Bertha Von Suttner
Eleonora de Longis
Katarzyna Oliwia
For her audacity to oppose the horrors of war: con questa motivazione fu attribuito nel 1905 a Bertha von Suttner il Premio Nobel per la Pace, prima delle diciotto donne che dal 1901 al 2021 hanno ricevuto tale riconoscimento. La sua immagine figura dal 2002 sul dritto della moneta da due euro coniata dall’Austria, ma dal 1966 al 1985 il suo ritratto con velo vedovile era stato impresso sulla banconota da mille scellini. Al culmine della notorietà, nel 1909, pochi anni prima della morte, che sarebbe avvenuta nel 1914, aveva pubblicato la sua autobiografia – Memoiren – in cui esordiva con queste parole, che dimostravano la piena consapevolezza di aver vissuto un momento cruciale: «Il motivo per cui rendo pubbliche le mie esperienze è il fatto che ho incontrato molte persone interessanti e illustri tra i miei contemporanei e la partecipazione a un movimento cresciuto a tal punto da produrre conseguenze storiche mi ha dato la possibilità di guardare gli affari politici del nostro tempo; per questo, dunque, ciò che ho da dire è davvero degno di essere condiviso». Non per caso la traduzione inglese dell’autobiografia, edita l’anno successivo all’edizione originale, portava l’aggiunta del sottotitolo The records of an eventful life. Bertha Sophia Felicita Kinsky von Wchinitz und Tettau era nata a Praga il 9 giugno 1843 da un esponente dell’alta aristocrazia, il feldmaresciallo Franz-Josef, deceduto prima che la figlia nascesse, e da Sophia Wilhelmine von Körner, appartenente alla piccola nobiltà locale, di circa cinquant’anni più giovane del marito. Le condizioni della famiglia subirono un progressivo peggioramento: il milieu aristocratico del feldmaresciallo si dimostrò piuttosto respingente verso la giovane vedova, la figlia Bertha e il figlio maggiore. Inoltre, la passione di lei per il gioco metteva ulteriormente a rischio le finanze familiari. Tuttavia questo non impedisce che per un certo periodo la famiglia possa vivere decorosamente e che Bertha riceva una buona educazione, apprenda bene diverse lingue, la musica, il canto, la letteratura. In un primo tempo la famiglia si trasferisce a Brno, capitale della Moravia. Bertha ha cinque anni quando scoppiano le rivoluzioni del 1848 e, tra i suoi ricordi d’infanzia, intravede sé stessa che, affacciata alla finestra, assiste al tumulto della folla nella piazza sottostante.
Gli anni dell’adolescenza trascorrono in un’alternanza di soggiorni nel centro termale di Wiesbaden, dove Bertha ha modo di conoscere personaggi dell’alta società, e visite delle maggiori città europee – Berlino, Roma, Venezia, Parigi: toccherà così le capitali delle regioni coinvolte nelle guerre che, nella seconda metà del secolo, segneranno il graduale declino dell’egemonia austriaca sull’Europa. Ma ai grandi mutamenti politici che si svolgono sotto i suoi occhi la giovane contessa, per sua stessa ammissione, rimane indifferente, presa, come è, da impegni mondani e progetti di matrimonio e di carriera artistica: dotata di un discreto talento musicale e spinta dalle ambizioni materne, si dedica al canto con la prospettiva di divenire cantante lirica. Nel 1872 Bertha si fidanza con il principe Adolf Sayn-Wittgestein-Hohenstein, al quale la lega, più che un autentico sentimento d’amore, una genuina condivisione di interessi intellettuali e artistici. Ma il principe muore durante la traversata verso gli Stati Uniti dove ha deciso di stabilirsi per esercitarvi la professione di tenore e dove avrebbe dovuto raggiungerlo la fidanzata. Abbandonati i progetti artistici e infranta la prospettiva di un prossimo matrimonio, l’anno successivo Bertha, spinta dalle ristrettezze economiche e anche dalla volontà di rendersi indipendente dalla madre, decide di mettere a frutto l’istruzione ricevuta e di proporsi come istitutrice privata dei rampolli della nobiltà. Entra così nella casa del barone Suttner, con il ruolo di educatrice delle quattro figlie. Nella grande dimora signorile nel cuore di Vienna vivono anche due dei tre figli maschi: con il minore, il ventitreenne Arthur Gundaccar, Bertha, di sette anni maggiore, allaccia una relazione che suscita una tale ostilità da parte della famiglia Suttner che la giovane, rispondendo a un annuncio di Alfred Nobel alla ricerca di una segretaria personale, è costretta a lasciare la casa alla volta di Parigi. La collaborazione fu di breve durata, poiché Nobel si allontanò da Parigi dopo due mesi e Bertha dovette rinunciare all’impiego: tuttavia la breve conoscenza non mancò di produrre i suoi frutti poiché i due si mantennero in costante rapporto epistolare ed abbero modo di incontrarsi successivamente. A questo punto Bertha fece brevemente ritorno in patria per sposare, in segreto, Arthur, con il quale prese la decisione di trasferirsi nel Caucaso. Qui l’amicizia con la principessa della Mingrelia, Ekaterina Dadiani, e con altri nobili conosciuti in Europa permise ai due di integrarsi nella società del luogo e di impiegarsi in lavori occasionali ma necessari per il loro sostentamento. Gli anni 1877-1878 rappresentarono un punto di svolta: con lo scoppio della guerra russo-turca, Bertha e Arthur sperimentarono per la prima volta il contatto fisico con un evento bellico e intrapresero entrambi le vie della scrittura. Arthur si dedicò soprattutto a cronache e racconti di vita e storia georgiana, che ebbero un notevole successo e gli procurarono buoni guadagni. Quanto a Bertha, compose in un primo tempo racconti d’appendice che inviava al giornale viennese Die Presse, in un secondo momento passò a un genere narrativo “ibrido” – letterario, scientifico, autobiografico – dal quale nacque il libro Inventarium einer Seele (1883) che conteneva le sue prime riflessioni sui temi della guerra e della pace. Nel 1885, la coppia, accompagnata dalla notorietà raggiunta in campo letterario e perdonata dai familiari, fa ritorno in patria, dove è accolta nel castello di Hermannsdorf nel quale i Suttner si sono trasferiti da tempo.
Nuovamente a Parigi nel 1886, i coniugi vi incontrano Nobel e altri intellettuali, tra i quali Ernest Renan e Alphonse Daudet, che li mettono in contatto con la International Peace and Arbitration Association, fondata dal filantropo inglese Hodgson Pratt da cui Bertha raccoglie l’invito a costituire una Corte internazionale di arbitrato per risolvere conflitti tra gli Stati e una Lega per la pace in tutte le grandi città europee. Nel 1889 Bertha pubblica, con lo pseudonimo di "Jemand" (Qualcuno), Das Maschinenzeitalter (L’età delle macchine), in cui attacca duramente il nazionalismo e la corsa agli armamenti e critica senza mezzi termini il principio sotteso al motto Si vis pacem, para bellum. Nello stesso anno dà alle stampe la sua opera più nota, Die Waffen nieder! (Giù le armi!). Scritto sotto forma di autobiografia, il romanzo ha come protagonista Martha Althaus: figlia di un generale, racconta il suo itinerario di dolore attraverso le guerre che hanno distrutto, con le violenze e con le malattie, la propria famiglia e l’hanno resa due volte vedova. Alla luce di queste esperienze Martha riflette sul suo passato e matura una coscienza pacifista: anche il padre e il secondo marito, prima di morire per cause connesse alla guerra, invocano il rifiuto delle armi. Nell’epilogo, un messaggio di speranza è affidato alla figura del figlio di Martha, il giovane conte Rudolf Dotzky. Giù le armi! può essere definito senz’altro un Bildungsroman, un romanzo di formazione, che esce dai canoni tradizionali se non altro per avere come protagonista una donna e per l’uso di una copiosa documentazione – giornali, corrispondenze di guerra, fonti d’archivio – la cui lettura permette a Bertha di esprimersi con estremo realismo nel descrivere gli scenari bellici e l’orrore che ne deriva. L'opera, tradotta in oltre venti lingue, diede all'autrice una grande notorietà internazionale e la consacrò come figura chiave dell'attivismo pacifista. Gli anni seguenti sono segnati dall’instancabile dedizione di Bertha nel costruire reti e organizzazioni internazionali a favore della pace con l’obiettivo non di “regolare” o “umanizzare” la guerra ma di eliminarla attraverso l’arbitrato internazionale. La sua intraprendenza, che la fa partecipare a innumerevoli inziative in tutta Europa a partire dal 1891, le vale l’appellativo di “commesso viaggiatore della pace”. Fonda la Società pacifista austriaca, l’Associazione per il rifiuto dell'antisemitismo, la Società pacifista germanica; prende parte al III Congresso universale della pace che si tiene a Roma nel novembre 1891 e alla prima Conferenza dell’Aja nel 1899; contribuisce alla creazione del Bureau international permanent de la paix a Berna e, successivamente, alla nascita del Comitato di fratellanza anglo-tedesco; nel 1907 partecipa alla Conferenza per la pace dell’Aja che realizza, finalmente, l’obiettivo di istitutire la Corte permanente di arbitrato. Il fervore di Bertha non subisce battute d’arresto neppure dopo la morte del marito, nel dicembre 1902, nonostante i due fossero legati da un’intesa fortissima alimentata dalla condivisione delle battaglie pacifiste. Nel 1905, a coronamento del suo impegno, le viene assegnato quel premio per la pace che ella stessa aveva ispirato ad Alfred Nobel. La sua fama come scrittrice e come attivista le valse una costante e non sempre benevola attenzione da parte della stampa, che non mancò di fare di lei bersaglio di scherno e soggetto di numerose caricariture. Sta di fatto che la sua capacità di analisi politica si dimostrò acuta e tale da farle cogliere con lungimiranza le tensioni internazionali e i rischi che esse rappresentavano per la pace. In questo quadro, il suo ultimo scritto, nel 1912, Die Barbarisierung der Luft (L’imbarbarimento dell’aria), denunciava i pericoli rappresentati dall'avanzamento tecnologico nella produzione di armamenti, in particolare nell’aeronautica, proprio mentre l’Italia inaugurava i bombardamenti aerei nella conquista della Libia.
Nell'agosto 1913, nella Conferenza internazionale di Pace dell'Aja, Bertha venne eletta "generalissimo" del movimento pacifista e nel maggio 1914, un mese prima della morte, prese parte all'organizzazione della XXI Conferenza di pace, che avrebbe dovuto tenersi a Vienna in settembre. In quei giorni che precedettero lo scoppio della guerra, Stefan Zweig l’aveva per caso incrociata nelle strade di Vienna. Bertha – “immensa e generosa Cassandra dei nostri tempi” – con foga apostrofa lo scrittore: «La gente non capisce cosa sta succedendo! […]. Eravamo quasi in guerra e ancora una volta hanno taciuto, ci hanno nascosto tutto![…] Perché voi giovani non fate nulla? Questa cosa riguarda voi prima di tutti! Difendetevi! Unitevi! Non lasciate che a fare tutto siamo sempre noi vecchie signore che nessuno vuole più ascoltare!». (Die Welt von Gestern, 1944)
Traduzione francese
Andrea Zennaro
«Pour son audace à s’opposer aux horreurs de la guerre»: c’est avec cette motivation-ci qu’en 1905 on a attribué à Bertha Von Suttner le Prix Nobel pour la Paix: elle était la première des femmes qui ont obtenu ce Prix entre 1901 et 2021. Depuis 2002, son visage apparaît sur la pièce de 2 euros autrichienne et, entre 1966 et 1985, son portrait était imprimé sur le billet de mille schellings. Vers la fin de sa vie, sa renommée était grande, et en 1909, peu d’années avant sa mort, qui a eu lieu en 1914, elle avait publié son autobiographie, "Memoiren", qui commençait avec ces mots-ci, qui démontraient sa pleine conscience d’avoir vécu une période très importante: «La raison pour laquelle je veux rendre publiques mes expériences, c’est que j’ai connu parmi mes contemporaines des personnes illustres et très intéressantes, et c’est aussi que j'ai pu participer à un mouvement important qui a produit des conséquences historiques, ça m’a permit de m' intéresser aux affaires politiques de notre époque: c’est pour cela que ce que j’ai à dire est vraiment digne d’être partagé». C’est pour cette raison que la traduction anglaise de son autobiographie, publiée l’année suivante de l’édition originelle, avait comme sous-titre "Les mémoires d’une vie bien pleine en événements. " Bertha Sophia Felicita Kinky Von Wchilinitz und Tettau est née à Prague le 9 juin 1843 d’un représentant de la haute noblesse, le Marechal Franz-Josef, décédé avant la naissance de sa fille, et de Sophia Wilhelmine Von Körner, appartenant à la petite noblesse locale et plus jeune que son mari d’environ cinquante ans. Les conditions de la vie familiale se sont alors dégradées: l’environnement aristocratique du maréchal s'est montré plutôt hostile à la jeune veuve, à sa fille Bertha et à son fils aîné. En outre, sa passion pour le jeu mit en danger les finances de la famille. Malgré tout, cela n’a pas empêché la famille de vivre une période heureuse et Bertha put recevoir une bonne éducation et bien apprendre plusieurs langues, la musique, le chant et la littérature. Dans un premier temps, la famille se déplace à Brno, la capitale de la Moravie. Bertha n’a que cinq ans quand éclatent les révoltes de 1848: parmi ses souvenirs d’enfance, elle se voit elle-même à la fenêtre , regardant les bagarres de la foule dans la place en-dessous de chez elle.
Ses années d 'adolescence , Bertha les passe entre ses séjours au centre thermal de Wiesbaden, où elle fait la connaissance de plusieurs personnages de la haute société, et ses voyages dans les principales villes européennes, Berlin, Rome, Venise, Paris: c’est ainsi qu’elle connait les capitales des régions touchées par les guerres qui, dans la seconde moitié du siècle, mènent à la chute du pouvoir autrichien sur l’Europe. Mais la jeune comtesse, comme elle- même l' admet, reste indifferente aux changements politiques qui se déroulent sous ses yeux, car elle est engagée dans des soirées mondaines et les projets de son mariage et de sa carriere artistique; douée d’un bon talent musical et poussée par les ambitions de sa mère, elle se dédie au chant dans la perspective de devenir une chanteuse lyrique. En 1872 Bertha se fiance avec le prince AdolfSayn-Wittengstein -Hohenstein, avec qui elle partage, plutôt qu’un vrai sentiment d’amour, les mêmes intérêts intellectuels et artistiques. Mais le prince meurt pendant la traversée vers les Etats-Unis, où il a décidé de s’établir pour y exercer la profession de chanteur ténor et où sa fiancée aurait dû le rejoindre. Abandonnés les projets artistiques et cassée la perspective d’un imminent mariage, Bertha, poussée par les conditions économiques et par la volonté de s’affranchir de sa mère, décide d’utiliser l’instruction reçue et de se proposer comme institutrice privée pour les enfants de la noblesse. Elle entre donc dans la maison du baron Suttner avec le rôle d’educatrice des quatre filles du baron. Dans la grande maison, située dans le coeur de Vienne, habitent aussi deux des trois fils du baron: avec le fils cadet, Arthur Gundaccar, qui a vingt-trois ans, Bertha, son aînée de sept ans, commence une relation ...tellement mal vue par la famille Suttner que la jeune fille doit quitter la maison pour Paris, en répondant à l’affiche d’Alfred Nobel qui cherche une secrétaire personnelle. La collaboration est brève, car après deux mois Nobel s’éloigne de Paris et Bertha doit renoncer à l’emploi: malgré tout, la brève connaissance qu'ils ont liée a bien donné ses fruits, car ils garderont toujours le contact et plus tard se reverront. Du coup, Bertha rentre chez elle pour se marier clandestinement avec Arthur, avec qui elle decide de se déplacer dans le Caucase. Là, l’amitié avec la princesse de Mingrelie (...) Ekaterine Dadiani et avec d' autres nobles connus en Europe permet aux mariés de s’intégrer dans la société locale et de s’engager en des travaux professionnels nécessaires pour leur entretien. Les années 1877 et 1878 représentent un moment de changement: quand la guerre russo-turque éclate Bertha et Arthur connaissent la rupture de la paix pour la première fois et décident de vivre de l’écriture. Arthur, lui, se voue surtout à écrire des chroniques et des contes axés sur l' histoire géorgienne, lesquels ont un grand succès et lui procurent un bon profit. Bertha, elle, compose dans une, première période des contes qu’elle envoie au journal viennois Die Presse et après elle passe à un genre de narration mixte, littéraire, scientifique et autobiographique, d’où nait son livre "Inventarium einer Seele" (1883), qui contient ses premières réflexions sur les thèmes de la guerre et de la paix. En 1885 le couple, accompagné par la notoriété gagnée grâce à la littérature et pardonné par la famille, retourne dans sa Patrie, et elle est accueillie dans le château de Hermannsdorf, où les Suttner se sont déplacés depuis longtemps.
En 1886, de nouveau à Paris, les époux y retrouvent Nobel et d' autres intellectuels, parmi lesquels Ernest Renan et Alphonse Daudet, qui les mettent en contact avec l' International Peace and Arbitration Association, créée par le philanthrope anglais Hodgson Pratt: Bertha suit l’invitation de celui-ci pour créer une Cour internationale d’arbitrage pour résoudre les conflits entre les états et une ligue pour la paix dans toutes les principales villes européennes. En 1889, Bertha, avec le pseudonyme de (?), elle publie Das Maschinenzeitalter (L’âge des machines), où elle se positionne fortement contre le nationalisme et contre la course aux armements et elle critique très fort la phrase Si vis pacem para bellum (Si tu veux la paix, alors prépare la guerre). Dans la même année, elle fait imprimer son livre le plus connu, Die Waffen nieder! (À bas les armes!). Ecrit sous la forme d’une autobiographie, la protagoniste du roman est Martha Althaus, fille d’un Général: l' ouvrage raconte sa douleur à travers des guerres qui, avec la violence et les maladies, ont détruit sa famille et ont fait d’elle une double veuve. Après ces expériences-ci, Martha réfléchit sur son passé et mûrit une conscience pacifiste: son père et son second époux également, avant de mourir à cause de la guerre, invoquent le refus des armes. Dans l’épilogue du livre, c’est le fils de Martha, le jeune comte Rudolf Dotzky, qui porte un message d’espoir. "À bas les armes!" est sans aucune doute un Bildungsroman, un roman de formation qui sort des canons traditionnels en ayant une femme comme protagoniste et grâce à l’emploi d’une abondance des documents (journaux, correspondances de guerre, archives), qui permet à Bertha de s’exprimer avec un profonde réalisme en décrivant les scènes de la guerre et l’horreur qui en nait. Le texte, traduit en plus de vingt langues, donne à l’auteur une grande notoriété internationale et fait d’elle une figure-clé de la lutte pacifiste. Les années suivantes voient Bertha construire de nombreuses associations internationales pour la paix ayant l’objectif non pas de régler ou d' “humaniser” la guerre mais de l’éliminer à travers un arbitrage international. Son courage, qui la mène à participer à plusieurs rencontres dans toute l’Europe à partir de 1891, lui vaut l’appellatif de “commis voyageur de la paix”. Elle crée la Société pacifiste autrichienne, l’Association pour le refus de l’antisémitisme et la Société pacifiste germanique; elle prend part au IIIème Congrès universel de la paix qui a lieu à Rome en novembre 1891 et à la première Conférence de l’Aja en 1899; elle contribue à la création du Bureau international permanent de la paix à Berne et, plus tard, à la naissance du Comité de fraternité anglo-allemand; en 1907 elle participe à la Conférence pour la paix de l’Aja qui réalise, enfin, l’objectif d’instituer la Cour permanente d’arbitrage. L’ ardeur de Bertha ne s’arrête même pas à la mort de son mari, en décembre 1902, alors même que le couple était fortement lié par les batailles pacifistes communes. En 1905, comme reconnaissance de son engagement, lui est attribué ce prix pour la paix qu’elle-même avait inspiré à Alfred Nobel. Sa réputation d’écrivaine et d’activiste lui procure une attention constante et pas toujours bienveillante de la part de la presse, qui ne manque pas de faire d’elle un sujet de mépris et de nombreuses caricatures. Sa capacité d’analyse des événements politiques est tellement aigüe qu'elle lui fait comprendre à l'avance les tensions internationales et les risques qu’elles représentent pour la paix. Dans ce cadre-ci, son dernier texte, Die Barbarisierung der Luft (L’Etat de barbarie de l’air!), composé en 1912, dénonce les dangers représentés par le progrès technologique dans la construction des armements, et particulièrement dans l’aéronautique, justement au moment où l’Italie, en conquérant la Libye, inaugure les bombardements aériens.
En août 1913, durant la Conférence internationale de Paix de l’Aja, Bertha est élue “généralissime” du mouvement pacifiste et, en mai 1914, un mois avant sa mort, elle prend part à l’organisation de la 21ème Conférence de paix, qui aurait dû avoir lieu à Vienne en septembre. En ces jours qui précédaient la déclaration de la guerre, l’écrivain Stefan Zweig la rencontre par hasard dans les rues de Vienne. Il lui déclare avec ardeur: «Bertha, immense et généreuse Cassandre de nos temps: les gens ne comprennent pas ce qui est en train de se passer! […] On était presqu’en guerre et, une fois encore, on nous a menti, on nous a tout caché! >> et elle de répliquer: "Pourquoi vous, les jeunes, vous ne faites rien? La guerre, ça vous concerne vous avant tout! Défendez-vous! Unissez-vous! Ne laissez pas tout faire à de vieilles dames que personne ne veut plus écouter!».
Traduzione inglese
Syd Stapleton
“For her audacity to oppose the horrors of war” - with this motivation Bertha von Suttner was awarded the Nobel Peace Prize in 1905, the first of the eighteen women to receive this recognition from 1901 to 2021. Her image has appeared since 2002 on the obverse of the two-euro coin minted by Austria, but from 1966 to 1985 her portrait with a widow's veil was embossed on the Austrian thousand shilling banknote. At the height of her fame, in 1909, a few years before her death in 1914, she published her autobiography - Memoiren - which she began with these words, showing her full awareness of having lived in a crucial moment, "The reason why I make my experiences public is the fact that I have met many interesting and illustrious people among my contemporaries and participation in a movement that has grown to the point of producing historical consequences has given me the opportunity to look at the political affairs of our time; for this reason, therefore, what I have to say is truly worth sharing.” It is no coincidence that the English translation of the autobiography, published the year following the original edition, included the addition of the subtitle - The Record of an Eventful Life. Bertha Sophia Felicita Kinsky von Wchinitz und Tettau was born in Prague on June 9, 1843 to a member of the high aristocracy, Field Marshal Franz-Josef, who died before his daughter was born, and to Sophia Wilhelmine von Körner, a member of the local gentry, about fifty years younger than her husband. The conditions of the family underwent a progressive worsening. The aristocratic milieu of the field marshal proved rather hostile towards the young widow, her daughter Bertha and her eldest son. In addition, her passion for gambling put her family finances further at risk. However, this did not prevent the family from living decently for a while, and Bertha received a good education. She learned several languages well, and music, singing, and literature. The family initially moved to Brno, the capital of Moravia. Bertha was five years old when the revolutions of 1848 broke out and, among her childhood memories, she recalled looking out of the window and witnessing the tumult of the crowds in the square below.
Her teenage years were spent alternating between stays in the spa in Wiesbaden, where Bertha got to know people from high society, and visits to major European cities - Berlin, Rome, Venice, and Paris. In that way she experienced the capitals of the regions involved in wars which, in the second half of the century, marked the gradual decline of Austrian hegemony over Europe. But the young countess, by her own admission, remained indifferent to the great political changes taking place before her eyes, taken, as she was, by worldly commitments and the prospects of marriage and an artistic career. Endowed with musical talent and driven by her mother’s ambitions, she devoted herself to singing with the intention of becoming an opera singer. In 1872, she became engaged to Prince Adolf Sayn-Wittgestein-Hohenstein, to whom she was attracted by, more than an authentic feeling of love, a genuine sharing of intellectual and artistic interests. But the prince died during a crossing to the United States where he had decided to settle to practice his profession as tenor singer and where his fiancé would have joined him. Abandoning artistic projects and shattered by the collapse of her expected marriage, the following year Bertha, driven by economic hardship and also by the desire to become independent from her mother, decided to put to good use the education she had received and to propose herself as a private instructor for the children of the nobility. She thus entered the home of Baron Suttner in the role of educator for his four daughters. There were also two of the three sons still living in the large stately home in the heart of Vienna. Bertha, seven years older, entered into a relationship with the youngest, 23-year-old Arthur Gundaccar. It aroused such hostility from the Suttner family that Bertha, hearing notice that Alfred Nobel was looking for a personal secretary, left the Suttner home for Paris. The collaboration was short-lived, as Nobel left Paris after two months and Bertha had to give up the job. However, the brief acquaintance did not fail to produce its fruits as the two kept in constant correspondence and had the opportunity to meet later. At this point she briefly returned to her homeland to marry, in secret, Arthur, with whom she made the decision to move to the Caucasus. Here the friendship with the princess of Mingrelia, Ekaterina Dadiani, and with other nobles known in Europe allowed the two to integrate into the local society and to be employed in occasional but necessary jobs for their livelihood. The years 1877-1878 represented a turning point. With the outbreak of the Russo-Turkish war, Bertha and Arthur experienced direct contact with a war for the first time, and both embarked on the paths of writing. Arthur devoted himself above all to chronicles and tales of Georgian life and history, which had considerable success and brought him a good income. As for Bertha, first she composed serial stories which she sent to the Viennese newspaper Die Presse, later she switched to a "hybrid" narrative genre - literary, scientific, autobiographical - from which the book Inventarium einer Seele (1883) was born, which contained her first reflections on the themes of war and peace. In 1885, the couple, accompanied by their success in the literary field and forgiven by their families, returned to their homeland, where they were welcomed in the castle of Hermannsdorf to which the Suttners had moved.
In Paris in 1886, the couple met Nobel and other intellectuals there, including Ernest Renan and Alphonse Daudet, who put them in contact with the International Peace and Arbitration Association, founded by the English philanthropist Hodgson Pratt. Bertha received an invitation from the Association to set up an international court of arbitration to resolve conflicts between states and a league for peace in all major European cities. In 1889 Bertha published, under the pseudonym of "Jemand" (Someone), Das Maschinenzeitalter (The Age of Machines), in which she harshly attacked nationalism and the arms race and bluntly criticized the principle underlying the motto Si vis pacem, para bellum (If you want peace, prepare for war). In the same year she published her best known work, Die Waffen nieder! (Lay Down Your Arms!). Written in the form of an autobiography, the novel has Martha Althaus, the daughter of a general, as its protagonist. It tells of her painful journey through the wars that destroyed her family through violence and disease and made her twice a widow. In the light of these experiences Martha reflects on her past and develops a pacifist consciousness, and even her father and second husband, before dying of war-related causes, became refusers of weapons. In the epilogue, a message of hope is entrusted to the figure of Martha's son, the young Count Rudolf Dotzky. Die Waffen nieder! can certainly be defined as a Bildungsroman, which steps outside out of tradition by having a woman as its protagonist, and for the use of copious documentation - newspapers, war correspondence, archive sources - the reading of which allowed Bertha to express herself with extreme realism in describing the war scenarios and the horrors they produced. The work, translated into over twenty languages, gave the author great international recognition and established her as a key figure in pacifist activism. The following years were marked by Bertha's tireless dedication to building international networks and organizations in favor of peace with the aim, not of "regulating" or "humanizing" war, but of eliminating it through international arbitration. Her intense commitment, which led her to participate in countless initiatives throughout Europe starting from 1891, earned her the nickname "saleswoman for peace". She founded the Austrian Pacifist Society, the Association for the Rejection of Anti-Semitism, and the German Pacifist Society. She took part in the Third Universal Peace Congress held in Rome in November 1891 and in the first Hague Conference in 1899. She contributed to the creation of the Bureau International Permanent de la Paix in Bern and, subsequently, to the birth of the Anglo-German Brotherhood Committee. In 1907 she participated in the Hague Peace Conference which finally achieved the goal of establishing the permanent Court of Arbitration. Bertha's fervor didn’t diminish, even after the death of her husband in December 1902, despite the two being linked by a very strong common understanding fueled by sharing in pacifist battles. In 1905, to crown her commitment, she was awarded the Peace Prize that she herself had inspired Alfred Nobel to create. Her fame as a writer and as an activist earned her constant and not always benevolent attention from the press, which made her a target of ridicule and the subject of numerous caricatures. The fact is that her capacity for political analysis proved to be acute, and let her grasp with far-sightedness the international tensions and the risks they represented to peace. In this context, her last writing, in 1912, Die Barbarisierung der Luft (The Barbarization of the Air), denounced the dangers represented by the technological advancement in the production of armaments, in particular, aeronautics, just as Italy was inaugurating aerial bombardment in the conquest of Libya.
In August of 1913, at the International Peace Conference in The Hague, Bertha was elected "generalissimo" of the pacifist movement and in May of 1914, a month before her death, she took part in the organization of the XXI Peace Conference, which was to be held in Vienna in September. In those days leading up to the outbreak of the World War I, Stefan Zweig had accidentally passed her on the streets of Vienna. Bertha - “immense and generous Cassandra of our times” – heatedly harangued the writer. “People don't understand what's happening! […]. We were almost at war and once again they kept silent, they hid everything from us! […] Why don't you young people do anything? This thing concerns you first of all! Defend yourself! Unite! Don't leave us old ladies, who no one wants to hear anymore, to do it all!” (Die Welt von Gestern, 1944)
Traduzione spagnola
Daniela Leonardi
"For her audacity to oppose the horrors of war": por esta razón, Bertha von Suttner recibió en 1905 el Premio Nobel de la Paz, primera de las dieciocho mujeres entre todos aquellos que recibieron este premio desde 1901 hasta 2021. Su imagen figura desde 2002 en el anverso de la moneda de dos euros acuñada por Austria, pero desde 1966 hasta 1985 su retrato con velo de viudedad ya había estado impreso en el billete de mil chelines. En el punto culminante de su notoriedad, en 1909, pocos años antes de su muerte, que se produciría en 1914, había publicado su autobiografía –Memoiren– que comenzaba con estas palabras, que demostraban la plena conciencia de haber vivido un momento crucial: «La razón por la que hago públicas mis experiencias es el hecho de que he conocido a muchas personas interesantes e ilustres entre mis contemporáneos y la participación en un movimiento crecido hasta el punto de producir consecuencias históricas me ha dado la oportunidad de mirar los negocios políticos de nuestro tiempo; por eso, pues, lo que tengo que decir es verdaderamente digno de ser compartido». No es casualidad que la traducción inglesa de su autobiografía, publicada el año siguiente a la edición original, llevara la adición del subtítulo The records of an eventful life. Bertha Sophia Felicita Kinsky von Wchinitz und Tettau nació en Praga el 9 de junio de 1843 hija de un miembro de la alta aristocracia, el mariscal Franz-Josef, fallecido antes de que naciera su hija, y de Sophia Wilhelmine von Körner, perteneciente a la pequeña nobleza local, unos cincuenta años más joven que su marido. Las condiciones de la familia se deterioraron progresivamente: el milieu aristocrático del mariscal de campo se mostró más bien reacio hacia la joven viuda, su hija Bertha y su hijo mayor. Además, su pasión por el juego ponía aún más en peligro las finanzas familiares. Sin embargo, esto no impide que durante algún tiempo la familia pueda vivir dignamente y que Bertha reciba una buena educación, aprenda bien diversas lenguas, música, canto y literatura. En un primer momento la familia se traslada a Brno, capital de Moravia. Bertha tiene cinco años cuando estallan las revoluciones de 1848 y, entre sus recuerdos de infancia, se vislumbra a sí misma que, asomada a la ventana, asiste al tumulto de la multitud en la plaza de abajo.
Los años de adolescencia transcurren en una alternancia de estancias en el spa de Wiesbaden, donde Bertha tiene la oportunidad de conocer a personajes de la alta sociedad, y varias visitas a las principales ciudades europeas –Berlín, Roma, Venecia, París: verá las capitales de las regiones afectadas por las guerras que, en la segunda mitad del siglo, marcarán el declive gradual de la hegemonía austríaca sobre Europa. Pero la joven condesa, por su misma admisión, permanece indiferente a los grandes cambios políticos que tienen lugar ante sus ojos, a causa de compromisos mundanos y proyectos de matrimonio y de carrera artística: dotada de un discreto talento musical e impulsada por las ambiciones maternas, se dedica al canto con la perspectiva de convertirse en cantante lírica. En 1872 Bertha se compromete con el príncipe Adolf Sayn-Wittgestein-Hohenstein, a quien la une, más que un auténtico sentimiento de amor, un genuino intercambio de intereses intelectuales y artísticos. Pero el príncipe muere en su viaje a los Estados Unidos, donde había decidido establecerse para ejercer la profesión de tenor y donde su novia hubiera debido reunirse con él. Abandonados los proyectos artísticos y rota la perspectiva de un próximo matrimonio, el año siguiente Bertha, empujada por las estrecheces económicas y también por la voluntad de independizarse de la madre, Decide aprovechar la educación recibida y proponerse como institutriz privada de los hijos de la nobleza. Entra así en la casa del barón Suttner, con el papel de educadora de sus cuatro hijas. En la gran casa señorial en el corazón de Viena viven también dos de los tres hijos varones: con el menor, de veintitrés años Arthur Gundaccar, Bertha, siete años mayor, inicia una relación que suscita tal hostilidad por parte de la familia Suttner que la joven, en respuesta a un anuncio de Alfred Nobel en busca de una secretaria personal, se ve obligada a abandonar la casa para irse a París. La colaboración fue de corta duración, ya que Nobel se alejó de París después de dos meses y Bertha tuvo que renunciar al empleo: sin embargo, el breve conocimiento no dejó de producir sus frutos, ya que los dos se mantuvieron en constante relación epistolar y tuvieron la posibilidad de reencontrarse posteriormente. En aquel momento, Bertha regresó brevemente a su país para casarse en secreto con Arthur, con quien tomó la decisión de mudarse al Cáucaso. Aquí la amistad con la princesa de Mingrelia, Ekaterina Dadiani, y con otros nobles conocidos en Europa permitió que los dos se integraran en la sociedad del lugar y se dedicaran a trabajos ocasionales pero necesarios para su sustento. Los años 1877-1878 representaron un punto de inflexión: con el estallido de la guerra ruso-turca, Bertha y Arthur experimentaron por primera vez el contacto físico con un acontecimiento bélico y ambos emprendieron el camino de la escritura. Arthur se dedicó sobre todo a crónicas y relatos de vida e historia georgiana, que tuvieron un notable éxito y le dieron buenas ganancias. En cuanto a Bertha, compuso en un primer momento relatos de apéndice que enviaba al periódico vienés Die Presse, en un segundo momento pasó a un género narrativo “híbrido” –literario, científico, autobiográfico– del que nació el libro Inventarium einer Seele (1883) que contenía sus primeras reflexiones sobre los temas de la guerra y de la paz. En 1885, la pareja, acompañada de la notoriedad alcanzada en el campo literario y perdonada por los familiares, regresa a su patria, donde es acogida en el castillo de Hermannsdorf donde los Suttner se han mudado desde hace tiempo.
De nuevo en París en 1886, los esposos se reunen con Nobel y otros intelectuales, entre ellos Ernest Renan y Alphonse Daudet, que los ponen en contacto con la International Peace and Arbitration Association, fundada por el filántropo inglés Hodgson Pratt, de quien Bertha recoge la invitación a constituir un Tribunal Internacional de Arbitraje para resolver conflictos entre los Estados y una Liga por la Paz en todas las grandes ciudades europeas. En 1889 Bertha publica, bajo el seudónimo de “Jemand” (Alguien), Das Maschinenzeitalter (La edad de las máquinas), donde ataca duramente el nacionalismo y la carrera de armamentos y critica sin rodeos el principio que subyace al lema Si vis pacem, para bellum. Ese el mismo año publica su obra más conocida, Die Waffen nieder! (¡Bajen las armas!). Escrita en forma de autobiografía, la novela tiene como protagonista a Martha Althaus: hija de un general, cuenta su itinerario de dolor a través de las guerras que han destruido, con la violencia y con las enfermedades, la propia familia y la han hecho dos veces viuda. A la luz de estas experiencias Martha reflexiona sobre su pasado y madura una conciencia pacifista: también el padre y el segundo marido, antes de morir por causas relacionadas con la guerra, invocan el rechazo de las armas. En el epílogo, un mensaje de esperanza se confía a la figura del hijo de Martha, el joven conde Rudolf Dotzky. ¡Bajen las armas! se puede definir sin más un Bildungsroman, una novela de formación, que sale de los cánones tradicionales, aunque no sea por tener como protagonista a una mujer y por el uso de una abundante documentación –periódicos, correspondencias de guerra, fuentes de archivo– cuya lectura permite a Bertha expresarse con extremo realismo al describir los escenarios bélicos y el horror que de ellos deriva. La obra, traducida a más de veinte lenguas, le dio a la autora una gran notoriedad internacional y la consagró como figura clave del activismo pacifista. Los años siguientes están marcados por la incansable dedicación de Bertha a la construcción de redes y organizaciones internacionales en favor de la paz con el objetivo no de “regular“ o “humanizar” la guerra, sino de eliminarla mediante el arbitraje internacional. Su capacidad de acción, que la hace participar en innumerables iniciativas en toda Europa desde 1891, le vale el apelativo de “vendedora de la paz”. Funda la Sociedad Pacifista Austriaca, la Asociación para el Rechazo del Antisemitismo, la Sociedad Pacifista Germánica; participa en el III Congreso Universal de la Paz que se celebra en Roma en noviembre de 1891 y en la primera Conferencia de La Haya en 1899; contribuye a la creación del Bureau international permanent de la paix en Berna y, posteriormente, al nacimiento del Comité de hermandad anglo-alemán; en 1907 participa en la Conferencia por la paz de La Haya que realiza, por fin, el objetivo de instituir el Tribunal Permanente de Arbitraje. El fervor de Bertha no sufre contratiempos ni siquiera después de la muerte de su marido, en diciembre de 1902, a pesar de que los dos estuvieran muy unidos en su amor por las batallas pacifistas. En 1905, como coronación de su compromiso, se le concede el premio de la paz que ella misma había inspirado a Alfred Nobel. Su fama como escritora y activista le valió una constante y no siempre benévola atención por parte de la prensa, que no dejó de hacer de ella un blanco de burla y sujeto de numerosas caricaturas. De hecho, su capacidad de análisis político resultó tan aguda que le permitió captar con visión de futuro las tensiones internacionales y los riesgos que representaban para la paz. En este marco, su último escrito, en 1912, Die Barbarisierung der Luft (El embalse del aire), denunciaba los peligros que representa el avance tecnológico en la producción de armamentos, en particular en la aeronáutica, Justo cuando Italia inauguraba los bombardeos aéreos en la conquista de Libia.
En agosto de 1913, en la Conferencia Internacional de Paz de La Haya, Bertha fue elegida “generalísima” del movimiento pacifista y en mayo de 1914, un mes antes de su muerte, participó en la organización de la XXI Conferencia de Paz, que debía celebrarse en Viena en septiembre. En aquellos días antes del estallido de la guerra, Stefan Zweig se había cruzado con ella en las calles de Viena. Bertha –“inmensa y generosa Cassandra de nuestros tiempos”– con fervor le apostrofó al escritor: «¡La gente no entiende lo que está pasando! [... ]. ¡Casi estábamos en guerra y una vez más han callado, nos lo han ocultado todo! [... ¿Por qué no hacéis nada los jóvenes? ¡Esto es sobre ustedes antes que nadie! ¡Defendeos! ¡Úniros! No dejéis que lo hagamos todo nosotras, unas viejas señoras que ya nadie quiere escuchar». (Die Welt von Gestern, 1944)