Aspazija
Rosa Maria Clemente
Rosalina Collu
Ho visitato le Repubbliche Baltiche, con la mia famiglia, poco dopo la conquista della loro indipendenza dalla Russia, ex Urss ormai in frantumi. Eravamo idealmente vicini/e a quei piccoli Paesi, perché avevano trovato il coraggio di sottrarsi al gigante che li aveva fagocitati, imponendogli prezzi di morte e sofferenza altissimi, la rinuncia alle loro identità di popoli. Grande fu la nostra compiaciuta sorpresa, perciò, quando, attraversandoli, in particolare le capitali: Vilnius (Lituania), Riga (Lettonia), Tallin (Estonia), ci siamo resi/e conto che avevano comunque conservato le loro peculiari vestigia storico-culturali, insieme ad un’irrefrenabile evidente voglia di riappropriarsi del tempo perduto. A Riga, senza averlo programmato, ci imbattemmo in un festival dei popoli dell’Ue nei loro costumi tradizionali, un vero e proprio tripudio di colori di bellezza di incontri tra culture diverse. Quell’anno l’ Italia era rappresentata da una cittadina della Sardegna, per noi un altro luogo del cuore! Ora, a distanza di anni, il bel progetto Calendaria 2021, della meritoria associazione Toponomastica Femminile, mi ha fatto ripensare a quel bellissimo viaggio, offrendomi la possibilità di restituire almeno un po’ della gioia che procurò a me, a mia figlia e a mio marito, raccontando di una delle protagoniste più significative della storia e della cultura lettone, la poeta e drammaturga Johanna Emilija Liete Rosenberga, detta Elza e nota con lo pseudonimo fortemente rievocativo di Aspasia. Una figura di donna straordinariamente complessa e moderna, che vive e anticipa in modo sorprendente le contraddizioni e le aspirazioni ambivalenti di quante di noi, ancora oggi, sono dimidiate tra il desiderio di realizzarsi dal punto di vista professionale e lavorativo, e quello di vivere felici relazioni affettive, trovandosi a fare i conti con le molteplici aspettative dell’ambiente di appartenenza e della società, che pesano tuttora in modo eccessivo sulle spalle femminili, malgrado le conquiste giuridiche e le maggiori possibilità di accedere agli studi, anche di livello superiore. Si comprendono, allora, l’empatia e l’ammirazione che mi prendono quasi immediatamente per Aspasia, una donna che, come le nostre nonne o bisnonne, si è trovata a vivere tra la fine dell’ Ottocento e la metà circa del Novecento, affrontando, anche in nostro nome, le sette fatiche di Ercole per conquistare la pari dignità morale, prima ancora che giuridica. Il fascino e la forza di Aspasia consistono, infatti, nella sua consapevolezza di percepirsi come capace di andare oltre tutti i limiti del tempo, che opprimevano lei e il suo popolo da secoli. L’Ordine dei Cavalieri teutonici, che fonda Riga, la capitale, e impone il cristianesimo, sarà seguìto dalle popolazioni polacca, svedese, tedesca, russa, dal dominio sovietico, e poi dall'invasione del nazismo hitleriano, quindi dai sovietici staliniani fino alla benedetta perestroika di Gorbaciov. Il 23 agosto 1989, infatti, i popoli dei tre Paesi baltici formarono una catena umana di 600 km, che univa le tre capitali, Tallin, Riga e Vilnius. Vi presero parte ben due milioni di abitanti sui nove complessivi, fra la stupita commozione del mondo democratico, che prese atto della loro volontà di indipendenza. A seguito della caduta del muro di Berlino, il governo liberamente eletto dichiarò l’indipendenza della Lettonia, che a settembre del 1991 fu riconosciuta dalla stessa Russia.
Il sogno di Aspasia, dei Giovani Lettoni e del successivo movimento di sinistra, Nuova corrente, influenzato dal marxismo, con a capo Rainis e Peteris Stucka, del giornale "Dienas Lapa", si è finalmente realizzato! Desiderata a lungo, Elza nasce il 16 marzo 1865, in una fattoria, nella regione di Zemgale, a sud di Riga. La sua benestante famiglia contadina vive in una bella casa di mattoni, invece che nelle più diffuse costruzioni di legno. La madre Grieta, energica ed amante di gioielli e begli abiti, il padre tenero e paziente, che le insegna presto a leggere e scrivere, non le consentono di frequentare figli e figlie degli altri contadini, perché vogliono per lei una sorte migliore. Di religione luterana, tra i primi doni una Bibbia in tedesco, la lingua della cultura, da leggere tutta sola, che accende la sua fantasia, mentre la nonna le raccontava le storie della tradizione popolare lettone. Impara volentieri e in fretta, da qualsiasi fonte le consenta di andare oltre gli spazi conclusi della sua vita familiare. Iscritta a scuola nella città di Jelgava, si dedica totalmente agli studi, passando notti insonni a leggere a lume di candela. Mi sembra di vederla (e rivedo me, giovane studente di paese alle prese col latino, in lei), mentre s’inoltra rapita nella civiltà classica, emozionandosi ai racconti di Omero e di Virgilio, alle leggende e ai miti delle eroine e degli eroi che fondarono Atene e Roma, le culle della democrazia e del diritto. Fra loro, il condottiero Pericle e la sua fatale mentore, Aspasia, l’etera aristocratica, amatissima inseparabile compagna, artefice della sua ascesa politica, colta e affascinante animatrice di una sorta di salotto culturale d’antan, frequentato da Fidia e più spesso da Socrate, che subisce la sua influenza e pare ne fosse innamorato. Lì è persino consentito che gli aristocratici si facciano accompagnare dalle mogli, perché imparino dalle dotte conversazioni di Aspasia. Elza capisce, allora, che Aspasia è lei, vuole essere lei, cogliendo a fondo le ragioni di quello pseudonimo attribuitole da un suo insegnante, con l’intento di svelarle le sue grandi doti, di sensibilità e intelligenza, facendole comprendere come la conoscenza sia il lasciapassare per la libertà, per l’ indipendenza. Sua, delle donne, della sua patria. Mentre così sogna l’ intrepida Elza-Aspasia, improvvisamente e senza possibilità di appello sua madre, che fin lì l’aveva incoraggiata e sostenuta, a soli 16 anni e senza aver conseguito il vicino diploma, le impone di interrompere gli studi. Sarà per Aspasia il primo bruciante tradimento, che la segnerà profondamente, incrinando la sua fiducia nel prossimo e, a livello inconscio, persino in sé stessa e nelle sue reali possibilità. Si sente rifiutata, respinta, le ali tarpate anzitempo. Sensibile, appassionata, suggestionabile, con un grande amor proprio, intuendo, desiderando per sé un destino non comune, comincerà prestissimo a scrivere poesie e a vincere premi. La figlia del sole, tra quelle più amate, è ispirata alla mitologia lettone, come tramandata dalla tradizione orale del suo popolo, attraverso le Dainas, avvincenti storie che nella cultura contadina lettone si tramandavano di generazione in generazione, nelle lunghe fredde notti d’inverno. A scuola si era appassionata di teatro, trovando nei tempi e nei ritmi di quel mondo, ove tutto era possibile, la sua dimensione più congeniale. Recita con passione e coinvolgimento pieno in Il mercante di Venezia, del bardo Shakespeare. Vuole fare l’attrice e iscriversi a un corso di teatro, a Riga, perciò scappa di casa. I suoi genitori vanno ogni volta a riprenderla, temendo che le compagnie cittadine, la frequentazione della gioventù che si riunisce nel Movimento Nuovo la mettano in pericolo, esponendola alla censura dei dominatori russi, o l’allontanino definitivamente da loro. Nel 1886, a 21 anni, la sposano ad un borghese, tale Wilhelm Max Walter, pensando di conquistarle una migliore posizione sociale, mentre lei vede nel matrimonio una via di fuga dalla ristretta cerchia familiare. La dote richiesta e offerta è cospicua, coincidendo con la gran parte dei beni della famiglia. In soli due anni, invece, Wilhelm si rivelerà un bevitore e un giocatore senza limiti, dissipando ogni loro avere e riducendoli in miseria. Scapperà negli Usa, facendo perdere ogni sua traccia. Il matrimonio sarà poi annullato nel 1897. Aspasia scriverà dell’ infelice esperienza vissuta prima in Seltite (Dorato) e poi nell’opera teatrale Vaidelote (La vendicatrice), che le farà vincere nel 1888 il premio del teatro di Riga. I toni sono forti e il linguaggio del tutto nuovo introduce nella nascente letteratura lettone la figura di una madre violenta, dominatrice, che richiama il mito di Medea.
Ormai costretta a mantenere la sua famiglia, i genitori e due fratelli minori, lavorerà come istitutrice, scrivendo nel restante tempo. Ricomincia a frequentare i giovani del Movimento, coltivando con loro ideali romantici e nazionalisti. Pubblica sul quotidiano "Dienas Lapa", col nome di Aspasia, le sue poesie, divenendo la voce del suo Paese in cerca di identità e indipendenza. Al giornale incontrerà Janis Plieksans, detto Rainis (il variegato), di agiata famiglia lituano-svedese, caporedattore e scrittore, seppure non troppo convinto. Si ritrovano nel Movimento, nutrendo entrambi aspirazioni libertarie e indipendentiste. Cominciano a parlare dei loro scritti e della loro volontà di contribuire alla formazione dell’ identità nazionale, di risvegliare le coscienze sopite del loro popolo attraverso la poesia e il genere teatrale che, ispirati alle leggende antiche, diano vita a una sorta di nuovo mito fondativo della loro patria. A lei piacciono la sua eleganza, i suoi occhi profondi e la fiducia che riceve, quell’avere in grande considerazione i suoi pensieri, i suoi suggerimenti, malgrado gli studi universitari e la sua laurea in Giurisprudenza. Lui è colpito dalla sua intelligenza, dalla passione ispirata dalla capacità immaginifica e dalla giovane avvenenza. Diventeranno inseparabili, nella buona e nella cattiva sorte, novelli Pericle e Aspasia, fino alla morte di lui, nel 1929, a cui la scrittrice sopravviverà, suo malgrado, per lunghi 14 anni. Le loro vite sono strettamente intrecciate alle vicende politiche del loro Paese, capace di risorgere ogni volta dalle ceneri. Rainis socialista internazionalista, Aspasia più sensibile ai diritti umani e alla libertà delle persone. Lui, razionalista e ateo, coltiva il sogno di una fratellanza universale ed è teoricamente sostenitore dell’emancipazione femminile. Lei è una poeta lirica di straordinario talento, che lotta per l’affermazione concreta dei diritti delle donne. Decidono di vivere insieme, a Jurmala, vivace località balneare non lontana da Riga. È il periodo piu felice della vita di Aspasia, dal punto di vista personale e creativo. Pubblica La vestale e poi la sua prima raccolta di poesie, Fiori rossi, che incontra gran favore di critica e di pubblico, rendendola popolare in tutto il Paese. Nel frattempo scrive altre opere teatrali e con Rainis si occupa della traduzione del Faust in lingua lettone. Sono una coppia di successo, amata dai lettoni, che li considerano i cantori della loro patria libera. Nel 1897, a causa delle sue idee e della sua attività politica rivoluzionaria, Rainis viene arrestato dalla polizia zarista e condannato a cinque anni di carcere, da scontare in Siberia. Per poterlo seguire, Aspasia lo sposa e lo sosterrà nella traduzione del Faust, esortandolo a scrivere una sua opera. Rientrati a Riga da ormai due anni, nel 1905 si darà a teatro la prima del dramma Il velo d’ argento, scritto da Aspasia, con due donne protagoniste, la sottomessa e l’ avventurosa, che lottano per affermare il proprio volere. Il successo è enorme, il pubblico lettone coglie nell’opera lo sprone a ribellarsi contro gli oppressori. Seguono molte repliche, finchè arriva la notizia della rivolta di San Pietroburgo. Si sollevano anche i lettoni, ma la repressione sarà spietata, con moltissimi morti e altrettanti deportati. Aspasia e Rainis, campioni di questa lotta, vengono convinti a lasciare la Lettonia e, con numerose persone profughe, andranno in Svizzera, prima a Zurigo poi a Lugano e infine a Castagnola, dove resteranno per ben 15 anni.
Rainis si immergerà completamente nella sua scrittura, adattandosi alla povera vita in due stanze e alla continua penuria di denaro. Aspasia, invece, sarà angosciata dalla necessità di procurare almeno quanto basti alla sopravvivenza, soffrendo per la lontananza della sua famiglia, del suo pubblico, dei suoi compagni di lotta; oppressa dal timore di non riuscire nel suo compito più arduo, quello di continuare ad ispirare spronare sostenere il suo vate. Rainis stesso, tempo dopo, le riconoscerà questo merito immenso, affermando che senza di lei la sua opera non sarebbe mai stata realizzata: il destino di Aspasia, la musa ispiratrice e l’instancabile mentore, si è di nuovo compiuto, prima con Pericle e poi con Rainis! Alla fine della Prima guerra mondiale, la Lettonia si ribella alla sconfitta Germania e dichiara l’indipendenza. Gli/le esuli possono farvi ritorno e nel 1920 Aspasia e Rainis saranno accolti a Riga da trionfatori, con tutti gli onori dovuti ai fondatori della patria libera. A ciascuno dei due sarà intitolato uno dei viali più importanti della capitale e potranno finalmente abitare una comoda casa, in via Basniza iela, 30. Le loro opere spopolano nei teatri del Paese, mentre partecipano da protagonisti di spicco alla vita culturale e politica, entrambi eletti in Parlamento. Lui mancherà di poco la Presidenza della Repubblica, ma sarà nominato Ministro della cultura. Lei preferirà dedicarsi alla scuola di teatro per giovani, che le ridarà slancio ed ispirazione per nuovi progetti. Lui viaggia ed è preso da un nuovo amore, tenuto segreto al popolo, lei preferisce non accompagnarlo, recandosi spesso nella loro casa con giardino di Jurmala. Continua a scrivere poesie, è felice del suo lavoro, lì la raggiunge ogni volta Rainis. In quella casa, il 14 settembre 1929, Rainis morirà all’ improvviso e Aspasia ne avviserà i connazionali con queste parole: «Rainis è morto. Il suo nome era il sole che brillava su tutta la gente. Io chiedo a tutti… di accompagnarlo con amore. Rainis credeva nell’ immortalità. Io continuo con la sua anima». Alla scomparsa del suo vate, lascerà la vita pubblica e si ritirerà a Jurmala, continuando a fare progetti, a suonare il pianoforte, a scrivere poesie. Ora che non è più la moglie di un famoso osannato politico, invisa a molti per le sue rivendicazioni della libertà individuale e dei diritti delle donne, si praticherà nei suoi confronti una diminuzione sistematica, che la spingerà ad isolarsi sempre più, finendo col vivere in povertà, con la domestica e con i suoi gatti. Morirà sola, in ospedale, a 78 anni, nel novembre del 1943, mentre infuria tragica la Seconda guerra mondiale e la sua patria, occupata dai sovietici di Stalin nel 1940, già dal 1941 è caduta sotto il dominio del Terzo Reich. Proveranno a darle una sepoltura anonima, ma la notizia della sua morte si diffonderà rapidamente, suscitando grande cordoglio nei/lle concittadini/e, che accorreranno numerosi a tributare i giusti onori alla loro indomita poeta. La Lettonia libera dei giorni nostri, perfettamente integrata nell’Unione Europea, di cui è entrata a far parte nel 2004, adottando l’euro nel 2014, è finalmente la patria voluta da Aspasia e Rainis, che ne hanno ispirato l’ orgoglio nazionale, nutrendo i sentimenti di riscatto e ribellione del popolo contro le invasioni straniere, dei russi dei tedeschi e infine dei sovietici. Considerati a ragione madre e padre della patria, fanno a pieno titolo parte della letteratura e della storia della Lettonia, che gli ha dedicato un museo molto frequentato, mentre a teatro si continuano a rappresentare le loro opere. Recentemente, nel 2015, a seguito dell’ingresso nella moneta unica europea, li hanno effigiati sulla stessa splendida moneta da 5 euro, costituita di due parti magistralmente complementari, celebrando il loro destino comune, fatto di poesia amore e patriottismo.
Principali raccolte di liriche:
I fiori rossi;
Nell’ombra dell’ anima;
Il cantuccio soleggiato;
Il grembo pieno di fiori;
Le ali tese;
La notte delle streghe;
Nella stagione dei crisantemi;
Il viaggio dell’ anima.
Principali opere teatrali:
La Vendicatrice;
I diritti perduti;
La meta non raggiunta;
La fanciulla dai capelli d'oro;
Aspasia;
Il velo d’ argento.
Autobiografia in due volumi:
La mia vita e le mie opere.
Traduzione francese
Piera Negri
J'ai visité les républiques baltes avec ma famille peu après qu'elles aient obtenu leur indépendance de l'ancienne URSS en ruines. Nous étions idéalement proches de ces petits pays, parce qu'ils avaient trouvé le courage d'échapper au géant qui les avait engloutis, leur imposant un prix très élevé de mort et de souffrance, le renoncement à leur identité de peuple. Ce fut donc une grande surprise pour nous lorsque, en parcourant les capitales de Vilnius (Lituanie), Riga (Lettonie) et Tallinn (Estonie), nous avons réalisé qu'elles avaient conservé des vestiges historiques et culturels uniques, ainsi qu'un désir irrépressible de reprendre possession de leur temps perdu. À Riga, sans l'avoir prévu, nous sommes tombés sur un festival des peuples de l'UE dans leurs costumes traditionnels, une véritable explosion de couleurs, de beauté et de rencontres entre différentes cultures. Cette année-là, l'Italie était représentée par une ville de Sardaigne, pour nous, un autre endroit du cœur ! Aujourd'hui, des années plus tard, le beau projet Calendaria 2021, de la méritante association Toponomastica Femminile, m'a fait repenser à ce beau voyage, m'offrant l'occasion de rendre au moins un peu de la joie qu'il nous a procuré, à moi, à ma fille et à mon mari, en racontant l'une des protagonistes les plus significatives de l'histoire et de la culture lettones, la poétesse et dramaturge Johanna Emilija Liete Rosenberga, dite Elza et connue sous le pseudonyme très évocateur d'Aspasia. C'est une femme extraordinairement complexe et moderne, qui vit et anticipe de manière surprenante les contradictions et les aspirations ambivalentes de beaucoup d'entre nous, aujourd'hui encore, qui sont déchirées entre le désir de se réaliser professionnellement et par le travail, et le désir de vivre des relations affectives heureuses, en devant faire face aux multiples attentes de leur environnement et de la société, qui pèsent encore excessivement sur les épaules des femmes, malgré les conquêtes juridiques et les plus grandes possibilités d'accès à l'éducation, même à un niveau supérieur. Il est donc facile de comprendre l'empathie et l'admiration qui me saisissent presque immédiatement pour Aspasia, une femme qui, comme nos grands-mères et arrière-grands-mères, s'est trouvée à vivre entre la fin du XIXe siècle et le milieu du XXe siècle environ, en affrontant, également en notre nom, les sept travaux d'Hercule pour obtenir une égale dignité morale, avant même de la dignité juridique. La fascination et la force d'Aspasia consistaient en la conscience qu'elle avait d'être capable de dépasser toutes les limites du temps, qui ont opprimé elle et son peuple, pendant des siècles. L'ordre des chevaliers teutoniques, qui a fondé Riga, la capitale, et imposé le christianisme, sera suivi par les peuples polonais, suédois, allemands et russes, la domination sovietique puis par l'invasion du nazisme hitlérien, puis par les soviets staliniens jusqu'à la pérestroïka bénie de Gorbatchev. Le 23 août 1989, les peuples des trois pays baltes ont formé une chaîne humaine de 600 km de long reliant les trois capitales de Tallinn, Riga et Vilnius. Deux millions de personnes sur un total de neuf millions d'habitants y participent, à la stupéfaction du monde démocratique, qui prend acte de leur désir d'indépendance. Après la chute du mur de Berlin, le gouvernement librement élu a déclaré l'indépendance de la Lettonie, qui a été reconnue par la Russie elle-même en septembre 1991.
Le rêve d'Aspasia, des Jeunes Lettons et du futur mouvement de gauche, Nouveau courant, influencé par le marxisme, dirigé par Rainis et Peteris Stucka, du journal "Dienas Lapa", est enfin devenu réalité ! Longtemps désirée, Elza est née le 16 mars 1865, dans une ferme, dans la région de Zemgale, au sud de Riga. Sa riche famille de paysans vit dans une belle maison en briques, au lieu des bâtiments en bois plus courants. Sa mère Grieta, énergique et amatrice de bijoux et de beaux vêtements, et son père, tendre et patient, qui lui a appris à lire et à écrire dès son plus jeune âge, ne lui permettaient pas de fréquenter les fils et les filles des autres paysans, car ils souhaitaient lui réserver un meilleur sort. En tant que luthérienne, l'un de ses premiers cadeaux a été une Bible en allemand, la langue de la culture, à lire seule, ce qui a stimulé son imagination, tandis que sa grand-mère lui racontait des histoires tirées de la tradition populaire lettone. Elle apprend volontiers et rapidement, à partir de n'importe quelle source qui lui permet d'aller au-delà des limites de sa vie familiale. Inscrite à l'école dans la ville de Jelgava, elle se consacre entièrement à ses études, passant des nuits blanches à lire à la lumière des bougies. Il me semble la voir (et je me revois, moi, une jeune étudiante de village se débattant avec le latin), alors qu'elle se passione pour la civilisation classique, captivée par les histoires d'Homère et de Virgile, par les légendes et les mythes des héroïnes et des héros qui ont fondé Athènes et Rome, les berceaux de la démocratie et du droit. Parmi eux, le condottiere Périclès et son fatal mentor, Aspasie, l'hétaïre aristocrate, compagne inséparable adorée, architecte de son ascension politique, animatrice cultivée et fascinante d'une sorte de salon culturel d'antan, fréquenté par Phidias et plus souvent par Socrate, qui subissait son influence et semble avoir été amoureux d'elle. Les aristocrates y sont même autorisés à se faire accompagner par leurs épouses pour profiter des conversations savantes d'Aspasia. Elza comprend alors qu'Aspasia est elle, elle veut être elle, saisissant les raisons du pseudonyme que lui a donné un de ses professeurs, dans l'intention de lui révéler ses grandes qualités de sensibilité et d'intelligence, lui faisant comprendre comment la connaissance est le passeport pour la liberté, pour l'indépendance. La sienne, celle des femmes, celle de son pays. Alors que l'intrépide Elza-Aspasia en rêve, soudainement et sans aucune possibilité de recours, sa mère, qui l'avait encouragée et soutenue jusque-là, l'oblige à interrompre ses études à seulement 16 ans et sans avoir obtenu l’alors proche diplôme. C'est la première trahison brûlante d'Aspasia, qui l'a profondément marquée, sapant sa confiance dans les autres et, à un niveau inconscient, même en elle-même et en ses possibilités réelles. Elle se sent refusée, rejetée, les ailes coupées prématurément. Sensible, passionnée, impressionnable, dotée d'un grand amour-propre, pressentant, désirant pour elle-même un destin hors du commun, elle commencera très tôt à écrire des poèmes et à remporter des prix. La Fille du soleil, l'un de ses poèmes les plus appréciés, s'inspire de la mythologie lettone, telle qu'elle a été transmise par la tradition orale de son peuple, à travers les Dainas, des histoires captivantes qui, dans la culture paysanne lettone, étaient transmises de génération en génération au cours des longues et froides nuits d'hiver. À l'école, elle se passionne pour le théâtre, trouvant dans les temps et les rythmes de ce monde, sa vraie dimension où tout est possible. Elle joue avec passion et une implication totale dans Le Marchand de Venise, du barde Shakespeare. Elle veut être actrice et s'inscrit à un cours de théâtre à Riga, alors elle s'enfuit de chez elle. Ses parents vont la chercher à chaque fois, craignant que les compagnies citadines et la fréquentation des jeunes réunis au sein du Nouveau Mouvement ne la mettent en danger, l'exposant à la censure des dirigeants russes, ou tout cela ne l'éloigne définitivement d'eux. En 1886, à l'âge de 21 ans, ils la marient à un bourgeois, un certain Wilhelm Max Walter, pensant lui faire gagner une meilleure position sociale, alors qu'elle voit dans le mariage un moyen d'échapper au cercle familial restreint. La dot demandée et offerte est substantielle, coïncidant avec la plupart des biens de la famille. En deux ans, cependant, Wilhelm se révèle être un buveur et un joueur sans limites, dilapidant tous leurs biens et les réduisant à la pauvreté. Il fuit aux États-Unis, perdant toute trace de lui. Le mariage a été annulé en 1897. Aspasia a raconté son expérience malheureuse d'abord dans Seltite (Doré), puis dans la pièce Vaidelote (La vengeresse), qui lui a valu le prix du théâtre de Riga en 1888. Les tons sont forts et la langue entièrement nouvelle introduit dans la littérature lettone naissante la figure d'une mère violente et dominatrice, rappelant le mythe de Médée.
Désormais obligée de subvenir aux besoins de sa famille, de ses parents et de ses deux jeunes frères, elle travaille comme gouvernante et écrit pendant le temps qui lui reste. Elle commence à fréquenter les jeunes du Mouvement, cultivant avec eux des idéaux romantiques et nationalistes. Elle publie ses poèmes dans le journal "Dienas Lapa" sous le nom d'Aspasia, devenant ainsi la voix de son pays en quête d'identité et d'indépendance. Au journal, elle rencontre Janis Plieksans, dit Rainis (le bigarré), issu d'une riche famille lituano-suédoise, rédacteur en chef et écrivain, même si pas complètement convaincu. Ils se rencontrent au sein du Mouvement, nourrissant tous deux des aspirations libertaires et indépendantistes. Ils commencent à parler de leurs écrits et de leur désir de contribuer à la formation d'une identité nationale, de réveiller les consciences endormies de leur peuple à travers la poésie et le théâtre qui, inspirés des légendes anciennes, donneraient vie à une sorte de nouveau mythe fondateur de leur patrie. Elle aime son élégance, son regard profond et la confiance qu'il lui accorde, le fait qu'il prenne ses pensées et ses suggestions en grande considération, malgré ses études universitaires et son diplôme de droit. Il est frappé par son intelligence, sa passion inspirée par sa capacité d'imagination et sa jeune beauté. Ils deviennent inséparables, pour le meilleur et pour le pire, les nouveaux Périclès et Aspasie, jusqu'à la mort de ce dernier en 1929, à laquelle l'écrivaine survit, malgré elle, pendant quatorze longues années. Leurs vies sont étroitement liées aux événements politiques de leur pays, capable de renaître de ses cendres à chaque fois. Rainis, socialiste internationaliste, Aspasia, plus sensible aux droits de l'homme et à la liberté individuelle. Rationaliste et athée, il cultive le rêve de la fraternité universelle et est un partisan théorique de l'émancipation féminine. Poétesse lyrique au talent extraordinaire, elle se bat pour l'affirmation concrète des droits des femmes. Ils décident de vivre ensemble à Jurmala, une station balnéaire animée non loin de Riga. C'est la période la plus heureuse de la vie d'Aspasia, tant sur le plan personnel que créatif. Elle publie La Vestale puis son premier recueil de poèmes, Fleurs rouges, qui rencontre un grand succès critique et public, la rendant populaire dans tout le pays. Entre-temps, elle a écrit d'autres pièces et, avec Rainis, elle a traduit Faust en letton. Ils forment un couple à succès, aimé par les Lettons, qui les considèrent comme les laudateurs de leur patrie libre. En 1897, en raison de ses idées révolutionnaires et de son activité politique, Rainis est arrêté par la police tsariste et condamné à cinq ans de prison, à purger en Sibérie. Pour le suivre, Aspasia l'épouse et le soutient dans la traduction de Faust, l'incitant à écrire sa propre œuvre. De retour à Riga depuis déjà deux ans, en 1905, le drame Le voile d'argent, écrit par Aspasia, avec deux protagonistes féminines, la soumise et l'aventurière, luttant pour affirmer leur volonté, est donné pour la première fois au théâtre. Le succès est énorme et le public letton voit dans cette pièce un encouragement à se rebeller contre ses oppresseurs. De nombreuses répliques ont suivi, jusqu'à ce que la nouvelle du soulèvement de Saint-Pétersbourg arrive. Les Lettons se soulèvent également, mais la répression sera impitoyable, avec de nombreux morts et tout autant de déportés. Aspasia et Rainis, champions de cette lutte, sont persuadés de quitter la Lettonie et, avec de nombreux réfugiés, se rendent en Suisse, d'abord à Zurich, puis à Lugano et enfin à Castagnola, où ils restent pendant 15 ans.
Rainis se plonge complètement dans son écriture, s'adaptant à la vie pauvre dans deux pièces et au manque constant d'argent. Aspasia, en revanche, sera angoissée par la nécessité de se procurer au moins de quoi survivre, souffrant de l'éloignement de sa famille, de son public, de ses compagnons de lutte ; oppressée par la peur de ne pas réussir dans sa tâche la plus ardue, celle de continuer à inspirer et à soutenir son vate. Rainis lui-même, quelque temps plus tard, reconnaîtra cet immense mérite, affirmant que sans elle, son œuvre n'aurait jamais été accomplie : le destin d'Aspasie, muse inspirée et mentor infatigable, s'est une fois de plus accompli, d'abord avec Périclès, puis avec Rainis ! À la fin de la Première Guerre mondiale, la Lettonie se rebelle contre l'Allemagne vaincue et déclare son indépendance. Les exilés sont autorisés à rentrer et, en 1920, Aspasia et Rainis sont accueillis à Riga en triomphateurs, avec tous les honneurs dus aux fondateurs de la patrie libre. L'une des avenues les plus importantes de la capitale portera le nom de chacun d'entre eux, et ils pourront enfin vivre dans une maison confortable au 30, rue Basniza iela. Leurs oeuvres font un tabac dans les théâtres du pays, tandis qu'ils participent en tant que protagonistes de premier plan à la vie culturelle et politique, étant tous deux élus au Parlement. Il manquera de peu la présidence de la République, mais sera nommé ministre de la Culture. Elle préfère se consacrer à une école de théâtre pour les jeunes, qui lui donnera un nouvel élan et l'inspiration pour de nouveaux projets. Il voyage et est pris d'un nouvel amour, tenu secret au peuple, elle préfère ne pas l'accompagner, se rendant souvent dans leur maison avec jardin à Jurmala. Elle continue à écrire des poèmes, est heureuse de son travail, et Rainis l’y rejoint à chaque fois. Dans cette maison, le 14 septembre 1929, Rainis est mort subitement et Aspasia informe ses compatriotes en ces termes : “ Rainis est mort. Son nom était le soleil qui brillait sur tous les peuples. Je demande à tous... de l'accompagner avec amour. Rainis croyait en l'immortalité. Je continue avec son âme.” Lorsque son vate est décédé, elle a quitté la vie publique et s'est retirée à Jurmala, continuant à faire des projets, à jouer du piano et à écrire des poèmes. Désormais qu'elle n'est plus l'épouse d'un homme politique célèbre, détestée par beaucoup pour ses revendications en matière de liberté individuelle et de droits des femmes, elle sera systématiquement diminuée et isolée, vivant dans la pauvreté avec sa domestique et ses chats. Elle meurt seule à l'hôpital à l'âge de 78 ans, en novembre 1943, alors que la Seconde Guerre mondiale fait rage, tragiquement, et que son pays, occupé par les Soviétiques de Staline en 1940, est tombé sous la coupe du Troisième Reich déjà en 1941. Ils ont tenté de lui offrir une sépulture anonyme, mais la nouvelle de sa mort s'est rapidement répandue, provoquant une grande tristesse parmi ses concitoyens, qui ont afflué nombreux pour rendre un juste hommage à leur poète indomptable. La Lettonie libre d'aujourd'hui, parfaitement intégrée à l'Union européenne, qu'elle a rejointe en 2004, adoptant l'euro en 2014, est enfin la patrie souhaitée par Aspasia et Rainis, qui en ont inspiré la fierté nationale, nourrissant les sentiments de rédemption et de rébellion du peuple contre les invasions étrangères, les Russes, les Allemands et enfin les Soviétiques. Considérés à juste titre comme la mère et le père du pays, ils font partie intégrante de la littérature et de l'histoire de la Lettonie, qui leur a consacré un musée populaire, tandis que leurs œuvres continuent d'être jouées dans les théâtres. Récemment, en 2015, suite à leur entrée dans la monnaie unique européenne, ils ont été représentés sur la même splendide pièce de 5 euros, composée de deux parties magistralement complémentaires, célébrant leur destin commun, fait de poésie, d'amour et de patriotisme.
Principales collections lyriques :
Les fleurs rouges;
À l’ombre de l’âme ;
Le coin ensoleillé ;
Le ventre plein de fleurs ;
Les ailes tendues ;
La nuit des sorcières ;
La saison des chrysanthèmes ;
Le voyage de l’âme.
Pièces principales :
Le vengeresse;
Les droits perdus ;
Le but non atteint ;
La jeune fille aux cheveux d'or ;
Aspasie ;
Le voile d’argent.
Autobiographie en deux volumes :
Ma vie et mes œuvres.
Traduzione inglese
Syd Stapleton
My family and I visited the Baltic Republics shortly after their 1991 conquest of independence from the former USSR, now in ruins. We shared the ideals of those small countries. They had found the courage to free themselves from the giant that had swallowed them up, imposing a very high price on them - death and suffering, and the renunciation of their identity as peoples. We were greatly pleased and surprised when we realized that they had still preserved their peculiar historical-cultural identity and had a clear, irrepressible, desire to regain lost time. This was particularly clear in the capitals - Vilnius (Lithuania), Riga (Latvia), and Tallin (Estonia). In Riga, without having planned it, we came across a popular festival of the people of the EU, in their traditional costumes. It was a real riot of beautiful colors and of encounters between different cultures. That year Italy was represented by a town in Sardinia, another place close to our hearts! Now, years later, the beautiful 2021 calendar project of the excellent Female Toponymy Association, has brought back that beautiful journey to my mind, offering an opportunity to pass on at least some of the joy it brought to me, my daughter and my husband, by telling of one of the most significant figures in Latvian history and culture, the poet and playwright Johanna Emilija Liete Rosenberga, known as Elza and also known by the strongly evocative pseudonym, Aspasia. An extraordinarily complex and modern female figure, who lived and anticipated in a surprising way the contradictions and ambivalent aspirations of many of us as, even today, we are torn between the desire to fulfill ourselves from a professional point of view, and that of living happy emotional relationships, having to deal with the multiple expectations of the home environment and society, which still weigh excessively on the shoulders of women, despite the legal achievements and the greater possibilities of accessing studies, even at a higher level. I understandably felt an almost immediate empathy and admiration for Aspasia, a woman who, like our grandmothers or great-grandmothers, found herself living between the end of the nineteenth century and about the middle of the twentieth century, facing, also in our name, the seven labors of Hercules to conquer equal moral dignity, even before legal equality. Aspasia's charm and strength consist in her perceiving herself as capable of going beyond all the limits of her time, which oppressed her and her people for centuries. The Order of the Teutonic Knights, which founded Riga, the capital, and imposed Christianity, was followed by the Polish, Swedish, German, Russian invasions, by Soviet rule, and then by the invasion of Hitler's Nazism, then by the Stalinist Soviets until the blessed perestroika of Gorbachev. On 23 August 1989, the peoples of the three Baltic countries formed a human chain of 600 km, which united the three capitals, Tallin, Riga and Vilnius. Two million out of the nine million inhabitants took part in it, stirring the astonished emotion of the democratic world, which took full note of their desire for independence. Following the fall of the Berlin Wall, the freely elected government declared the independence of Latvia, which in September 1991 was recognized by Russia itself.
The dream of Aspasia, the Young Latvians and the subsequent left movement, New Current, influenced by Marxism, led by Rainis and Peteris Stucka of the newspaper "Dienas Lapa", has finally come true! Elza, a long desired child, was born on March 16, 1865, on a farm in the Zemgale region, south of Riga. Her wealthy peasant family lived in a beautiful brick house, rather than in the more common wooden buildings. Her mother Grieta, energetic and a lover of jewels and beautiful clothes, and her tender and patient father, soon taught her to read and write, did not allow her to socialize with other farmers' sons and daughters, dreaming of a better fate for her. One of her Lutheran family’s first gifts to her was a Bible in German, regarded as the language of culture, to be read on her own. This ignited her imagination, while her grandmother told her the stories from Latvian folk tradition. She learned willingly and quickly, from any source that allowed her to go beyond the enclosed spaces of her family life. She enrolled in school in the city of Jelgava, where she was totally dedicated to her studies, spending sleepless nights reading by candlelight. I see her (and I see myself, a young rural student struggling with Latin, in her), as she enters into the study of classical civilization, getting excited by the tales of Homer and Virgil, by the legends and myths of heroines and heroes who founded Athens and Rome, the cradles of democracy and law. Among them, the leader Pericles, who is under the influence and apparently was in love with Aspasia, his fated mentor, the aristocratic concubine, beloved inseparable companion, architect of his political rise. She was the cultured and fascinating animator of a sort of cultural salon of yesteryear, frequented by Phidias and more often by Socrates. There it was even permitted for the aristocrats to be accompanied by their wives, so that they can learn from Aspasia's learned conversations. Elza understood, then, that Aspasia was her, she wanted to be her, fully grasping the reasons for that pseudonym attributed to her by one of her teachers, with the intention of revealing her great gifts, sensitivity and intelligence, making her understand how knowledge is the pass to freedom and independence. For her and for the women of her homeland. While the intrepid Elza-Aspasia, at the age of 16, dreamed of this, her mother, suddenly and without the possibility of appeal, who had encouraged and supported her until then, forced her to interrupt her studies without having obtained her nearly completed diploma. For Aspasia it was a first burning betrayal, which deeply affected her, breaking her trust in others and, at an unconscious level, even in herself and in her real possibilities. She felt rejected, crushed, her wings clipped prematurely. She was sensitive, passionate, suggestible, with a great self-love, sensing, desiring for herself an uncommon destiny. She very soon began to write poems and win prizes. “The Daughter of the Sun,” one of her most beloved, is inspired by Latvian mythology, as conveyed in the oral tradition of her people through the Dainas, compelling stories that in Latvian peasant culture were handed down from generation to generation during the long cold winter nights. At school she had become passionate about theater, finding in the times and rhythms of that world, where everything was possible, her most congenial dimension. She acted with passion and full involvement in The Merchant of Venice, by the bard Shakespeare. She wanted to be an actress and enroll in a theater course in Riga, so she ran away from home. Her parents took her back time and again, fearing that she was endangered by her urban companions, and by her contact with the youth in the New Movement, exposing her to the dangerous attention of the Russian rulers, who could permanently take her away. In 1886, at the age of 21, they married her to a bourgeois, a certain Wilhelm Max Walter, thinking of winning her a better social position, while she saw the marriage as an escape from her narrow family circle. The dowry requested of and offered by her family is huge, consuming most of the assets of her family. In just two years, however, Wilhelm proved to be a reckless drinker and gambler, dissipating all their possessions and reducing them to misery. He fled to the US, and all trace of him was lost. The marriage was later annulled in 1897. Aspasia first wrote about the unhappy experience in “Seltite” (Golden) and then in the play “Vaidelote” (The Avenger), which won her the Riga Theater Prize in 1888. The prose is strong, and the language introduces in the emerging Latvian literature the figure of a violent, dominating mother, recalling the myth of Medea.
At that point, forced to support her family, parents and two younger siblings, she worked as a governess, writing in her free time. She began to frequent the young people of the Movement again, cultivating romantic and nationalist ideas with them. She published her poems in the newspaper "Dienas Lapa" under the name Aspasia, becoming the voice of her country’s search of identity and independence. At the newspaper she met Janis Plieksans, known as Rainis (the variegated), from a wealthy Lithuanian-Swedish family, editor-in-chief and writer, although not too committed. They found themselves in the Movement, both nourishing libertarian and independence aspirations. They began to talk about their writings and their desire to contribute to the formation of national identity, to awaken the dormant consciences of their people through poetry and the theatrical genre which, inspired by ancient legends, could give life to a sort of new founding myth of their homeland. She liked his elegance, his penetrating gaze, and the trust that she received from him, that he gave great consideration to her thoughts and suggestions, despite his university studies and his degree in law. He is struck by her intelligence, by her passion inspired by her imaginative ability and by her youthful beauty. The new Pericles and Aspasia will become inseparable, in good times and bad, until his death in 1929, beyond which the writer survived, despite her, for 14 years. Their lives were closely intertwined with the political events of their country, capable of rising from the ashes every time. Rainis as an internationalist socialist, Aspasia more sensitive to human rights and people's freedom. He, a rationalist and atheist, cultivated the dream of a universal brotherhood and is an ideological supporter of women's emancipation. She was an extraordinarily talented lyric poet, who fought for the concrete affirmation of women's rights. They decided to live together, in Jurmala, a lively seaside resort not far from Riga. It was the happiest time in Aspasia's life, from both her personal and creative points of view. She published La Vestale and then her first collection of poems, Red Flowers, which met with great acclaim from critics and audiences, making her popular throughout the country. In the meantime, with Rainis, she wrote other plays and she did the translation of Faust into the Latvian language. They were a successful couple, loved by Latvians, who considered them the singers of their free homeland. In 1897, due to his ideas and his revolutionary political activity, Rainis was arrested by the Tsarist police and sentenced to five years in prison, to be served in Siberia. In order to follow him, Aspasia married him and supported him in the translation of Faust, urging him to write work of his own. In 1905, two years after returning to Riga, the drama The Silver Veil was premiered, written by Aspasia, with two female protagonists, one submissive and one adventurous, who struggle to assert their will. The success was enormous, the Latvian public saw in the work the spur to rebel against their oppressors. Many repeat performances followed, until the news of the revolt in St. Petersburg arrived. The Latvians are also aroused, but the repression was ruthless, with many dead and as many deportees. Aspasia and Rainis, champions of this fight, were convinced to leave Latvia and, with many refugees, they went to Switzerland, first to Zurich then to Lugano and finally to Castagnola, where they remained for 15 years.
Rainis fully immersed himself in his writing, adjusting to their two-room life of poverty and their continuing shortage of money. Aspasia, on the other hand, was anguished by the need to provide at least enough for survival, and suffered from the separation from her family, her audience, and her comrades in the fight. She was oppressed by the fear of failing in her most arduous task, that of continuing to inspire and give her support to his poetry. Rainis himself, sometime later, recognized her immense merit, stating that without her his work would never have been realized. The destiny of Aspasia, the inspiring muse and tireless mentor, has been fulfilled again, first with Pericles. and then with Rainis! At the end of the First World War, Latvia rebelled in the context of Germany’s defeat and declared independence. The exiles could return and in 1920 Aspasia and Rainis were welcomed in triumph in Riga, with all the honors due to the founders of the free homeland. They were given a residence on one of the most important avenues of the capital and were finally be able to live in a comfortable house, in via Basniza iela, 30. Their works were popular in the theaters of the country, and while participating as prominent protagonists in cultural and political life, both were elected to Parliament. He barely missed becoming the President of the Republic, but was appointed Minister of Culture. She chose to dedicate herself to the theater school for young people, which gave her impetus and inspiration for new projects. He traveled and, taken by a new love, kept secret from the public, she preferred not to accompany him, often going to their house with a garden in Jurmala. She continued to write poetry and was happy with her work, and Rainis often joined her there. In that house, on September 14, 1929, Rainis died suddenly and Aspasia informed his compatriots with these words: "Rainis is dead. His name was the sun that shone on all the people. I ask everyone… to accompany him with love. Rainis believed in immortality. I will continue with his spirit.” When her poet disapeared, she left public life and retired at Jurmala, continuing to take on projects, play the piano, write her own poetry. Now that she was no longer the wife of a famous politician, hated by many for her claims of individual freedom and women's rights, a systematic pressure was exerted against her, which pushed her into isolation more and more, ending up with her living in poverty, with a maid and with her cats. She died alone, in hospital, at the age of 78, in November 1943, while the Second World War raged tragically and her homeland, occupied by Stalin's Soviets in 1940, had already fallen under the rule of the Third Reich in 1941. They tried to give her an anonymous burial, but the news of her death spread quickly, causing an outpouring of her fellow citizens, who flocked to pay the just honors to their indomitable poet. Today's free Latvia, is perfectly integrated into the European Union, which it joined in 2004, adopting the euro in 2014. It is finally the homeland desired by Aspasia and Rainis, who inspired its national pride, nourishing the feelings of redemption and rebellion of the people against foreign invasions, the Russians, the Germans, and finally the Soviets. Rightly considered the mother and father of their homeland, they are fully part of the literature and history of Latvia, which has dedicated a very popular museum to them, while their works continue to be represented in the theater. Recently, in 2015, following their entry into the single European currency, they were portrayed on the same splendid 5 euro coin, made up of two masterfully complementary parts, celebrating their common destiny, made up of poetry, love and patriotism.
Main collections of poetry:
The Red Flowers;
In the Shadow of the Soul;
The Sunny Corner;
The Womb Full of Flowers;
The Outstretched Wings;
The Night of the Witches;
In the Chrysanthemum Season;
The Journey of the Soul.
Main plays: The Avenger;
The Lost Rights;
The Goal not Reached;
The Girl with the Golden Hair;
Aspasia;
The Silver Veil.
Two-volume autobiography:
My Life and My Works.