Sarah Vaughan
Roberto Del Piano
Giulia Tassi
«Non è esattamente bella da vedere, ha una faccia piena di denti con un naso appiattito da salto con gli sci, occhi quasi orientali e una fronte bassa oppressa da un mucchio di capelli neri»
Questo il malevolo commento sessista di un recensore newyorkese nei confronti di Sarah Vaughan, all’inizio della carriera di lei, negli anni Quaranta. Parole, evidentemente, dettate dal razzismo nei confronti delle persone coloured, parole che peseranno per la vita intera su questa straordinaria cantante (per altro bella e attraente): in una intervista del 1961, rilasciata alla giornalista Barbara Gardner, Sarah (che ha trentasette anni ed è un’artista affermata) dice infatti di sé:
«Ho spesso desiderato essere di un colore di pelle marrone medio. Immaginavo che le persone di quel colore fossero apprezzate più di me. Per la maggior parte delle persone che mi conoscevano – pensavo – ero solo un’altra ragazzina nera per la quale il futuro era oscuro come lo era per migliaia di altre come me»
L’insicurezza, del resto, è un tratto del carattere che si ripresenta a ogni esibizione: prima di salire sul palco è colta da attacchi di panico, crampi all’addome, conati di vomito: eppure – dice di lei Billy Eckstine – «Escludendo la musica lirica, Sarah possiede il più bel suono che io abbia mai ascoltato da una voce umana. E le cose che può fare con la sua voce! E inoltre è una musicista, come ho sempre affermato». Vaughan ha infatti una estensione di tre ottave, con una varietà di suono e di timbro impressionanti e una padronanza delle armonie assoluta, che le permettono variazioni e improvvisazioni ardite. Billy Eckstine è per Sarah Vaughan mentore e punto di riferimento («il mio amico, mio padre, il mio sangue», così lei lo definisce); in realtà, il cognome all’anagrafe è Eckstein, (considerato troppo “ebreo”, dunque anagrammato), è un cantante dalla voce di baritono calda e profonda, tanto di moda negli anni Quaranta, cresciuto nell’orchestra di Earl “Fatha” Hines, una delle cinque più importanti degli Stati Uniti. Musicista capace, oltre che cantante, è un discreto arrangiatore e suona la tromba, il trombone a pistoni e la chitarra; inoltre è dotato di un gusto eccellente e di una curiosità che lo porta a cercare continuamente nuovi talenti. Proprio questa curiosità lo conduce, nell’autunno del 1942, al Teatro Apollo di Harlem, ove si tiene una delle ricorrenti serate dedicate a giovani dilettanti in cerca di notorietà o, più prosaicamente, di una possibilità di mettere in tasca qualche dollaro per tirare avanti. Ed è lì che Billy assiste all’esibizione di Sarah, diciottenne e timidissima, che deve fare ricorso a tutto il suo coraggio per salire sul palco a interpretare Body and soul, un brano difficile e impegnativo capace di mandare in crisi professioniste e professionisti navigati; la giovane non solo vince il concorso, ma Eckstine la prende sotto la sua tutela e convince Earl Hines, il suo capo orchestra di allora, a ingaggiarla come seconda cantante e, all’occorrenza, come pianista. È l’inizio di una carriera straordinaria. E forse non è un caso che, dieci anni prima, la stessa cosa fosse capitata all’allora sconosciuta Ella Fitzgerald.
Sarah Vaughan a Chicago nel 1948 (Ted Williams)
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Sarah Vaughan nasce a Newark, New Jersey, il 27 marzo 1924, unica figlia di un falegname e di una lavandaia, entrambi appassionati di musica; poco dopo aver imparato a camminare, già esprime attitudine per la musica e i genitori fanno sacrifici per permetterle di prendere lezioni di piano. Da adolescente si esibisce come organista e solista del coro in una chiesa battista della città natale. Dopo la fortunata esibizione all’Apollo, entra dunque a far parte dell’orchestra di Hines, poi di quella che Eckstine forma in proprio nel 1944, e ha occasione di lavorare con molti dei giovani talenti che stanno ponendo le basi per la rivoluzione musicale che resterà nella storia col nome di “bebop”: Dizzy Gillespie, Gene Ammons, Art Blakey e Dexter Gordon. Ed è registrando brani con questi artisti che si impone come una delle voci più stupefacenti del XX secolo. L’11 maggio 1945, a New York, registra Lover man, con Dizzy Gillespie & his All Stars, gruppo del quale fa parte anche Charlie Parker; il 25 maggio tre pezzi a suo nome «with Dizzy Gillespie Septet», che comprende, tra gli altri, ancora Charlie Parker, il pianista Tadd Dameron e il batterista Max Roach. Sono proprio questi i brani che la faranno considerare un’esponente dello stile jazzistico chiamato “bebop”; in realtà Sarah non è stata, e comunque non solo, una cantante di jazz, ma una cantante tout court, forse la maggiore interprete, dopo Ella Fitzgerald, di quello che può essere definito il «grande songbook statunitense».
Nel 1947 si sposa col trombettista George Treadwell, che le fa da manager (e che ridisegna la sua immagine) fino al divorzio, avvenuto nel 1957. Per tutti gli anni Cinquanta ottiene un successo dietro l’altro, conquistando il pubblico e la critica; è in questo periodo che le viene dato il soprannome ‘Sassy’, che la accompagna per il resto della carriera, nella quale pubblica una discografia di oltre un centinaio di titoli. Nel 1951 debutta alla Carnegie Hall, accompagnata, tra gli altri, dal sassofonista Lester Young e dal pianista Errol Garner; nel 1954 effettua una celebre serie di registrazioni con lo straordinario quanto sfortunato trombettista Clifford Brown, che morirà giovanissimo in un incidente stradale, due anni dopo; l’anno successivo registra per la EmArcy Sarah Vaughan in the Land of Hi-Fi, accompagnata da un’orchestra diretta da Ernie Wilkins, che cura anche gli arrangiamenti, e che ha nelle sue fila grandi jazzisti come i trombonisti Kai Winding e Jay Jay Johnson, il sassofonista Cannonball Adderley e il batterista Roy Haynes. Due anni dopo, per la Mercury, incide un album dedicato alle canzoni del compositore Irving Berlin, nel quale duetta con Billy Eckstine, riportando così l’amico di sempre sotto le luci della ribalta.
Sarah Vaughan a Parigi, nell’abitazione di Quincy Jones, il 27 luglio 1958 (Jean-Pierre Leloir)
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Nel 1958 si sposa una seconda volta col giocatore di football Clyde Atkins: la coppia, non potendo avere figli, adotta una bambina; purtroppo, questo secondo matrimonio ha breve durata a causa del comportamento violento di lui. A partire dagli anni Sessanta, i rapporti di Sarah Vaughan con il jazz si fanno sempre più rarefatti: la cantante include nel suo repertorio un po’ di tutto, dalla bossa nova ai Beatles, dalle canzoni di Henry Mancini e Burt Bacharach ai successi tratti dai musical. Nel 1974, per il suo cinquantesimo compleanno, la Carnegie Hall di New York, una delle più prestigiose sale da concerto degli States, organizza tre serate con ospiti d’eccezione, tra i quali i musicisti Count Basie e Gerry Mulligan, i cantanti Mel Tormé e Betty Carter. Nel 1983 le viene consegnato il premio Grammy per l’incisione di un album monografico su musiche di George Gershwin: si tratta di un concerto nel quale è accompagnata dalla Los Angeles Philarmonic Orchestra diretta da Michael Tilson Thomas. È probabilmente l’apice artistico della sua maturità, un disco di immensa eleganza al servizio di una sontuosa track-listing. Data al 1986 uno straordinario incontro live, allo Storyville Jazz Club di New Orleans, con musicisti di estrazione diversissima, da Dizzy Gillespie a Ron Carter, a Herbie Hancock, fino al grande esponente del jazz d’avanguardia Don Cherry: la registrazione dà vita al film documentario Sass-n-Brass. Nel 1989 le viene assegnato un secondo Grammy, alla carriera; Sarah continua a esibirsi praticamente fino alla morte, che la coglie in California, a Hidden Hills, il 3 aprile del 1990, poco dopo il suo sessantaseiesimo compleanno.
Sarah Vaughan e Billy Eckstine al Monterey Jazz Festival, il 18 settembre 1981 (Brian McMillen)
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Alla notizia della morte di Sarah Vaughan, Billy Eckstine, che le è sempre stato accanto, ha un primo infarto; poi il suo cuore non regge alla scomparsa di altri grandi amici: Dexter Gordon il 25 aprile 1990, Art Blakey il 16 ottobre 1990, Miles Davis il 28 settembre 1991 e Dizzy Gillespie il 6 gennaio 1993. Poche settimane dopo, l’8 marzo 1993, anche Billy inizia a sua volta l’ultimo viaggio.
Traduzione francese
Guenoah Mroue
«Elle n’est pas vraiment belle à voir, elle a un visage plein de dents avec un nez aplati de saut à ski, des yeux presque orientaux et un front bas opprimé par un tas de cheveux noirs»
C’est le commentaire sexiste d’un critiqueur new-yorkais sur Sarah Vaughan au début de sa carrière dans les années 40. Des mots, évidemment, dictés par le racisme envers les personnes coloured, des mots qui pèseront toute la vie sur cette extraordinaire chanteuse (par ailleurs belle et attrayante), dans une interview de 1961, accordée à la journaliste Barbara Gardner, Sarah (qui a trente-sept ans et qui est une artiste affirmée) dit en effet d’elle-même :
«J’ai souvent souhaité être d’une couleur de peau brun moyen. J’imaginais que les gens de cette couleur étaient plus appréciés que moi. Pour la plupart des gens qui me connaissaient - je pensais - j’étais juste une autre petite fille noire pour qui l’avenir était aussi sombre que pour des milliers d’autres comme moi».
L’insécurité, d’ailleurs, est un trait de caractère qui revient à chaque performance : avant de monter sur scène, elle est prise d’attaques de panique, de crampes abdominales, de vomissements : pourtant - dit d’elle Billy Eckstine - «En excluant la musique lyrique, Sarah possède le plus beau son que j’ai jamais entendu d’une voix humaine. Et les choses qu’elle peut faire avec sa voix! Et en plus elle est musicienne, comme je l’ai toujours affirmé». Vaughan a, en effet, une extension de trois octaves, avec une variété de sons et de timbres impressionnants et une maîtrise des harmonies absolues, qui lui permettent des variations et des improvisations audacieuses. Billy Eckstine est pour Sarah Vaughan mentor et point de repère (« mon ami, mon père, mon sang », comme elle le définit); en réalité, le nom de famille à l’état civil est Eckstein, (considéré trop "juif", donc anagé), elle est une chanteuse à la voix de baryton chaude et profonde, à la mode dans les années 40, élevée dans l’orchestre de Earl "Fatha" Hines, l’un des cinq plus importants aux États-Unis. Musicienne capable, en plus d’être chanteuse, elle est arrangeur discrete et joue de la trompette, du trombone à pistons et de la guitare; en outre, elle est dotée d’un goût excellent et d’une curiosité qui l’amène à rechercher continuellement de nouveaux talents. C’est précisément cette curiosité qui l’a conduite, à l’automne 1942, au Théâtre Apollo de Harlem, où a lieu l’une des soirées récurrentes dédiées à de jeunes amateurs en quête de notoriété ou, plus prosaïquement, d’une chance de mettre quelques dollars dans leur poche pour s’en sortir. Et c’est là que Billy assiste à la performance de Sarah, 18 ans et timide, qui doit faire preuve de courage pour monter sur scène pour jouer Body and soul, une chanson difficile et exigeante capable de provoquer des crises même à des professionnels; la jeune fille gagne non seulement le concours, mais Eckstine la prend sous sa tutelle et convainc Earl Hines, son chef d’orchestre d’alors, de l’engager comme deuxième chanteuse et comme pianiste. C’est le début d’une carrière extraordinaire. Et ce n’est peut-être pas un hasard si, dix ans plus tôt, la même chose était arrivée à Ella Fitzgerald.
Sarah Vaughan à Chicago en 1948 (Ted Williams)
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Sarah Vaughan est née à Newark, New Jersey, le 27 mars 1924, fille unique d’un charpentier et d’une bergeronnette, tous deux passionnés de musique; peu de temps après avoir appris à marcher, les parents font des sacrifices pour lui permettre de prendre des leçons de piano. Adolescente, elle se produit en tant qu’organiste et soliste du chœur dans une église baptiste de sa ville natale. Après son succès à l’Apollo, elle rejoint l’orchestre d’Hines, puis celui qu’Eckstine formé en 1944, elle a l’occasion de travailler avec de nombreux jeunes talents qui qui sont à l'origine de la révolution musicale qui restera dans l’histoire sous le nom de "bebop" : Dizzy Gillespie, Gene Ammons, Art Blakey et Dexter Gordon. Et c’est en enregistrant des chansons avec ces artistes qu’elle s’impose comme l’une des voix les plus étonnantes du XXe siècle. Le 11 mai 1945, à New York, elle enregistre Lover man, avec Dizzy Gillespie & his All Stars, avec Charlie Parker ; le 25 mai, trois pièces sous son nom « with Dizzy Gillespie Septet », le pianiste Tadd Dameron et le batteur Max Roach. Ce sont précisément ces morceaux qui la feront considérer comme représentante du style de jazz appelé "bebop"; en réalité, Sarah n’a pas été, et de toute façon pas seulement, une chanteuse de jazz, mais une chanteuse tout court, peut-être l’interprète majeure, après Ella Fitzgerald, de ce qu’on peut appeler le « grand livre de chansons américain».
En 1947, elle épouse le trompettiste George Treadwell, qui la dirige (et redessine son image) jusqu’à son divorce en 1957. Pendant les années 1950, elle obtient un succès après l’autre, conquérant le public et la critique; c’est à cette époque qu’elle reçoit le surnom de 'Sassy', qui l’accompagne pour le reste de sa carrière, dans laquelle elle publie une discographie de plus d’une centaine de titres. En 1951, elle fait ses débuts au Carnegie Hall, accompagnée, entre autres, par le saxophoniste Lester Young et le pianiste Errol Garner; en 1954, elle réalise une célèbre série d’enregistrements avec l’extraordinaire trompettiste Clifford Brown, qui mourra très jeune dans un accident de voiture, deux ans plus tard; l’année suivante, elle enregistre pour l’EmArcy Sarah Vaughan in the Land of Hi-Fi, accompagnée d’un orchestre dirigé par Ernie Wilkins, qui s’occupe également des arrangements, et qui a dans ses rangs de grands jazzmen comme les trombonistes Kai Winding et Jay Jay Johnson, le saxophoniste Cannonball Adderley et le batteur Roy Haynes. Deux ans plus tard, pour Mercury, elle enregistre un album dédié aux chansons du compositeur Irving Berlin, dans lequel elle joue en duo avec Billy Eckstine, exposant ainsi son ami de toujours sous les projecteurs.
Sarah Vaughan à Paris, chez Quincy Jones, le 27 juillet 1958 (Jean-Pierre Leloir)
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En 1958, elle se marie une seconde fois avec le footballeur Clyde Atkins : le couple, ne pouvant avoir d’enfant, adopte une fille ; malheureusement, ce second mariage est de courte durée à cause de son comportement violent. À partir des années 1960, les relations de Sarah Vaughan avec le jazz se raréfient : elle inclut dans son répertoire un peu de tout, de la bossa nova aux Beatles, des chansons de Henry Mancini et Burt Bacharach aux succès des comédies musicales. En 1974, pour son cinquantième anniversaire, le Carnegie Hall de New York, l’une des plus prestigieuses salles de concert des États, organise trois soirées avec des invités d’exception, parmi lesquels les musiciens Count Basie et Gerry Mulligan, les chanteurs Mel Tormé et Betty Carter. En 1983, elle reçoit le prix Grammy pour l’enregistrement d’un album monographique sur la musique de George Gershwin : il s’agit d’un concert dans lequel elle est accompagnée par l’Orchestre philharmonique de Los Angeles dirigé par Michael Tilson Thomas. C’est probablement l’apogée artistique de sa maturité, un disque d’une immense élégance au service d’un track-listing somptueux. En 1986, au Storyville Jazz Club de La Nouvelle-Orléans, il y a eu une rencontre en direct extraordinaire avec des musiciens d’origines très diverses, de Dizzy Gillespie à Ron Carter en passant par Herbie Hancock et Don Cherry, l’enregistrement donne vie au film documentaire Sass-n-Brass. En 1989, elle reçoit un deuxième Grammy pour sa carrière ; Sarah continue à jouer pratiquement jusqu’à sa mort, qui la rattrape en Californie, à Hidden Hills, le 3 avril 1990, peu après son soixante-sixième anniversaire.
Sarah Vaughan accompagnée du Bob James Trio lors d'un concert enregistré en Suède en 1967
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À la nouvelle de la mort de Sarah Vaughan, Billy Eckstine, qui a toujours été à ses côtés, a une première crise cardiaque, puis son cœur ne résiste pas à la disparition d’autres grands amis : Dexter Gordon le 25 avril 1990, Art Blakey le 16 octobre 1990, Miles Davis le 28 septembre 1991 et Dizzy Gillespie le 6 janvier 1993. Quelques semaines plus tard, le 8 mars 1993, Billy commence à son tour son dernier voyage.
Traduzione inglese
Syd Stapleton
"She is not exactly beautiful to look at, she has a face full of teeth with a flattened ski-jumping nose, almost oriental eyes and a low forehead oppressed by a pile of black hair."
This was the malevolent, sexist, comment of a New York reviewer against Sarah Vaughan at the beginning of her career in the 1940s. Words, evidently, dictated by racism against people of color, words that would weigh on this extraordinary (by the way, beautiful and attractive) singer for a lifetime. In a 1961 interview with journalist Barbara Gardner, Sarah (who was thirty-seven years old and an established artist) says of herself:
"I often wished I was of a medium brown skin color. I imagined that people of that color were valued more than me. To most people who knew me--I thought--I was just another little black girl for whom the future was as dark as it was for thousands of others like me."
Insecurity, after all, was a character trait that recurred with every performance. Before she went stage she was seized by panic attacks, abdominal cramps, and vomiting fits - and yet, says Billy Eckstine of her, "Excluding opera music, Sarah possesses the most beautiful sound I have ever heard from a human voice. And the things she can do with her voice! And besides, she is a musician, as I have always claimed." Vaughan had, in fact, a three-octave range, with an impressive variety of sound and timbre and an absolute mastery of harmonies, which allowed her daring variations and improvisations. Billy Eckstine was for Sarah Vaughan a mentor and point of reference ("my friend, my father, my blood," is how she defined him). His last name at birth was Eckstein, (considered too "Jewish," therefore re-written). He was a singer with a warm and deep baritone voice, so fashionable in the 1940s, who grew up in Earl "Fatha" Hines' orchestra, one of the five most important in the United States. A capable musician as well as a singer, he was a decent arranger and played trumpet, slide trombone and guitar. He also had excellent taste and a curiosity that led him to continually seek out new talent. It was exactly this curiosity that led him, in the fall of 1942, to the Apollo Theater in Harlem, to one of the recurring evenings dedicated to young amateurs seeking notoriety or, more prosaically, a chance to put a few dollars in their pockets to get by. And it was there that Billy witnessed the performance of Sarah, eighteen years old and very shy, who had to call upon all her courage to take the stage to interpret Body and Soul, a difficult and challenging piece capable of sending professionals and seasoned pros into crisis. The young woman not only won the contest, but Eckstine took her under his tutelage and convinced Earl Hines, his orchestra leader at the time, to hire her as second singer and, if necessary, as pianist. It was the beginning of an extraordinary career. And perhaps it is no coincidence that, ten years earlier, the same thing happened to the then-unknown Ella Fitzgerald.
Sarah Vaughan in Chicago in 1948 (Ted Williams).
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Sarah Vaughan was born in Newark, New Jersey, on March 27, 1924, the only child of a carpenter and a washerwoman, both of whom were music lovers. Shortly after learning to walk, she already expressed an aptitude for music, and her parents made sacrifices to allow her to take piano lessons. As a teenager she performed as organist and choir soloist at a hometown Baptist church. After the successful performance at the Apollo, she then joined Hines's orchestra, then the orchestra that Eckstine formed on his own in 1944, and had the opportunity to work with many of the young talents who were laying the groundwork for the musical revolution that would go down in history as "bebop" - Dizzy Gillespie, Gene Ammons, Art Blakey and Dexter Gordon. And it was by recording songs with these artists that she established herself as one of the most amazing voices of the 20th century. On May 11, 1945, in New York, she recorded Lover Man, with Dizzy Gillespie & his All Stars, a group of which Charlie Parker was also a member. Then, on May 25, three pieces under her own name "with the Dizzy Gillespie Septet," which included, among others, Charlie Parker again, pianist Tadd Dameron and drummer Max Roach. It is precisely these pieces that would make her considered an exponent of the jazz style called "bebop". But Sarah was not, and in any case not only, a jazz singer, but a singer tout court, perhaps the greatest interpreter, after Ella Fitzgerald, of what can be called the "great American songbook."
In 1947 she married trumpeter George Treadwell, who served as her manager (and reshaped her image) until her divorce in 1957. Throughout the 1950s she achieved one success after another, winning over audiences and critics. It was during this period that she was given the nickname 'Sassy,' which accompanied her for the rest of her career, in which she released a discography of more than a hundred titles. In 1951 she made her Carnegie Hall debut, accompanied by saxophonist Lester Young and pianist Errol Garner, among others. In 1954 she made a celebrated series of recordings with the extraordinary but unfortunate trumpeter Clifford Brown, who was to die very young in a car accident two years later. The following year she recorded for EmArcy Sarah Vaughan in the Land of Hi-Fi, accompanied by an orchestra conducted by Ernie Wilkins, who also did the arrangements, and featuring in its ranks such jazz greats as trombonists Kai Winding and Jay Jay Johnson, saxophonist Cannonball Adderley and drummer Roy Haynes. Two years later, for Mercury, she recorded an album dedicated to the songs of composer Irving Berlin, in which she dueted with Billy Eckstine, thus bringing her lifelong friend back into the limelight.
Sarah Vaughan in Paris, at the home of Quincy Jones, July 27, 1958 (Jean-Pierre Leloir)
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In 1958 she married a second time, to football player Clyde Atkins. The couple, unable to have children, adopted a little girl. Unfortunately, this second marriage was short-lived because of his violent behavior. Beginning in the 1960s, Sarah Vaughan's relationship with jazz became increasingly rarefied. The singer included in her repertoire a little bit of everything, from bossa nova to the Beatles, from songs by Henry Mancini and Burt Bacharach to hits from musicals. In 1974, for her 50th birthday, New York's Carnegie Hall, one of the most prestigious concert halls in the States, held three evenings with special guests, including musicians Count Basie and Gerry Mulligan and singers Mel Tormé and Betty Carter. In 1983 she was presented with a Grammy award for recording a single-artist album on music by George Gershwin. It was a concert in which she was accompanied by the Los Angeles Philharmonic Orchestra conducted by Michael Tilson Thomas. It is probably the artistic apex of her maturity, a record of immense elegance in the service of sumptuous track-listing. In 1986 there was an extraordinary live encounter, at the Storyville Jazz Club in New Orleans, with musicians from very different backgrounds, from Dizzy Gillespie to Ron Carter to Herbie Hancock to the great avant-garde jazz exponent Don Cherry. The recording gave rise to the documentary film Sass-n-Brass. In 1989 she was awarded a second Grammy, for lifetime achievement. Sarah continued to perform virtually until her death in Hidden Hills, California, on April 3, 1990, shortly after her 66th birthday.
Sarah Vaughan and Billy Eckstine at the Monterey Jazz Festival, September 18, 1981 (Brian McMillen)
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At the news of Sarah Vaughan's death, Billy Eckstine, who had always been by her side, had his first heart attack. And his heart could not bear the passing of other great friends - Dexter Gordon on April 25, 1990, Art Blakey on October 16, 1990, Miles Davis on September 28, 1991, and Dizzy Gillespie on January 6, 1993. A few weeks later, on March 8, 1993, Billy also began his final journey.
Traduzione spagnola
Erika Incatasciato
«No es propiamente bonita: tiene una boca llena de dientes y una nariz achatada y pronunciada; unos ojos casi orientales y una frente baja enmarcada por mucho pelo negro».
Dijo un crítico de Nueva York con un comentario malicioso y sexista hacia Sarah Vaughan al principio de su carrera en los años Cuarenta. Palabras probablemente dictadas por el racismo hacia la gente de color; palabras que pesarán durante toda la vida de esta cantante extraordinaria (por cierto, hermosa y atractiva): en una entrevista de 1961 concedida a la periodista Barbara Gardner, Sarah –quien tenía treinta y siete años y era una artista ya famosa– dijo de sí misma:
«Siempre quise tener la piel de un marrón intermedio. Creía que la gente de aquel color era más apreciada que yo. Para la mayoría de la gente que me conocía –pensaba– yo era solo otra chica negra para la cual el futuro era tan oscuro como para otras miles».
De hecho, la inseguridad es un rasgo de su carácter que se presenta en cada actuación: antes de subir al escenario, sufre ataques de pánico, calambres abdominales, náuseas; y sin embargo, como dijo de ella Billy Eckstine:«Si excluimos la ópera, Sarah tiene el sonido más hermoso que jamás haya escuchado de una voz humana. ¡Y lo que puede hacer con su voz! E incluso es una música, como siempre he afirmado». En efecto, Vaughan tenía una extensión de tres octavas, con una variación de sonido y timbre impresionante y un dominio perfecto de las armonías que le permitían variaciones e improvisaciones audaces.
Billy Eckstine fue para Sarah Vaughan maestro y referente («Mi amigo; mi padre; mi propia sangre» como ella misma lo describió); en realidad, su apellido en el registro civil era Eckstein pero resultaba demasiado judío y por lo tanto lo había cambiado un poco; Billy era un cantante con una voz de barítono cálida y profunda, muy en boga en los años Cuarenta formado en la orquesta de Earl “Fatha” Hines, una de las cinco orquestas más importantes de los Estados Unidos. Además de ser cantante, Billy fue un músico talentoso que tocaba la trompeta, el trombón de pistones y la guitarra; tuvo también un excelente gusto y una curiosidad que lo llevó a buscar constantemente nuevos talentos. Y fue precisamente dicha curiosidad que, en otoño de 1942, lo condujo al Teatro Apollo de Harlem, donde se celebraba una de aquellas noches recurrentes dedicadas a jóvenes aficionadas/os en busca de éxito o básicamente de una oportunidad para ganar unos dólares para sobrevivir. Y fue entonces que Billy disfrutó de la actuación de Sarah, una joven tímida de dieciocho años que tuvo que reunir todo su coraje para subir al escenario e interpretar Body and Soul –una canción tan difícil y desafiante que era capaz de hacer temblar a profesionales. Ganó el concurso y Eckstine la puso bajo su protección y convenció a Earl Hines, su director de orquesta de aquel entonces, para contratarla como segunda cantante y pianista. Fue el principio de una extraordinaria carrera. Y quizá no fuera una coincidencia que, diez años atrás, lo mismo le hubiera sucedido a la hasta entonces desconocida Ella Fitzgerald.
Sarah Vaughan en Chicago en 1948 (Ted Williams)
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Sarah Vaughan nació en Newark, Nueva Jersey, el 27 de marzo de 1924; fue la única hija de un carpintero y una lavandera que eran amantes de la música. Desde muy joven demostró aptitud por la música y sus padres hicieron sacrificios para permitirle que tomara clases de piano. Durante su adolescencia se presentaba como organista y solista del coro en una iglesia baptista de su ciudad natal. Tras su exitosa actuación en el Teatro Apollo, primero formó parte de la orquesta de Hines y luego de la orquesta dirigida por Eckstine en 1944. Sarah tuvo la ocasión de trabajar con los jóvenes talentos que sentaban las bases de la revolución musical que permanecería en la historia con el nombre de “bebop”: Dizzy Gillespie, Gene Ammons, Art Blakey y Dexter Gordon. Grabó canciones con dichos artistas y fue así como Sarah se impuso como una de las voces más sorprendentes del siglo XX. El 11 de mayo de 1945, en Nueva York, grabó Lover Man con Dizzy Gillespie & his All Stars, grupo del que también formaba parte Charlie Parker; el 25 de mayo grabó tres temas bajo su propio nombre «with Dizzy Gillespie Septet», grupo que incluye, entre otros, a Charlie Parker, al pianista Tadd Dameron y al baterista Max Roach. Fueron precisamente estas las canciones gracias a las que es considerada una exponente del jazz “bebop”. En realidad, Sarah no fue solo una cantante de Jazz, sino la mejor intérprete, después de Ella Fitzgerald, de lo que definimos el «Gran cancionero estadounidense».
En 1947, se casó con el trompetista George Tradwell, quien le hizo de representante (y rediseñó su imagen) hasta su divorcio en 1957. Durante toda la década de los años Cincuenta logró un éxito tras otro, ganándose tanto al público como a la crítica; en aquellos años recibió el apodo de “Sassy” que la acompañaría durante el resto de su carrera, en la que publicó una discografía de más de un centenar de títulos. En 1951, Sarah debutó en Carnagie Hall, acompañada por el saxofonista Lester Young y el pianista Errol Garner. En 1954, grabó una serie de canciones célebres con el extraordinario y desafortunado trompetista Clifford Brown, que falleció prematuramente en un accidente automovilístico dos años después. Al año siguiente, grabó para la EmArcy el album Sarah Vaughan in the Land of Hi-Fi, acompañada por la orquesta de Ernie Wilkins, quien también se encargó de los arreglos musicales y por algunos destacados músicos de jazz como los trompetistas Kai Winding y Jay Jay Johnson, el saxofonista Cannonball Adderley y el baterista Roy Haynes. Dos años después, grabó un álbum para la Mercury dedicado a las canciones del compositor Irving Berlin, en el que cantó a dúo con Billy Eckstine, devolviendo así a la actualidad a su buen amigo de siempre.
Sarah Vaughan en París, en la casa de Quincy Jones, el 27 de julio de 1958 (Jean-Pierre Leloir).
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En 1958 se casó por segunda vez con el futbolista Clyde Atkins y al no poder tener hijos, la pareja adoptó una niña; desgraciadamente, este segundo matrimonio tuvo una vida corta por la conducta violenta de él. Desde los años Sesenta, las relaciones de Sarah Vaughan con el jazz se volvieron cada vez más esporádicas: la cantante incluyó en su repertorio un poco de todo, desde la Bossa Nova hasta los Beatles; desde las canciones de Henry Mancini hasta Burt Bacharach, pasando por los éxitos del musical. Al cumplir cincuenta años, en 1974, la Carnagie Hall de Nueva York –una de las salas de conciertos más prestigiosas de los Estados Unidos– organizó tres noches con unos invitados especiales entre los que se encontraban los músicos Count Basie y Gerry Mulligan y los cantantes Mel Tormé y Betty Carter. En 1983 recibió el premio Grammy por la grabación de un álbum monográfico de composiciones de George Gershwin: se trata de un concierto en el que la acompañaba la Orquesta filarmónica de Los Ángeles dirigida por Michael Tilson Thomas. Probablemente con este álbum de inmensa elegancia y una magnifica lista de canciones Sarah llegó al apogeo de madurez artística. Durante un extraordinario encuentro en 1986 en el club Storyville Jazz de Nueva Orleans con unos músicos de orígenes muy diferentes –desde Dizzy Gillespie hasta Ron Carter, Herbie Hancock y el gran exponente de jazz de vanguardia Don Cherry–, se grabó el documental Sass-n-Brass. En 1989 recibió el segundo Grammy por su carrera; Sarah siguió actuando casi hasta su muerte que la sorprendió en Hidden Hills, en California, el 3 de abril de 1990, poco después de cumplir sesenta y seis años.
Sarah Vaughan y Billy Eckstine en el Festival Monterey Jazz, el 18 de septiembre de 1981 (Brian McMillen)
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Tras el anuncio del fallecimiento de Sarah Vaughan, Billy Eckstine, que siempre estuvo con ella, tuvo su primer ataque de corazón; luego su corazón no pudo soportar la muerte de otros buenos amigos, como Dexter Gordon el 25 de abril de 1990; Art Blakey el 16 de octubre de 1990; Miles Davis el 28 de septiembre de 1991; Dizzy Gillespie el 6 de enero de 1993. Unas semanas después, el 8 de marzo 1993, Billy también inició su último viaje.