Elizaveta Konsulova Vazova
Angela Scozzafava



Silvia dell'Orco

 

1897: un’adolescente dal piglio deciso si presenta a Ivan Murvichka, direttore della Scuola statale di Pittura (in seguito Accademia nazionale di Belle Arti), chiedendo che a lei e all’unica altra studente della scuola venga permesso di esercitarsi nel nudo non copiando modelli di gesso ma dal vero, così come facevano gli studenti maschi. Il direttore cede ed Elizaveta Konsulova diventa la prima donna a disegnare nudi dal vero. Fin da questo momento la sedicenne Elizaveta mostra quell’intraprendenza e quella determinazione che le permetteranno di realizzare con coraggio i suoi progetti. Ma chi era Elizaveta Konsulova? Prima di sei figli, era nata il 4 dicembre 1881 a Plovdiv da Anna Hadjiyenova e da Georgi Konsulov. La madre proveniva da una famiglia benestante e colta di Tulcea, città appartenente all’Impero ottomano e dal 1878 assegnata alla Romania. Il padre, Georgi, commerciante di professione, originario di Levski, era un sostenitore dell’indipendenza della Bulgaria, e per questo era stato esiliato ad Izmir; dopo la formazione del Principato di Bulgaria, diventerà membro del Parlamento. Dall’ambiente familiare Elizaveta assorbe l’attenzione ai problemi del moderno Stato nazionale: una parte importante della sua attività sarà infatti dedicata con passione alla formazione di una cultura e di un’identità nazionale bulgara moderna ed in particolare alla difesa del diritto delle donne ad una piena partecipazione alla vita culturale e pubblica. Nel 1891 la famiglia si traferisce a Sofia; Elizaveta si iscrive alla Scuola statale di Pittura, dove si diplomerà nel 1902 e dove conosce Boris Vazov, suo futuro marito nonché fratello minore di Ivan Vazov, figura significativa della nascente letteratura bulgara. Dopo il diploma avrebbe desiderato proseguire gli studi all’estero ma non le è possibile nell’immediato: a causa della morte del padre deve contribuire al bilancio familiare, apre una scuola di pittura per donne (convinta dell’importanza della formazione come veicolo per una piena presenza femminile nella vita culturale) e continua il suo percorso artistico dipingendo, in stile impressionista, nature morte e ritratti che scavano nell’intimità. Nel 1906, superata l’iniziale opposizione della famiglia di lui, sposa Boris Vazov. Il matrimonio - vale la pena di sottolineare che Elizaveta affianca al proprio cognom qeuello del marito - e la nascita delle prime due figlie (ne avrà tre) non la spingono a rinunciare ai suoi progetti, anzi. Nel 1909 riprende a studiare, si reca con le figlie a Monaco, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti e continua a dipingere: bellissimi i lavori Donne in bianco e Ritratto in bianco. Tornata a Sofia, approfondisce la ricerca pittorica lavorando en plein air, realizza ritratti di molti intellettuali e artisti, utilizza tecniche e materiali diversi (olio, acquerello, pastelli); è tra le prime pittrici professioniste in Bulgaria, partecipa a numerose esposizioni collettive e nel 1919 sarà la prima a tenere una mostra personale. È in questo periodo che inizia ad affiancare al lavoro di artista quello di critica d’arte, traduttrice, intellettuale. La Bulgaria deve costruirsi un’identità culturale moderna, confrontarsi con la ricerca, l’arte, la letteratura internazionale: ed Elizaveta dà il suo contributo. Studia le lingue (ne conosce ben sei), traduce articoli, romanzi (tra questi Tre uomini in barca di J.K. Jerome), viaggia (Monaco, Roma, Milano, Venezia e poi ancora in Germania tra il 1920 e il 1922 e altrove): il suo ruolo è e sarà anche nei decenni successivi quello di divulgatrice e di intermediatrice tra la cultura bulgara e quella europea. Con articoli pubblicati su "Hudojnik" (Artista) fa conoscere al grande pubblico Francois Millet, Giovanni Segantini e altri. Ma non basta; perché si formi una diffusa e moderna identità culturale e artistica bisogna che ci sia una adeguata conoscenza storica dell’arte europea: Elizaveta traduce la Storia della pittura di Richard Muther, la prima parte della quale viene pubblicata nel 1907 diventando un testo di riferimento per l’insegnamento della storia dell’arte e per la formazione intellettuale in genere.

 

Il suo impegno non si limita all’arte. Durante le guerre balcaniche presta servizio come infermiera volontaria in diversi ospedali al confine turco assistendo i soldati nel culmine di un’epidemia di colera; dopo la guerra sarà insignita della Gran Croce. Questo episodio tuttavia, a differenza di quanto accade ad altri artisti, sembra rimanere del tutto separato dal suo lavoro; Elizaveta nei suoi scritti lascia testimonianze drammatiche di questo periodo, ma della guerra non c’è traccia nelle sue opere: i temi e lo stile rimangono gli stessi. E un’altra questione: cosa spinge Elizaveta, che ha 31 anni e tre figlie (la più piccola ha due anni) a lasciare la famiglia e rischiare la vita? Solo l’adesione agli ideali di “rinascita nazionale”? O anche il desiderio di dimostrare che la donna ha gli stessi diritti, passioni e capacità degli uomini? Superata la Prima guerra mondiale, la Bulgaria attraversa un periodo complicato, politicamente instabile ma ricco di fermento culturale: come accennavamo l’esperienza della Grande Guerra segna molti artisti e la Bulgaria si apre al confronto con le più importanti avanguardie europee (Espressionismo, Dadaismo, Futurismo, Bauhaus tra le altre). Ma Elizaveta rifiuta questo confronto (durante e dopo il suo soggiorno in Germania del 1920-1922, ad esempio, non riporta nulla su queste correnti): in un articolo del 1922 pubblicato sul giornale "Slovo" (Parole) scrive che l’arte dell’Occidente è malata, stigmatizza l’utilizzo di materiali non canonici (metallo, stoffe, vetro) da parte di alcuni artisti: essi sono diversi tra loro ma «tutti hanno in comune la volontà di rottura e l’incomprensione per i valori passati». Queste posizioni conservatrici si spiegano con la sua convinzione che l’assimilazione della “modernità” non sia ancora stata completata in Bulgaria: per rifiutare e rompere con la tradizione bisogna prima averla fatta pienamente propria; a confermare di questa posizione c’è un articolo del 1923 in cui sostiene di non rilevare affatto nella produzione artistica bulgara quello spirito di rivolta che soffia in Occidente. In verità in quegli anni alcune riviste diffondono le idee delle avanguardie ma questi movimenti hanno un carattere elitario, mentre Elizaveta Konsulova vuole rimanere fedele alla sua impostazione pedagogica e divulgatrice. In tale contesto si comprende bene l’importanza da lei attribuita all’associazione d’arte popolare "Slavia Beseda" -che aveva contribuito a fondare- e che si proponeva di recuperare e rivitalizzare la cultura popolare bulgara; nello stesso periodo lavora anche alla formazione di un teatro di marionette, che diventerà in seguito un punto di riferimento nella cultura nazionale.

   

Dal 1927 al 1933 la famiglia si trasferisce a Praga (per il lavoro diplomatico del marito). Anche qui Elizaveta svolge un’intensa attività diventando un elemento centrale nella vita cittadina: crea un’associazione per la reciprocità cecoslovacca-bulgara, partecipa al Congresso dell’Unione internazionale delle marionette e anche al Congresso internazionale delle Arti con una relazione sui costumi tradizionali bulgari. Al ritorno a Sofia inizia la sua collaborazione con "Beseda", una rivista culturale femminile; persegue sempre nella mission di svecchiare e internazionalizzare la cultura locale. Lo sguardo di Elizaveta ora si concentra sul mondo femminile: sostiene il diritto delle donne e la necessità per il Paese di favorire l’istruzione femminile come strumento per una loro piena partecipazione alla vita politica, cura e appoggia il lavoro delle artiste. Per la rivista traduce articoli dall’inglese, dal francese, dal tedesco; si occupa di genitorialità, diffonde le innovazioni igieniche, propugna una più razionale organizzazione della vita domestica come strumento per liberare il tempo delle donne e permettere loro di partecipare alla vita artistica, culturale e politica. Certamente non viene proposta una radicale revisione dei ruoli tradizionali ma viene difesa una maggiore partecipazione dell’uomo alla vita domestica e familiare che avrebbe lasciato alle compagne più tempo “tutto per loro”. Molti articoli sono dedicati ad artiste, in altri si batte per il diritto all’accesso delle donne all’istruzione universitaria e per il diritto di voto. Nel 1940 cessa la sua attività di artista e intellettuale. Nel 1956 le viene dedicata una retrospettiva delle sue opere e nel 1961 viene insignita della medaglia di Cirillo e Metodio. Elizaveta Konsulova Vazova muore il 29 agosto 1965 a Sofia. Numerose le mostre delle sue opere in tutto il mondo.

Per saperne di più:
Genova Irina, L’activité critique d’Elisaveta Konsulova Vazova (1881-1965) dans la formation de la modernité artistique en Bulgarie pendant les premières décennies du XX siècle, Collection Texte & Image https://en.wikipedia.org/w/index.php?title=Elisaveta_Konsulova-Vazova&oldid=946982592

 

Traduzione francese
Joelle Rampacci

1897 : une adolescente au caractère bien trempé se présente à Ivan Murvichka, directeur de l'École nationale de peinture (qui deviendra plus tard l'Académie nationale des beaux-arts), pour demander qu'elle et seulement une autre élève de l'école soient autorisées à pratiquer le dessin de nu non pas en copiant des modèles en plâtre mais d'après nature, comme le font les élèves masculins. Le directeur a cédé et Elizaveta Konsulova est devenue la première femme à dessiner des nus d'après nature. À partir de ce moment, Elizaveta, âgée de seize ans, fait preuve de l'ingéniosité et de la détermination qui lui permettront de réaliser courageusement ses projets. Mais qui était Elizaveta Konsulova? Première de six enfants, elle est née le 4 décembre 1881 à Plovdiv d'Anna Hadjiyenova et de Georgi Konsulov. Sa mère était issue d'une famille aisée et cultivée de Tulcea, une ville qui avait appartenu à l'Empire ottoman et qui, depuis 1878, avait été attribuée à la Roumanie. Son père, Georgi, commerçant de profession, originaire de Levski, était partisan de l'indépendance de la Bulgarie, et pour cette raison avait été exilé à Izmir ; après la formation de la Principauté de Bulgarie, il est devenu membre du Parlement. C'est à partir de son environnement familial qu'Elizaveta a porté son attention sur les problèmes de l'État-nation moderne : une partie importante de son activité est en effet passionnément consacrée à la formation d'une culture et d'une identité nationale bulgares modernes, et en particulier à la défense du droit des femmes à participer pleinement à la vie culturelle et publique. En 1891, la famille s'installe à Sofia ; Elizaveta s'inscrit à l'École nationale de peinture, où elle obtient son diplôme en 1902 et où elle rencontre Boris Vazov, son futur mari et frère cadet d'Ivan Vazov, figure importante de la littérature bulgare naissante. Après avoir obtenu son diplôme, elle aurait voulu poursuivre ses études à l'étranger, mais ce n'est pas possible à ce moment-là : en raison du décès de son père, elle doit contribuer au budget familial, elle ouvre donc une école de peinture pour femmes (convaincue de l'importance de la formation comme vecteur d'une pleine présence féminine dans la vie culturelle) et poursuit sa carrière artistique en peignant, dans le style impressionniste, des natures mortes et des portraits qui plongent dans l'intimité En 1906, après avoir surmonté l'opposition initiale de sa famille, elle épouse Boris Vazov. Le mariage - il convient de noter qu'Elizaveta a ajouté le nom de famille de son mari au sien - et la naissance de ses deux premières filles (elle en aura trois) ne l'ont pas fait renoncer à ses projets, au contraire. En 1909, elle reprend ses études, se rend avec ses filles à Munich, où elle fréquente l'Académie des Beaux-Arts et continue à peindre : les œuvres Femmes en blanc et Portrait en blanc sont très belles. De retour à Sofia, elle approfondit ses recherches picturales en travaillant en plein air, réalisant les portraits de nombreux intellectuels et artistes, en utilisant différentes techniques et matériaux (huile, aquarelles, pastels) ; elle fait partie des premiers peintres professionnels en Bulgarie, participant à de nombreuses expositions collectives et, en 1919, elle est la première à organiser une exposition individuelle. C'est à cette époque qu'elle a commencé à combiner son travail d'artiste avec celui de critique d'art, de traductrice et d'intellectuelle. La Bulgarie devait se construire une identité culturelle moderne, en se confrontant à la recherche, à l'art et à la littérature internationale, et Elizaveta y a apporté sa contribution. Elle étudie les langues (elle en connaît six), traduit des articles et des romans (dont Trois hommes dans un bateau de J.K. Jerome), elle voyage (Munich, Rome, Milan, Venise, puis à nouveau en Allemagne entre 1920 et 1922 et ailleurs) : son rôle est et restera dans les décennies suivantes celui de divulgatrice et d'intermédiaire entre la culture bulgare et européenne. Avec des articles publiés dans "Hudojnik" (Artiste), elle a fait connaître François Millet, Giovanni Segantini et d'autres au grand public. Mais cela ne suffit pas ; pour qu'une identité culturelle et artistique moderne et répandue se forme, il faut une connaissance historique adéquate de l'art européen : Elizaveta traduit l'Histoire de la peinture de Richard Muther, dont la première partie est publiée en 1907, devenant un texte de référence pour l'enseignement de l'histoire de l'art et pour la formation intellectuelle en général.

Son engagement ne s'est pas limité à l'art. Pendant les guerres des Balkans, elle a servi comme infirmière volontaire dans divers hôpitaux à la frontière turque, aidant les soldats au plus fort d'une épidémie de choléra ; après la guerre, elle a été décorée de la Grand-Croix. Cet épisode, cependant, contrairement à ce qui se passe pour d'autres artistes, semble rester complètement séparé de son œuvre ; Elizaveta laisse dans ses écrits des témoignages dramatiques de cette période, mais il n'y a aucune trace de la guerre dans ses œuvres : les thèmes et le style restent les mêmes. Et une autre question : qu'est-ce qui pousse Elizaveta, qui a 31 ans et trois filles (la plus jeune a deux ans), à quitter sa famille et à risquer sa vie ? Seulement l'adhésion aux idéaux de la "renaissance nationale" ? Ou encore le désir de démontrer que les femmes ont les mêmes droits, passions et capacités que les hommes ? Après la Première Guerre mondiale, la Bulgarie a traversé une période compliquée, politiquement instable mais riche en ferments culturels : comme nous l'avons mentionné, l'expérience de la Grande Guerre a marqué de nombreux artistes et la Bulgarie s'est ouverte aux plus importantes avant-gardes européennes (expressionnisme, dadaïsme, futurisme, Bauhaus, entre autres). Mais Elizaveta refuse cette comparaison (pendant et après son séjour en Allemagne en 1920-1922, par exemple, elle ne rapporte rien sur ces courants) : dans un article de 1922 publié dans le journal "Slovo" (Mots), elle écrit que l'art de l'Ouest est malade, elle stigmatise l'utilisation de matériaux non canoniques (métal, tissus, verre) par certains artistes : ils sont différents les uns des autres mais "ils ont tous en commun la volonté de rupture et l'incompréhension des valeurs du passé". Ces positions conservatrices s'expliquent par sa conviction que l'assimilation de la "modernité" n'est pas encore achevée en Bulgarie : pour rejeter et rompre avec la tradition, il faut d'abord l'avoir faite pleinement sienne ; cette position est confirmée par un article de 1923 dans lequel elle affirme ne pas déceler dans la production artistique bulgare l'esprit de révolte qui souffle en Occident. En effet, dans ces années-là, certains magazines diffusent les idées de l'avant-garde, mais ces mouvements ont un caractère élitiste, tandis qu'Elizaveta Konsulova veut rester fidèle à son approche pédagogique et populaire. Dans ce contexte, il est facile de comprendre l'importance qu'elle accordait à l'association d'art populaire "Slavia Beseda", qu'elle avait contribué à fonder et qui visait à récupérer et à revitaliser la culture populaire bulgare ; au cours de la même période, elle travaille également à la formation d'un théâtre de marionnettes, qui va devenir un point de référence dans la culture bulgare. De 1927 à 1933, la famille s'installe à Prague (pour le travail diplomatique de son mari). Là aussi, Elizaveta mène une activité intense, devenant un élément central de la vie de la ville : elle crée une association pour la réciprocité tchécoslovaque-bulgare, participe au congrès de l'Union internationale des marionnettes et aussi au congrès international des arts avec un rapport sur les costumes traditionnels bulgares.

À son retour à Sofia, elle commence à collaborer avec "Beseda", un magazine culturel féminin ; elle a toujours poursuivi la mission de moderniser et d'internationaliser la culture locale. Le regard d'Elizaveta se porte désormais sur le monde des femmes : elle soutient les droits des femmes et la nécessité pour le pays de promouvoir l'éducation des femmes comme outil de leur pleine participation à la vie politique, elle s'occupe et soutient le travail des femmes artistes. Pour le magazine, elle traduit des articles de l'anglais, du français et de l'allemand ; elle traite de la parentalité, diffuse des innovations hygiéniques, prône une organisation plus rationnelle de la vie domestique afin de libérer le temps des femmes et de leur permettre de participer à la vie artistique, culturelle et politique. Ce n'est certes pas une révision radicale des rôles traditionnels qui est proposée, mais une plus grande participation des hommes à la vie domestique et familiale est défendue, ce qui aurait laissé à leurs compagnes plus de temps "à elles seulement". De nombreux articles sont consacrés aux femmes artistes, dans d'autres elle se bat pour le droit d'accès des femmes à l'enseignement universitaire et pour le droit de vote. En 1940, elle cesse son activité d'artiste et d'intellectuelle. En 1956, une exposition rétrospective de ses œuvres lui a été consacrée et en 1961, elle a reçu la médaille Cyrille et Méthode. Elizaveta Konsulova Vazova décède le 29 août 1965 à Sofia. De nombreuses expositions de ses œuvres ont été organisées dans le monde entier.

Pour en savoir plus:
Genova Irina, L’activité critique d’Elisaveta Konsulova Vazova (1881-1965) dans la formation de la modernité artistique en Bulgarie pendant les premières décennies du XX siècle, Collection Texte & Image https://en.wikipedia.org/w/index.php?title=Elisaveta_Konsulova-Vazova&oldid=946982592

 

Traduzione inglese
Piera Negri

1897: A resolute teenager introduces herself to Ivan Murvichka, director of the State School of Painting (later the National Academy of Fine Arts), asking to be allowed (her and the only other female student in the school) to practice nude painting not copying plaster models but from life, as the male students did. The director accepts and Elizaveta Konsulova becomes the first woman to draw nudes from life. From this moment on, the sixteen-year-old Elizaveta shows that initiative and determination that will allow her to carry out her projects with courage. But who was Elizaveta Konsulova? The first of six children, she was born on December 4, 1881 in Plovdiv from Anna Hadjiyenova and Georgi Konsulov. Her mother was from wealthy and cultured family in Tulcea, a city belonging to the Ottoman Empire and assigned to Romania since 1878. Her father, Georgi, a merchant, originally from Levski, was a supporter of the independence of Bulgaria, and for this he had been exiled to Izmir; after the formation of the Principality of Bulgaria, he will become a member of Parliament. From the family environment Elizaveta absorbs attention to the problems of the modern nation state: an important part of her activity will in fact be passionately dedicated to the formation of a modern Bulgarian national culture and identity and in particular to the defence of women’s right for a full participation in cultural and public life. In 1891 the family moves to Sofia; Elizaveta enrols in the State School of Painting, where she graduates in 1902 and where she meets Boris Vazov, her future husband and younger brother of Ivan Vazov, a significant figure in the emerging Bulgarian literature. After graduation she would have liked to continue her studies abroad but this is not possible at the moment: due to the death of her father she has to contribute to the family budget, she opens a painting school for women (convinced of the importance of training as a vehicle for full female presence in cultural life) and continues her artistic path by painting, in impressionist style, still lives and portraits that dig into intimacy. In 1906, overcoming the initial opposition of her family, she marries Boris Vazov. The marriage - it is worth underlining that Elizaveta puts her husband's surname alongside her surname - and the birth of her first two daughters (she will have three) do not push her to give up on her plans, on the contrary. In 1909 she resumes her studies, she goes with her daughters to Munich, where she attends the Academy of Fine Arts and continues painting: her beautiful works Women in white and Portrait in white. Back to Sofia, she deepens her pictorial research working en plein air, she creates portraits of many intellectuals and artists, she uses different techniques and materials (oil, watercolour, pastels); she is one of the first professional painters in Bulgaria, she participates in numerous collective exhibitions and in 1919 she will be the first to hold a personal exhibition. It is in this period that she starts joining her work as an artist with that of art critic, translator, intellectual. Bulgaria must build a modern cultural identity, deal with international research, art, literature: and Elizaveta gives her contribution. She studies languages (she knows six of them), translates articles, novels (among these Three men in a boat by JK Jerome), travels (Munich, Rome, Milan, Venice and then again in Germany between 1920 and 1922 and elsewhere): her role is and will also be in the following decades that of populariser and intermediary between Bulgarian and European culture. With articles published in "Hudojnik" (Artist) she introduces Francois Millet, Giovanni Segantini and others to the general public. But that's not enough; for a widespread and modern cultural and artistic identity to be formed, an adequate historical knowledge of European art is required: Elizaveta translates Richard Muther's History of Painting, the first part of which was published in 1907, becoming a reference text for art history teaching and intellectual training in general.

Her commitment is not limited to art. During the Balkan wars she served as a volunteer nurse in several hospitals on the Turkish border assisting soldiers in the height of a cholera epidemic; after the war she will be awarded the Grand Cross. This episode, however, unlike what happens to other artists, seems remaining completely separate from her work; Elizaveta in her writings leaves dramatic evidence of this period, but there is no trace of the war in her works: her themes and style remain the same. And another question: what pushes Elizaveta, who is 31 years old and has three daughters (the youngest is two years old), to leave her family and risk her life? Only adherence to the ideals of "national rebirth"? Or even the desire to prove that women have the same rights, passions and abilities as men? After the First World War, Bulgaria goes through a complicated period, politically unstable but rich in cultural ferment: as we mentioned, the experience of the Great War marks many artists and Bulgaria opens up to confrontation with the most important European avant-gardes (Expressionism, Dadaism, Futurism, Bauhaus among others). But Elizaveta rejects this comparison (during and after her stay in Germany in 1920-1922, for example, she does not report anything on these currents): in a 1922 article published in the newspaper "Slovo" (Words) she writes that the art of the West is sick, it stigmatizes the use of non-canonical materials (metal, fabrics, glass) by some artists: they are different from each other but "they all have in common the desire to break and the incomprehension of past values". These conservative positions are explained by her idea that the assimilation of "modernity" has not yet been completed in Bulgaria: to reject and break with tradition one must first make it fully one's own; to confirm this position there is an article from 1923 in which she states not to detect in Bulgarian artistic production the spirit of revolt that is blowing in the West. In truth, in those years some magazines spread the ideas of the avant-gardes but these movements have an elitist character, while Elizaveta Konsulova wants to remain faithful to her pedagogical and popularizing approach. In this context, it is well understood the importance she attributed to the "Slavia Beseda" folk art association - she helped to found - and which aimed to recover and revitalize Bulgarian popular culture; in the same period she also works on the formation of a puppet theater, which would later become a point of reference in the national culture.

From 1927 to 1933 the family moves to Prague (due to her husband's diplomatic job). Here too Elizaveta carries out an intense activity becoming a central element in city life: she creates an association for Czechoslovakian-Bulgarian reciprocity, participates in the Congress of the International Union of Puppets and also in the International Congress of Arts with a report on traditional Bulgarian costumes. Back to Sofia she starts a cooperation with "Beseda", a women's cultural magazine; she always pursues the mission of up-dating and internationalizing the local culture. Elizaveta's gaze now focuses on the female world: she supports the women’s right and the need for the country to promote female education as a tool for their full participation in political life, she takes care and supports the work of female artists. For the magazine she translates articles from English, French, German; she deals with parenting issue, spreads hygienic innovations, supports a more rational organization of domestic life as a tool to free up women's time and allow them to participate in artistic, cultural and political life. Certainly, a radical revision of traditional roles is not proposed, but a greater participation of men in domestic and family life is advocated, which would leave to women more time "all for them". Many articles are dedicated to female artists, in others she fights for women's right to access to university education and for the right to vote. In 1940 she stops her activity as an artist and intellectual. In 1956 a retrospective of her works was dedicated to her and in 1961 she was awarded the Cyril and Methodius medal. Elizaveta Konsulova Vazova died on August 29, 1965 in Sofia. Several exhibitions of her works are all over the world.

More information:
Genova Irina, L’activité critique d’Elisaveta Konsulova Vazova (1881-1965) dans la formation de la modernité artistique en Bulgarie pendant les premières décennies du XX siècle, Collection Texte & Image