Jeannette Villepreux Power
Michela d'Angelo
Anastasia Usinger
Esattamente 150 anni fa, il 25 gennaio 1871, a Juillac, un centro montano nel cuore della Francia, muore quasi nell’oblio Jeannette Villepreux Power, la naturalista che nel 1832 ha inventato in Sicilia il moderno acquario per le sue ricerche nel campo della biologia marina e che fu definita la “Dama degli Argonauti” per le sue scoperte relative all’Argonauta Argo. Secondo la tradizione («Il était un jour une bergère…»), fino a 18 anni Jeannette Villepreux vive come una pastorella nelle campagne di Juillac, dove è nata il 25 settembre 1794. In ogni caso, nel 1812 è a Parigi dove lavora come ricamatrice in un atelier che realizza abiti per la casa reale ed è talmente brava che nel 1816 ricama il vestito per le nozze della principessa Maria Carolina di Borbone, nipote del re Ferdinando I delle Due Sicilie, con il duca di Berry, nipote del re di Francia Luigi XVIII. È in questo periodo che Jeannette conosce James Power, un mercante inglese residente a Messina, ed è per lui che nel 1818 lascia Parigi per andare a sposarsi e a vivere in Sicilia con lui per 25 anni.
Nella città dello Stretto Jeannette “scopre” per la prima volta il mare e questa scoperta segnerà una svolta nella sua vita. Da autodidatta, comincia a conoscere, osservare, studiare, catalogare le risorse nelle acque locali. Piuttosto che frequentare i salotti e le riunioni mondane della borghesia mercantile, Jeannette preferisce studiare le scienze naturali ed entrare in contatto con l’ambiente scientifico cittadino. Il lungo periodo trascorso a Messina può essere suddiviso in due fasi. La prima, all’incirca tra il 1818 e il 1832, è la fase della formazione, della preparazione teorica, dello studio e dei primi contatti con scienziati e studiosi. La seconda, tra il 1832 e il 1843, è quella delle osservazioni sistematiche, delle invenzioni, degli esperimenti e delle scoperte comunicate prima agli amici messinesi e all’Accademia Gioenia di Catania e poi anche alla comunità scientifica internazionale. Il suo “laboratorio a cielo aperto” è lo specchio d’acqua del porto di Messina che è «giornalmente valicato per la ricerca di organici marini» e che le offre «opportunità di mezzi che nessun altro sito potrebbe altrove presentare». È soprattutto l’Argonauta Argo, un mollusco cefalopode molto diffuso nello Stretto, ad attirare la sua attenzione. Sulla bella conchiglia di questo cefalopode, il Nautilus ribattezzato Argonauta Argo da Linneo, fin dai tempi di Aristotele si contrappongono due tesi: l’Argonauta Argo costruisce da solo la sua conchiglia oppure è un parassita che, come il Paguro Bernardo, si appropria della conchiglia di altri molluschi? Nell'Ottocento le due diverse correnti di pensiero fanno capo rispettivamente a Richard Owen, segretario della Zoological Society di Londra, e a Henri Ducrotay de Blainville, membro dell’Académie des sciences de l’Institut de France. Per risolvere il dilemma fino ad allora discusso solo in base a teorie e supposizioni e non attraverso esperimenti con supporto scientifico, Jeannette adotta un metodo nuovo fondato sull’osservazione diretta e, per poter osservare da vicino le varie fasi dell’evoluzione e della formazione della conchiglia dell’Argonauta Argo, inventa l’acquario che le consentirà di risolvere definitivamente l’antica questione.
«Ho fatto i miei esperimenti – ricorderà Jeannette nel 1860 – quando ho inventato l'acquario nel 1832. E, anche se studiavo gli animali marini nell'acqua di mare mantenuta al livello di calore che volevo e anche se davo il cibo adatto per ogni specie, queste esperienze non sono riuscite completamente; allora ho fatto ricorso al mare e ho inventato le gabbie. […]
Queste gabbie furono denominate nel 1835, dall’Accademia Gioenia, gabiole alla Power, cages à la Power». In realtà, sono tre i tipi di acquari da lei ideati. Il primo, in vetro, è il prototipo del moderno acquario che, pieno di acqua di mare, le consente di tenere in vita, nutrire, osservare e studiare nella sua casa i piccoli molluschi necessari per i suoi esperimenti. Il secondo, in vetro ma protetto da una "gabbia" di legno, è immerso in parte in mare ed estratto per le sue osservazioni. Il terzo, che misura circa 1 metro per 2, è una gabbia di legno con 4 piccole ancore alla base che lo fissano nei bassi fondali marini e con un’apertura in alto che consente di osservare i molluschi all’interno. Grazie agli acquari di sua invenzione e grazie all’osservazione diretta, Jeannette riesce a sciogliere l’enigma della conchiglia dell’Argonauta Argo, dimostrando per la prima volta al mondo con il suo innovativo metodo scientifico che è proprio il mollusco a "fabbricarsi" da solo la sua conchiglia e a ripararla se è spezzata, smentendo così la tesi del parassitismo. Nel 1836 i risultati delle sue ricerche sono pubblicati dall’Accademia Gioenia di Catania e sono poi inviati alla Zoological Society di Londra che nel 1839 la accoglierà come socia. È, in particolare, Richard Owen, segretario della Zoological Society, sovrintendente del British Museum e poi fondatore del Natural History Museum di Londra, a confermare la validità delle sue scoperte e delle sue invenzioni: oltre a definirla «pioniera» della biologia marina e «madre dell’acquariologia», Owen riconosce autorevolmente a Jeannette anche il primato dell’invenzione dell’acquario.
Nel mondo scientifico all’epoca quasi esclusivamente maschile, Jeannette conquista così il suo posto come donna di scienza (nel 1842 è socia di oltre 15 accademie scientifiche di tutta Europa). Nei 25 anni di residenza in Sicilia la giovane ricamatrice arrivata come una “Cenerentola” si è trasformata nella “Dama degli Argonauti”, cioè in una scienziata apprezzata a livello internazionale. Come scrive nel 1836 ai soci dell’Accademia Gioenia (al 99% uomini), il suo percorso non è stato semplice: «Ho dedicato da molti anni in qua alle scienze naturali le poche ore che avanzano alle mie domestiche cure (che pochi sono in effetti gl’istanti di cui giovarsi possono negli studi le persone della mia condizione e del mio sesso)». Jeannette sembra esprimere sia il rammarico per il poco tempo che può riservare alle sue ricerche sia il timore di essere considerata una donna "fuori dai canoni" che antepone lo studio alle «domestiche cure» riservate esclusivamente alle donne: se nella Sicilia dell'Ottocento non è facile essere una donna straniera, è sicuramente ancora più difficile essere una donna straniera e per di più scienziata proprio per il rischio di apparire eccentrica rispetto al contesto sociale nel quale tende a integrarsi. In un contesto che esclude o emargina le donne dalle attività scientifiche, Jeannette ha il pieno sostegno del marito James Power, che Alessio Scigliani nel 1837 definisce uomo di «dolcissimo carattere» e di «maniere amabilissime» che ha «il gran merito di aver secondato il genio della moglie per le scienze naturali». Nella sua eccentricità la naturalista è indicata come modello per le giovani siciliane dallo stesso Scigliani: «L’esempio della Power che, malgrado tante occupazioni scientifiche, non trascura gli affari domestici, anzi v’intende moltissimo, e che può servir alle madri di famiglia, m’incoraggia a proporlo, onde troncare le scuse che a siffatto annunzio dalla massima parte delle nostre donne si producono per velare la naturale loro indolenza, i difetti d’una educazione ricevuta, o che non si hanno saputo dare da loro stesse; che il genio per lo più da sé i mezzi crea». Alla Sicilia Jeannette dedicherà due guide uniche nel loro genere perché arricchite dalle sue ricerche su flora, fauna e risorse naturali dell’isola. L’Itinerario della Sicilia, riguardante tutt’i rami di storia naturale e parecchi di antichità ch’essa contiene (1839) è una guida utile per i «naturalisti forestieri» e anche «utilissima se verrà a far parte dell’educazione della gioventù», mentre la Guida per la Sicilia (1842), oltre alla storia, ai monumenti, ecc. di «tutti i paesi ragguardevoli per antica origine» e alle notizie utili per i viaggiatori stranieri (mezzi di trasporto, ecc.), offre anche «la rubrica della Storia Naturale» e «alcuni cataloghi appartenenti alla Conchiologia, alla Tetologia, all’Ornitologia, alla Botanica, ecc.». Queste due guide possono essere considerate il suo dono d’addio all’isola nella quale ha vissuto un quarto di secolo. Nel 1843, infatti, i Power da Messina si trasferiscono prima a Londra e poco dopo a Parigi, ma lontana dal mare Jeannette non potrà più continuare le sue ricerche di biologia marina e ben presto il suo nome, le sue invenzioni e le sue scoperte cadranno nell’oblio.
Solo oltre cento anni dopo la sua morte “tornerà alla luce” grazie a uno studioso di Juillac, Claude Arnal (1930-2020), che l’ha riscoperta e fatta conoscere a tante/i studiose/i di vari Paesi e che nel 1997 ha anche ottenuto che le venisse intitolato un sito sul pianeta Venere dalla International Astonomical Union. A lei da allora sono stati dedicati libri e convegni e in Francia un’associazione fondata dalla pittrice Anne-Lan ne porta il nome. Dal 2009, inoltre, la Comunità Europea ha inserito Jeannette tra le 40 heroins of science che, come Ipazia, Ada Lovelace o Marie Curie, hanno segnato il progresso della scienza e della conoscenza.
Traduzione francese
Il y a exactement 150 ans, le 25 janvier 1871, Jeannette Villepreux Power, la naturaliste qui a inventé l'aquarium moderne en Sicile en 1832 pour ses recherches dans le domaine de la biologie marine et qui était connue sous le nom de "Dame des Argonautes" pour ses découvertes sur l'Argonaute Argo, meurt presque dans l'oubli à Juillac, un village de montagne au cœur de la France. Selon la tradition ("Il était un jour une bergère..."), Jeannette Villepreux a vécu jusqu'à l'âge de 18 ans comme bergère dans la campagne de Juillac, où elle est née le 25 septembre 1794. Quoi qu'il en soit, en 1812, elle se trouve à Paris où elle travaille comme brodeuse dans un atelier de confection de vêtements pour la maison royale. Elle est si douée qu'en 1816, elle brode la robe du mariage de la princesse Marie-Caroline de Bourbon, nièce du roi Ferdinand Ier des Deux-Siciles, avec le duc de Berry, neveu du roi de France, Louis XVIII. C'est à cette époque que Jeannette rencontre James Power, un marchand anglais vivant à Messine, et c'est pour lui qu'elle quitte Paris en 1818 pour se marier et vivre avec lui en Sicile pendant 25 ans.
Dans la ville du détroit de Gibraltar, Jeannette "découvre" la mer pour la première fois et cette découverte va marquer un tournant dans sa vie. Autodidacte, elle commence à apprendre, observer, étudier et cataloguer les ressources des eaux locales. Plutôt que de fréquenter les salons et les réunions sociales de la bourgeoisie marchande, Jeannette préfère étudier les sciences naturelles et entrer en contact avec l'environnement scientifique de la ville. La longue période qu'elle passe à Messine peut être divisée en deux phases. La première, qui se situe approximativement entre 1818 et 1832, est la phase de formation, de préparation théorique, d'étude et de premiers contacts avec des scientifiques et des savants. La seconde, entre 1832 et 1843, est la phase d'observations systématiques, d'inventions, d'expériences et de découvertes communiquées d'abord à ses amis de Messine et de l'Accademia Gioenia de Catane, puis à la communauté scientifique internationale. Son "laboratoire à ciel ouvert" est le port de Messine, qu'elle "traverse quotidiennement pour rechercher des organismes marins" et qui lui offre “des opportunités de moyens qu'aucun autre site ne pourrait offrir ailleurs". C'est surtout l'Argonauta Argo, un mollusque céphalopode très commun dans le détroit de Messine, qui attire son attention. Depuis Aristote, deux thèses s'opposent sur la belle coquille de ce céphalopode, le Nautilus, rebaptisé Argonauta Argo par Linné : l'Argonauta Argo fabrique-t-il sa propre coquille ou est-ce un parasite qui, comme le Pagurus Bernardus (Bernard-l’hermite), s'empare de la coquille d'autres mollusques ? Au XIXe siècle, les deux courants de pensée sont respectivement menés par Richard Owen, secrétaire de la Zoological Society of London, et Henri Ducrotay de Blainville, membre de l'Académie des sciences de l'Institut de France. Pour résoudre le dilemme, qui jusqu'alors n'avait été discuté que sur la base de théories et de suppositions et non par des expériences scientifiquement soutenues, Jeannette adopte une nouvelle méthode basée sur l'observation directe et, afin de pouvoir observer de près les différentes phases de l'évolution et de la formation de la coquille de l'Argonaute, elle invente l'aquarium qui lui permettra de résoudre une fois pour toutes l'ancienne question.
«J'ai fait mes expériences, rappellera Jeannette en 1860, lorsque j'ai inventé l'aquarium en 1832. Et bien que j'aie étudié des animaux marins dans de l'eau de mer maintenue au niveau de chaleur que je souhaitais et que j'aie donné la nourriture adéquate à chaque espèce, ces expériences n'ont pas complètement réussi ; j'ai donc eu recours à la mer et j'ai inventé les cages. [...]
Ces cages ont été nommées en 1835, par l'Accademia Gioenia, gabiole alla Power, cages à la Power". Elle conçoit en fait trois types d'aquarium. Le premier, en verre, est le prototype de l'aquarium moderne qui, rempli d'eau de mer, lui permet de maintenir en vie, nourrir, observer et étudier chez elle les petits mollusques nécessaires à ses expériences. La seconde, en verre mais protégée par une "cage" en bois, est partiellement immergée dans la mer et extraite pour ses observations. La troisième, qui mesure environ 1 mètre sur 2 mètres, est une cage en bois munie de quatre petites ancres à la base qui la fixent au fond de la mer peu profonde et d'une ouverture au sommet qui permet d'observer les mollusques à l'intérieur. Grâce à ses aquariums et à l'observation directe, Jeannette réussit à résoudre l'énigme de la coquille de l'Argonaute Argo, démontrant pour la première fois au monde avec sa méthode scientifique innovante que c'est le mollusque lui-même qui "fabrique" sa propre coquille et la répare si elle est cassée, réfutant ainsi la théorie du parasitisme. En 1836, les résultats de ses recherches sont publiés par l'Accademia Gioenia de Catane, puis envoyés à la Zoological Society de Londres, qui l'accueille comme membre en 1839. C'est Richard Owen, secrétaire de la Zoological Society, surintendant du British Museum et plus tard fondateur du Natural History Museum de Londres, qui confirme la validité de ses découvertes et inventions : tout en la décrivant comme une "pionnière" de la biologie marine et "la mère de l'aquariologie", Owen reconnaît également avec autorité l'invention de l'aquarium par Jeannette.
Dans le monde scientifique alors presque exclusivement masculin, Jeannette gagne ainsi sa place de femme de science (en 1842, elle est membre de plus de 15 académies scientifiques à travers l'Europe). Au cours des 25 années qu'elle passe en Sicile, la jeune brodeuse, qui était arrivée comme une "Cendrillon", se transforme en "Dame des Argonautes", une scientifique de renommée internationale. Comme elle l'écrit en 1836 aux membres de l'Accademia Gioenia (99 % d'hommes), son chemin n'est pas facile : "Depuis de nombreuses années, je consacre aux sciences naturelles les quelques heures qui me restent après les soins domestiques (il y a peu de moments que les personnes de ma condition et de mon sexe peuvent utiliser pour leurs études)". Jeannette semble exprimer à la fois son regret du peu de temps qu'elle peut consacrer à ses recherches et sa crainte d'être considérée comme une femme "non conventionnelle" qui fait passer ses études avant les "soins domestiques" réservés exclusivement aux femmes : si dans la Sicile du XIXe siècle il n'est pas facile d'être une femme étrangère, il est certainement encore plus difficile d'être une femme étrangère et, qui plus est, une scientifique, précisément à cause du risque de paraître excentrique par rapport au contexte social dans lequel elle tend à s'intégrer. Dans un contexte qui exclut ou marginalise les femmes des activités scientifiques, Jeannette bénéficie du soutien total de son mari James Power, qu'Alessio Scigliani décrit en 1837 comme un homme au "caractère très doux" et aux "manières très aimables" qui a "le grand mérite d'avoir secondé le génie de sa femme pour les sciences naturelles". Dans son excentricité, la naturaliste est indiquée comme modèle pour les jeunes femmes siciliennes par Scigliani lui-même: «L'exemple de Power qui, malgré tant d'occupations scientifiques, ne néglige pas les affaires domestiques, elle s'y connaît même très bien, et qui peut être utile aux mères de famille, m'encourage à la proposer, afin de mettre fin aux prétextes que la plupart de nos femmes trouvent à une telle annonce pour dissimuler leur indolence naturelle, les défauts d'une éducation reçue, ou qu'elles n'ont pas su se donner ; que le génie pour la plupart crée de lui-même les moyens». Jeannette consacre deux guides uniques à la Sicile, enrichis par ses recherches sur la flore, la faune et les ressources naturelles de l'île. L'Itinéraire de la Sicile, couvrant toutes les branches de l'histoire naturelle et plusieurs des antiquités qu'elle contient (1839) est un guide utile pour les "naturalistes étrangers" et aussi "très utile s'il doit faire partie de l'éducation de la jeunesse", tandis que le Guide de la Sicile (1842), outre l'histoire, les monuments, etc., contient "toutes les villes remarquables pour leurs origines anciennes" et des informations utiles pour les jeunes. Guide de la Sicile (1842), outre l'histoire, les monuments, etc., de "toutes les villes remarquables par leur origine antique" et les informations utiles aux voyageurs étrangers (moyens de transport, etc.), propose également "la section d'histoire naturelle" et "quelques catalogues appartenant à la conchyliologie, la théologie, l'ornithologie, la botanique, etc. Ces deux guides peuvent être considérés comme son cadeau d'adieu à l'île où elle a vécu pendant un quart de siècle. En 1843, en effet, les Powers de Messine s'installent d'abord à Londres et peu après à Paris, mais loin de la mer, Jeannette ne peut plus poursuivre ses recherches en biologie marine et bientôt son nom, ses inventions et ses découvertes tombent dans l'oubli.
Ce n'est que plus de cent ans après sa mort qu'elle est "revenue à la lumière" grâce à un savant de Juillac, Claude Arnal (1930-2020), qui la redécouvre et la fait connaître à de nombreux savants de différents pays, et qui obtient en 1997 la dédicace d'un site sur la planète Vénus par l'Union astronomique internationale. Depuis, des livres et des conférences lui sont consacrés et, en France, une association fondée par le peintre Anne-Lan porte son nom. Depuis 2009, la Communauté européenne a également inclus Jeannette parmi les 40 héroïnes de la science qui, comme Hypatie, Ada Lovelace ou Marie Curie, ont marqué le progrès de la science et de la connaissance.
Traduzione inglese
150 years ago, on January 25, 1871, in Juillac, a mountain village in the heart of France, Jeannette Villepreux Power died, almost in oblivion - the naturalist who, in Sicily in 1832, invented the modern aquarium for her research in the field of marine biology, and who was called the "Lady of the Argonauts" for her discoveries relating to the species Argonauta Argo. According to tradition ("Il était un jour une bergère ..."), until the age of 18 Jeannette Villepreux lives as a shepherdess in the countryside of Juillac, where she was born on 25 September 1794. In any case, by 1812 she was in Paris where she worked as an embroiderer in an atelier that made clothes for the royal house. She was so skilled that in 1816 she embroidered the dress for the wedding of Princess Maria Carolina of Bourbon, grandson of King Ferdinand I of the Two Sicilies, with the Duke of Berry, grandson of the King of France Louis XVIII. It was in this period that Jeannette met James Power, an English merchant living in Messina, and it was for him that she left Paris in 1818 to get married and live in Sicily with him for 25 years.
In Messina, the city of the Straits, Jeannette “discovered” the sea for the first time, and this discovery marked a turning point in her life. Self-taught, she began to learn, observe, study, and catalog the resources in local waters. Rather than attending the salons and social gatherings of the mercantile bourgeoisie, Jeannette preferred to study the natural sciences and get in touch with the scientific environment of the city. The long period spent in Messina can be divided into two phases. The first, roughly between 1818 and 1832, was the phase of training, theoretical preparation, study and her first contacts with scientists and scholars. The second, between 1832 and 1843, was that of systematic observations, inventions, experiments and discoveries - communicated first to friends in Messina and the Gioenia Academy of Catania and then also to the international scientific community. Her "open-air laboratory" was the body of water of the port of Messina which was "crossed daily in the search for marine organisms" and which offered "opportunities for collection that no other site could present". It was, above all, the Argonauta Argo, a cephalopod mollusk widespread in the Strait, that attracted her attention. On the beautiful shell of this cephalopod, the Nautilus renamed Argonauta Argo by Linnaeus, two theses had been opposed since the time of Aristotle. One idea was that the Argonaut Argo built its own shell, and the other was that it is a parasite that, like the Hermit Crab, appropriates the shell other molluscs. In the nineteenth century, the two different currents of thought were represented by Richard Owen, secretary of the Zoological Society of London, and by Henri Ducrotay de Blainville, member of the Académie des sciences de l’Institut de France. In order to solve the dilemma previously discussed only on the basis of theories and assumptions, and not through experiments with scientific support, Jeannette adopted a new method based on direct observation and, in order to closely observe the various phases of the evolution and formation of shell of the Argonauta Argo, invented the aquarium - to allow her to definitively resolve the ancient question. «I did my experiments» Jeannette recalled in 1860 «when I invented the aquarium in 1832. And, even if I studied marine animals in sea water kept at the temperature I wanted and even if I provided the right food for each species, these experiences have not completely succeeded; so, I resorted to the sea and invented underwater cages […]
These cages were named in 1835, by the Gioenia Academy, Gabiole alla Power (Cages à la Power)." In fact, she devised three types of aquariums. The first, in glass, is the prototype of the modern aquarium which, filled with sea water, allowed her in her home to keep alive, feed, observe and study the small molluscs necessary for her experiments. The second, also glass, but protected by a wooden "cage", was partially immersed in the sea and hoisted out for her observations. The third, which measured about 1 meter by 2, was a wooden cage with 4 small anchors at the base that secured it to the shallow seabed, with an opening at the top that allowed her to observe the molluscs inside. Thanks to the aquariums of her invention, and thanks to direct observation, Jeannette was able to solve the enigma of the shell of the Argonaut Argo, demonstrating precisely, with her innovative scientific method, for the first time in the world, that the mollusc makes its own shell and repairs it if it is broken, thus disproving the thesis of parasitism. In 1836 the results of her research were published by the Gioenia Academy of Catania and were then sent to the Zoological Society of London which in 1839 welcomed her as a member. In particular, Richard Owen, secretary of the Zoological Society, superintendent of the British Museum and later founder of the Natural History Museum in London, confirmed the validity of her discoveries and inventions. In addition to defining her as a "pioneer" of marine biology and " mother of aquariology”, Owen authoritatively acknowledged the primacy of Jeannette in the invention of the aquarium.
In the scientific world of the time, almost exclusively male, Jeannette thus conquered her place as a woman of science (in 1842 she was a member of over 15 scientific academies throughout Europe). In the 25 years of residency in Sicily, the young embroiderer - who arrived as a "Cinderella" - turned into the "Lady of the Argonauts", that is, into an internationally recognized scientist. As she wrote in 1836 to the members of the Gioenia Academy (99% men), her path was not easy: "For many years now I have dedicated to the natural sciences the few hours left over from my domestic responsibilities (there are few instances of people of my condition and gender having the free time to benefit from studies)." Jeannette seemed to express both her regret for the short amounts of time she could devote to her research, and also the fear of being considered an "rule-breaking" woman who placed study above the "domestic tasks" reserved exclusively to women. If in nineteenth-century Sicily it was not easy to be a foreign woman, it was certainly even more difficult to be a foreign woman and also a scientist, precisely because of the risk of appearing eccentric with respect to the social context in which she was judged. In a context that excluded or marginalized women from scientific activities, Jeannette had the full support of her husband, James Power. Alessio Scigliani, in 1837, defined him as a man of "very sweet character" and "most amiable manners" who has "the great merit of having supported the genius of his wife for the natural sciences.” In her eccentricity, the naturalist was cited as a model for young Sicilian women by Scigliani himself: "The example of Power who, despite so many scientific preoccupations, does not neglect domestic affairs, but rather understands them completely, and who can serve as the mother of a family, encourages me to say - in order to cut off the excuses that are produced by the majority of our women to veil their natural indolence, the defects of the education they have received, or that they have not been able to give themselves - that for the most part genius creates its own opportunities.” Jeannette dedicated two unique guides to Sicily, enriched by her research on the flora, fauna and natural resources of the island. The Itinerary of Sicily, concerning all the branches of natural history and many of the antiquities that it contains (1839) is a useful guide for "foreign naturalists" and also "very useful if it becomes part of the education of young people." Her Guide to Sicily (1842), in addition to history, monuments, etc. of "all the towns of notable ancient origin" and useful information for foreign travelers (means of transport, etc.), also offered a Natural History section and "some catalogs belonging to Conchiology, Tethology, Ornithology , to Botany, etc." These two guides can be considered her farewell gift to the island where she lived for a quarter of a century. In 1843 the Powers moved from Messina, first to London and shortly after to Paris. But, far from the sea Jeannette could no longer continue her research into marine biology and soon her name, her inventions and her discoveries fell into oblivion.
Only over a hundred years after her death did she “return to the light” thanks to a scholar from Juillac, Claude Arnal (1930-2020), who rediscovered her and made her known to many scholars from various countries. In 1997 a crater on the planet Venus was named for her by the International Astonomical Union. Since then, books and conferences have been dedicated to her, and in France an association founded by the painter Anne-Lan bears her name. Furthermore, since 2009, the European Community has included Jeannette among the 40 heroines of science who, like Hypatia, Ada Lovelace and Marie Curie, have notably advanced the progress of science and knowledge.
Traduzione spagnola
Federica Agosti
Precisamente 150 años atrás, el 25 de enero de 1871, en Juillac, un pueblo de montaña en el corazón de Francia, fallece casi en el olvido Jeannette Villepreux Power, la naturalista que en 1832 inventó en Sicilia el acuario moderno para sus investigaciones en el ámbito de la biología marina y que fue definida como la “Dama de los Argonautas” por sus descubrimientos relativos al Argonauta Argo. Según la tradición («Il était un jour une bergère…»), hasta los 18 años Jeannette Villepreux vive como pastora en los campos de Juillac, donde había nacido el 25 de septiembre de 1794. En todo caso, en 1812 se encuentra en París donde trabaja como bordadora en una sastrería que realiza ropa para la familia real y es tan capaz que en 1816 borda el vestido nupcial de la princesa María Carolina de Borbón, nieta del rey de Francia Luis XVIII. En esa misma época Jeannette conoce a James Power, un mercante inglés residente en Mesina, y es por él que en 1818 deja París para casarse e ir a vivir en Sicilia con él durante 25 años.
En la ciudad del estrecho de Mesina Jeannette “descubre” por primera vez el mar, descubrimiento que cambiará su vida definitivamente. De forma autodidacta, empieza a conocer, observar, estudiar y catalogar los recursos en las aguas locales. En lugar de frecuentar los salones y las reuniones mundanas de la burguesía mercantil, Jeannette prefiere estudiar las ciencias naturales y ponerse en contacto con el ambiente científico ciudadano. El largo período pasado en Mesina puede ser dividido en dos fases. La primera, más o menos entre 1818 y 1832, es la fase de la formación, de la preparación teórica, del estudio y de los primeros contactos con científicos e intelectuales. La segunda, entre 1832 y 1843, es la de las observaciones sistemáticas, de las invenciones, de los experimentos y de los descubrimientos comunicados primero a los colegas mesineses y a la Academia Gioenia de Catania y luego también a la comunidad científica internacional. Su “laboratorio al aire libre” es el espejo de agua del puerto de Mesina que «visita diaramente para la investigación de orgánicos marinos» y que le ofrece «oportunidades de medios que ningún otro sitio podría presentar». Es sobre todo el Argonauta Argo, un molusco cefalópode muy difundido en el estrecho, que llama su atención. Acerca de la bella concha de este cefalópode, el Nautilus rebautizado Argonauta Argo por Linneo, se contraponen, desde la época aristotélica, dos tesis: ¿el Argonauta Argo construye por sí mismo su concha o es un parásito que, como el Cangrejo ermitaño, se apodera de la concha de otros moluscos? En el siglo XIX estas dos corrientes de pensamiento se remontan respectivamente a Richard Owen, secretario de la Zoological Society de Londres, y Henri Ducrotay de Blainville, miembro de la Académie des sciences de l’Institut de France. Para resolver el dilema hasta aquel momento debatido solamente en virtud de teorías y suposiciones y no a través de experimentos con soporte científico, Jeannette adopta un método nuevo basado en la observación directa y, para poder observar de cerca las varias fases de la evolución y de la formación de la concha del Argonauta Argo, se inventa el acuario que le permitirá solucionar definitivamente la añosa cuestión.
«Hice mis experimentos – recordará Jeanette en 1860 – cuando inventé el acuario en 1832. Y, aunque estudiaba los animales marinos en el agua de mar que mantenía en el nivel de calor que yo quería y aunque alimentaba adecuadamente a cada especie, dichas experiencias no salieron del todo bien; por lo tanto, recurrí al mar e inventé los recintos. […]
Estos últimos fueron denominados en 1835, por parte de la Academia Gioenia, «gabiole alla Power, cages à la Power». En realidad, las tipologías de acuarios ideados por Jeannette Villepreux son tres. El primero, de vidrio, es el prototipo del acuario moderno que, lleno de agua de mar, le permite mantener con vida, nutrir, observar y estudiar en su casa los pequeños moluscos necesarios para sus experimentos. El segundo, de vidrio pero protegido por una "jaula" de madera, está sumergido en parte en el mar y lo extrae para sus observaciones. El tercero, que mide aproximadamente 1 metro por 2, es una jaula de madera con 4 pequeñas áncoras en su base que lo fijan en el fondo de mar y con una abertura arriba que permite observar los moluscos en el interior. Gracias a los acuarios de su invención y gracias a la observación directa, Jeannette logra disipar el enigma de la concha del Argonauta Argo, demostrando por primera vez en el mundo con su innovador método científico que es precisamente el molusco quien "fabrica" por sí mismo su concha y que la repara si está rota, desmintiendo así manera la tesis del parasitismo. En 1836 los resultados de sus investigaciones fueron publicados por la Accademia Gioenia de Catania y sucesivamente enviados a la Zoological Society de Londres que en 1839 le dará la bienvenida en cuanto socia. Es, en particular, Richard Owen, secretario de la Zoological Society, superintendente del British Museum y luego fundador del Natural History Museum de Londres, quien confirmará la validez de sus descubrimientos e invenciones: además de definirla «pionera» de la biología marina y «madre de la acuariología», Owen también le reconoce autorizadamente a Jeannette el récord de la invención del acuario.
En el mundo científico casi exclusivamente masculino de la época, Jeannette conquista su espacio como mujer de ciencia (en 1842 es socia de más de 15 academias científicas de toda Europa). Durante los 25 años de residencia en Sicilia la joven bordadora llegada como una “Cenicienta” se ha transformado en la “Dama de los Argonautas”, es decir una científica apreciada a nivel internacional. Como escribe en 1836 a los socios de la Accademia Gioenia (un 99% de hombres), su recorrido no fue sencillo: «Durante todos estos años he dedicado a las ciencias naturales las pocas horas que me sobran de mis tareas domésticas (pocos son efectivamente los instantes de los cuales pueden aprovechar en los estudios las personas que comparten conmigo mi condición y mi sexo)». Jeannette parece expresar tanto la pena por el poco tiempo que puede reservar a sus investigaciones como el miedo de ser considerada una mujer "fuera de los cánones" que antepone el estudio a las «tareas domésticas» reservadas exclusivamente a las mujeres: si en la Sicilia del siglo XIX no es fácil ser una mujer extranjera, todavía es más difícil ser extranjera y científica precisamente por el riesgo de parecer excéntrica con respecto al contexto social en que tiende a integrarse. En un contexto que excluye o margina a las mujeres de las actividades científicas, Jeannette tiene el pleno apoyo de su esposo James Power, que Alessio Scigliani en 1837 define hombre de «dulcísimo carácter» y de «amabilísimos modales» que tiene «el gran mérito de haber secundado el ingenio de su mujer por las ciencias naturales». En su excentricidad la naturalista es indicada como modelo para las jóvenes sicilianas por el mismo Scigliani: «El ejemplo de Jeannette Power, que a pesar de tantas ocupaciones científicas, no descuida las tareas domésticas, es más, le interesan muchísimo, y que puede ser útil para las madres de familia, me anima a proponerlo, para terminar con las excusas que frente a semejante anuncio produce la mayor parte de nuestras mujeres para esconder su natural indolencia, los vicios de una educación recibida, o de una educación que no consiguieron darse por sí mismas; pues el ingenio en gran medida crea por sí mismo los medios». A Sicilia Jeannette dedicará dos guías únicas en su género porque enriquecidas con sus investigaciones sobre la flora, la fauna y los recursos naturales de la isla. El Itinerario della Sicilia, riguardante tutt’i rami di storia naturale e parecchi di antichità ch’essa contiene (1839) es una guía útil para los «naturalistas extranjeros» y también «utilísima si llega a hacer parte de la educación de la juventud», mientras que la Guida per la Sicilia (1842), además de la historia, de los monumentos, etc. de «todos los pueblos notables por la antigua procedencia» y además de las noticias útiles para los viajeros extranjeros (medios de transporte, etc.), ofrece también «la sección de Historia Natural» y una serie de catálogos («de algunos peces del mar de Mesina, de algunos crustáceos que se pescan en el mar de Mesina y de Palermo, de moluscos sin concha y con concha marinos, terrestres y fluviales de Sicilia, de fósiles de Sicilia y de conchas fósiles de Calabria,» etc.». Estas dos guías pueden considerarse su regalo de despedida a la isla en la cual vivió un cuarto de siglo. Efectivamente, en 1843, de Mesina, la familia Power se traslada primero a Londres y poco después a París; sin embargo, alejada del mar Jeannette no podrá proseguir sus investigaciones de biología marina y muy pronto su nombre, sus invenciones y sus descubrimientos caerán en el olvido.
Solamente más de cien años después de su muerte “volverá a la luz” gracias a un estudioso de Juillac, Claude Arnal (1930-2020), que la redescubrió dándola a conocer a una multitud de intelectuales de varios países y que, en 1997, logró que la International Astronomical Union le titulara un sitio en el planeta Venus. Desde entonces se le han dedicado libros y congresos y en Francia una asociación fundada por la pintora Anne-Lan lleva su nombre. Además, desde 2009, la Comunidad Europea ha incluido a Jeannette entre las 40 heroins of science que, como Hipatia, Ada Lovelace o Marie Curie, hicieron mella en el progreso de las ciencias y del conocimiento.