Clara Wieck Schumann
Laura Candiani
Katarzina Oliwia
Clara Josephine Wieck è l'esempio fortunato di una bambina nata in una famiglia dove la musica era di casa e dove si incoraggiava il talento; il nonno materno era stato un flautista di valore, il padre Johann era un appassionato e aveva una fabbrica di pianoforti, la madre Marianne Tomlitz era cantante e pianista stimata. Clara, nata a Lipsia il 13 settembre 1819, era la secondogenita, ma la sorella maggiore non era sopravvissuta; la madre conciliava l'attività artistica con la numerosa famiglia, ma non mancavano contrasti con il marito, che divennero irreparabili alla nascita del quinto e ultimo figlio. I genitori si resero conto presto delle doti straordinarie della piccola e il padre decise di farne una eccelsa pianista, curandone personalmente l'educazione musicale, fino dai cinque anni, pur trascurandone la formazione generale e indirizzando forzatamente le sue scelte, imponendole i propri gusti, ma anche salutari passeggiate all'aria aperta. Almeno in questo fu forse un precursore... Inoltre si occupava della sua carriera, dei compensi, dei viaggi, accordava persino il suo pianoforte al momento delle esibizioni, elemento importantissimo perché all'epoca, trattandosi di un oggetto delicato ed estremamente ingombrante, ci si doveva accontentare dello strumento che si trovava nella sala, spesso scordato o difettoso.
Significativo che fosse ancora il padre, dai suoi 7 ai 19 anni, a tenere un diario a suo nome e a controllarne ogni singola pagina. A dieci anni l'educazione di Clara si allargò e comprese lo studio del violino, il canto e la composizione con maestri di grande rilievo: da Weinlig a Ressiger, da Dorn a Dehn. Il 20 ottobre 1829 la bambina prodigio si esibì in un salotto per la prima volta, con un'altra giovane pianista, ma il debutto ufficiale avvenne l'8 novembre 1830, come solista a Lipsia; nel programma furono inserite anche due sue composizioni per pianoforte e un lied per la voce di Henriette Grabau. Già l'anno successivo suonò in vari teatri tedeschi e a Parigi dove conobbe, fra gli altri, Chopin e Berlioz. Fra 1837 e '38 fu in tournée in Austria e a Vienna ottenne grande fama, fece incontri importanti con Paganini e Goethe, suoi estimatori, ebbe l'onore di vedersi dedicare un poema dal poeta Grillparzer; ricevette persino il titolo prestigioso di virtuosa da camera dell'imperatore e presto si riconobbe la sua abilità anche come compositrice, pratica che aveva iniziato fino dai 10-11 anni.
A 9 anni aveva visto per la prima volta Robert Schumann, allievo del padre, ma ancora di incerto avvenire; forse fu proprio l'esempio della ragazzina tanto studiosa e motivata a indirizzarlo seriamente verso la carriera artistica. Qualche tempo dopo tra i due nacque l'amore, fortemente osteggiato in famiglia per l'abitudine del giovane di eccedere con l'alcol e perché sembrava destinato a un futuro modesto. Il matrimonio contrastato avvenne il 12 settembre 1840 e i primi anni trascorsero sereni, fra le tournée di Clara e l'attività di compositore di Robert. Viaggiarono in Russia e in Germania, dove il marito trovò lavoro come insegnante al conservatorio di Lipsia, quindi decisero di stabilirsi a Dresda e, in seguito, a Düsseldorf.
Ma le condizioni di salute dell'uomo si facevano via via più preoccupanti, tanto che Clara lo doveva seguire per assisterlo durante le crisi di amnesia e per la tendenza al suicidio; ricoverato in un manicomio presso Bonn, vi morì a soli 46 anni, nel 1856. Rimasta vedova, Clara proseguì la sua carriera anche allo scopo di valorizzare le composizioni del marito, non sempre comprese e accolte con favore. Riguardo invece alle proprie opere si segnalano le Quatre Polonaises op. 1, pubblicate quando era ancora una bambina. Seguirono Caprices en forme de Valse, Valses romantiques, Quatre pièces caractéristiques, Soirées musicales, il Concerto op. 7 per pianoforte di cui curò pure l'orchestrazione e molte altre pagine come i Lieder per voce e pianoforte, pregevoli per libertà di espressione e attenzione alla parola, e, soprattutto, il Trio in sol minore per pianoforte, violino e violoncello op. 17, che senza dubbio è il suo capolavoro. Fu pure una innovatrice che segnò la strada alle esecuzioni successive: fu infatti fra i primi pianisti e pianiste a suonare senza spartito, a memoria, a proporre variazioni su temi di altri compositori, a introdurre interpretazioni assai personali e nuove tecniche, a inserire nel programma dei concerti ogni volta almeno un suo brano, a rendere le esibizioni pubbliche più brevi e a valorizzare i massimi artisti del passato, da Bach a Beethoven.
Fu merito di Clara se con tenacia ripropose più volte le opere del compagno in sfiancanti tournée in Gran Bretagna, che si presentavano puntualmente ogni anno, dal 1865 al 1882, e poi dal 1885 al 1888, con poche interruzioni. Fu ancora opera sua se il Concerto in re minore per pianoforte e orchestra, scritto da Brahms appena venticinquenne, inizialmente poco apprezzato, divenne quel capolavoro che conosciamo, anche se le fruttò malevoli commenti relativi a una loro presunta intesa sentimentale. Intanto manifestava aperta ostilità per due famosissimi esponenti dell'epoca: Liszt, per il quale a suo tempo il marito invece aveva dimostrato stima, e Wagner, a suo dire autore di musiche «orribili» e «ripugnanti». La continua, pressante pratica al pianoforte aveva indebolito il suo fisico e provava forti dolori muscolari, così dovette dedicarsi a un repertorio meno stancante e a rallentare i ritmi delle esibizioni. Dal 1878 al 1882 ottenne l'incarico di insegnante al conservatorio di Francoforte sul Meno e le sue teorie risultarono preziose per rinnovare le tecniche di esecuzione e formare giovani talenti. Il 12 marzo 1891 tenne l'ultimo concerto in pubblico, in quella città, ed eseguì di Brahms le Variazioni su un tema di Haydn op. 56, per due pianoforti. Colpita da un ictus, morì a Francoforte il 20 maggio 1896, e fu sepolta a Bonn insieme al marito.
Sia il cinema che il teatro in più occasioni si sono ispirati alla sua vita, "romantica" per eccellenza; nel film Canto d'amore (1947) il suo ruolo fu interpretato da Katharine Hepburn, nel 1993 uscì un'altra pellicola con Nastassja Kinski e nel 2008 fu la volta di Geliebte Clara con Martina Gedeck. Nel 2010, in Italia, ben tre spettacoli si sono incentrati sulla sua esistenza: un testo di Imma Battista, con Paola Gassman nella parte di Clara, un altro composto da Maria Grazia Calandrone, portato in scena da Sonia Bergamasco e poi da Gaia de Laurentiis, infine un monologo di Valeria Moretti che ha debuttato al Regio di Torino con Giuliana Lojodice nel ruolo della protagonista.
Molto interessante è il libro Gli otto ragazzi Schumann, scritto dal francese Nicolas Cavaillès (pubblicato in Italia nel 2018) e recensito da Dino Villatico nel 2019 che demolisce il mito di Clara, madre di otto figli in 14 anni di matrimonio e donna esemplare; purtroppo la musicista, secondo accurati studi e testimonianze, sarebbe stata talmente presa dalla propria carriera e dalla propria incessante attività tanto da aver del tutto trascurato la prole. Il piccolo Emilio morì a un anno, gli altri ebbero vita solitaria e infelice, sballottati fra parenti e convitti. Uno fu affetto da demenza patologica e finì in ospedale psichiatrico. In quattro morirono precocemente. La figlia Eugenia, probabilmente, fu l'unica a portare avanti con maggiore libertà la propria esistenza controcorrente, uscendo presto dal nucleo familiare e vivendo il suo amore per la compagna Fillu, accettata tardi dalla madre. Certamente tutti soffrirono per gli squilibri mentali del padre, che Clara non tentò neppure di alleviare, presa com'era da sé stessa e dai suoi successi, da inseguire a ogni costo. Ma è pur vero che su di lei gravavano responsabilità di ogni tipo, specie economiche: dava lezioni di piano, curava la casa, insegnava, continuava a esibirsi e a comporre, dovendo mantenere una famiglia così numerosa. Colpisce comunque, per evidente contrasto, il doodle che Google le ha dedicato per l'anniversario dei 193 anni dalla nascita: una mamma felice e sorridente attorniata dalla prole a sua volta circondata dalla avvolgente tastiera del pianoforte. Un quadretto idilliaco che i fatti sembrano smentire. Fu pure raffigurata, giovane e bella, in una banconota tedesca da 100 marchi.
A suo nome esiste da dieci anni un concorso pianistico internazionale a Marina di Massa, mentre è alla settima edizione quello riservato a scolari e scolare delle primarie e a liceali. Non mancano naturalmente dischi con esecuzioni di pregio e video pubblicati on line; fra questi si segnala la prova eccelsa di Beatrice Rana nel celebre Concerto in A minore opera 7 con la Chamber Orchestra of Europe. Per i duecento anni dalla nascita la città di Lipsia le ha dedicato un importante progetto celebrativo dal titolo Clara 19 e l'occasione risvegliò l'interesse per l'artista che comprese pure pubblicazioni di interessanti lettere e diari. Vie e istituzioni musicali le sono state intitolate un po' in tutta Europa perché la sua fama ha superato i confini tedeschi facendola diventare una figura emblematica della corrente romantica.
Traduzione francese
Rachele Stanchina
Clara Josephine Wieck est l’exemple chanceux d’une fillette née et élevée dans un environnement musical qui encourageait le talent. En effet, son grand père maternel était un flûtiste reconnu, son père Friedrich Wiech était pianiste, professeur réputé et marchand de pianos et enfin sa mère Marianne Tromlitz était une chanteuse célèbre à Leipzig et pianiste renommée. Clara est née à Leipzig le 13 septembre 1819. En plus d’une soeur aînée morte en bas âge, elle avait trois frères cadets. Sa mère conciliait donc son activité artistique avec une famille nombreuse et les désaccords avec son époux devinrent nombreux lors de la naissance de leur cinquième et dernier fils. Très tôt, ses parents s’aperçurent que Clara était une enfant prodige et son père décida d’en faire une grande pianiste. Dès l’âge de cinq ans, il prit en main son éducation personnelle et sa formation musicale en orientant ses choix et en lui imposant ses propres goûts. A partir de ses dix ans, Clara étudia également le violon, le chant et la composition avec des maîtres de musique de grande rénommée tels que Weinlig, Ressiger, Dorn et Dehn. Mais son père lui imposa aussi des longues promenades en plein air et ses méthodes pédagogiques en feront son succès de professeur. Il s’occupait de sa carrière, des rémunérations, des voyages et il accordait son piano lors des concerts car à cette époque, ne pouvant pas jouer son propre instrument qui était un objet délicat et très volumineux, un pianiste était obligé d’utiliser celui mis à disposition dans la salle de musique souvent non accordé ou défaillant.
Le 20 octobre 1829, la talentueuse fillette s’exhiba pour la première fois dans un salon mais ses débuts officiels comme soliste eurent lieu le 8 novembre 1830 à Leipzig : elle y exécuta deux compositions personnelles pour piano ainsi qu’un lied par la voix de Henriette Grabau. L’année suivante elle s’exhiba dans plusieurs théâtres allemands et à Paris, où elle fit la connaissance de Chopin, de Liszt, de Berlioz entre autres. A Vienne, de décembre 1837 à avril 1938, elle rencontra lors de sa tournée Paganini et Goethe qui l’admiraient beaucoup. Le poète Grillparzer lui dédia un poème et elle reçut également le titre très prestigieux de Virtuose de la Chambre Royale et Impériale de l’Impératrice d’Autriche, la plus haute distinction viennoise pour un musicien, et un honneur que peu d’artistes étrangers à l’Autriche se sont vus accordés.
Elle n’ avait que neuf ans lorsqu’elle rencontra pour la première fois Robert Schumann qui suivra les cours de son père mais qui s’avèrera être bien moins doué que la jeune fille. Cependant, l’exemple de cette fillette motivée et douée le poussera sérieusement vers une carrière artistique. Au bout de plusieurs années, leur amitié se transforma en amour mais la famille de Clara s’opposa à leur relation car Robert avait des problèmes d’alcool et semblait destiné à un futur incertain. Le mariage contesté eut lieu le 12 septembre 1840 et les premières années furent paisibles entre les tournées de Clara et l’activité de compositeur de Robert. Malheureusement, cette existence rêvée fut vite rattrapée par des tâches domestiques auxquelles elle n’était pas habituée. Elle délaissera ainsi la composition pour devenir mère. Ils eurent huit enfants de 1841 à 1853. Ils voyagèrent en Russie et en Allemagne où Robert Schumann enseigna au conservatoire de Leipzig, ils s’installèrent d’abord à Dresde et enfin à Dusseldorf. Leur maison deviendra un important lieu de rencontres musicales.
Mais la santé fragile de Robert se détériora à tel point que Clara devait le suivre pour l’assister pendant ses crises de folie et ses tendances suicidaires. En plus d’être sa femme, elle deviendra sa soignante. Après avoir été enfermé dans un hôpital psychiatrique à Bonn, Robert Schumann meurt en 1856 à l’âge de 46 ans. Une fois veuve, Clara ne se remettra pas à la composition mais continuera sa carrière de pianiste à travers l’Europe dans le but de valoriser les compositions de son époux qui n’avaient pas toujours été comprises ou accueillies avec ferveur. Pour ce qui est de ses propres compositions, il faut rappeler les QUATRES POLONAISES op.1 publiées lorsqu’elle était encore une fillette, suivies des CAPRICES EN FORME DE VALSE, VALSES ROMANTIQUES, QUATRE PIECES CARACTERISTIQUES, SOIRES MUSICALES, le CONCERTO op. 7 pour piano dont elle soigna aussi l’orchestration et un grand nombre d’autres pages telles que les LIEDER par voix et piano, remarquables par leur liberté d’expression et l’attention à la parole, et surtout le TRIO IN SOL MINORE PER PIANOFORTE, VIOLINO E VIOLONCELLO OP. 17 qui est sans aucun doute son chef d’ œuvre. Clara fut aussi une innovatrice qui traça le chemin des musiciens qui lui succédèrent: elle fut parmi les premièrers pianistes à jouer sans partition, à proposer des variations sur des thèmes d’autres compositeurs, à introduire des intérprétations personnelles et des nouvelles techniques. Elle prit l’habitude d’ ajouter au moins une de ses compositions dans le programme des concerts qu’elle donnait , elle décida de réduire la durée des exhibitions publiques et elle valorisa les plus grands compositeurs du passé de Bach à Beethoven.
Ce fut grâce à Clara que les compositions de son mari Robert Schumann furent proposées en tournée chaque année en Grande Bretagne de 1865 à 1882, et de 1885 à 1888 avec peu d’interruptions. Et ce fut toujours grâce à elle si le CONCERTO IN RE MINORE PER PIANOFORTE E ORCHESTRA, composé par un Brahms âgé de 25 ans, au début peu apprecié, deviendra le chef d’ œuvre que nous connaissons aujourd’hui. On leur prêtera d’ailleurs une supposée liaison sentimentale. A cette même époque, Clara ne faisait pas secret de son hostilité pour deux musiciens bien en vue alors: Liszt auquel son mari avait manifesté de l’estime auparavant et Wagner qui était selon ses dires l’auteur de musiques “horribles” et “abominables”.Mais les longues heures passées au piano l’avaient affaiblie. Touchée par de fortes douleurs musculaires et de surdité, elle dut réduire le rhytme de ses exhibitions et se dédier à un répertoire moins fatiguant. Du 1878 au 1892, elle obtint la charge d’enseignante au conservatoire de Francfort-sur- le- Main. Ses théories furent précieuses pour le renouvellement des techniques pianistiques modernes et pour la formation des jeunes talents. Le 12 mars 1891, elle donna dans cette même ville son dernier concert en public, en exécutant les VARIAZIONI SU UN TEMA DI HAYDN op. 56 pour deux pianos de Brahms. A la suite d’un accident vasculaire cérébral, elle mourut à Francfort le 20 mai 1896 et fut enterrée à Bonn auprès de son époux.
Sa vie romantique a inspiré le cinéma et le théâtre à plusieurs reprises: en 1947 Katherine Hepburn interpréta le rôle de Clara dans le film CHANT D’AMOUR, en 1993 c’est Nastassja Kinski qui reprit le rôle ou bien encore en 2008 dans le film GELIEBTE CLARA avec Martina Gedeck. En 2010, en Italie, trois pièces de théâtre ont mis en scène sa vie: une de Imma Battista avec Paola Gassmann jouant le rôle de Clara, une autre de Maria Grazia Calandrone jouée par Sonia Bergamasco et successivement par Gaia de Laurentiis et enfin un monologue de Valeria Moretti qui a débuté au théâtre Regio de Turin avec Giuliana Lojodice comme protagoniste.
L’écrivain français Nicolas Cavaillès a écrit en 2016 LES HUIT ENFANTS SCHUMANN (édité en Italie en 2018 et traduit par Dino Villatico en 2019), qui retrace dans cet ouvrage le destin de Robert et Clara Schumann, et de leurs huit enfants, tous frappés – de près ou de loin – par l’impératif absolu de l’art. Selon certains témoignages et des études approfondies, la pianiste et musicienne était à tel point prise par sa carrière et ses tournées qu’elle négligeait complètement l’éducation de ses enfants. Le petit Emile mourut à l’âge de un an, ses autres enfants menèrent une vie solitaire et triste, ballottés entre proches ou internats. L’un d’entre eux fut atteint de démence pathologique et fut enfermé dans un hôpital psychiatrique et quatre autres moururent de manière précoce. Leur fille Eugénie fut peut être la seule à mener une vie à contre courant avec plus de liberté car elle abandonna très tôt le noyau familial pour vivre une liaison avec sa compagne chanteuse Marie Fillunger appelée Fillu, que sa mère n’accepta que bien plus tard. Il est certain que tous les enfants du couple ont souffert des troubles psychologiques de leur père et que Clara, accaparée par son succès et sa carrière, n’essaya pas de les soulager. Il est vrai qu’elle portait sur ses épaules beaucoup de responsabilités surtout économiques: pour subvenir aux besoins de sa famille, elle donnait des leçons de piano, elle s’occupait de la maison, elle enseignait tout en continuant à s’exhiber et à composer. A l’inverse, le doodle que Google lui a dedié à l’occasion du 193e anniversaire de sa naissance est vraiment frappant: il montre une mère heureuse et souriante, entourée de ses huit enfants, devant un clavier de piano. Un portrait idyllique que la réalité paraît démentir. Elle a aussi été représentée jeune et belle sur un billet de banque allemand de cent mark.
Depuis dix ans à Marina di Massa en Italie, il existe un concours international de piano qui porte son nom, tandis que celui dedié aux élèves des écoles primaires et du Lycée en est à sa septième édition. Naturellement, en ligne, on peut y trouver des interprétations de prestige de ses compositions et parmi elles l’excellente performance de Beatrice Rana du célèbre CONCERTO in A minore opera 7 avec la Chamber Orchestra of Europe. Pour les 200 ans de sa naissance, la ville de Leipzig lui a dédié un important projet de célébration nommé CLARA 19. Ce fut l’occasion de redécouvrir l’artiste grâce à l’édition de lettres et journaux inédits. Un peu partout en Europe, des rues et des institutions musicales portent son nom car sa renommée a franchi les frontières allemandes devenant ainsi une figure emblématique du courant romantique.
Traduzione spagnola
Alessia Coluccio
Clara Josephine Wieck es el,ejemplo afortunado de una niña que nació en una familia donde la muúsica estaba muy presente y donde se fomentaba el talento; su abuelo había sido un valioso flautista de renombre, su padre Johann era un apasionado de música y tenía una fábrica de pianos, su madre Marianne Tomlitz era cantante y una pianista apreciada. Clara, nació en Lipsia, el 13 de septiembre de 1819, fue la segundogénita, pero la su hermana mayor no sobrevivió; su madre conciliaba la actividad artística con la gran familia , pero no faltaban los contrastes con su marido, que se hicieron irreparables al nacer el quinto y uúltimo hijo. Sus padres pronto se dieron cuenta de las habilidades extraordinarias de la pequeña y su padre decidió hacer de ella una pianista, ocupándose personalmente su educación musical, desde los 5 años, descuidando la formación general y forzando sus inclinaciones, imponiéndole sus gustos, inclusos los paseos ocasionales al aire libre. Almenos en esto fue un precursor... Además se ocupaba de su carrera, del dinero, de sus viajes, incluso afinaba su piano antes de sus exibiciones, elemento muy importante, puesto que en aquella época, al tratarse de un objeto delicado y extremadamente voluminoso, había que contentarse con el instrumento que se hallaba en la sala, a veces desafinado y defectuoso.
También es significativo que su su padre, de los siete hasta los diecinueve años, escribiera un diario a su nombre y controlara todas las páginas. A los diez años, la educación de Clara se amplió y comprendió el estudio del violín, el canto y la composición con maestros de gran renombre: desde Weinlig a Ressigerpasando por Dorn y Dehn. El 20 de octubre de 1829, la prodigiosa niña se presentó por primera vez en un salón, junto a otra joven pianista, pero su estreno oficial tuvo lugar el 8 de noviembre de 1830, como solista en Leipzig; en el programa también se incluyeron dos de sus composiciones para piano y un lied para la voz de Henriette Grabau. Al año siguiente, ya estaba tocando en varios teatros alemanes y en París, donde conoció, entre otros, a Chopin y Berlioz. Entre 1837 y 1838 realizó una gira por Austria y obtuvo gran fama en Viena, tuvo encuentros importantes con Paganini y Goethe, admiradores suyos, tuvo el honor de que el poeta Grillparzer le dedicara un poema; incluso recibió el prestigioso título de virtuosa de cámara del emperador y pronto se reconoció su habilidad como compositora, una práctica que había comenzado ya con 10-11 años.
A los 9 años había visto por primera vez a Robert Schumann, discípulo de su padre, pero aún con un futuro incierto; quizás fue precisamente el ejemplo de la joven tan estudiosa y motivada lo que lo dirigió seriamente hacia una carrera artística. Algún tiempo después nació el amor entre los dos, al que la familia se opuso con fuerza debido a la tendencia del joven a excederse con el alcohol y porque parecía destinado a un futuro modesto. Se casaron el 12 de septiembre de 1840 y los primeros años transcurrieron entre las giras de Clara y la actividad de compositor de Robert. Viajaron a Rusia y Alemania, donde su marido consiguió trabajo como profesor en el conservatorio de Leipzig: luego decidieron establecerse en Dresde y, posteriormente, en Düsseldorf.
Sin embargo, la salud del hombre empeoraba cada vez más, tanto que Clara debía seguirle para cuidarlo durante sus crisis de amnesia y su tendencia al suicidio; ingresado en un manicomio cerca de Bonn, murió a la temprana edad de 46 años en 1856. Una vez viuda, Clara continuó su carrera con el objetivo de promover las composiciones de su marido, no siempre comprendidas y bien recibidas. En cuanto a sus propias obras, destacan las Cuatro Polonesas op. 1, publicadas cuando todavía era una niña. Le siguieron Caprices en forme de Valse, Valses Romantiques, Quatre pièces caractéristiques, Soirées musicales, el Concierto op. 7 para piano, de cuya orquestación también se encarg ,y muchas otras piezas como los Lieder para voz y piano, destacados por la libertad de expresión y atención a la palabra, y, sobre todo, el Trío en sol menor para piano, violín y violoncello op. 17, que sin duda es su obra maestra. También fue una innovadora que allanó el camino para las ejecuciones posteriores: de hecho, fue una de las primeras pianistas en tocar sin partitura, de memoria, en proponer variaciones sobre temas de otros compositores, en introducir interpretaciones muy personales y nuevas técnicas, en incluir en cada programa de concierto al menos una de sus composiciones, en hacer más breves las actuaciones públicas y en valorar a los máximos artistas del pasado, desde Bach hasta Beethoven.
Clara tuvo el mérito de presenta varias veces, , con tenacidad, las obras de su esposo en agotadoras giras por Gran Bretaña, que se realizó puntualmente cada año, desde 1865 hasta 1882, y luego desde 1885 hasta 1888, con pocas interrupciones. También fue mérito suyo que el Concierto en re menor para piano y orquesta, escrito por Brahms cuando tenía apenas veinticinco años, e inicialmente poco apreciado, se convirtiera en la obra maestra que conocemos, aunque le valió comentarios malintencionados sobre una supuesta relación sentimental con este compositor. Mientras tanto, mostraba abierta hostilidad hacia dos famosos exponentes de su época: Liszt, a quien su esposo había valorado en su momento, y Wagner, a quien consideraba autor de música “horrible" y "repugnante". La continua y exigente práctica del piano había debilitado su físico y le causaba fuertes dolores musculares, por lo que debió dedicarse a un repertorio menos agotador y a reducir el ritmo de sus actuaciones. Desde 1878 hasta 1882 fue profesora en el conservatorio de Frankfurt y sus teorías resultaron valiosas para renovar las técnicas de interpretación y formar talentos jóvenes. El 12 de marzo de 1891 ofreció su último concierto en público en esa ciudad, interpretando las Variaciones sobre un tema de Haydn op. 56 de Brahms, para dos pianos. Afectada por un ataque al corazón, murió en Frankfurt el 20 de mayo de 1896 y fue enterrada en Bonn junto a su esposo.
Tanto el cine como el teatro se han inspirado en varias ocasiones en su vida, "romántica" por excelencia; en la película Song of Love (1947) su papel fue interpretado por Katharine Hepburn, en 1993 se estrenó otra película con Nastassja Kinski y en 2008 fue el turno de Beloved Clara con Martina Gedeck. En Italia, en 2010, tres espectáculos se centraron en su existencia: untexto de Imma Battista, con Paola Gassman en el papel de Clara, otro compuesto por Maria Grazia Calandrone, llevado a escena por Sonia Bergamasco y luego por Gaia de Laurentiis, finalmente un monólogo de Valeria Moretti que debutó en el Teatro Regio di Torino con Giuliana Lojodice en el papel principal.
Es muy interesante el libro Los ocho niños Schumann, escrito por el francés Nicolas Cavaillès (publicado en Italia en 2018) y reseñado por Dino Villatico en 2019, que desmitifica el mito de Clara, madre de ocho hijos en 14 años de matrimonio y mujer ejemplar; desafortunadamente, la música, según estudios y testimonios precisos, estaba tan absorta en su carrera y en su actividad incesante que descuidó por completo a su descendencia. El pequeño Emilio murió a un año, los otros tuvieron una vida solitaria e infeliz, pasando de un pariente a otro y a residencias estudiantiles. Uno sufrió demencia patológica y terminó en un hospital psiquiátrico. Cuatro murieron prematuramente. Su hija Eugenia, probablemente, fue la única que llevó adelante su vida con mayor libertad, saliendo temprano del núcleo familiar y viviendo su amor por su compañera Fillu, aceptada tardíamente por su madre. Sin duda, todos sufrieron por los desequilibrios mentales del padre, que Clara ni siquiera intentó aliviar, tan ocupada como estaba en sí misma y en sus éxitos, que buscaba a toda costa. Sin embargo, es cierto que cargaba con todo tipo de responsabilidades, especialmente económicas: daba clases de piano, cuidaba de la casa, enseñaba, seguía actuando y componiendo, teniendo que mantener a una familia tan numerosa. Sin embargo, llama la atención, por un evidente contraste, el doodle que Google le dedicó en el 193 aniversario de su nacimiento: una madre feliz y sonriente rodeada de su descendencia, a su vez rodeada por el envolvente teclado del piano. Una imagen idílica que los hechos parecen contradecir. También fue representada, joven y hermosa, en un billete de 100 marcos alemanes.
Desde hace diez años existe un concurso internacional de piano a su nombre en Marina di Massa (IT), donde también se otorga, dedsde hace siete ediciones, unpremio destinado a estudiantes de escuela primaria y secundaria. Por supuesto, no faltan discos de interpretaciones de calidad ni videos publicados en línea; entre ellos, destaca la excelente actuación de Beatrice Rana en el famoso Concierto en La menor opus 7 con la Chamber Orchestra of Europe. En el bicentenario de su nacimiento, la ciudad de Leipzig le dedicó un importante proyecto conmemorativo titulado “Clara 19” y la ocasión despertó el interés por la artista, que también incluyó la publicación de interesantes cartas y diarios. Calles e instituciones musicales llevan su nombre en toda Europa porque su fama ha traspasado las fronteras alemanas, convirtiéndola en una figura emblemática del movimiento romántico.