Cristina di Svezia
Antonella Traverso
Viola Gesmundo
Nata a Stoccolma l'8 dicembre del 1626, in assenza di eredi maschi, Cristina divenne regina di Svezia a sei anni, alla morte in battaglia del padre Gustavo II Adolfo il Grande, grazie ad un provvedimento che questi era riuscito a strappare anni prima al Parlamento. Il suo era un mondo maschile, dominato dalla guerra, in cui le donne, anche quelle della sua famiglia, avevano scarso potere ed un unico fine, quello di sposarsi e generare il maggior numero possibile di figli. Cristina si pose come figura di rottura con la tradizione sotto tutti i punti di vista: le sue scelte audaci e irremovibili, indice di personalità volitiva e travolgente, l'hanno spinta a vivere un'esistenza libera da pressioni e condizionamenti come solo un uomo potente poteva permettersi di fare. Il suo originalissimo modo di condurre sé stessa, gli affari personali e di Stato fu profondamente influenzato fin da subito dall'educazione ricevuta, solitamente destinata a un principe maschio erede al trono, che comprendeva studi umanistici, strategie politiche e molto esercizio fisico. Cristina rivelò uno spiccato intuito e un'autentica avidità per ogni genere di nozioni e stimoli. Coraggiosa e vivace qual era, amava anche tutto ciò che fosse militare, la vita all'aria aperta, gli animali, la caccia, le corse e il galoppo sfrenato a cavallo. Viceversa detestava tutto ciò che fosse appannaggio del sesso femminile compresi abiti, ornamenti, maniere e stile di vita che giudicava inutilmente ingombranti o sostanzialmente noiosi. Dotata di determinazione, al compimento dei 18 anni prese nelle sue mani il governo del Paese, adoperandosi tra l'altro per la conclusione della Guerra dei Trent' Anni. Promosse il commercio estero e l'attività di estrazione mineraria e fece di Stoccolma una delle città più colte d'Europa, il che le donò il soprannome di Minerva del Nord. Invitò a corte i più celebri letterati, filosofi e scienziati; intrattenne una fitta corrispondenza personale con Pascal che le donò una sua "pascalina", antenata della moderna calcolatrice, e con Cartesio che, ospite a palazzo, le diede lezioni private di filosofia e religione per alcuni mesi. Inviò emissari all'estero in cerca di libri e opere d'arte e raccolse preziose collezioni come quella proveniente da Praga che inglobava molti capolavori italiani e che incrementò la sua attrazione fatale per la cultura di Roma.
Cristina parlava correntemente svedese, tedesco, francese ma anche un po' di italiano, sapeva leggere e commentare i testi latini, conosceva le opere degli antichi greci, e aveva studiato matematica, fisica e astronomia. Adorava disquisire di scienze e filosofia. Quasi ogni ramo del sapere la incuriosiva, persino l'arabo, l'ebraico e l'alchimia. Amava il teatro e la danza e lei stessa si dilettava a danzare e recitare. Le furono dedicate diverse opere teatrali e in una di queste interpretò entusiasta la parte della dea Diana che tanto le somigliava per carattere, fiero irascibile audace e volitivo, e per lo stile di vita dinamico e intraprendente. Ma Cristina era soprattutto una donna anticonformista e insofferente ai vincoli ed il suo amore per la libertà la portò a scelte dirompenti col suo ruolo di monarca: l'abiura della religione luterana e la conversione al cattolicesimo; una vita sentimentale fuori dagli schemi e il rifiuto del matrimonio; la scelta di un successore e l'abdicazione a suo favore; l'abbandono della propria terra per la libertà intellettuale di Roma. Benchè la pratica del cattolicesimo fosse vietata, Cristina si sentiva tollerante ed avviò colloqui segreti con sacerdoti gesuiti che la conquistarono con la loro sapienza e la loro forza d'animo tanto da indurla a convertirsi. Del resto Lutero aveva affermato che il destino di una donna era quello di generare figli fino alla morte e lei non aveva nessuna intenzione di concepire un figlio né di generarlo. Nonostante le pressioni cui era soggetta ed il lungo corteggiamento di uomini illustri e di prìncipi, Cristina non si rassegnò mai all'idea di cedere il proprio ruolo di comando a un uomo per il solo fatto di averlo sposato, né di sottostare alle conseguenti soggezioni. Al fine di garantire la successione, preferì nominare direttamente un principe ereditario e lo scelse nella persona del suo più assiduo pretendente, il cugino Carlo Gustavo, cui era stata legata da un idillio infantile. Ma non le bastava. Per evadere dal suo mondo doveva dare una svolta decisiva alla propria vita, rinunciando definitivamente al trono, ma voleva farlo da regina, unica e indiscussa. Così nel 1650, all'età di 24 anni, al fine di ristabilire l'autorità personale che era stata ridimensionata dalla nomina del successore, organizzò la cerimonia ufficiale dell'incoronazione a regina e la trasformò in un evento epocale con addobbi sfarzosi, cortei chilometrici, fuochi d'artificio, balli, banchetti e mascherate allegoriche che si protrassero per settimane. Quando poi comunicò al Senato la decisione di abdicare, si trovò a fronteggiare il parere contrario di tutti e fu costretta a soprassedere finché, dopo altri quattro anni di regno, depose la corona, impaziente di partire per Roma, ove anelava di raggiungere intelletti simili al proprio. Non senza aver prima negoziato un appannaggio per gli anni a venire con un accordo che continuava a riconoscerle il titolo di regina.
Ansiosa di lasciare la Svezia prima che qualcuno potesse ostacolarla si precipitò a rotta di collo fino al confine con la Danimarca dove ebbe luogo la sua metamorfosi: si liberò delle voluminose vesti femminili e dei tacchi, che le impacciavano i movimenti, per sostituirli coi più comodi stivali e pantaloni, si fece tagliare i capelli all'altezza delle spalle, e cinse la spada come un qualsiasi cavaliere per viaggiare in incognito e per assecondare la propria personalità ribelle. Finalmente libera dal protocollo di corte, da questo momento mostrerà di apprezzare cravatte giacche scarpe e parrucche da uomo, ma anche posizioni e atteggiamenti tipici maschili, come allargare le braccia in posizione rilassata e accavallare le gambe (allora rigorosamente proibito ad una donna che non fosse di facili costumi), togliersi il cappello piumato in presenza di papi e principi, usare un linguaggio più rude e abitudini più rozze. Giunta a Roma Cristina fu ospitata per alcuni giorni dal Papa Alessandro VII all'interno delle mura del Vaticano, benché fosse allora vietato alle donne. Nelle lussuose residenze romane che le vennero poi assegnate avviò un'intensa attività accademica per coltivare la musica, il teatro, la letteratura e le lingue, radunando intorno a sé, come già aveva fatto a Stoccolma, artisti, musicisti, letterati e poeti che formeranno il nucleo dell'Accademia dell'Arcadia, costituita un anno dopo la sua morte. La sua preziosa pinacoteca privata comprendeva, tra le altre, opere di Rubens, Van Dick, Tiziano, Raffaello e Tintoretto; la sua biblioteca personale contava ben 2.000 manoscritti, oggi proprietà della Biblioteca Vaticana; la sua collezione di sculture antiche da lei personalmente selezionate è oggi esposta al Prado di Madrid. Col consenso del Papa Clemente IX promosse la costruzione del primo teatro romano per le rappresentazioni operistiche pubbliche che divenne molto popolare. Coinvolse compositori come Stradella, Corelli e Scarlatti mettendo a loro disposizione orchestre fino a 150 musicisti. Ammiratrice di Molière, ne intuì la grandezza prima degli altri e ne favorì in ogni modo l'ascesa. Strinse profonda amicizia col grande scultore Bernini, che decorò in suo onore la Porta del Popolo, le dedicò alcune delle sue opere e disse di lei: «Conosce la scultura meglio di me». Il suo spirito politico e ribelle la indusse a ritenersi regina regnante per tutta la vita e a comportarsi come tale, facendosi paladina di donne allora considerate di condotta discutibile come le teatranti, le intellettuali e le ragazze in fuga da matrimoni indesiderati o dal convento. Quando si resero vacanti il trono napoletano e quello polacco si propose come monarca tessendo accordi diplomatici, ma giochi politici più grandi ne impedirono l'effetto desiderato. Mentre gli Ottomani assediavano Creta in quello slancio che sarebbe arrivato alle porte di Vienna, Cristina si attivò nel tentativo di creare una lega di potenze cristiane per combattere i Turchi e ciò fu molto apprezzato dal Papa.
Nonostante la sua posizione al vertice della società, la sua spregiudicata vita sentimentale fu spesso oggetto di pettegolezzi e scandali che la lasciavano del tutto indifferente: le sue infatuazioni, più o meno profonde e corrisposte, ebbero ad oggetto sia uomini che donne del suo entourage, aristocratici e non, persone di grande cultura e rettitudine morale ma anche soggetti opportunisti e poco eruditi. Tra i tanti spicca l'interesse a lungo manifestato per la bellissima dama di corte svedese Ebba Spare e l'indissolubile intesa che la legò a Roma al cardinale Decio Azzolino. Questi condivideva con lei una personalità provocatoria e imprevedibile e una profonda cultura. Lei riscoprì gli abiti femminili, lui le regalò la sua preziosa intercessione presso il Papa e ne fece la protettrice regale del suo Squadrone Volante creato per rendere il Papato indipendente dai grandi Stati cattolici. Entrambi passionali e attratti dagli intrighi di palazzo, finirono per innamorarsi e imbastire una reciproca e duratura devozione, spalleggiandosi continuamente, anche in politica, fino alla morte. Cristina morì di polmonite il 19 aprile del 1689. Il cardinale rimase al suo capezzale fino alla morte e ne divenne erede universale ma le sopravvisse, afflitto dal dolore, per meno di due mesi. I funerali della regina che aveva rinunciato al trono per il cattolicesimo dovevano essere fastosi e altrettanto straordinaria la sua sepoltura. Così Cristina di Svezia, simbolo della libertà intellettuale femminile in piena Controriforma, riposa in San Pietro, nelle Grotte Vaticane, accanto ai papi.
Traduzione francese
Joelle Rampacci
Née à Stockholm le 8 décembre 1626, en l'absence d'héritiers mâles, Christine devient reine de Suède à l'âge de six ans, à la mort au combat de son père Gustave II Adolphe le Grand, grâce à une disposition qu'il a réussi à arracher des années plus tôt au Parlement. Son monde est masculin, dominé par la guerre, dans lequel les femmes, même celles de sa famille, ont peu de pouvoir et un seul but, celui de se marier et d'avoir autant d'enfants que possible. Christine se dévoile comme une figure de rupture avec la tradition à tous points de vue: ses choix audacieux et inébranlables, indice d’une personnalité forte et débordante, l’amène à vivre une existence libre de pressions et de conditionnements comme seulement un homme puissant pouvait se permettre de faire. Sa manière très originale de se conduire, de conduire ses affaires personnelles et les affaires d’État est profondément influencée dès le début par l'éducation qu'elle reçoit, généralement destinée à un prince héritier du trône, qui comprenait l’étude des sciences humaines, des stratégies politiques et beaucoup d’exercice physique. Christine révèle une intuition vive et une véritable avidité pour toutes sortes de notions et de stimuli. Courageuse et vivante comme elle est, elle aime aussi tout ce qui est militaire, la vie en plein air, les animaux, la chasse, la course et le galop débridé à cheval. À l'inverse, elle déteste tout ce qui est l'apanage du sexe féminin, y compris les vêtements, les ornements, les manières et le style de vie qu’elle trouve inutilement encombrants ou essentiellement ennuyeux. Dotée de détermination, à l'âge de 18 ans, elle prend en main le gouvernement du pays, œuvrant entre autres à la conclusion de la guerre de trente ans. Elle promeut le commerce extérieur et l'exploitation minière et fait de Stockholm l'une des villes les plus cultivées d'Europe, ce qui lui donne le surnom de Minerve du Nord. Elle invite les écrivains, les philosophes et les scientifiques les plus célèbres à la cour; elle entretient une correspondance personnelle étroite avec Pascal qui lui donne une "pascaline", ancêtre de la calculatrice moderne, et avec Descartes qui, invité au palais, lui donne des cours particuliers de philosophie et de religion pendant quelques mois. Elle envoie des émissaires à l'étranger à la recherche de livres et d'œuvres d'art et recueille de précieuses collections comme celle de Prague qui contient de nombreux chefs-d'œuvre italiens et qui augmente son attrait fatal pour la culture de Rome.
Christine parle couramment le suédois, l'allemand, le français mais aussi un peu l'italien, elle sait lire et commenter des textes latins, elle connaît les œuvres classiques grecques et a étudié les mathématiques, la physique et l’astronomie. Elle adore parler de science et de philosophie. Presque toutes les branches du savoir excitent sa curiosité, même l'arabe, l'hébreu et l'alchimie. Elle aime le théâtre et la danse et elle-même se délecte à danser et à se mesurer comme actrice. Plusieurs pièces de théâtre lui sont dédiées et dans l'une d'entre elles, elle joue avec enthousiasme le rôle de la déesse Diane qui lui ressemble tant pour son caractère, fière, irascible, audacieuse et volontaire, que pour son style de vie dynamique et entreprenant. Mais Christine est avant tout une femme anticonformiste et intolérante aux contraintes et son amour pour la liberté la conduit à des choix disruptifs avec son rôle de monarque: l'abjuration de la religion luthérienne et la conversion au catholicisme; une vie amoureuse hors des sentiers battus et le rejet du mariage; le choix d'un successeur et l'abdication en sa faveur; l'abandon de sa propre terre pour la liberté intellectuelle de Rome. Bien que la pratique du catholicisme est interdite, Christine se sent tolérante et s'engage dans des entretiens secrets avec des prêtres jésuites qui la conquièrent par leur sagesse et leur courage jusqu'à l'amener à se convertir. Après tout, Luther affirme que le destin d'une femme est d'avoir des enfants jusqu'à la mort et elle, elle n’a aucune intention de concevoir un enfant ou de l'engendrer. Malgré les pressions auxquelles elle est soumise et la longue cour faite par des hommes et des princes illustres, Christine ne se résigne pas à l'idée de céder son rôle de pouvoir à un homme par le seul fait de l'avoir épousé, ni de se soumettre à l'assujettissement qui en découle. Pour garantir la succession, elle préfère nommer directement un prince héritier et le choisit en la personne de son plus assidu prétendant, son cousin Charles Gustave, auquel elle a été liée par une idylle d'enfance. Mais cela ne lui suffit pas. Pour échapper à son monde, elle doit opérer un changement décisif dans sa vie, renoncer définitivement au trône, mais elle veut le faire en tant que reine, unique et incontestée. Ainsi en 1650, à l'âge de 24 ans, afin de rétablir l'autorité personnelle amoindrie par la nomination du successeur, elle organise la cérémonie officielle du sacre en tant que reine et la transforme en un événement mémorable aux somptueuses décorations, processions kilométriques, feux d'artifice, danses, banquets et mascarades allégoriques qui durent des semaines. Lorsqu'elle communique au Sénat sa décision d'abdiquer, elle se trouve face à l'opinion contraire de tous et est forcée de reporter son dessein jusqu'à ce que, après encore quatre ans de règne, elle dépose la couronne, impatiente de partir pour Rome, où elle aspire à rejoindre des esprits semblables au sien. Non sans avoir d'abord négocié une prérogative pour les années à venir avec un accord qui continue à lui reconnaître le titre de reine.
Désireuse de quitter la Suède avant que quiconque ne puisse l'entraver, elle se précipite avec grande célérité jusqu'à la frontière avec le Danemark où s’opère sa métamorphose: elle se débarrasse des volumineuses robes féminines et des talons, qui gênent ses mouvements, pour les remplacer par des bottes et des pantalons plus confortables, on lui coupe les cheveux à hauteur des épaules, et ceint son épée comme un quelconque chevalier pour voyager sous couvert et se réconcilier ainsi avec sa vraie personnalité rebelle. Enfin libre du protocole de la cour, à partir de ce moment, elle montrera qu'elle apprécie les cravates, les vestes, les chaussures et les perruques pour hommes, mais aussi les positions et attitudes typiquement masculines, comme écarter les bras dans une position détendue et croiser les jambes (jusqu’alors strictement interdit à une femme qui n'était pas de petite vertu), enlever le chapeau à plumes en présence des papes et des princes, utiliser un langage plus rude et des habitudes plus grossières. Une fois à Rome, Christine est accueillie par le pape Alexandre VII pendant quelques jours à l'intérieur des murs du Vatican, bien qu’alors cela soit interdit aux femmes. Dans les luxueuses résidences romaines qui lui seront ensuite assignées, elle entame une intense activité académique pour cultiver la musique, le théâtre, la littérature et les langues, rassemblant autour d'elle, comme elle l’a déjà fait à Stockholm, des artistes, des musiciens, des écrivains et des poètes qui formeront le noyau de l'Académie d'Arcadie, constituée un an après sa mort. Sa précieuse galerie d'art privé comprend, entre autres, des œuvres de Rubens, Van Dick, Titien, Raphael et Tintoret; sa bibliothèque personnelle contient 2 000 manuscrits, à l'heure actuelle propriété de la Bibliothèque du Vatican; sa collection de sculptures antiques qu'elle a personnellement sélectionnées est maintenant exposée au Prado de Madrid. Avec le consentement du pape Clément IX, elle lance la construction du premier théâtre romain pour les représentations d'opéra publiques qui devient très populaire. Elle fait venir des compositeurs tels que Stradella, Corelli et Scarlatti en leur fournissant des orchestres pouvant compter jusqu'à 150 musiciens. Admiratrice de Molière, elle a senti sa grandeur avant les autres et favorise son ascension en tous points. Elle se lie d'amitié avec le grand sculpteur Bernini, qui a décoré la “ Porta del Popolo” en son honneur, lui a dédié certaines de ses œuvres et dit d’elle: «Elle connaît la sculpture mieux que moi». Son esprit politique et rebelle l'a amenée à se considérer comme une reine régnante durant toute sa vie et à se comporter comme telle, devenant la championne des femmes alors considérées de conduite douteuse telles que les actrices, les intellectuelles et les filles fuyant les mariages non désirés ou le couvent. Lorsque le trône napolitain et le trône polonais sont devenus vacants, elle se propose comme monarque en tissant des accords diplomatiques, mais de plus grands jeux politiques empêchent le résultat désiré. Alors que les Ottomans assiégent Crète dans un élan qui arriverait jusqu’aux portes de Vienne, Christine s’active dans une tentative de créer une ligue de puissances chrétiennes pour combattre les Turcs et cela est très apprécié par le pape.
Malgré sa position au sommet de la société, sa vie amoureuse sans scrupules est souvent l'objet de ragots et de scandales qui la laisse complètement indifférente: ses engouements, plus ou moins profonds et réciproques ont pour objet les hommes comme les femmes de son entourage, des aristocrates et non, des gens de grande culture et de rectitude morale mais aussi des sujets opportunistes et peu érudits. Parmi les nombreuses amitiés, se font remarquer l'intérêt longtemps manifesté pour la belle dame de la cour suédoise Ebba Spare et l’entente indissoluble qui la lie à Rome au cardinal Decio Azzolino. Il partage avec elle une personnalité provocante et imprévisible et une culture profonde. Elle redécouvre les vêtements féminins, il lui donne sa précieuse intercession auprès du Pape et en fait la protectrice royale de son Escadron Volant créé pour rendre la papauté indépendante des grands États catholiques. A la fois passionnés et attirés par les intrigues du palais, ils finissent par tomber amoureux et instaurer entre-eux une dévotion mutuelle et durable, se soutenant continuellement, même en politique, jusqu'à leur mort. Cristina meurt d'une pneumonie le 19 avril 1689. Le cardinal reste à son chevet jusqu'à sa fin et devient son héritier universel, mais il lui survit, affligé de douleur, moins de deux mois. Les funérailles de la reine qui a renoncé au trône pour le catholicisme devait être somptueuses et son enterrement tout aussi extraordinaire. Ainsi Christine de Suède, symbole de la liberté intellectuelle féminine en pleine Contre-Réforme, repose à Saint-Pierre, dans les grottes du Vatican, à côté des papes.
Traduzione inglese
Syd Stapleton
Born in Stockholm in 1626, Cristina became Queen of Sweden at the age of six, when her father died in battle without any male heirs. It was only possible for her, as a female, to rise to this position because of a provision that her father, Gustav II Adolfo the Great, had managed to extract from the Swedish Parliament years before his death. At her time, it was a world dominated by males, and by war. A world in which women, even those in a royal family, had little power and were allowed only one goal - that of marrying and producing as many children as possible. Cristina became a tradition-shattering figure from all points of view. Her bold and unshakable choices, reflections of her strong will and powerful personality, enabled her to live an existence free from pressure and domination, as usually only a powerful man could do. Her very original way of conducting herself, her personal affairs and her state responsibilities, was profoundly influenced, right from the start, by the education she had received, usually intended for a male heir to the throne. That education included humanities, political strategies and a lot of exercise. Cristina revealed a keen intuition and a genuine hunger for all kinds of notions and stimuli. Brave and lively as she was, she also loved everything military, life in the open air, animals, hunting, racing and full-out galloping on horseback. Conversely, she hated everything that reflected the typical condition of the female sex, including unnecessarily bulky clothing, ornamentation, and the manner and style of a life that she found essentially boring. Endowed with great determination, she took over the government of the country at the age of 18, immediately working, among other things, for the conclusion of the Thirty Years' War. She promoted foreign trade and mining and made Stockholm one of the most cultured cities in Europe, which produced her nickname, “Minerva of the North” (after the Roman goddess). She invited famous writers, philosophers and scientists to the court, and she maintained a close personal correspondence with Pascal who gave her a "pascalina" (a mechanical ancestor of the modern calculator). Also among her guests was Renè Descartes, who gave her private lessons in philosophy and religion for a some months. She sent emissaries abroad in search of books and works of art and assembled precious collections, including one from Prague which incorporated many Italian masterpieces and which increased her deep attraction to the culture of Rome.
Cristina was fluent in Swedish, German, and French but had also learned a little Italian. She could read and comment on Latin texts, knew the works of the ancient Greeks, and had studied mathematics, physics and astronomy. She loved to discuss science and philosophy. Almost every branch of knowledge intrigued her, even Arabic, Hebrew and alchemy. She loved theater and dance and she herself delighted in dancing and acting. Several plays were dedicated to her and in one of these she enthusiastically played the part of the goddess Diana - who so much resembled her in character, proud irascible, bold and strong-willed, and for her dynamic and enterprising lifestyle. But Cristina was, above all, a nonconformist woman, and intolerant of constraints. Her love for freedom led her to choices that eventually clashed with her role as monarch - the abjuration of the Lutheran religion and conversion to Catholicism; a love life outside the box and the rejection of marriage; the choice of a successor and the abdication in his favor; the abandonment of Sweden for the intellectual freedom of Rome. Although the practice of Catholicism was forbidden in Sweden, Cristina felt an interest and entered into secret talks with Jesuit priests. She was persuaded by their wisdom and their fortitude, and thus induced to convert. After all, Luther had affirmed that the destiny of a woman was to have children until death and she had no intention of conceiving or giving birth to a child. Despite the pressures to which she was subjected and the long line of courtships by illustrious men and princes, Cristina never resigned herself to the idea of giving up her leadership role to a man for the mere fact of having married him, nor of submitting to the consequent subjugation. In order to guarantee succession, she preferred to directly appoint a crown prince. For that role, she chose her most assiduous suitor, her cousin Carlo Gustavo, to whom she was linked by a childhood romance. But that wasn't enough to escape from her restricted world. She had to make a decisive change in her life, definitively renouncing the throne, but she wanted to do it as a Queen, unique and undisputed. So in 1650, at the age of 24, in order to re-establish the personal authority that had been reduced by the appointment of her successor, she organized an official ceremony of coronation as Queen and transformed it into an epochal event with sumptuous decorations, kilometer-long processions , fireworks, dances, banquets and allegorical masquerades that lasted for weeks. When she then communicated her decision to abdicate to the Senate, she found herself facing the contrary opinion of all and was forced to postpone her departure for another four years. After the passage of that time, she renounced the crown, impatient to leave for Rome, where she yearned to interact with intellects similar to her own. But she didn’t depart before first negotiating an agreement that continued to recognize her title as Queen.
Eager to leave Sweden before anyone could obstruct her, she rushed at breakneck speed to the Danish border where a metamorphosis took place. She got rid of the voluminous female robes and heels that hindered her movements, and replaced them with more comfortable clothing, boots and trousers. She had her hair cut to shoulder length, and, to travel undercover and to indulge her own rebellious personality, she wore a sword - like any other knight. Finally free from court protocol, from this moment on she showed that she appreciated ties, jackets, shoes and wigs for men. She also adopted typical male positions and attitudes, such as spreading her arms in a relaxed position and crossing her legs (then strictly forbidden to a woman who was not of “easy virtue”), took off her feathered hat in the presence of popes and princes, and used rougher language and rougher habits. When she arrived in Rome, Cristina was hosted for a few days by Pope Alexander VII within the walls of the Vatican, although it was then forbidden to women. In the luxurious Roman residences that were subsequently assigned to her, she began an intense period of academic activity focused on music, theater, literature and languages. She gathered around her, as she had already done in Stockholm, artists, musicians, writers and poets who then formed the nucleus of the Academy of Arcadia, established a year after her death. The Academy’s precious private art gallery included, among others, works by Rubens, Van Dyck, Titian, Raphael and Tintoretto; her personal library contained 2,000 manuscripts, now owned by the Vatican Library and her personally selected collection of antique sculptures is now on display at the Prado in Madrid. With the consent of Pope Clement IX, she promoted the construction of the first Roman theater for public opera performances, which became very popular. She attracted composers such as Stradella, Corelli and Scarlatti by providing them with orchestras of up to 150 musicians. An admirer of Molière, she sensed his greatness before others and supported his rise in every possible way. She became close friends with the great sculptor Bernini, who decorated the Porta del Popolo in her honor, dedicated some of his works to her, and said of her, “She knows sculpture better than I.” Her political and rebellious spirit led her to consider herself a reigning Queen for life, and to behave as such. She became the champion of women then considered of questionable conduct, such as actresses, intellectuals and young women fleeing unwanted marriages or convents. When the Neapolitan and Polish thrones became vacant, she proposed herself as monarch by concluding diplomatic agreements, but larger political games prevented the desired effect. When the Ottomans besieged Crete as part of the momentum that would take them to the gates of Vienna, Cristina took action in an attempt to create a league of Christian powers to fight the Turks, and this was much appreciated by the Pope.
Despite her position at the top of society, her tumultuous love life was often the subject of gossip and scandals that left her completely indifferent. Her infatuations, some more and some less deep and engaging, had as their objects both men and women of her entourage, aristocrats and not, people of great culture and moral rectitude but also opportunistic and not very erudite subjects. Among her many affairs of the heart, two stand out - her interest over a long period of time in the beautiful Swedish court lady Ebba Spare, and her indissoluble understanding with Cardinal Decio Azzolino that bound her to Rome. He shared with her a provocative and unpredictable personality and a profound culture. She rediscovered women's clothes, he gave her his precious intercession with the Pope and made her the royal protector of his Flying Squadron - created to make the Papacy independent from the great Catholic States. Both of them passionate and attracted by the intrigues of the palace, they ended up falling in love and establishing a mutual and lasting devotion, supporting each other continuously, even in politics, until their death. Cristina died of pneumonia on April 19, 1689. Cardinal Azzolino remained at her bedside until her death. He became her universal heir, but he survived her, afflicted with pain, for less than two months. The funeral of the Queen who had renounced the throne for Catholicism was, as expected, sumptuous and her burial equally extraordinary. At its conclusion, Cristina of Sweden, symbol of female intellectual freedom during the Counter-Reformation, was laid to rest in St. Peter's, in the Vatican Grottoes, next to the popes.