letterati, industriali editori e artigiani, ma soltanto la prima categoria contempla l’esistenza delle donne, con quattro citazioni: Giuliana Staderini Piccolo, a Torre Spaccata, Giovanna Gazzoni, a Giardinetti, Antonietta Biscarra e Giovanna Marmochini Cortesi a Tor Bella Monaca. Lo squilibrio di genere, seppure più contenuto, investe anche il mito: 28 giganti, dei, eroi, condottieri, re e mostri e 19 muse, amazzoni, ninfe, divinità ed eroine. A Ponte di Nona, dove le presenze femminili si fanno più consistenti, tra creature fantastiche, benefattrici e sante, si fa largo una donna concreta e combattiva: Berthe von Suttner, pacifista austriaca, onorata con il premio Nobel nel 1905.
di Maria Pia Ercolini
L’VIII Municipio, tra i più popolosi e multietnici della città, chiude la periferia romana a est, tra aree coltivate e nuove urbanizzazioni, lasciando presagire un rapido sviluppo della rete stradale.
Per correggere la misoginia urbana, il gruppo di Toponomastica femminile suggerisce di riservare a quest’area una funzione compensativa, intitolando a donne di scienza e d’arte gran parte delle prossime strade.
E a partire dalle scienze, che registrano in tutta la città soltanto nove targhe femminili, a far compagnia a scienziati, ornitologi, studiosi e naturalisti delle Torri, come prime proposte il gruppo segnala i nomi di Lidia La Face, naturalista romana, Enrica Calabresi, entomologa italiana invisa al regime, e Rachel Carson, madre del movimento ambientalista.
di Maria Pia Ercolini
Appio-Latino a Ovest, Metronio a Nord e Tuscolano a Est costituiscono i tre quartieri del Municipio IX, cuscinetto tra il centro storico e la periferia meridionale: nel complesso, 481 aree di circolazione e un indice di femminilizzazione superiore al 12%.
Gran parte delle strade è intitolata ad antiche città e a Comuni attuali. Il genere umano è rappresentato invece da 124 personaggi maschili, scelti tra antichi romani, storici, calciatori e giornalisti, e 15 donne, in prevalenza legate al mondo antico. Rea Silvia, Acca Larenzia, Camilla, Clelia, Demetriade, Volumnia e Veturia, Virginia e le Vestali, confermano la vocazione storico-romana dell’area, testimoniata peraltro dal suo ricco patrimonio archeologico. A esse si accompagnano tre educatrici cattoliche del XIX secolo a cui di deve la fondazione di Congregazioni e Istituti religiosi: Paola Frassinetti, Beata Maria de Mattias (oggi santa) e suor Maria Mazzarello, iniziatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Dall’omonimo santuario prendono nome una via e una piazza, dedicate a santa Maria Ausiliatrice.
Clelia e Camilla, figure audaci e carismatiche, si ritrovano in due viuzze parallele ad unire Appia e Tuscolana, all’altezza di Furio Camillo; a poca distanza, Volumnia, anch’essa in grado incantare con ben altre doti, si fa largo sulla Tuscolana per accogliere l’incontro tra via Albano e via delle Cave.
di Maria Pia Ercolini
Il IX Municipio, ricco di parchi, zone archeologiche e ville storiche, per quanto densamente abitato e solcato da un reticolo viario fitto e pressoché definitivo, non ha difficoltà a individuare nuovi percorsi stradali da intitolare a figure femminili. I quartieri Appio Latino e Tuscolano costituiscono infatti una potenziale riserva di aree di circolazione pedonali e ciclabili all’interno dei nuclei verdi ancora in via di sistemazione.
L’Appio Latino, incentrato sull’asse dell’Appia Nuova, è racchiuso tra le mura, la ferrovia e la zona archeologica dell'Appia Antica e della Caffarella, dove sono previsti interventi per la realizzazione di sentieri ciclabili aggiuntivi e non è stata ancora completata la nomenclatura dei tracciati pedonali in essere e in divenire. Il quartiere Tuscolano, allineato lungo l’omonima via, ha un prossimo serbatoio stradale, tra il Parco degli Acquedotti e Tor Fiscale, nucleo storico-paesaggistico-ambientale di notevole pregio, tra città e campagna, passato, presente e, ci si augura, un futuro di cura e riqualificazione.
I suggerimenti toponomastici per queste zone guardano inevitabilmente all’antichità: dall’etrusca Tanaquilla, figura fondamentale per la storia dei re di Roma, a Plotina, amata dal popolo e divinizzata dai suoi imperatori, a Ipazia matematica, astronoma, filosofa, simbolo di ogni forma di cultura libera e vittima del fondamentalismo culturale.
di Maria Pia Ercolini
A cavallo tra Appia e Tuscolana, nella fascia periferica meridionale, il X Municipio sintetizza, in poco meno di 4.000 ettari, i tratti di una città contesa tra un glorioso passato remoto, una recente dilatazione metropolitana dotata di infrastrutture d’avanguardia, una riconversione commerciale in atto e un futuro quantomeno incerto.
Il territorio, per alcuni tratti ad altissima densità abitativa, racchiude un patrimonio storico e archeologico di grande pregio, fatto di ruderi di ville e tombe romane, di casali, condotti e torri medioevali, di acquedotti e fontane realizzate tra il III secolo a.C. e il Settecento.
A esso si affiancano un fitto tessuto di piccole e grandi strutture commerciali e infrastrutture importanti, come l’ippodromo di Capannelle, il secondo aeroporto romano (in area di confine con il Comune di Ciampino), l’università di Tor Vergata, gli studi cinematografici di Cinecittà.
Delle 734 aree di circolazione presenti, oltre il 43% è costituito da toponimi maschili, in prevalenza consoli e magistrati dell’antica Roma. Anche tra le rare figure femminili –16 in tutto– dominano martiri e matrone d’epoca romana: un cul de sac, diramazione di via dell’Aeroporto, ricorda Livia Drusilla; non molto distante, parallela alla circonvallazione Tuscolana, fa la sua apparizione Livia Orestilla, e ancora più esterna, tra Capannelle e il Raccordo, s’incontra Lucrezia Romana.
di Maria Pia Ercolini
Filosofi, scrittori, giornalisti, pittori, avvocati, aviatori, attori fanno da comparse nella caratteristica romanità toponomastica del X Municipio, dove prevalgono città dell'impero, divinità pagane, figure storiche e leggendarie dell'antica urbe... La villa dei Quintili, i parchi degli Acquedotti e dell’Appia Antica, i tanti reperti ancora da valorizzare, suggeriscono di assegnare le nuove aree di circolazione all'ambito archeologico. D'altra parte, la presenza a Casal Morena di studiosi e professionisti dello scavo nei vari secoli (Antonio Francesco Gori e Gian Rinaldo Carli, 1700; Pietro Crostarossa e Michele Migliarini, 1800; Alessandro della Seta e Giulio Emanuele Rizzo, a cavallo tra i due secoli; Carlo Cecchelli, Ettore Gabrici e Roberto Paribeni, 1900) evidenzia una lacuna: dove sono le archeologhe?
Casal Morena è zona in espansione, periferica e densamente abitata: non sarà difficile trovare spazi per Ersilia Caetani Lovatelli, Lucia Guerrini, Marion Blake... Inoltre, molte delle aree verdi del Municipio sono prive di denominazione propria e utilizzano sigle e toponimi del quartiere che le ospita. Alcune di esse, molto estese, meriterebbero intitolazioni autonome (i 110.000 mq di via Penna, il parco Romanina, i giardini del comprensorio M2, il Piano di Zona 34 Cinecittà, i prati di via del Calice - via Bova e di Cinecittà Est sub 2, le superfici di via Sante Vanni, del villaggio Appio, di via Appia...). La stessa pista ciclabile, tra via Nobiliore e via Giulio Agricola non ha identità. Ciò che serve davvero è soltanto la volontà di riequilibrio.
di Maria Pia Ercolini
Il Municipio XI si apre nel settore sud-orientale della città, tra le Mura Aureliane e i margini interni dell’Eur, raccogliendo spazi eterogenei per tipologia, storia e funzione: dall’argine sinistro del Tevere, dove convivono archeologia romana, paleocristiana e industriale, alle aree verdi di Tor Marancia, Appia Antica e Sant’Alessio, testimoni protette di una vocazione agricola; dalla città giardino di Garbatella, che ha reinterpretato il suo ruolo di borgata vestendo i panni di museo a cielo aperto, agli ultimi insediamenti intensivi di Grottaperfetta e Tintoretto.
Ventinove sono le strade femminili, in buona parte concentrate a Garbatella, e diventeranno trenta il prossimo lunedì, quando Settimia Spizzichino darà il suo nome al nuovo ponte che collega il quartiere all’Ostiense.
Qui le antiche cristiane, nobili o sante, si mescolano alle madri di grandi eroi nazionali: Eurosia, Galla, Commodilla incontrano per le vie del quartiere Maria Drago Mazzini, Rosa Raimondi Garibaldi, Adelaide Bono Cairoli, Adelaide Zoagli Mameli, Eleonora Curlo Ruffini… madri sì, ma spesso protagoniste dirette della nostra storia.
Come non ricordare Rosa Guarnieri Calò Carducci, medaglia d’oro al valor civile, uccisa nel 1943 sulla porta di casa, perché si oppose all’arresto del figlio antifascista?
è ancora una volta Garbatella a intitolare alle grandi figure femminili del Quattrocento, come Caterina Sforza, abile ed eclettica politica, e Alessandra Macinghi Strozzi, per altri versi altrettanto battagliera.
Più a est, Tina Modotti dà il nome a una recente strada che si stacca da via della Fotografia (quale collegamento più pertinente?) per chiudersi su uno slargo senza uscita a pochi passi dall’Ardeatina.
di Maria Pia Ercolini
Imperatori romani e martiri delle Fosse Ardeatine, esploratori e missionari, armatori e ingegneri navali, scrittori e scienziati rappresentano gran parte dell’odonomastica maschile, che conta 360 intitolazioni, pari al 62,5% della rete stradale del Municipio XI.
Grazie al nuovo ponte dedicato a Settimia Spizzichino, da lunedì scorso le presenze femminili hanno raggiunto il 5,2% e l’indice di femminilizzazione, con il suo 8,33, ha superato di poco la media cittadina. Settimia, unica donna sopravvissuta dei 1022 ebrei razziati il 16 ottobre 1943 nel ghetto di Roma, ha trascorso i suoi ultimi anni a Garbatella, dove ha partecipato attivamente alla vita sociale e politica, combattendo le ideologie nostalgiche del fascismo e scegliendo di diventare la testimone vivente di quell'orrore, affinché nessuno potesse negare o dimenticare.
Nel 2003 le era stata intitolata la scuola media di via Salvatore Di Giacomo, quest’anno confluita nell’Istituto Comprensivo di via Aristide Leonori. Anche l’istituto d’istruzione superiore Ilaria Alpi ha perso da poco la sua identità, divenendo plesso del nuovo Caravaggio e analoga sorte ha subito l’istituto professionale Teresa Confalonieri, inglobato nel complesso di via Beata Maria De Mattias. Nessun riconoscimento femminile è presente nelle scuole materne e primarie del Municipio XI, solitamente così attento e sensibile.
Cosa resta oggi nella scuola pubblica, caratterizzata da una stragrande maggioranza di donne in cattedra, a testimoniare il contributo femminile e laico alla nostra società? Per restituire visibilità a un genere negato, suggeriamo tre intitolazioni di grande spessore culturale: la scrittrice Maria Villavecchia Bellonci, nata e vissuta a Roma; la poeta Amelia Rosselli, che nella nostra città ha finito i suoi giorni; la scrittrice americana Emily Dickinson.
di Maria Pia Ercolini
A cavallo del Grande Raccordo Anulare, il XII Municipio gravita attorno all’E.U.R. e alle sue estensioni periferiche, tra Ardeatina, Laurentina, Pontina, Colombo e Ostiense: circa 1.300 strade di cui poco più della metà intitolate a uomini e solo il 3,7% riservato a donne, ben al di sotto della media cittadina (6,7%). La presenza toponomastica femminile è più intensa nella fascia interna, dove la zona militare della Cecchignola ospita un gruppo logisticamente compatto e culturalmente variegato: tra maestre, sindacaliste e partigiane, beate e sante, inaspettatamente ci si imbatte nell’antropologa Margaret Mead. Non lontano dai “Ponti” in zona Laurentina, s’incontra una concentrazione di scrittrici italiane, in compagnia di Virginia Woolf.
Oltre raccordo, un nucleo composto da cinque artiste è ospitato dal comprensorio di Mezzocammino, che ricorda personaggi legati al mondo della scultura e del fumetto - è qui che trovano spazio le sorelle Giussani – mentre un discreto contributo alle presenze femminili viene dal nuovo quartiere di Valleranello, dedicato a protagoniste del mondo dello spettacolo internazionale.
di Maria Pia Ercolini
Il XII Municipio è in forte espansione demografica. Ossigenati dalla riserva naturale di Decima-Malafede e dalla tenuta presidenziale di Castelporziano, sorgono nuovi quartieri: Vallerano, Valleranello, Trigoria, Colle del Pino, Monte Migliore, a est della Pontina, Mezzocammino, Tor de’ Cenci, Spinaceto, Vitinia, Castel Romano, a ovest. Anche all’interno del Grande Raccordo Anulare si ampliano aree residenziali già esistenti: Tor Pagnotta, Cecchignola, Papillo, Laurentino-Acqua Acetosa... è in una di queste aree che vorremmo veder realizzare un quartiere interamente dedicato alle donne dell’Assemblea Costituente.
Negli ultimi anni la toponomastica locale si è arricchita di presenze femminili, non solo sulle strade, ma anche nei servizi: ai piedi della collina Laurentina, il Centro Culturale Elsa Morante riporta a quel patrimonio, ancora troppo nascosto, regalato dalle parole scritte delle donne.
La sua presenza ci suggerisce altre intitolazioni letterarie: ci piacerebbe incontrare, tra gi odonimi del circondario, Anna Maria Ortese, che a Roma è nata, Goliarda Sapienza, che vi ha studiato e lavorato, e anche Edith Wharton, che vi ha trascorso parte dell’infanzia per tornarvi poi a scrivere nei suoi frequenti viaggi.
di Maria Pia Ercolini
Il XIII è il municipio più meridionale della città. Occupa i territori che si allontanano dalla capitale per raggiungere il Tirreno, chiusi da un lato dalle ampie anse del Tevere. Il legame di Roma con il mare ha radici antiche: Ostia deve il suo nome a Ostium –bocca di fiume– a indicare il punto in cui l'antico Thybris sfociava in mare; per molti secoli il suo centro è stato importante per la politica militare e commerciale romana, raccordo fra due fondamentali vie di comunicazione, il Tirreno e il Tevere.
Di quel passato, e del ruolo strategico della zona, rimangono le solenni testimonianze archeologiche di Ostia antica e il bellissimo castello di Giulio II, significativo esempio di architettura militare.
Negli ultimi decenni il XIII municipio, oggetto di vaste espansioni urbanistiche, ha visto trasformare il suo territorio. Prova ne sono le quasi 1700 strade che si diramano nei vari quartieri, da Ostia Levante ad Acilia, da Castel Fusano a Casal Palocco, Axa, Infernetto. Di queste aree di circolazione pubblica, ben 1.130 hanno intitolazioni maschili e solo 36 –poco più del 2%– ricordano figure femminili, un quarto delle quali si riferisce alla sfera religiosa-caritatevole (sante, madonne, suore, benefattrici).
Le altre spaziano dal mondo della cultura letteraria, all'arte, alla storia. Fra queste, al Lido di Ostia, Caterina Segurana, eroica lavandaia nizzarda, si affaccia su un'area verde poco curata, e Calypso, circondata da alti palazzi, non guarda il mare come faceva la ninfa amata da Ulisse; delle tre poetesse greche, Corinna, Erinna e Telesilla, la prima s'incontra con Saffo ad Axa, mentre le ultime condividono il recente spazio insediativo di Nuova Palocco.
di Maria Pia Ercolini
La maggior parte del territorio del XIII Municipio è stata bonificata tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo. Quando Roma divenne capitale d’Italia, infatti, oltre Trastevere regnavano campi, saline, stagni e pascoli a separare la città dal mare. Nel 1924 si progettò la linea ferroviaria Roma–Lido che, a onor del vero, era stata immaginata fin dagli ultimi anni dell’800, e quattro anni più tardi Mussolini inaugurò la via del Mare, seconda autostrada italiana. Nel 1937 si pensò a una via Imperiale, che avrebbe dovuto unire il centro della città alle nuove strutture espositive dell'Eur e proseguire fino alla costa, secondo il progetto di espansione dell'urbe voluto dal regime, ma la guerra fermò ogni cosa. Negli anni a seguire la grande arteria ebbe bisogno di una nuova intitolazione e scelse di ispirarsi a Cristoforo Colombo. Mare dei romani e non solo, il litorale tra Ostia e Castel Porziano, anche grazie a queste vie di comunicazione, ha sviluppato la sua vocazione turistico-balneare, consolidata negli ultimi anni dall'incremento di strutture ricettive e dall'apertura del porto turistico.
Piazzale e via Cristoforo Colombo, lungomare e piazzale Amerigo Vespucci, viale Vasco de Gama ricordano celebri navigatori, figure straordinarie, viaggiatori arditi che hanno scoperto nuove terre e ampliato i confini del mondo conosciuto.
Il viaggio e la scoperta, nell'immaginario collettivo sono dimensioni maschili, da sempre chiuse alle donne. È possibile, invece, ritrovare figure femminili intraprendenti e curiose verso ciò che è diverso e nuovo.
Segnaliamo, tra le molte, tre viaggiatrici coraggiose che, alla ricerca di nuovi orizzonti, sono riuscite ad affermare la loro libertà e indipendenza: Marcella d'Arle, Elena d'Orléans, Mary Montagu.
di Maria Pia Ercolini
Il XV Municipio, a Ovest della città, è racchiuso tra il Tevere, l’autostrada per Civitavecchia, la via Pisana e la Portuense, che lo accompagna al confine e prosegue fino al porto di Fiumicino. Al suo interno sono presenti due quartieri propriamente detti – Portuense e Gianicolense - e sette zone urbanistiche. Sono 665 le strade che lo attraversano: 285 maschili e 5 femminili, con un indice di femminilizzazione tra i più bassi della capitale. Mentre le intitolazioni maschili celebrano scienziati, inventori, giornalisti, politici, patrioti, sindaci, militari, architetti, ingegneri, scrittori, sceneggiatori e commediografi, quelle femminili sono per lo più relegate alla sfera religiosa. Al Portuense, oltre alla piazza dedicata alla Madonna di Pompei, s’incontra largo di Santa Silvia, che prende nome dall’omonima parrocchia. Silvia fu una caritatevole romana del VI secolo, ma è ricordata essenzialmente per il suo ruolo materno: il suo primogenito, infatti, divenne papa con il nome di Gregorio Magno.
Dalla Magliana, si stacca la via di Santa Passera, anch’essa legata a una chiesa: Passera, però, non fu una santa, ma la curiosa derivazione del nome di un martire alessandrino tumulato in loco. Poco distante, la patrizia romana Teodora, fondatrice della chiesa dei santi Ciro e Giovanni, dà il nome a una viuzza che corre lungo l’argine del fiume e più a Sud, tra la Magliana e il Trullo, è Santa Beatrice a intitolare un cul de sac. A una nobile matrona romana, Generosa, è dedicata l’ultima via femminile del Municipio.
Ben diverso è lo spirito celebrativo dei giardini, che ricordano tre donne d’azione: Caterina Cicetti, sindacalista, Laura Bassi ed Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, scienziate.
di Maria Pia Ercolini
Le intitolazioni stradali del XV Municipio omaggiano scienziati di ogni disciplina, da Guglielmo Marconi a Enrico Fermi, da Albert Einstein a Quirino Majorana, da Gerolamo Cardano a Guido Castelnuovo, da Federigo Enriques a Giuseppe Peano… Mancano all’appello le tante donne che hanno dedicato la vita alla scienza. Nessuna matematica o fisica ha avuto l'onore di analoga attenzione nel municipio, che soffre peraltro di uno dei più bassi indici di femminilizzazione odonomastica della città. Quando, lo scorso autunno, la biblioteca comunale di quartiere dedicata a Guglielmo Marconi ha ospitato la mostra "Via alle scienziate" (curata dall’associazione formaScienza), l'oscurità del genere femminile è venuta finalmente alla luce e l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR, chiamato a fornire la propria consulenza agli uffici toponomastici capitolini, ha consegnato una lista di cinquanta nomi di scienziate che meritano altrettante intitolazioni cittadine.
L’8 marzo scorso sono nate due aree verdi che portano i nomi di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia e Laura Bassi, ma non vorremmo che il cammino verso un riconoscimento dovuto e necessario si esaurisse in questo gesto. Ci attendiamo nuove e ricche “infiorescenze femminili” che contrastino i meccanismi di discriminazione delle donne negli ambienti di ricerca e permettano alle giovani generazioni spazi più ampi e paritari di identificazione. Suggeriamo i primi nomi: Elena Freda, Giuseppina Aliverti, Sophie Germain.
di Maria Pia Ercolini
Portuense, Gianicolense, Pisana, Maccarese e Castel di Guido dal punto di vista amministrativo appartengono al XVI Municipio, che si allunga oggi tra le colline della sponda destra del Tevere, da Porta San Pancrazio al confine con il Comune di Fiumicino. L’area include nuclei di villini alto-borghesi, urbanizzati a seguito dell’unità d’Italia, insediamenti popolari di primo novecento, borgate degli anni Trenta, nonché edifici intensivi del dopoguerra. Nella fascia più esterna, inoltre, sono ancora presenti zone rurali non del tutto inglobate nella metropoli, dove la cementificazione trae sostanziale nutrimento. Nonostante l’enorme crescita demografica registrata nell’ultimo decennio a Pantano (+46%), Pisana (+30%) e Massimina (+28%), la popolazione complessiva si è ridotta e invecchiata più che altrove. I settemila ettari del Municipio, abitati da quasi centocinquantamila abitanti, sono solcati da settecento aree di circolazione, tra vie, piazze, vicoli e larghi, di cui più del 60% intitolato a personaggi maschili. Le strade femminili sono 60, in prevalenza riferite a politiche, letterate e benefattrici. Presenteremo in questa sede tre donne che hanno avuto l’onore di una targa: Alessandrina Massini Ravizza, omaggiata nel 1936; Vittoria Nenni, alla fine degli anni Ottanta e Ludovica Albertoni, sulla cui intitolazione non c’è chiarezza. Per i più si tratta della santa raffigurata da Bernini nella sua visione mistica. Eppure, le indicazioni dello stradario ufficiale del Comune, si riferiscono ad un’altra donna, nata circa trent’anni prima della protagonista berniniana. Un caso di omonimia? Un errore di trascrizione delle date? Appare certamente curioso che il Governatore di Roma, nel lontano 1931, abbia dedicato la via a una nobildonna caritatevole ma indubbiamente meno celebre dell’altra Ludovica, dimenticando la beata Albertoni che nella vita ha più volte vissuto la dimensione trascendente dell’estasi divina.
di Maria Pia Ercolini
Caratteristica del XVI Municipio è l’esiguo numero di intitolazioni stradali a sante, beate e martiri: nell’ultimo quarto di secolo, infatti, l’amministrazione ha rivolto lo sguardo verso protagoniste della storia e della cultura italiana e internazionale. Delle sessanta strade femminili, una metà è raccolta all’interno di villa Pamphili, il parco pubblico più grande di Roma nato dalla fusione seicentesca di diverse vigne da parte della famiglia omonima, proprietaria fino agli anni Settanta.
Le prime vie dedicate alle donne premiano le benefattrici, ma ben presto l’odonomastica segue un nuovo corso, ricordando premi Nobel, artiste e femministe storiche. Il 1989 segna la grande ondata di riconoscimenti in villa - Ada Gobetti, Elvira Pajetta, Maria Callas, Marta Della Vedova, Rosa Luxemburg, Selma Lagerlof, Vittoria Nenni, Alda Costa, Clara Wieck Schumann, Cristina Belgioioso – a cui segue un lungo periodo silente, interrotto nel 2000 dall’intitolazione a Natalia Ginzburg e nel 2002 dal battesimo del ponte Artemisia Gentileschi Lomi, che collega le due sezioni verdi interrotte dalla via Olimpica. Un nuovo apporto si ha nel 2007, quando il parco valorizza l’impegno antifascista nella Resistenza e la capacità di unire al talento una partecipazione politica esplicita: è la volta delle intitolazioni a Carla Capponi, Dolores Ibarruri, Lavinia Mazzucchetti, Maria Carta, Oriana Fallaci, Camilla Cederna, Anna Politkovskaja. Manca, in città, lo spazio odonomastico dedicato a grandi architette: proponiamo al XVI Municipio di colmare questo vuoto ricordando Lina Bo Bardi, Elena Luzzatto e Charlotte Perriand. Chiudiamo questa nostra rassegna romana con un invito alla cittadinanza. Il palazzo d'angolo di via Pio Foà, affacciato su Villa Pamphili, ha ospitato per molti anni Miriam Mafai, la grande giornalista e scrittrice scomparsa la scorsa primavera.
Non c'è alcun bisogno di attendere dieci anni per intitolarle quel primo tratto di strada che parte dal cancello della villa e si ramifica con il nome di viale 8 marzo. Disposto proprio sotto le sue finestre “sembra quasi attendere, con la formalità di una targa, il riconoscimento di un'appartenenza già sancita dall'esistenza che lì si è svolta ed animata”. Chi volesse sostenere la proposta, scriva a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
di Maria Pia Ercolini
Il XVII Municipio, tra Borgo e Prati, Trionfale e Della Vittoria, lascia poco spazio alla memoria femminile: uno sparuto gruppo di donne, per lo più legate ad ambiti religiosi, fa da contorno a uno stuolo di figure risorgimentali maschili, accompagnate da celeberrimi uomini latini.
Affacciate sull’ansa del Tevere, solo Vittoria Colonna e Marianna Dionigi, testimoniano del genio femminile, mentre più a monte, Eleonora Pimentel Fonseca, affiancata da Luisa Sanfelice, rammentano il coraggio e la dignità delle patriote coinvolte nella breve esperienza della Repubblica Napoletana.
di Maria Pia Ercolini
Il XVII Municipio, in posizione centrale, non presenta aree edificabili né strade nuove da battezzare. Il gruppo di Toponomastica femminile, che non ha intenzione di cambiare nomi alle strade, per ricordare Simonetta Massaroni e Alma Sabatini, che passarono nel quartiere gran parte della loro esistenza, suggerisce due aree verdi. A far loro compagnia e a dare il previsto tocco internazionale all’iniziativa, proponiamo la femminista storica Désirée Gay.
Bambine e ragazze del quartiere, nel loro andirivieni quotidiano, potrebbero finalmente incontrare, tra modelle e manichini, altri specchi immaginari.
di Maria Pia Ercolini
Ricco di grandi spazi, ma povero di memorie femminili, il XVIII Municipio rientra nel quadrante nordovest della città. La via Aurelia ne disegna il confine meridionale, dall’antico tratto che si stacca da Porta San Pancrazio fino a Castel di Guido, dove il tracciato dell’Arrone, risalendo verso Nord, lo accompagna sulla via di Boccea.
Delle 700 strade che l’attraversano, il 50% è dedicato a uomini illustri e il 3% a donne. Sono appena 18 le figure femminili che hanno ricevuto l’onore di una intitolazione stradale: cinque madonne, quattro sante, una beata e una monachina non meglio identificata si associano a una esigua minoranza laica, peraltro poco visibile.
Alla matrona, Plautilla, moglie e vittima dell’uxoricida Caracalla, è dedicata una traversa senza uscita della via Boccea, in zona Casalotti. Un cul de sac poco distante ricorda Maria Felicita Tibaldi, miniaturista, orafa e ritrattista del Settecento. Anche Clara Francia Chauvet, la direttrice della prima scuola femminile romana, come recita la targa ai piedi della scalinata del Campidoglio, non ha sbocchi: la sua strada, si perde nella campagna di Castel di Guido, all’estrema periferia. Meno marginale l’intitolazione a Maria Malibran, soprano: un vicoletto cieco (ma che combinazione!), non lontano dalla metro Battistini. Ben più fortunata Margherita de Colmar, benefattrice, alla quale è stata dedicata una stradina parallela alla via di Torrevecchia, su cui si affacciano ben due palazzi. Caterina Scheyns, che visse a Villa Carpegna trasformandone casale e giardino, e la nuotatrice Luciana Massenzi, ufficialmente titolari di due strade interne al suddetto parco, non compaiono neppure nelle indicazioni di Google Maps!
di Maria Pia Ercolini
Nei quasi settemila ettari che caratterizzano il Municipio XVIII, ci sarà modo di riportare alla memoria qualche figura femminile?
Le zone che lo compongono - Aurelio, Boccea, Casalotti, Castel di Guido, Pineta Sacchetti, Primavalle, Torrevecchia, Trionfale… - sapranno restituire alle donne la visibilità culturale che meritano, offrendo loro piazze, viali, giardini, scuole, biblioteche... o ci saranno ancora una volta soltanto vicoli ciechi in cui ricordarle?
Il Municipio ha recentemente dato avvio al piano di recupero del Podere Zara, che coinvolge dodici ettari e prevede la partecipazione della cittadinanza alla trasformazione urbana: per mettere in moto il contributo attivo della popolazione studentesca, il gruppo di Toponomastica femminile propone che siano le scuole del Municipio a promuovere ricerche sulle intitolazioni del circondario e a individuare, per un riequilibrio di genere, soggetti femminili pertinenti a cui dedicare nuove strade e aree verdi.
Il territorio ospita diversi gruppi toponomastici, rigorosamente androcentrici: avvocati, giuristi, magistrati, economisti, docenti. Suggeriamo quindi nomi femminili che possano rientrarvi a pieno titolo: Nora Federici, Vera Cao Pinna, Joan Robinson, oltre ad aver elaborato modelli statistici e ricerche economiche innovative, nonostante la resistenza del mondo accademico verso le donne, hanno avuto il merito di condividere il loro prezioso sapere e di trasmetterlo alle giovani generazioni.
di Maria Pia Ercolini
Il XIX Municipio, uno dei più estesi della città, occupa l’area periferica nord-occidentale che va dai quartieri Aurelio e Trionfale ai confini comunali di Anguillara Sabazia e Fiumicino. L’intero territorio si suddivide in otto zone urbanistiche, tra loro molto diverse per superficie e popolazione: dall’affollata borgata di Primavalle, edificata in periodo fascista per accogliere i residenti del centro storico espulsi dagli sventramenti cittadini, alla piccola realtà del Pineto, che conta appena 2.000 anime. Nell’intervallo, elencate per numero di abitanti, ci sono Medaglie d’oro, Santa Maria della Pietà, Trionfale, Castelluccia, Ottavia e Santa Maria di Galeria. Delle 1.035 strade totali, soltanto 74 sono dedicate a donne, distribuite per lo più nelle zone nuove e popolari.
Oltre alle 14 aree di circolazione che ricordano madonne, sante beate e religiose, sono presenti 23 umaniste, 21 figure storico-politiche, 12 donne dello spettacolo, tra cui due danzatrici di rottura, la statunitense Isadora Duncan, fautrice del movimento libero, e l’irlandese Lola Montez, protagonista indiscussa della danza della tarantola.
Ballerine, imprenditrici, politiche e umaniste convivono a ridosso del Raccordo Anulare, tra via della Lucchina e la stazione di Ottavia, ove si registra la più alta concentrazione di strade femminili: Esperia Sperani, Vivi Gioi, Camilla Ravera, Annie Vivanti, Madam de Stael, Giuseppina Martinuzzi, Maria Rygier, Simonetta Landucci Tosi, Gabrielle Colette, Luisa Spagnoli.
di Maria Pia Ercolini
Le 74 strade femminili del XIX municipio, che costituiscono il 7% del totale, rapportate alle 553 intitolazioni maschili determinano un indice di femminilizzazione del 13%, ben più alto della media cittadina (8%). Il merito va all’area compresa tra il Monumento Naturale di Mazzalupetto e Casalotti dove, negli anni Settanta, 14 intitolazioni hanno omaggiato altrettante partigiane: se Irma Bandiera, Ines Bedeschi, Lidia Bianchi, Cecilia Deganutti, Gabriella Degli Esposti, Anna Maria Enriquez, Norma Fratelli Parenti, Tina Lorenzoni, Irma Marchiani, Ancilla Marighetto, Clorinda Menguzzato, Rita Rosani, Modesta Rossi Palletti, Virginia Tonelli hanno recentemente familiarizzato con la cittadinanza che le ospita, lo si deve tuttavia al gruppo giovanile democratico di Ottavia-Palmarola-Selva Candida, che in occasione dell’ultimo 25 aprile ha distribuito nelle cassette postali ritratti e biografie di queste donne decorate con Medaglia d’oro della Resistenza. Una targa con il solo nome, senza alcuna indicazione sui meriti, non era stata sufficiente a diffonderne la conoscenza. Un altro gruppo toponomastico è legato alla pedagogia: un nutrito elenco di nomi – in prevalenza maschili – da cui emergono personaggi noti, fra cui Maria Montessori e, accanto a lei, altre sette figure di educatrici. Per incrementare la presenza femminile nelle aree di circolazione del Municipio, basterebbe intitolare loro i viali delle molte aree verdi ancora disponibili: la vasta riserva naturale dell'Insugherata e quella più piccola di Monte Mario, da cui si gode un panorama mozzafiato sulla città; il parco del Santa Maria della Pietà, ex manicomio provinciale in via di recupero e quello urbano del Pineto, con la pineta alta e la Valle dell'Inferno, tra le vie Cassia e Trionfale. Suggeriamo allora altre tre donne che, in modi diversi, hanno affrontato il tema della formazione come elemento centrale nella crescita della società civile e imprescindibile strumento per l’emancipazione femminile: Anna Maria Lorenzetto, Sara Levi Nathan, Flora Tristan.
di Maria Pia Ercolini
Alla periferia settentrionale della città, delimitato dai Comuni di Anguillara, Bracciano, Campagnano, Sacrofano, e Riano, dalle vie Cassia e Braccianese, che ne segnano il confine occidentale, dalle pendici di Monte Mario e dalla sponda destra del Tevere, fino a Ponte Milvio, si apre uno dei più eterogenei e vasti municipi romani, il XX. Tra i diciottomila ettari di uomini spiccano due sante, una giornalista, due figure storiche del ‘900, una scienziata.
La lunga via di Santa Cornelia, che dalla Giustiniana porta a Formello, prende il nome da un monastero dedicato alla martire cristiana, mentre, dall’altra parte della Veientana, si perde tra i terreni agricoli via Anna Foà. In località Tomba di Nerone, si stacca dalla Veientana viale Settimia Spizzichino per immettersi su via di Grottarossa senza aver incontrato edifici e, poco distante, sulla Cassia, compare via Santa Giovanna Elisabetta in memoria della religiosa francese che agli inizi del XIX secolo fondò la congregazione delle Figlie della Croce, dedite all'assistenza ai malati e all'educazione delle ragazze. Alla stazione di Cesano, via Fulvia Ripa di Meana costeggia lunghi caseggiati bassi, mentre ancora a Cesano, probabilmente legata a un antico toponimo, è la via di Femminamorta.
Alla giornalista Ilaria Alpi, che venne uccisa nel ’94 in Somalia, dove indagava su un traffico d'armi e di rifiuti tossici illegali per conto della RAI, è intitolato un cul de sac non lontano dal Raccordo, tra la Flaminia e il Tevere.
A Marta Russo, vittima di un omicidio compiuto all'interno della Sapienza nel maggio del ‘97, è intitolato un giardino.
Livia Drusilla Claudia, moglie di Augusto e madre di Tiberio, compare indirettamente nell’odonomastica locale dando il suo primo nome alla strade che portavano all’omonima Villa e alla Riserva: non a lei, dunque, ma ai suoi averi (via della Riserva di Livia e la via della Villa di Livia) va la memoria cittadina.
di Maria Pia Ercolini
Ultimo per ordine numerico il XX Municipio, ma ultimo anche per indice di femminilizzazione, al di sotto dell’1,5%: 424 strade intitolate a uomini, 6 a donne.
Tra aree agricole dell’agro romano, estensioni di campagna urbanizzata da nuclei medioevali e borgate storiche abusive e programmate, interventi edilizi del ventennio e del dopoguerra, moderni centri residenziali di pregio e contemporanei insediamenti intensivi... non è stata prevista una presenza toponomastica femminile quanto meno dignitosa.
Non solo, ma dalle poche strade dedicate alle donne scompaiono le lastre identificatorie. Dov’è finita la targa di Settimia Spizzichino? Di quale discriminazione è stata oggetto?
Anche l’edilizia scolastica si rivela misogina, nonostante le denominazioni, qui come altrove, vengano solitamente scelte da un corpo docente in prevalenza femminile. A parte due asili nido -Cassiopea, figura mitologica greca, e Santa Cecilia, patrona della musica- nessuna delle scuole comunali o statali è intitolata a una donna.
Nel Municipio sono presenti alcuni gruppi toponomastici: medici e biologi alla Giustiniana, zoologi a Grottarossa, artigiani e inventori a Labaro.
Visto lo scarso riconoscimento dato in ogni ambito alle donne di scienza, a partire dai Nobel negati per finire all’esiguo numero di socie ancora oggi accettate dall’Accademia dei Lincei, suggeriamo di intitolare tre nuove aree di circolazione ad altrettante figure femminili che hanno lasciato tracce significative in campi disciplinari diversi: l’astronoma, Caterina Scarpellini, romana d’adozione, che ha osservato con la stessa dedizione il Tevere e le stelle; Pierina Scaramella, botanica e ricercatrice pioniera delle proprietà batteriche del penicillum; Rosalind Franklin, che gettò le basi per determinare la struttura del DNA.
di Maria Pia Ercolini