Zlata Bartl
Angela Scozzafava
Alessia Tzimas
Il piatto si presentava bene, era invitante, lo assaggiai incuriosita: zucchine ripiene di carne. Un sapore inconsueto ma buono. Distinsi l’affumicato dello speck, il dolciastro del latte, il profumo dell’aneto e poi… qualcosa di sconosciuto. Seppi in seguito che a dare quel gusto particolare, tipico di moltissimi piatti della gastronomia croata, era il “vegeta”. Un prodotto onnipresente in tutte le cucine, in ogni casa così come nei ristoranti stellati, un condimento essiccato, dalla composizione ancora oggi segreta, molto imitato ma inimitabile, mi dissero con orgoglio, inventato nel 1959 da una donna, Zlata Bartl, la cui vita incrociò le radicali trasformazioni che nel corso del Novecento hanno coinvolto l’Europa e in particolare l’area balcanica: le due guerre mondiali, la guerra fredda, il crollo dell’impero sovietico, la dissoluzione della Jugoslavia, la nascita della Repubblica di Croazia (1992).
Quando Zlata Bartl nacque, il 20 febbraio 1920, la Grande Guerra era finita da poco più di un anno e nel 1918, in base al Trattato di Saint-Germain, era nato il Regno dei serbi-croati-sloveni (Jugoslavia). Gli anni dell’infanzia e della giovinezza furono difficili dal punto di vista politico: contrasti nazionalistici, una gestione sempre più autoritaria del potere da parte del sovrano Alessandro I Karađorđević, culminata nel 1929 con la “dittatura della monarchia” nonché le conseguenze della crisi economica mondiale ebbero effetti devastanti e alimentarono movimenti estremi come quello degli ustaša, ispirato al fascismo. L’assassinio del re (1934) accentuò l’instabilità politica e tentativi di mediazione fallirono anche per il precipitare della situazione internazionale. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale la Jugoslavia si dichiarò neutrale, aderendo poi al Patto Tripartito. Nonostante ciò, nel 1941 fu invasa dalle forze dell’Asse, spartita tra Italia e Germania e soggetta a un’occupazione particolarmente spietata. In Croazia fu creato uno Stato collaborazionista, sotto la guida del “duce” degli ustaša Ante Pavelić: la resistenza contro l’occupazione nazifascista cominciò subito. Intanto nel 1938 Zlata Bartl a diciotto anni era stata tra le prime donne a iscriversi all’università di Zagabria dove si laureò nel 1942 in chimica, fisica e matematica. Tornò poi a Sarajevo e iniziò a lavorare come insegnante. Nel 1945, dopo la liberazione del Paese per opera delle forze partigiane, i comunisti di Josip Broz Tito instaurarono un regime che si ispirava all’Urss pur mantenendo una propria autonomia (tanto da essere espulsi nel 1948 dal Cominform e diventando, nel clima di violenta contrapposizione della guerra fredda, un Paese guida del movimento dei “non allineati”).
Bartl durante una visita a Sirimavo Bandaranaika - la prima donna primo ministro (Sri Lanka) podravka, nel '74 o '76.ARCHIVI PODRAVKA - Copia |
Zlata Bartl in Giappone, 1968. |
In questa situazione Zlata Bartl fu processata nel 1945 per aver simpatizzato col movimento degli ustaša e per aver portato un gruppo di ragazze delle superiori a visitare l’Italia: ciò fu interpretato come consenso al fascismo. Ella definì “un’ingenuità” la sua adesione al movimento ustaša e ripeté di non essere un’ammiratrice del regime fascista bensì dei monumenti, della cultura e dell’arte italiane, ma queste sue dichiarazioni non bastarono a evitarle una condanna a otto anni di carcere e la perdita dei diritti civili; scontò la sua pena nel penitenziario di Zenica fino al 1946 quando venne rilasciata sulla parola, forse perché in carcere si era ammalata di tubercolosi spinale, o forse, come dichiarò successivamente, perché poteva essere più utile fuori. Zlata Bartl, infatti, contribuì con il suo lavoro di ricerca e con le sue innovazioni al processo d’industrializzazione e al generale miglioramento delle condizioni di vita che riguardò la Jugoslavia negli anni Cinquanta e Sessanta. Nel 1955, bloccata a Zagabria per una nevicata particolarmente intensa, decise di cercarsi un’occupazione: trovò lavoro come ricercatrice nel laboratorio chimico della Podravka, un’azienda che non versava in buone acque. Lì poté finalmente coltivare uno dei suoi interessi principali: la chimica, ambito dal quale la vita l’aveva fino allora allontanata. Si “innamorò” di Podravka a prima vista, dichiarerà poi di essersi ambientata in pochissimo tempo e di aver subito intuito cosa fare e come muoversi per realizzarlo. La fabbrica aveva sede a Koprivnica, una cittadina sottosviluppata, di cui Zlata Bartl ricorderà le strade fangose e l’unico pasto diviso con i colleghi; curiosa, preparata, mossa dal desiderio di essere utile, iniziò con entusiasmo il suo nuovo lavoro. Le prime creazioni, realizzate dal team che dirigeva nel 1957, furono delle zuppe di pollo in busta, un’innovazione “rivoluzionaria” che avrebbe facilitato la vita di molte famiglie e soprattutto alleviato le incombenze casalinghe delle donne impegnate nel lavoro. Le zuppe erano prodotte in maniera piuttosto “avventurosa”: basti pensare che i sacchetti, in assenza di macchinari adatti, erano chiusi a mano con un ferro da stiro. Questo fu solo il primo passo: la sua inventiva e creatività la spinsero a sperimentare nuove preparazioni con verdure disidratate. Nel 1959 nacque così “vegeta”, presentato in un’accattivante confezione di colore blu, con un cuoco con baffi alla francese. La prima produzione iniziò a maggio dello stesso anno: sciolto in acqua e usato come “zuppa senza carne” non funzionava, ma ebbe immediato successo quando venne aggiunto come spezia alla preparazione di diversi piatti. Il primo stock di produzione fu esaurito rapidamente. Secondo i dati del sito Podravka l’anno successivo ne furono immesse sul mercato 3 tonnellate, poi 16, poi ancora 120; nel 1964 fu superato il record di mille tonnellate. Il prodotto risollevò le sorti dell’azienda e permise lo sviluppo di tutta la zona. Ora è presente, secondo quanto riporta il sito Vegeta, in più di 60 Paesi e Podravka è un’azienda fiorente, che ha diversificato la sua produzione sviluppando molti marchi e presentando sul mercato diversi tipi di “vegeta” (universale, al rosmarino, affumicata, per arrosti e così via).
Zlata Bartl e Zlata Vucelić Kralj nel laboratorio di Podravka, 1963. ARCHIVI PODRAVKA |
Lattine di imballaggio di Vegeta. |
La vita di Zlata Bartl è stata complessa; ha vissuto momenti e sfide difficili ma ha dichiarato: «Non cambierei la mia vita perché ero sempre felice quando creavo qualcosa. Ho sognato tutta la mia vita di creare qualcosa che sarebbe stato utile. Ero uno spirito irrequieto, mi piaceva molto imparare, leggere e studiare alcune delle cose che non erano nel mio campo, anche a prezzo di una notte di sonno» e ha effettivamente realizzato qualcosa di utile: un prodotto innovativo che l’ha resa popolare e amata. Ha ricevuto molte onorificenze, tra cui l’Order of Danica Hrvatska, uno tra i premi più prestigiosi della Repubblica Croata, l’alta onorificenza del Presidente della Repubblica di Croazia, il Premio Città di Koprivnica, città di cui ebbe anche la cittadinanza onoraria. «Il più grande riconoscimento e la maggiore soddisfazione» sono stati per lei «l’aver potuto trasformare, con l’aiuto del suo team, un buon prodotto, vegeta, in un ottimo prodotto» e inoltre l’affetto rivelato dal soprannome, familiare e tenero, con cui venne chiamata ed è ancora conosciuta: Zia Vegeta. Zlata Bartl morì a Koprivnica in una casa di riposo il 30 luglio 2008 a ottantotto anni. Nel 2001 Podravka ha istituito la Fondazione Ztala Bartl, il cui obiettivo è finanziare e stimolare la ricerca scientifica di cittadini e cittadine, con particolare attenzione alla gioventù della Repubblica di Croazia: non potrebbe esserci un riconoscimento che esprima meglio il senso e gli scopi che Zlata ha perseguito nella sua vita.
Per approfondire:
The Establishment of the "Zlata Bartl" Foundation ♥ Podravka
AA VV – Dizionario di Storia – ed. Bruno Mondadori
Traduzione francese
Piera Negri
Le plat se présentait bien, il était invitant, je l'ai goûté avec curiosité : courgettes farcies à la viande. Une saveur inhabituelle mais bonne. J'ai distingué le speck fumé, le doucereux du lait, l'odeur de l'aneth et puis... quelque chose d'inconnu. J'ai appris plus tard qu’à donner ce goût particulier, typique de nombreux plats de la gastronomie croate, c'était la " vegeta ". Un produit omniprésent dans toutes les cuisines, dans tous les foyers ainsi que dans les restaurants étoilés, un condiment séché, à la composition encore secrète, très imitée mais inimitable, me disaient-ils avec fierté, inventé en 1959 par une femme, Zlata Bartl, dont la vie a croisé les transformations radicales qui, au cours du XXe siècle, ont impliqué l'Europe et en particulier l'espace balkanique : les deux guerres mondiales, la guerre froide, l'effondrement de l'empire soviétique, la dissolution de la Yougoslavie, la naissance de la République de Croatie (1992).
Lorsque Zlata Bartl est née, le 20 février 1920, la Grande Guerre était finie il y a un peu plus d'un an et en 1918, en vertu du Traité de Saint-Germain, il était né le Royaume des Serbes-Croates-Slovènes (Yougoslavie). Les années d'enfance et de jeunesse ont été difficiles d'un point de vue politique : conflits nationalistes, gestion de plus en plus autoritaire du pouvoir par le souverain Alexandre I Karađorđević, culminant en 1929 avec la « dictature de la monarchie » ainsi que les conséquences de la crise économique mondiale eurent des effets dévastateurs et alimentèrent des mouvements extrêmes comme celui des oustaša, inspiré par le fascisme. L'assassinat du roi (1934) accentue l'instabilité politique et les tentatives de médiation échouent également en raison de l'aggravation de la situation internationale. Au début de la Seconde Guerre mondiale, la Yougoslavie s'est déclarée neutre, rejoignant plus tard le Pacte tripartite. Malgré cela, en 1941, elle a été envahie par les forces de l'Axe, divisée entre l'Italie et l'Allemagne et soumise à une occupation particulièrement impitoyable. Un État collaborationniste est créé en Croatie, sous la houlette du « duc » des oustaša Ante Pavelić : la résistance contre l'occupation nazie-fasciste commença aussitôt. Entretemps, en 1938, Zlata Bartl, à l'âge de dix-huit ans, a été parmi les premières femmes à s'inscrire à l'Université de Zagreb où elle a obtenu son diplôme en 1942 en chimie, physique et mathématiques. Elle retourna ensuite à Sarajevo et commença à travailler comme enseignant. En 1945, après la libération du Pays par les forces partisanes, les communistes de Josip Broz Tito instaurent un régime inspiré de l'URSS tout en conservant leur autonomie (à tel point qu'ils sont expulsés en 1948 par le Kominform et deviennent, dans le climat d'opposition violente de la guerre froide, pays phare du mouvement des « non-alignés »).
Bartl lors d'une visite à Sirimavo Bandaranaika - la première femme Premier ministre (Sri Lanka) podravka, en 74 ou 76. ARCHIVI PODRAVKA - Copie |
Zlata Bartl au Japon, 1968. |
Dans cette situation, Zlata Bartl a été jugée en 1945 pour avoir sympathisé avec le mouvement oustaša et pour avoir amené un groupe de lycéennes en visite en Italie : cela a été interprété comme un consentement au fascisme. Elle a qualifié une «naïveté» son adhésion au mouvement oustaša et a répété qu'elle n'était pas une admiratrice du régime fasciste mais des monuments, de la culture et de l'art italienne, mais ces déclarations n'ont pas suffi à lui éviter d'être condamnée à huit ans d'emprisonnement et à la perte des droits civils; elle a purgé sa peine au pénitencier de Zenica jusqu'à 1946, date à laquelle elle a été libérée sur parole, peut-être parce qu'elle a contracté une tuberculose vertébrale en prison, ou peut-être, comme elle l'a déclaré plus tard, parce qu'elle pourrait être plus utile à l'extérieur. Zlata Bartl a en effet contribué par ses travaux de recherche et ses innovations au processus d'industrialisation et à l'amélioration générale des conditions de vie qui ont affecté la Yougoslavie dans les années 50 et 60. En 1955, bloquée à Zagreb en raison d'une chute de neige particulièrement intense, elle décide de chercher un travail : elle trouve un emploi de chercheuse dans le laboratoire de chimie de Podravka, une entreprise qui n'était pas en bonne eau. Elle y cultive enfin l'un de ses intérêts principaux : la chimie, domaine dont la vie l'avait éloignée jusqu'alors. Elle « est tombée amoureuse » de Podravka au premier regard, puis a déclaré qu'elle s'était installée en très peu de temps et qu'elle avait tout de suite compris quoi faire et comment se déplacer pour y arriver. L'usine était basée à Koprivnica, une ville sous-développée, dont Zlata Bartl se souviendra des rues boueuses et du seul repas partagé entre collègues ; curieuse, préparée, mue par le désir d'être utile, elle entame avec enthousiasme son nouveau travail. Les premières créations, réalisées par l'équipe qu'elle dirigeait en 1957, étaient des soupes au poulet en sachet, une innovation « révolutionnaire » qui aurait facilité la vie de nombreuses familles et surtout allégé les tâches ménagères des femmes occupées au travail. Les soupes étaient produites de manière assez « aventureuse » : il suffit de penser que les sachets, en l'absence de machines appropriées, étaient fermés à la main avec un fer à repasser. Ce n'était qu'un premier pas : son inventivité et sa créativité la conduisirent à expérimenter de nouvelles préparations à base de légumes déshydratés. En 1959, " vegeta " est né, présenté dans un joli emballage bleu, avec un chef à la moustache française. La première production débute en mai de la même année : dissoute dans l'eau et utilisée comme "soupe sans viande", elle ne fonctionne pas, mais elle rencontre immédiatement un succès lorsqu'elle est ajoutée comme épice à la préparation de divers plats. Le premier stock de production s'épuise rapidement. Selon les données du site de Podravka, l'année suivante 3 tonnes ont été mises sur le marché, puis 16, puis 120 de plus ; en 1964, le record de mille tonnes a été battu. Le produit fit la fortune de l'entreprise et permit le développement de toute la région. Il est désormais présent, selon le site Vegeta, dans plus de 60 pays et Podravka est une entreprise florissante, qui a diversifié sa production en développant de nombreuses marques et en présentant sur le marché différents types de « vegeta » (universel, au romarin, fumé, pour les rôtis et ainsi de suite).
Zlata Bartl et Zlata Vucelić Kralj dans le laboratoire de Podravka, 1963. ARCHIVES DE PODRAVKA |
Boîtes d'emballage Vegeta. |
La vie de Zlata Bartl a été complexe ; elle a vécu des moments et des défis difficiles mais elle a déclaré : « Je ne changerais pas ma vie parce que j'étais toujours heureuse quand je créais quelque chose. J'ai rêvé toute ma vie de créer quelque chose qui aurait été utile. J'étais un esprit agité, j'aimais vraiment apprendre, lire et étudier certaines choses qui n'étaient pas dans mon domaine, même au prix d'une nuit de sommeil " et elle en a fait quelque chose d'utile : un produit innovant qui l'a rendue populaire et aimée. Elle a reçu de nombreuses distinctions, dont l'Ordre de Danica Hrvatska, l'une des récompenses les plus prestigieuses de la République Croate, la grande distinction du Président de la République de Croatie, le Prix de la ville de Koprivnica, ville dont elle a également eu citoyenneté d’honneur. « La plus grande reconnaissance et la plus grande satisfaction » ont été pour elle « d'avoir pu transformer, à l'aide de son équipe, un bon produit, vegeta, dans un excellent produit » et aussi l'affection révélée par le surnom, familier et tendre, avec lequel elle s'appelait et est toujours connue : Tante Vegeta. Zlata Bartl est décédée à Koprivnica dans une maison de retraite le 30 juillet 2008 à l'âge de quatre-vingt-huit ans. En 2001, Podravka a créé la Fondation Ztala Bartl, dont l'objectif est de financer et de stimuler la recherche scientifique des citoyens et citoyennes, avec une attention particulière à la jeunesse de la République de Croatie : il ne pourrait y être une reconnaissance qui exprime mieux le sens et les objectifs que Zlata a poursuivi dans sa vie.
En savoir plus:
The Establishment of the "Zlata Bartl" Foundation ♥ Podravka
AA VV – Dizionario di Storia – ed. Bruno Mondadori
Traduzione inglese
Syd Stapleton
The dish looked good, it was inviting, I tasted it with curiousity. Zucchini stuffed with meat. An unusual but good flavor. I distinguished the smoked bacon, the sweetness of the milk, the scent of dill and then ... something unknown. I later learned that what gave that particular taste, typical of many dishes of Croatian gastronomy, was "Vegeta". An omnipresent product in all kitchens, in every home as well as in starred restaurants, a dried condiment, with a still secret composition, much imitated but inimitable. They told me with pride that it was invented in 1959 by a woman, Zlata Bartl, whose life spanned the radical transformations that during the twentieth century affected Europe and in particular the Balkans - the two world wars, the cold war, the collapse of the Soviet empire, the dissolution of Yugoslavia, the birth of the Republic of Croatia (1992).
When Zlata Bartl was born, on February 20, 1920, the Great War had ended just over a year before, and in 1918, under the Treaty of Saint-Germain, the Kingdom of Serbs-Croats-Slovenes (Yugoslavia) was born. The years of her childhood and youth were difficult from a political point of view. There were nationalistic conflicts, an increasingly authoritarian management of power by the sovereign Alexander I Karađorđević, culminating in 1929 with the "dictatorship of the monarchy", along with consequences of the worldwide economic crisis. All this had devastating consequences and fueled extremist movements such as that of the ustaša, inspired by fascism. The assassination of the king (1934) accentuated political instability and attempts at mediation failed due to the worsening of the international situation. At the outbreak of the Second World War, Yugoslavia declared itself neutral, later joining the Tripartite Pact. Despite this, in 1941 it was invaded by the Axis forces, divided between Italy and Germany and subject to particularly harsh occupation. A collaborationist state was created in Croatia, under the leadership of the "duce" of the ustaša Ante Pavelić. The resistance against the Nazi-fascist occupation began immediately. Meanwhile, in 1938, Zlata Bartl was, at the age of eighteen, among the first women to enroll at the University of Zagreb where she graduated in 1942 in chemistry, physics and mathematics. She then returned to Sarajevo and started working as a teacher. In 1945, after the liberation of the country by the partisan forces, the communists led by Josip Broz Tito established a regime that was inspired by the USSR while maintaining its own autonomy (so much so that it was expelled in 1948 by the Cominform, becoming, in the climate of violent counter-positions of the Cold War, a leading country of the "non-aligned" movement).
Bartl during a visit to Sirimavo Bandaranaika - the first female prime minister (Sri Lanka) podravka, in '74 or '76. ARCHIVI PODRAVKA - Copy |
Zlata Bartl in Japan, 1968. |
In this situation, Zlata Bartl was tried in 1945 for having sympathized with the ustaša movement and for having brought a group of high school girls to visit Italy. This was interpreted as support to fascism. She defined her adhesion to the ustaša movement as "naïve" and repeated that she was not an admirer of the fascist regime but of Italian monuments, culture and art. But these statements were not enough to avoid her being sentenced to eight years of imprisonment and the loss of her civil rights. She served her sentence in Zenica penitentiary until 1946 when she was paroled, perhaps because she had fallen ill with spinal tuberculosis in prison, or perhaps, as she later stated, because she could be more useful outside. Zlata Bartl, in fact, contributed with her research work and her innovations to the industrialization process and the general improvement of living conditions that affected Yugoslavia in the 1950s and 1960s. In 1955, blocked in Zagreb due to a particularly intense snowfall, she decided to look for a job there. She found work as a researcher in the chemical laboratory of Podravka, a company that was not in good shape. There she was finally able to cultivate one of her main interests, chemistry, an area from which life had distanced her until then. She "fell in love" with Podravka at first sight, she later declared that she had settled in in a very short time and that she immediately understood what to do and how to move to make it happen. The factory was based in Koprivnica, an underdeveloped town, of which Zlata Bart remembered the muddy streets and the meals she shared with her colleagues. She, curious, prepared, and moved by the desire to be useful, enthusiastically began her new job. Her first creations, made by the team she headed in 1957, were chicken soups in bags, a "revolutionary" innovation that facilitated the lives of many families and above all relieved the household chores of women engaged in work. The soups were produced in a rather "adventurous" way - just think that the bags, in the absence of suitable machinery, were closed by hand with an iron. This was only the first step, and her inventiveness and creativity led her to experiment with new preparations with dehydrated vegetables. In 1959 "Vegeta" was born, presented in an attractive blue package, with a chef with a French mustache. The first production began in May of the same year, but dissolved in water and used as a "soup without meat" it was not popular, but it became immediately successful when it was used as a spice in the preparation of various dishes. The first production stock was quickly exhausted. According to data from the Podravka site, the following year 3 tons were placed on the market, then 16, then 120 more; in 1964 the record of one thousand tons was broken. The product raised the fortunes of the company and allowed the development of the whole area. Now it is present, according to the Vegeta website, in more than 60 countries and Podravka is a thriving company, which has diversified its production by developing many products and presenting to the market different types of "Vegeta" (universal, rosemary, smoked, for roasts and so on).
Zlata Bartl and Zlata Vucelić Kralj in the Podravka laboratory, 1963. PODRAVKA ARCHIVES |
Vegeta packaging cans. |
Zlata Bartl's life was complex. She lived through difficult moments and challenges but she said, “I would not change my life because I was always happy when I created something. I have dreamed all my life to create something that would be useful. I was a restless spirit, I really enjoyed learning, reading and studying some of the things that were not in my field, even at the price of a night's sleep." And she actually created useful things, including an innovative product that became popular and loved. She received many honors, including the Order of Danica Hrvatska, one of the most prestigious awards of the Croatian Republic, a high honor awarded by the President of the Republic of Croatia, and the City of Koprivnica Award, a city in which she also was given honorary citizenship. "The greatest recognition and the greatest satisfaction" were for her "having been able to transform, with the help of her team, a good product, Vegeta, into an excellent product." Great affection for her was reflected by the nickname, familiar and tender, by which she was and is still known, “Aunt Vegeta”. Zlata Bartl died at the age of eighty-eight on July 30, 2008, in in a retirement home in Koprivnica. In 2001 Podravka established the Ztala Bartl Foundation, whose objective is to finance and stimulate the scientific research by citizens, with particular attention to the youth of the Republic of Croatia. There could not be a recognition that better expresses the meaning and goals that Zlata pursued in her life.
To deepen:
The Establishment of the "Zlata Bartl" Foundation ♥ Podravka
AA VV – Dizionario di Storia – ed. Bruno Mondadori
Traduzione spagnola
Daniela Leonardi
El plato se presentaba bien, era atractivo, lo probé intrigada: calabacines rellenos de carne. Un sabor inusual pero bueno. Distinguí el ahumado del speck, el dulzón de la leche, el perfume del eneldo y luego... algo desconocido. Luego supe que el sabor particular, típico de muchos platos de la gastronomía croata, era el "vegeta". Un producto omnipresente en todas las cocinas, en cada casa, así como en los restaurantes con alguna estrella Michelin, un condimento seco, de composición aún hoy secreta, muy imitado pero inimitable, me dijeron con orgullo, inventado en 1959 por una mujer, Zlata Bartl, cuya vida cruzó las profundas transformaciones que durante el siglo XX afectaron a Europa y en particular a la zona balcánica: las dos guerras mundiales, la guerra fría, el hundimiento del imperio soviético, la disolución de Yugoslavia, el nacimiento de la República de Croacia (1992).
Cuando Zlata Bartl nació, el 20 de febrero de 1920, la Gran Guerra había terminado hacía poco más de un año y en 1918, en base al Tratado de Saint-Germain, había nacido el Reino de los Serbios-Croatas-Eslovenos (Yugoslavia). Los años de la infancia y la juventud fueron difíciles desde el punto de vista político: enfrentamientos nacionalistas, una gestión cada vez más autoritaria del poder por parte del soberano Alessandro I Karađorđević, que culminó en 1929 con la "dictadura de la monarquía" así como las consecuencias de la crisis económica mundial tuvieron efectos devastadores y alimentaron movimientos extremos como el de los ustaša, inspirado en el fascismo. El asesinato del rey (1934) acentuó la inestabilidad política y los intentos de mediación fracasaron también por la precipitación de la situación internacional. Cuando estalló el segundo conflicto mundial, Yugoslavia se declaró neutral y adhirió al Pacto Tripartito. A pesar de ello, en 1941 fue invadida por las fuerzas del Eje, dividida entre Italia y Alemania y sometida a una ocupación particularmente despiadada. En Croacia se creó un Estado colaboracionista, bajo la guía del "duce" de los ustaša Ante Pavelić: la resistencia contra la ocupación nazifascista comenzó inmediatamente. Mientras tanto, en 1938, Zlata Bartl, a los 18 años, había sido una de las primeras mujeres en matricularse en la Universidad de Zagreb, donde se graduó en 1942 en química, física y matemáticas. Luego regresó a Sarajevo y empezó a trabajar como profesora. En 1945, después de la liberación de su país por obra de las fuerzas partisanas, los comunistas de Josip Broz Tito instauraron un régimen que se inspiraba en la URSS manteniendo una autonomía propia (tanto que fueron expulsados en 1948 del Cominform y se convirtieron, en el clima de violenta contraposición de la guerra fría, en un país líder del movimiento de los "no alineados").
Bartl durante una visita a Sirimavo Bandaranaika - la primera mujer primera ministra (Sri Lanka) podravka, en 1974 o 1976. ARCHIVI PODRAVKA - Copiar |
Zlata Bartl en Japón, 1968. |
En esta situación, Zlata Bartl fue juzgada en 1945 por simpatizar con el movimiento de los ustaša y por llevar a un grupo de chicas de la escuela secundaria a visitar Italia, lo que se interpretó como el consentimiento del fascismo. Ella definió "una ingenuidad" su adhesión al movimiento ustaša y repitió que no era una admiradora del régimen fascista sino de los monumentos, la cultura y el arte italianos, pero estas declaraciones no fueron suficientes para evitarle una condena de ocho años de cárcel y la pérdida de los derechos civiles; cumplió su condena en la penitenciaría de Zenica hasta 1946 cuando fue liberada bajo palabra, tal vez porque en la cárcel se había enfermado de tuberculosis espinal, o tal vez, como declaró más tarde, porque podía ser más útil afuera. Zlata Bartl contribuyó con su trabajo de investigación y sus innovaciones al proceso de industrialización y a la mejora general de las condiciones de vida que afectó a Yugoslavia en los años cincuenta y sesenta. En 1955, atrapada en Zagreb por una nevada particularmente intensa, decidió buscar un empleo: encontró trabajo como investigadora en el laboratorio químico de la Podravka, una empresa que no estaba en buenas codiciones. Allí pudo finalmente cultivar uno de sus intereses principales: la química, ámbito del cual la vida la había alejado hasta entonces. Se "enamoró" de Podravka a primera vista, luego declarará que se había ambientado en muy poco tiempo y que había intuido inmediatamente qué hacer y cómo moverse para realizarlo. La fábrica tenía su sede en Koprivnica, una ciudad subdesarrollada, de la que Zlata Bartl recordará las calles fangosas y la única comida compartida con sus colegas; curiosa, preparada, movida por el deseo de ser útil, comenzó con entusiasmo su nuevo trabajo. Las primeras creaciones, realizadas por el equipo que dirigía en 1957, fueron sopas de pollo en sobre, una innovación "revolucionaria" que facilitaría la vida de muchas familias y sobre todo aliviado las tareas domésticas de las mujeres comprometidas en el trabajo. Las sopas se producían de una manera bastante "aventurera": por ejemplo, los sobres, a falta de maquinaria adecuada, se cerraban a mano con una plancha. Este fue sólo el primer paso: su inventiva y creatividad la llevaron a experimentar nuevas preparaciones con verduras deshidratadas. En 1959 nació así "vegeta", presentado en un cautivador paquete de color azul, con un cocinero con bigote a la francesa. La primera producción comenzó en mayo del mismo año: disuelto en agua y utilizado como "sopa sin carne" no funcionaba, pero tuvo éxito inmediato cuando se añadió como especia a la preparación de varios platos. El primer stock de producción se agotó rápidamente. Según los datos del sitio Podravka al año siguiente se introdujeron en el mercado 3 toneladas, luego 16, luego aún 120; en 1964 se superó el récord de mil toneladas. El producto levantó el destino de la empresa y permitió el desarrollo de toda la zona. Ahora está presente, según informa el sitio Vegeta, en más de 60 países y Podravka es una empresa floreciente, que ha diversificado su producción desarrollando muchas marcas y presentando en el mercado diferentes tipos de "vegeta" (universal, al romero, ahumada, para asados y así sucesivamente).
Zlata Bartl y Zlata Vucelić Kralj en el laboratorio de Podravka, 1963. ARCHIVOS DE PODRAVKA |
Latas de embalaje Vegeta. |
La vida de Zlata Bartl fue compleja; ha vivido momentos y desafíos difíciles pero declaró: «No cambiaría mi vida porque siempre era feliz cuando creaba algo. Toda mi vida soñé con crear algo que fuera útil. Yo era un espíritu inquieto, me gustaba mucho aprender, leer y estudiar algunas de las cosas que no estaban en mi campo, incluso al precio de una noche de sueño» y realmente realizó algo útil: un producto innovador que la hizo popular y amada. Recibió muchos honores, entre ellos el Order of Danica Hrvatska, uno de los premios más prestigiosos de la República de Croacia, el alto honor del Presidente de la República de Croacia, el Premio Ciudad de Koprivnica, ciudad de la que también tuvo la ciudadanía honoraria. «El mayor reconocimiento y la mayor satisfacción» fueron para ella «el haber podido transformar, con la ayuda de su equipo, un buen producto, vegeta, en un ´optimo producto» , además del afecto revelado por el apodo, familiar y tierno, con el que todavía es aún conocida: Tía Vegeta. Zlata Bartl murió en Koprivnica en una residencia de ancianos el 30 de julio de 2008 a los 80 años. En 2001, Podravka creó la Fundación Ztala Bartl, cuyo objetivo es financiar y estimular la investigación científica de ciudadanos y ciudadanas, prestando especial atención a la juventud de la República de Croacia: no podría haber un reconocimiento que exprese mejor el sentido y los objetivos que Zlata persiguió en su vida.
para saber mas:
The Establishment of the "Zlata Bartl" Foundation ♥ Podravka
AA VV – Dizionario di Storia – ed. Bruno Mondadori