Naziha Mestaoui
Isabella De Judicibus, Danila Baldo



Juliette Bonvallet

 

«Sta a noi essere protagoniste del cambiamento. La terra non ha bisogno di noi. Non siamo in grado di distruggere la terra, quello che stiamo distruggendo siamo noi stesse/i».

Naziha Mestaoui era un'artista e architetta tunisino-belga, nata a Bruxelles nel 1975. La sua filosofia e convinzione era che il digitale e l’arte, la natura e la tecnologia non sono in antitesi, ma sta a noi fondere creativamente e attivamente entrambe per supportare una trasformazione sociale. Naziha ha studiato sia al Graz Institute of Technology in Austria che a La Cambre in Belgio, tra il 1996 e il 1999. Durante questo periodo, ha co-fondato un collettivo artistico chiamato LAB(au), volto a studiare ed esplorare l'impatto delle tecnologie avanzate sull'arte. Successivamente, si è trasferita a Parigi per collaborare con l'artista Yacine Ait Kaci, sotto il nome di Electronic Shadows. Il duo ha sperimentato e brevettato la tecnica del video in tempo reale e la tecnologia di mappatura 3D nell'arte digitale. La sua formazione in architettura è andata di pari passo con un profondo interesse per la fisica quantistica, che ha usato per comprendere l'equilibrio tra il visibile e l'invisibile nel mondo, plasmando la sua visione dell'umanità e del suo rapporto con la natura. Le sue opere sono state esposte in mostre in tutto il mondo, tra cui il MOMA di New York, il MOCA di Shanghai, il Centre Georges Pompidou di Parigi, tra gli altri.

Convinta dell’importanza di andare oltre la realtà materiale delle cose, ha deciso di andare in Amazzonia per studiare culture che percepiscono ogni cosa vivente come un essere spirituale, che possiede le proprie energie e modelli: «Dobbiamo trovare un modo per tornare a un approccio più collettivo nel trattare con la nostra realtà, con la terra e con la natura». Così si esprime Naziha sulla prima ispirazione che l’ha portata al suo lavoro in Amazzonia: «Ho trovato un libro in cui veniva stabilita la connessione tra la fisica quantistica e il Campo Akashico, con un concetto indù che ha circa 5.000 anni e che descrive il vuoto come una biblioteca in cui tutte le informazioni sono archiviate oltre il tempo e lo spazio. La fisica quantistica in realtà descrive i vuoti in un modo simile: con questa connessione, ho iniziato a rendermi conto che le società più ancestrali sulla terra vivevano in una realtà che era probabilmente più compatibile con il modo in cui la fisica quantistica definisce la realtà. Ed è questo che mi ha portato in Amazzonia».

Ha formato, quindi, legami con comunità come gli Huni Kuin che vivono in Brasile e Perù. Il viaggio l'ha profondamente influenzata e ha spinto ulteriormente la sua determinazione a sensibilizzare sulla distruzione ambientale. Il concetto di "fygital" deriva da quei tempi ispiratori: l'installazione di arte digitale può essere utilizzata per avviare atti di trasformazione sociale. Il concetto ha preso forma con la premiata installazione One Heart, One Tree, che celebra la ricca diversità della Terra di animali, piante e altri organismi rappresentati dall'Albero della Vita, l'immensa rete di relazioni che collega tutti gli esseri viventi,che risultano quindi tutti imparentati. Ognuna/o di noi può partecipare! Nell'applicazione, con il proprio ritratto e il proprio battito cardiaco viene rappresentato l'Homo sapiens all'interno dell'Albero della Vita, e viene connesso con un'altra specie, in base alla frequenza cardiaca. Dopo quella prima esperienza, l’invito è a raccogliere sfide per ridurre il proprio impatto sulla biodiversità, in modo divertente, facile e gratificante. L'applicazione dà anche accesso a un esploratore interattivo, che consente di esplorare le connessioni evolutive tra più di due milioni di specie. Durante le proiezioni live l'applicazione dà anche la possibilità di interagire con l'opera d'arte e far proiettare il proprio ritratto su edifici e monumenti, diventandone davvero parte. La melodia della musica elegante nella proiezione One Tree, One Planet, è tale da risultare antica di miliardi di anni, e risuona dentro ognuno/a di noi, perché è fatta in base alla sequenza del DNA che condividiamo con ogni organismo vivente sulla Terra. L'applicazione, quindi, rileva il battito cardiaco e su questa base crea e proietta un albero, che cresce al ritmo del polso di quella persona unica. Milioni di persone in tutto il mondo hanno conosciuto l'installazione durante il Summit delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2015 a Parigi. La sua installazione mozzafiato ha proiettato alberi digitali sulla Torre Eiffel e altri importanti monumenti. Ogni albero digitale corrisponde a un albero reale, piantato in uno dei programmi di riforestazione delle Nazioni Unite in Europa, America Latina, Africa o Asia. Finora sono stati piantati 55.000 alberi, con la partecipazione di persone provenienti da 135 paesi. Il costo di ogni albero è stato coperto dalle donazioni dei partecipanti (circa 11 dollari USA). Dopo Parigi, Naziha tornò a trascorrere del tempo con gli indigeni, che iniziò a visitare ogni anno. Prima della sua morte, stava discutendo con l'ambiente delle Nazioni Unite e altri partner la possibilità di creare un'installazione equivalente a One Heart One Tree per l'ambiente marino, per supportare il ripristino dell'oceano nel mondo reale.

Naziha è morta nell'aprile 2020 per una malattia rara. Quando penso a lei, mi coglie un misto di tristezza e speranza. Tristezza perché ci ha lasciati da poco all'età di 44 anni; e speranza perché rappresenta lo spirito di un futuro più giusto, sostenibile ed equilibrato, che siamo chiamati a costruire insieme, come comunità in relazione e simbiosi con la natura. Mi piace immaginarla seduta per terra in cerchio con la tribù amazzonica Huni Kuni, ascoltando attentamente e catturando tutti i suoni provenienti dal corpo dello sciamano e dai tamburi. Un attimo dopo, immagino la sua mente brillante mentre disegna l'installazione One Heart, One Tree. Naziha ha saputo intrecciare il suo talento artistico con la sua conoscenza dell'architettura e della tecnologia perpetrando un obiettivo ambientale. Non ha semplicemente definito la situazione attuale una “crisi ambientale”; è stata in grado di aggirare la burocrazia e sviluppare un progetto mondiale che ha avuto un impatto sull'ambiente e sulla vita di tante persone, attraverso un'arte tecnologica o una tecnologia artistica, con il messaggio di legare le persone. È riuscita a portare al pubblico l'essenza profonda e la rilevanza della crisi ambientale e dare la possibilità di agire nel modo più semplice per il comune cittadino. Naziha continua a ispirare artisti disposti a portare avanti i suoi progetti e le sue idee.

 

Traduzione francese
Guenoah Mroue

 

«C’est à nous d’être les protagonistes du changement. La terre n’a pas besoin de nous. Nous ne sommes pas en mesure de détruire la terre, ce que nous détruisons nous sommes nous-mêmes».

Naziha Mestaoui était une artiste et architecte tunisienne-belge, née à Bruxelles en 1975. Sa philosophie et sa conviction étaient que le numérique et l’art, la nature et la technologie ne sont pas en opposition, mais c’est à nous de fusionner créativement et activement les deux pour soutenir une transformation sociale. Naziha a étudié à la fois au Graz Institute of Technology en Autriche et à La Cambre en Belgique, entre 1996 et 1999. Durant cette période, elle a cooperé à la fondation d’un collectif artistique appelé LAB(au), destiné à étudier et explorer l’impact des technologies avancées sur l’art. Par la suite, elle s’installe à Paris pour collaborer avec l’artiste Yacine Ait Kaci, sous le nom d’Electronic Shadows. Le duo a expérimenté et breveté la technique de la vidéo en temps réel et la technologie de cartographie 3D dans l’art numérique. Sa formation en architecture est allée de pair avec un profond intérêt pour la physique quantique, qu’elle a utilisé pour comprendre l’équilibre entre le visible et l’invisible dans le monde, façonnant sa vision de l’humanité et de sa relation avec la nature. Ses œuvres ont été exposées dans des expositions à travers le monde, y compris le MOMA de New York, le MOCA de Shanghai, et le Centre Georges Pompidou de Paris.

Convaincue de l’importance d’aller au-delà de la réalité matérielle des choses, elle a décidé d’aller en Amazonie pour étudier des cultures qui perçoivent chaque chose vivante comme un être spirituel, qui possède ses propres énergies eAinsi s’exprimet modèles : «Nous devons trouver un moyen de revenir à une approche plus collective face à notre réalité, à la terre et à la nature».Ainsi s’exprime Naziha sur la première inspiration qui l’a conduite à son travail en Amazonie : «J’ai trouvé un livre qui établissait le lien entre la physique quantique et le Camp Akashico, avec un concept hindou qui a environ 5000 ans et qui décrit le vide comme une bibliothèque où toutes les informations sont stockées au-delà du temps et de l’espace. La physique quantique décrit en fait les vides d’une manière similaire : avec cette connexion, j’ai commencé à me rendre compte que les sociétés les plus ancestrales sur terre vivaient dans une réalité qui était probablement plus compatible avec la façon dont la physique quantique définit la réalité. Et c’est ce qui m’a amené en Amazonie».

Il a formé, donc, des liens avec des communautés comme les Huni Kuin qui vivent au Brésil et au Pérou. Le voyage l’a profondément influencée et a poussé sa détermination à sensibiliser à la destruction de l’environnement. Le concept de "fygital" vient de ces temps inspirateurs : l’installation de l’art numérique peut être utilisé pour initier des actes de transformation sociale. Le concept a pris forme avec l’installation primée One Heart, One Tree, qui célèbre la riche diversité de la Terre d’animaux, de plantes et d’autres organismes représentés par l’Arbre de Vie, l’immense réseau de relations qui relie tous les êtres vivants,Ils sont donc tous apparentés. Chacun de nous peut participer! Dans l’application, avec son propre portrait et son propre rythme cardiaque, l’Homo sapiens est représenté à l’intérieur de l’Arbre de Vie, et est connecté à une autre espèce, en fonction de la fréquence cardiaque. Après cette première expérience, l’invitation est de relever des défis pour réduire son impact sur la biodiversité, de manière amusante, facile et enrichissante. L’application donne également accès à un explorateur interactif, qui vous permet d’explorer les connexions évolutives entre plus de deux millions d’espèces. Pendant les projections en direct, l’application offre également la possibilité d’interagir avec l’œuvre d’art et de projeter son portrait sur les bâtiments et les monuments, en devenant vraiment partie intégrante. La mélodie de la musique élégante dans la projection One Tree, One Planet, est assez ancienne pour des milliards d’années, et résonne en chacun/à de nous, parce qu’elle est faite à partir de la séquence d’ADN que nous partageons avec chaque organisme vivant sur Terre. L’application, donc, détecte le rythme cardiaque et sur cette base crée et projette un arbre, qui grandit au rythme du pouls de cette personne unique. Des millions de personnes à travers le monde ont connu l’installation lors du Sommet des Nations Unies sur le changement climatique de 2015 à Paris. Son installation époustouflante a projeté des arbres numériques sur la Tour Eiffel et d’autres monuments importants. Chaque arbre numérique correspond à un arbre réel, planté dans l’un des programmes de reboisement des Nations Unies en Europe, en Amérique latine, en Afrique ou en Asie. Jusqu’à présent, 55000 arbres ont été plantés, avec la participation de personnes de 135 pays. Le coût de chaque arbre a été couvert par les dons des participants (environ 11 dollars US). Après Paris, Naziha revint passer du temps avec les indigènes, qu’il commença à visiter chaque année. Avant sa mort, il discutait avec l’environnement des Nations Unies et d’autres partenaires de la possibilité de créer une installation équivalente à One Heart One Tree pour l’environnement marin, afin de soutenir la restauration de l’océan dans le monde réel.

Naziha est morte en avril 2020 d’une maladie rare. Quand je pense à elle, elle me saisit par un mélange de tristesse et d’espoir. Tristesse parce qu’elle nous a quittés récemment à l’âge de 44 ans; et espérance parce qu’elle représente l’esprit d’un avenir plus juste, durable et équilibré, que nous sommes appelés à construire ensemble, comme communautés en relation et en symbiose avec la nature. J’aime l’imaginer assise par terre en cercle avec la tribu amazonienne Huni Kuni, écoutant attentivement et capturant tous les sons provenant du corps du chaman et des tambours. Un instant après, j’imagine son esprit brillant en dessinant l’installation One Heart, One Tree. Naziha a su tisser son talent artistique avec sa connaissance de l’architecture et de la technologie en poursuivant un objectif environnemental. Elle n’a pas simplement qualifié la situation actuelle de "crise environnementale"; elle a été en mesure de contourner la bureaucratie et de développer un projet mondial qui a eu un impact sur l’environnement et sur la vie de tant de personnes, à travers un art technologique ou une technologie artistique, avec le message de lier les gens. Elle est parvenue à apporter au public l’essence profonde et l’importance de la crise environnementale et à donner la possibilité d’agir de la manière la plus simple pour le citoyen ordinaire. Naziha continue d’inspirer des artistes prêts à poursuivre ses projets et ses idées.

 

Traduzione inglese
Isabella De Judicibus

 

Naziha Mestaoui - Marrying nature and technology through art "It's up to us to be the actors of change. The earth doesn't need us. We are not able to destroy earth, what we are destroying is ourselves."

Naziha Mestaoui was a Tunisian-Belgian artist and architect, born in Brussels in 1975. Her philosophy and conviction was that digital and art, nature and technology are not in antithesis, rather it is up to us to creatively and actively merge the two to support a positive societal transformation. Naziha studied both at the Graz Institute of Technology in Austria and at La Cambre in Belgium, between 1996 and 1999. During this time, she co-founded an art collective called LAB(au), aimed at studying and exploring how advanced technologies impact art. Later on, she moved to Paris to collaborate with the artist Yacine Ait Kaci, under the name of Electronic Shadows, the duo pioneered and patented technique of real-time video and 3D mapping technology in digital art. Her formation in architecture went hand in hand with a deep interest in quantum physics, which she used to understand the balance between the visible and invisible in the world, shaping her vie of humanity and its relationship to nature.

As she preached going beyond the material reality of things, she decided to go to the Amazon to study cultures that perceive every living thing as a spiritual being possessing its own energies and patterns. In the Amazon she formed bonds with communities such as the Huni Kuin who live across Brazil and Peru. The journey deeply impacted her and drove further her determination to raise awareness on environmental destruction. The concept “fygital” came from that inspiring times: digital art installation can be used to initiate social transformational acts. The concept came into shape with the award-winning installation One Heart, One Tree.

She designed an App which sensed the person's heartbeat. On the basis of the heartbeat the app then creates and projects a tree, selected by the person, which grows at the rhythm of that unique person’s pulse. Millions of people around the world were introduced to the installation during the 2015 United Nations Climate Change Summit in Paris. Her breath-taking installation was projected on the Eiffel Tower and other important historical and cultural landmarks. Each digital tree corresponded to a real tree, planted in one of UN’s reforestation programmes in Europe, Latin America, Africa or Asia. So far, 55,000 trees have been planted, with people participating from 135 countries. The cost of each tree was covered by participants’ donations (about 11 U.S. dollars). After Paris, Naziha returned to spend time with the indigenous people, which she began to visit annually. Before her death, she was discussing with the UN environment and other partners the possibility of creating an equivalent installation to One Heart One Tree for the marine environment, to support ocean restoration in the real world.

Naziha passed away in April 2020 from a rare condition. When I think about her, a mix of sadness and hope grasps me. Sadness because she has recently left us at the age of 44 years old; and hope because she represents the spirit of a more just, sustainable and balanced future which we are called to build together as a community in relation and symbiosis with nature. I can imagine her sitting on the ground in a circle with the Amazon Huni Kuni tribe, carefully listening and capturing all the sounds coming from the shaman body and drums. One moment after, I can picture her brilliant mind designing the One Heart, One Tree installation. Naziha was able to intertwine her artistic talent with her knowledge of architecture and technology perpetrating an environmental goal. She did not just raise awareness on the “environmental crisis’; she was able to bypass the bureaucracy and develop a worldwide project that impacted the environment and the lives of so many people, through a technological-art or artistic technology, with the message of bonding people. She managed to bring to the public the deep essence and relevance of the environmental crisis and give the possibility of acting upon in the easiest way for the common citizen. Naziha continues to inspire artists who are willing to take on her projects and ideas.

 

Traduzione spagnola
Isabella De Judicibus

 

«Nos corresponde ser protagonistas del cambio. La tierra no nos necesita. No somos capaces de destruirla, lo que estamos destruyendo somos nosotros mismos».

Naziha Mestaoui era una artista y arquitecta tunecina-belga, nacida en Bruselas en 1975. Su filosofía y sus convicciones consistían en que lo digital y el arte, la naturaleza y la tecnología, no se hallan en antítesis, sino que nos toca a nosotras/os combinarlos creativamente y activamente para apoyar una transformación social. Naziha estudió tanto en el Graz Institute of Technology en Austria como en La Cambre en Bélgica entre 1996 y 1999. Durante ese periodo, cofundó un colectivo artístico llamado LAB(au), que se proponía estudiar y explorar el impacto de las tecnologías avanzadas en el arte. Posteriormente, se mudó a París para colaborar con el artista Yacine Ait Kaci, bajo el nombre de Electronic Shadows. El dúo experimentó y patentó la técnica del video en tiempo real y la tecnología del mapeo 3D en el arte digital. Su formación en arquitectura iba a la par con un profundo interés por la física cuántica, que usó para entender el equilibrio entre lo visible y lo invisible en el mundo, plasmando su visión de humanidad y su relación con la naturaleza. Sus obras han sido expuestas en todo el mundo, como en el MOMA de Nueva York, el MOCA de Shanghái y el Centre Georges Pompidou de París, entre otros.

Convencida de la importancia de ir más allá de la realidad material de las cosas, decidió ir a Amazonia para estudiar las culturas que perciben todo ser viviente como un ser espiritual, que tiene sus propias energías y patrones: «Tenemos que encontrar una manera de volver a un enfoque más colectivo en relación con nuestra realidad, la tierra y con la naturaleza». Así se expresó Naziha sobre su primera inspiración que la llevó a trabajar en Amazonia: «Encontré un libro donde se establece la relación entre la física cuántica y el campo akásico, con un concepto hindú que tiene casi 5.000 años y que describe el vacío como una biblioteca donde todas las informaciones están archivadas más allá del tiempo y del espacio. De hecho, la física cuántica describe los vacíos de forma similar: con esta conexión, empecé a darme cuenta de que las sociedades más ancestrales de la Tierra vivían en una realidad que probablemente era más compatible con la manera en que la física cuántica define la realidad. Y es eso lo que me llevó a Amazonia».

Entonces, entabló relación con algunas comunidades como los Huni Kuin, que viven en Brasil y Perú. El viaje influyó en ella profundamente y empujó aún más su determinación por la sensibilización sobre la destrucción del medio ambiente. El concepto de “fygital” deriba de aquellos tiempos inspiradores: la instalación de arte digital se puede utilizar para poner en marcha actos de transformación social. Este concepto tomó forma con la premiada instalación One Heart, One Tree, que celebra la rica diversidad de la Tierra y de sus animales, plantas y otros organismos representados por el Árbol de la Vida, la inmensa red de relaciones que conecta a todos los seres vivos, los cuales, por tanto, resultan todos ellos emparentados. ¡Cada una/o de nosotras/os puede participar! En la aplicación se representa el Homo sapiens dentro del Árbol de la Vida con su propio retrato y latido cardíaco, y se conecta con otra especie, según su frecuencia cardíaca. Tras esa primera experiencia, la sugerencia consiste en aceptar retos para reducir el impacto en la biodiversidad, de forma divertida, fácil y gratificante. La aplicación también da acceso a un explorador interactivo, que permite explorar las conexiones evolutivas entre más de dos millones de especies. Durante las proyecciones en directo, la aplicación permite interactuar con la obra artística y proyectar el propio retrato en edificios y monumentos, formando realmente parte de ellos. La melodía de la elegante música de la proyección One Tree, One Planet se remonta a miles de millones de años y, resuena dentro de cada una/o de nosotras/os, porque se basa en la secuencia del ADN que compartimos con los organismos vivientes de la Tierra. Por tanto, la aplicación reconoce los latidos del corazón y, sobre esta base, crea y proyecta un árbol que crece al ritmo del pulso de aquella persona. Millones de personas de todo el mundo conocieron la instalación durante la Cumbre de las Naciones Unidas sobre el cambio climático del 2015 en París. Su impresionante instalación proyectó árboles digitales en la Torre Eiffel y en otros importantes monumentos. Cada árbol digital corresponde a un árbol real, plantado en uno de los programas de reforestación de las Naciones Unidas en Europa, América latina, África o Asia. Hasta ahora se han plantado 55.000 árboles, con la participación de personas de 135 países. El coste de cada árbol se financió con las donaciones de los participantes (casi 11 dólares USA). Después de París, Naziha volvió a pasar tiempo con los indígenas, a los que empezó a visitar cada año. Antes de su muerte, estaba discutiendo con las Naciones Unidas y otros socios sobre la posibilidad de crear una instalación equivalente a One Heart, One Tree, para el medio ambiente marino a fin de apoyar la recuperación del océano en el mundo real.

Naziha murió en abril de 2020 por una enfermedad poco común. Cuando pienso en ella, siento una mezcla de tristeza y esperanza. Tristeza porque nos dejó hace poco a los 44 años; y esperanza porque representa el ánimo de un futuro mejor, sostenible y equilibrado, que tenemos que construir juntos como comunidad en relación y simbiosis con la naturaleza. Me gusta imaginarla sentada en el suelo en un círculo con la tribu amazónica Huni Kuni, escuchando atentamente y capturando todos los sonidos procedentes del cuerpo del chamán y de los tambores. Un segundo después, imagino su brillante mente mientras dibuja la instalación One Heart, One Tree. Naziha supo entrelazar su talento artístico con sus conocimientos de arquitectura y tecnología persiguiendo un objetivo medioambiental. No solo definió la situación actual una “crisis medioambiental”, sino que fue capaz de sortear la burocracia y desarrollar un proyecto mundial que tuvo un impacto en el medio ambiente y en la vida de mucha gente, a través de un arte tecnológico o de una tecnología artística, con el mensaje de conectar a las personas. Supo llevar al público la profunda esencia y la relevancia de la crisis del medio ambiente y dio la posibilidad de actuar de la forma más sencilla para toda la ciudadanía. Naziha sigue inspirando a las/los artistas dispuestas/os a seguir sus proyectos e ideas.