Françoise d'Eaubonne
Emma de Pasquale



Viola Gesmundo

 

Nata a Parigi il 12 marzo 1920, Françoise d'Eaubonne cresce in un ambiente profondamente caratterizzato dal conservatorismo religioso: il padre, Étienne Piston d'Eaubonne, è un membro del movimento progressista cristiano Le Sillon e la madre, Rosita Martinez Franco, è figlia di un rivoluzionario carlista.Trascorre l’infanzia nella città di Tolosa, cercando un clima più favorevole alla salute di suo padre, costantemente malato a causa dei gas tossici inalati durante la Prima guerra mondiale. Dal 1936 al ’39 segue con partecipazione gli eventi della Guerra civile spagnola e la sua famiglia accoglie esuli fuggiti alla dittatura di Franco. Il suo talento per la scrittura si rivela precocemente, quando vince il premio della casa editrice Denoël per il miglior racconto under 13. Dopo aver terminato gli studi universitari da autodidatta, aderisce alla Resistenza francese contro il nazifascismo e pubblica, durante la guerra, la prima raccolta di poesie: Colonnes de l'âme, edita da Lutétia nel 1942. Nel 1944 s’iscrive al Partito comunista, che lascerà pochi anni dopo per una forte dissonanza sulle tematiche dell’ecologismo, del femminismo e della differenza sessuale. Negli anni seguenti, persegue contemporaneamente la sua carriera letteraria e il suo attivismo politico: essendo rimasta sola con la figlia dopo il divorzio dal marito nel ’44, decide di affidare la bambina ai nonni, per potersi concentrare sulla costruzione di un percorso professionale. L’episodio mette in luce, nella vita privata di d’Eaubonne, quanto la maternità costituisca per i paradigmi sociali un ostacolo spesso insormontabile all’affermazione lavorativa della donna. Una vera rivoluzione interiore per d’Eaubonne è rappresentata dalla pubblicazione del saggio Il secondo sesso di Simone de Beauvoir: la lettura del libro le consente di osservare la sua esperienza di donna sotto una lente completamente diversa, e da quel momento la filosofa si assesta su un nuovo centro di gravità da cui analizzare l’esistenza. Ispirandosi proprio a de Beauvoir scrive il suo primo saggio femminista nel 1951, Le complexe de Diane: un’opera in cui, partendo dalla classicità, analizza le questioni storiche e culturali che hanno portato all’esclusione delle donne dalla politica e in cui introduce inoltre l’idea di una bisessualità originaria e del genere binario come costrutto sociale. La sua formazione politica di stampo marxista emerge chiaramente nel testo, dal momento in cui intreccia inesorabilmente la lotta femminista alla lotta di classe e il destino delle donne come parte di una rivoluzione collettiva.

Nel periodo successivo continua a scrivere romanzi, saggi e poesie, che arricchiscono una vastissima produzione, di oltre cento pubblicazioni. È nel 1971 che si avvicina definitivamente alla lotta per i diritti delle donne e delle persone omosessuali, partecipando alla fondazione del Mouvement de Libération des Femmes (Mlf) e Front Homosexuel d’Action Révolutionnaire (Fhar), il primo movimento rivoluzionario che unisce sotto la stessa sigla gay e lesbiche francesi, che, tra l’altro, dà anche un forte impulso alla nascita del Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano (F.u.o.r.i). Nello stesso anno prende parte al Manifeste de 343, una dichiarazione pubblicata sulla rivista Nouvel Observateur, in cui 343 donne ammettono di aver avuto un aborto, rischiando di andare incontro a dure conseguenze penali: il manifesto dà un’importante scossa al dibattito sulla legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza e sul diritto di scelta. Nel 1972, essendo sorto a livello globale il problema dello sfruttamento delle risorse del pianeta, d’Eaubonne comincia a dare una svolta ecologica al suo laboratorio di pensiero, pubblicando il libro Histoire et actualité du féminisme, nel quale analizza lo sviluppo della «fallocrazia» (termine di cui le si attribuisce la creazione) e aggiudica la responsabilità della crisi globale al sistema patriarcale, che impone il proprio potere tanto sul corpo delle donne quanto sulla Terra. Introduce così il nesso tra femminismo ed ecologismo, che caratterizzerà tutta la sua attività politica e letteraria successiva. Infatti, nel 1973 fonda il Fronte Femminista, diventato nel ’74 il Centro di Ecologia Femminista, un movimento che punta ad affrontare i problemi ecologici nell’ottica di una rivoluzione di genere. Elabora così il concetto di «ecofemminismo», introdotto nel saggio del ’74 Le féminisme ou la mort, in cui afferma che lo sviluppo del mondo contemporaneo è basato sull’abuso concomitante della natura e della donna procreatrice. «Da quando l’uomo si impadronì del suolo, quindi della fertilità (più tardi dell’industria) e del ventre della donna, quindi della fecondità, era logico che l’eccessivo sfruttamento dell’uno e dell’altra conducessero a questa doppia minaccia: eccesso delle nascite e distruzione dell’ambiente».(Le féminisme ou la mort, p. 221) La proposta chiede una redistribuzione del potere, affidando alle donne il controllo demografico e la gestione libera della propria fertilità, dal momento in cui a pagare le conseguenze della procreazione incontrollata sono fondamentalmente sia le donne che bambini e bambine.

 

«Il primo rapporto dell'ecologia con la liberazione delle donne è la ripresa demografica da parte loro [...]. Questa liberazione è già iniziata nei paesi altamente industrializzati che sono obbligati, per motivi di produttività, a concedere alle donne la contraccezione». (Tradotto dal libro collettivo di Michèle Dayras, Liberté, égalité et les femmes?, p. 177) D’Eaubonne sostiene, in sintesi, che le lotte non vadano affrontate separatamente, ma come un’unica missione rivoluzionaria e, inoltre, supporta la violenza come mezzo d’azione, esprimendo la sua posizione al riguardo nel saggio Contre-violence ou la Résistance à l’État, pubblicato nel 1978. In questo senso, collabora anche con gruppi di estrema sinistra come Fraction armée rouge e Action directe, con l’obiettivo di costruire una società egualitaria, ecologica, femminista e autorganizzata. L’utilizzo della «controviolenza» come mezzo rivoluzionario si manifesta soprattutto nella lotta al nucleare, quando, il 3 maggio 1975, commette un attentato alla centrale in costruzione a Fessenheim, in Alsazia, facendone esplodere il circuito idraulico e ritardandone l’apertura. Come risultato di questi anni di attivismo, nel 1978, fonda Ecologie-Feminisme, un movimento che, sebbene non riscuota grande successo in Francia, ottiene un buon riconoscimento internazionale. Perciò, dagli anni Ottanta fino alla morte, d’Eaubonne stabilisce contatti e collaborazioni con collettivi, centri di studio e università estere, continuando a militare per la soppressione del sistema patriarcale con il duplice e inestricabile obiettivo di una rivoluzione ecologica e femminista. Si spegne a Parigi il 3 agosto del 2005. Purtroppo, la figura di d’Eaubonne è stata progressivamente dimenticata e le sue parole illuminate hanno avuto una scarsa diffusione tanto in Francia quanto a livello globale: nonostante sia la pioniera del pensiero ecofemminista, gli sviluppi multidirezionali del movimento hanno oscurato la sua filosofia, che, per quanto sicuramente radicata in un contesto storico e sociale oramai lontano da noi, ha avuto la lucidità precoce di analizzare a collegare le varie sfaccettature dell’oppressione patriarcale.

 

Traduzione francese
Joelle Rampacci

Née à Paris le 12 mars 1920, Françoise d'Eaubonne grandit dans un environnement profondément marqué par le conservatisme religieux : son père, Étienne Piston d'Eaubonne, était membre du mouvement chrétien progressiste Le Sillon et sa mère, Rosita Martinez Franco, était la fille d'un révolutionnaire carliste. Elle passe son enfance dans la ville de Toulouse, à la recherche d'un climat plus favorable à la santé de son père, constamment malade à cause des gaz toxiques inhalés pendant la Première Guerre mondiale. De 1936 à 1939, elle suit les événements de la guerre civile espagnole et sa famille accueille des exilés qui ont fui la dictature de Franco. Son talent d'écrivain se révèle très tôt lorsqu’elle remporte le prix des éditions Denoël pour la meilleure histoire des moins de 13 ans. Après avoir terminé ses études universitaires en autodidacte, elle s'engage dans la Résistance française contre le nazi-fascisme et publie son premier recueil de poèmes pendant la guerre : Colonnes de l'âme, publié par Lutétia en 1942. En 1944, elle adhère au Parti communiste, qu'elle quitte quelques années plus tard en raison d'une forte dissonance sur les thèmes de l'écologisme, du féminisme et de la différence sexuelle. Dans les années qui suivent, elle poursuit à la fois sa carrière littéraire et son militantisme politique : restée seule avec sa fille après son divorce avec son mari en 1944, elle décide de confier l'enfant à ses grands-parents afin de pouvoir se concentrer sur la construction d'une carrière professionnelle. Cet épisode met en évidence, dans la vie privée de d'Eaubonne, à quel point la maternité constitue, selon les paradigmes sociaux, un obstacle souvent insurmontable à l'affirmation professionnelle d'une femme. La publication de l'essai de Simone de Beauvoir, Le Deuxième Sexe, constitue une véritable révolution intérieure pour d'Eaubonne : la lecture de ce livre lui permet de voir son expérience de femme sous un angle complètement différent et, à partir de ce moment, la philosophe se fixe un nouveau centre de gravité pour analyser l'existence. Inspirée par de Beauvoir, elle écrit son premier essai féministe en 1951, Le complexe de Diane : un ouvrage dans lequel, partant du classicisme, elle analyse les questions historiques et culturelles qui ont conduit à l'exclusion des femmes de la politique et dans lequel elle introduit également l'idée d'une bisexualité originelle et du genre binaire comme construction sociale. Sa formation politique marxiste est évidente dans le texte, car elle entremêle inexorablement la lutte féministe avec la lutte des classes et le sort des femmes dans le cadre d'une révolution collective.

Au cours de la période suivante, elle continue à écrire des romans, des essais et des poèmes, qui enrichissent une vaste production de plus de cent publications. C'est en 1971 qu'elle aborde définitivement la lutte pour les droits des femmes et des homosexuels, en participant à la fondation du Mouvement de Libération des Femmes (Mlf) et du Front Homosexuel d'Action Révolutionnaire (Fhar), premier mouvement révolutionnaire à réunir les gays et les lesbiennes français sous un même emblème qui donnera également une forte impulsion à la naissance du Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano (F.u.o.r.i). La même année, elle participe au Manifeste de 343, une déclaration publiée dans le magazine Nouvel Observateur, dans laquelle 343 femmes avouent avoir eu recours à l'avortement, au risque de subir de lourdes conséquences pénales : le manifeste a donné une poussée importante au débat sur la légalisation de l'interruption volontaire de grossesse et le droit de choisir. En 1972, alors que le problème de l'exploitation des ressources de la planète se pose à l'échelle mondiale, d'Eaubonne commence à donner une tournure écologique à son laboratoire de pensée en publiant le livre Histoire et actualité du féminisme, dans lequel elle analyse le développement de la "phallocratie" (terme qui lui est attribué) et attribue la responsabilité de la crise mondiale au système patriarcal, qui impose son pouvoir tant sur le corps des femmes que sur la Terre. Elle introduit ainsi le lien entre féminisme et écologie, qui caractérisera toute son activité politique et littéraire ultérieure. En effet, en 1973, elle fonde le Front féministe, qui devient en 1974 le Centre d'écologie féministe, un mouvement qui vise à aborder les problèmes écologiques dans la perspective d'une révolution de genre. Elle élabore le concept d'"écoféminisme", introduit dans son essai de 1974 intitulé "Le féminisme ou la mort", dans lequel elle affirme que le développement du monde contemporain est fondé sur l'abus concomitant de la nature et de la femme qui procrée. "Puisque l'homme a pris possession du sol, puis de la fertilité (plus tard de l'industrie), et du ventre de la femme, puis de la fécondité, il était logique que la surexploitation de l'un et de l'autre conduise à cette double menace : excès de naissances et destruction de l'environnement. "(Le féminisme ou la mort, p. 221). La proposition appelle à une redistribution du pouvoir, en donnant aux femmes le contrôle démographique et la libre gestion de leur propre fertilité, puisque ce sont essentiellement les femmes, ainsi que les enfants garçons et filles, qui paient les conséquences d'une procréation non contrôlée.

 

"Le premier rapport de l'écologie à la libération des femmes est le redressement démographique de leurs mains[...]. Cette libération a déjà commencé dans les pays hautement industrialisés qui sont obligés, pour des raisons de productivité, d'autoriser les femmes à utiliser la contraception". (Traduit de l'ouvrage collectif de Michèle Dayras, Liberté, égalité et les femmes ?, p. 177) D'Eaubonne soutient, en résumé, que les luttes ne doivent pas être abordées séparément, mais comme une seule mission révolutionnaire et, en outre, soutient la violence comme moyen d'action, exprimant sa position à ce sujet dans l'essai Contre-violence ou la Résistance à l'État, publié en 1978. En ce sens, elle collabore également avec des groupes d'extrême-gauche tels que Fraction armée rouge et Action directe, dans le but de construire une société égalitaire, écologique, féministe et auto-organisée. Son utilisation de la "contre-violence" comme moyen révolutionnaire est particulièrement évidente dans la lutte contre l'énergie nucléaire, lorsque, le 3 mai 1975, elle commet un attentat contre la centrale en construction à Fessenheim, en Alsace, en faisant sauter son circuit hydraulique et retardant son ouverture. À la suite de ces années de militantisme, elle fonde en 1978 Écologie-Féminisme, un mouvement qui, bien qu'il n'ait pas eu beaucoup de succès en France, a obtenu une bonne reconnaissance internationale. Ainsi, des années 1980 jusqu'à sa mort, d'Eaubonne établit des contacts et des collaborations avec des collectifs, des centres d'études et des universités à l'étranger, continuant à militer pour la suppression du système patriarcal avec le double et inextricable objectif d'une révolution écologique et féministe. Elle décède à Paris le 3 août 2005. Malheureusement, la figure de d'Eaubonne a été peu à peu oubliée et ses propos éclairés ont peu circulé en France ou dans le monde : bien que pionnière de la pensée écoféministe, les développements multidirectionnels du mouvement ont occulté sa philosophie qui, certes, s'enracinait dans un contexte historique et social aujourd'hui éloigné de nous, mais avait la lucidité précoce d'analyser et de relier les différentes facettes de l'oppression patriarcale.

 

Traduzione inglese
Syd Stapleton

Born in Paris on March 12, 1920, Françoise d'Eaubonne grew up in an environment deeply characterized by religious conservatism. Her father, Étienne Piston d'Eaubonne, was a member of the Christian progressive movement Le Sillon and her mother, Rosita Martinez Franco, was a daughter of a Carlist revolutionary. She spent her childhood in the city of Toulouse, where her parents sought a climate more favorable to the health of her father, who was constantly ill due to the poison gas inhaled during the First World War. From 1936 to 1939, she participated in the events of the Spanish Civil War, and her family welcomed exiles who fled the Franco dictatorship. Her talent for writing was revealed early, when she won the prize of the Denoël publishing house for the best short story under by someone under 13 years old. After finishing her university studies as an auto-didact, she joined the French Resistance against Nazi-fascism and published, during the war, her first collection of poems, Colonnes de l'âme, published by Lutétia in 1942. In 1944 she joined the Communist Party, which she left a few years later due to strong differences on the issues of ecology, feminism and gender. In the following years, she pursued her literary career and her political activism at the same time. Left alone with her daughter after being divorced from her husband in '44, she decided to entrust the child to her grandparents in order to concentrate on building a professional path. The episode highlights, in d Eaubonne's private life, how much a woman’s motherhood, a social paradigm, constitutes an often insurmountable obstacle to a woman's professional success. A real interior revolution for d'Eaubonne was represented by the publication of the book The Second Sex by Simone de Beauvoir. Reading the book allowed her to observe her experience as a woman under a completely different lens, and from that moment the philosopher settled on a new center of gravity from which to analyze existence. Inspired by de Beauvoir, she wrote her first feminist treatise in 1951, Le complexe de Diane, a work in which, starting from classicism, she analyzes the historical and cultural issues that led to the exclusion of women from politics and in which she also introduces the idea of ​​an original bisexuality and of the binary gender as a social construct. Her Marxist-like political background emerges clearly in the text, from the moment in which she inexorably intertwines the feminist struggle with the class struggle and the fate of women as part of a collective revolution.

In the following period she continued to write novels, essays and poems, which enrich a vast production of over one hundred publications. It was in 1971 that she definitively approached the struggle for the rights of women and homosexuals, participating in the foundation of the Mouvement de Libération des Femmes (MLF) and Front Homosexuel d'Action Révolutionnaire (FHAR), the first revolutionary movement that united, under the same acronym, French gays and lesbians, which, among other things, also gave a strong impetus to the birth of the Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano (F.O.U.R.I.). In the same year she took part in the Manifeste de 343, a declaration published in the Nouvel Observateur magazine, in which 343 women admit to having had an abortion, facing the risk of harsh consequences under French law. The manifesto gave an important shock to the debate on the legalization of voluntary termination of pregnancy and the right to choose. In 1972, the problem of the exploitation of the planet's resources having risen on a global level, d'Eaubonne began to give an ecological turn to her laboratory of thought, publishing the book Histoire et actualité du féminisme, in which she analyzes the development of "phallocracy" (a term whose creation is attributed to her) and assigns responsibility for the global crisis to the patriarchal system, which imposes its power both on the bodies of women and on the earth. She thus introduced the link between feminism and environmentalism, which characterized all her subsequent political and literary activity. In 1973 she founded the Feminist Front, which in 1974 became the Center for Feminist Ecology, a movement that aims to tackle ecological problems with a view to a gender revolution. In this way she elaborated the concept of "ecofeminism", introduced in the essay of 1974, Le féminisme ou la mort, in which she declared that the development of the contemporary world is based on the concomitant abuse of nature and the procreative woman. "Since the man took possession of the soil, therefore of fertility (later on industry) and of the womb of the woman, therefore of her fertility, it was logical that the excessive exploitation of one, and of the other, led to this double threat: an excess of births and the destruction of the environment." (Le féminisme ou la mort, p. 221) The proposal calls for a redistribution of power, entrusting women with demographic control and the free management of their fertility, since we have reached the moment in which both women and their children pay the consequences of uncontrolled procreation.

 

“The first link between ecology and the liberation of women is the demographic recovery on their part [...]. This liberation has already begun in highly industrialized countries which are obliged, for reasons of productivity, to grant women contraception.” (Translated from Michèle Dayras' collective book, Liberté, égalité et les femmes? p. 177) In summary, D'Eaubonne argues that the struggles should not be addressed separately, but as a single revolutionary mission and, moreover, supports violence as a means of action, expressing her position on this in the essay Contre-violence ou la Résistance à l'État, published in 1978. In this sense, she also collaborated with far-left groups such as the Red Army Faction and Direct Action, with the aim of building an egalitarian, ecological, feminist and self-organized society. The use of "counterviolence" as a revolutionary means was manifested above all in the fight against nuclear power, when, on May 3, 1975, she undertook an attack on the plant under construction in Fessenheim, Alsace, causing the hydraulic system to explode and delaying its opening. As a result of these years of activism, in 1978, she founded Ecologie-Feminisme, a movement which, although not very successful in France, got good international recognition. Therefore, from the 1980s until her death, d 'Eaubonne established contacts and collaboration with foreign collectives, study centers and universities, continuing to fight for the suppression of the patriarchal system with the dual and inextricable objective of an ecological and feminist revolution. She died in Paris on August 3, 2005. Unfortunately, the figure of d'Eaubonne has been gradually forgotten and her enlightened words have had little diffusion either in France or globally. Despite being the pioneer of ecofeminist thought, the multidirectional developments of the movement have obscured her philosophy, which, although surely rooted in a historical and social context now far from us, had the precocious lucidity to analyze and connect the various facets of patriarchal oppression.

 

Traduzione spagnola
Erika Incatasciato

Nacida en Paris el 12 de marzo 1920, François d’Eaubonne crece en un entorno profundamente caracterizado por el conservadurismo religioso. Su padre, Étienne Pistón d’Eaubonne, es miembro del movimiento progresista cristiano Le Sillon y su madre, Rosita Martinez Franco, es hija de un revolucionario carlista. Pasa la infancia en la ciudad de Tolosa, buscando un clima más favorable a la enfermedad de su padre, constantemente enfermo a causa de los gases tóxicos inhalados durante la Primera Guerra Mundial. Desde el 1936 hasta 1939 sigue con participación los eventos de la Guerra Civil Española y su familia les dio refugio a los exiliados que escapan de la dictatura de Franco. Su talento en la escritura se muestra temprano cuando gana el premio por el mejor relato under 13 de la editorial Denoël. Una vez terminados sus estudios universitarios como autodidacta, ingresa en la Resistencia Francesa contra el Nazi fascismo y publica, durante los años de guerra, su primer poemario: Colonnes de l’âme, editado por Lutétia en 1942. En 1944 se inscribe al Partido comunista, que dejará pocos años después debido a la importantes diferencias sobre los temas de ecología, feminismo y orientación sexual. En los años siguientes, sigue paralelamente su carrera literaria y de activismo político: al haberse quedado sola con su hija tras el divorcio de su marido en 1944, decide dejar a su hija con los abuelos, para poderse dedicar a la construcción de su recorrido profesional. El episodio de la vida privada de D’Eaubonne, según los paradigmas sociales, pone en relieve como la maternidad constituye un obstáculo a menudo insuperable para la afirmación profesional de la mujer. La auténtica revolución interior para d’Eaubonne la representó la publicación del ensayo Le Deuxième Sexe de Simone de Beauvoir: la lectura de este libro le permitió observar su experiencia de mujer bajo una perspectiva totalmente distinta, y desde aquel momento la filósofa encontró un nuevo centro de gravedad desde donde analizar la existencia. Inspirándose a de Beauvoir, escribió su primer ensayo feminista en 1951, Le complexe de Diane: una obra en la que, desde el clasicismo, analiza las cuestiones históricas y culturales que han llevado a la exclusión de las mujeres en la política; además, introduce la idea de la bisexualidad originaria y del género binario como construcción social. Su formación política marxista emerge claramente en el texto, desde el momento que se entrelaza inexorablemente la lucha feminista con la lucha de clases y el destino de las mujeres como parte de una revolución colectiva.

En el periodo siguiente sigue escribiendo novelas, ensayos y poemas, que enriquecen una enorme producción, de más de cien publicaciones. En 1971 se acerca definitivamente a la lucha por los derechos de las mujeres y las personas homosexuales, tomando parte en la fundación del Mouvement de Libération des Femmes (Mlf) y del Front Homosexuel d’Action Révolutionnaire (Fhar), el primer movimiento revolucionario que une bajo la misma sigla a los gais y lesbianas franceses; movimiento que da un fuerte impulso al nacimiento del Fronte Unitario Omossessuale Italiano (F. u. o. r. i). Ese mismo año toma parte en el Manifeste de 343, una declaración publicada en la revista Nouvel Observateur en que 343 mujeres admitieron haber abortado, arriesgándose a duras consecuencias penales: el manifiesto dio impulso al debate sobre la legalización de la interrupción voluntaria del embarazo y sobre el derecho de elección. En 1972, con el problema de la explotación de los recursos del planeta reconocido a nivel mundial, d’Eaubonne añade una perspectiva medioambiental a su pensamiento publicando Histoire et actualité du feminisme, libro en el que analiza el desarrollo de la “falocracia” (término cuya acuñación se le atribuye) y adjudica la responsabilidad de la crisis global al sistema patriarcal, que impone su poder tanto en los cuerpos de las mujeres como en la Tierra. Introduce así el nexo entre feminismo y ecologismo, que caracterizará toda su actividad política y literaria posterior. De hecho, en 1973 funda el Frente Feminista, que en 1974, se convertirá en el Centro de Ecología Feminista, un movimiento cuyo objetivo es abordar los problemas medioambientales en la perspectiva de una revolución de género. Formula así el concepto de “ecofeminismo”, introducido en el ensayo del 74 Le feminisme ou la mort, donde afirma que el desarrollo del mundo contemporáneo se basa en el abuso concurrente de la naturaleza y de la mujer procreadora. «Desde que el hombre se adueñó de la tierra, y por tanto de la fertilidad (más tarde de la industria) y del vientre de la mujer, por tanto de la fecundidad, era lógico que la excesiva explotación de ambos conduciría a esta doble amenaza: el exceso de nacimientos y la destrucción del medio ambiente» (Le féminisme ou la mort, pág. 221). La propuesta pide una redistribución del poder, confiando a las mujeres el control demográfico y la libre gestión de la propia fertilidad, ya que las consecuencias de la procreación incontrolada las pagan básicamente tanto las mujeres como niños y niñas.

 

«La primera relación entre la ecología y la liberación de las mujeres es la recuperación demográfica por su parte [...]. Dicha liberación ya ha empezado en los países altamente industrializados, que se ven obligados, por razones de productividad, a conceder la contracepción a las mujeres» (traducido del libro colectivo de Michèle Dayras, Liberté, égalité et les femmes? pág. 177). D’Eaubonne sostiene, en definitiva, que las luchas no deben abordarse por separado, sino como una única misión revolucionaria, y, además, apoya la violencia como medio de acción, expresando su posición respecto a esto en el ensayo Contre-violence ou la Résistance a l’État, publicado en 1978. En este sentido, colabora con grupos de extrema izquierda como Fraction Armée rouge y Action directe, con el objetivo de construir una sociedad igualitaria, ecológica, feminista y autogestionada. El uso de la «contra-violencia» como medio revolucionario, sobre todo, se manifiesta especialmente en la lucha contra la energía nuclear, cuando, el 3 de mayo de 1975, comete un ataque contra la central en construcción en Fessenheim, en Alsacia, haciendo explotar el circuito hidráulico y retrasando su apertura. Como resultado de esos años de activismo, en 1978, funda el movimiento Ecologie-feminisme que, aunque no haya tenido mucho éxito en Francia, obtuvo un buen reconocimiento internacional. Por lo tanto, desde los años ochenta hasta su muerte, d’Eaubonne establece contactos y colaboraciones con colectivos, centros de estudio y universidades extranjeras, luchando por la supresión del sistema patriarcal con el doble e inextricable objetivo de una revolución ecológica y feminista. Fallece en Paris el 3 de agosto de 2005. Lamentablemente, la figura de d’Eaubonne ha sido progresivamente olvidada y sus palabras iluminadas tuvieron poca difusión tanto en Francia como a nivel global: no obstante sea la pionera del pensamiento ecofeminista, las numerosas vertientes del movimiento han relegado en segundo plano a su filosofía que, si bien ciertamente arraigada en un contexto histórico y social lejos de nosotros, tuvo la lucidez temprana de analizar y conectar las distintas facetas de la opresión patriarcal.