Maria Carta
Miriam Curcio


Giada Ionà

 

Maria Carta è stata una cantautrice, attrice e politica italiana. Durante la sua carriera di cantante ha ripercorso i molteplici aspetti della musica tradizionale sarda, sapendola aggiornare con arrangiamenti moderni e personali. Nacque a Siligo, un paesino della provincia di Sassari, il 24 giugno 1934. Le fu dato il nome di Maria Giovanna Agostina: Giovanna perché nacque il giorno della festa di san Giovanni e Maria Agostina per ricordare la nonna materna. All'età di otto anni perse il padre per una grave malattia e fu costretta, come del resto tutti i bambini e le bambine della sua condizione sociale, ad affrontare le fatiche quotidiane sia in casa sia in campagna. Fin da piccola mostra di avere una bella voce, lavora e canta, canta e lavora. Il suo primo pubblico è la gente del luogo: le donne che assieme a lei raccolgono le olive, le donne che sarchiano il grano, le donne che lavano i panni al fiume, i pastori, i contadini. Impara i canti natalizi e la messa in latino dal parroco. Canta in chiesa durante le novene, nei riti della Settimana Santa e alle messe solenni. Poi inizia nelle piazze con i cantadores, considerati da sempre i pilastri del canto sardo.

Gli anni Cinquanta portano Maria Carta ad avere una certa riconoscibilità nella sua terra; mentre sfuma la prima opportunità lavorativa che la vede protagonista di un fotoromanzo, vince avvolta da un drappo di seta il concorso Miss Sardegna. Diventa una donna che cammina verso il futuro, e alle soglie degli anni Sessanta lascia l’isola per raggiungere Roma, dove frequenta il Centro studi di musica popolare dell’Accademia di Santa Cecilia diretto da Diego Carpitella, iniziando così a esplorare la sua regione per ricercare e registrare antichi canti salvandoli dall’oblio e dando loro la sua voce:

«In Sardegna il canto è nato femminile, insieme alla poesia è nato, ai tempi del matriarcato…».

Si scontra con la difficoltà di essere accettata come donna sul palcoscenico in Sardegna, perché, racconta,

«allora il canto sardo era appannaggio esclusivo degli uomini».

Si stabilisce definitivamente nella capitale, ma ritorna spesso a casa a raccogliere dalla viva voce di anziani e anziane i canti, le poesie e le melodie. Nell'isola collabora con don Giovanni Maria Dettori, sacerdote silighese, studioso, esperto conoscitore della lingua sarda, dei canti, della poesia e lui stesso poeta riconosciuto nelle più importanti manifestazioni culturali della regione. Da lui impara il canto gregoriano e antiche melodie in lingua sarda. La carriera di Maria inizia ufficialmente nel 1972 quando Ennio Morricone le fa incidere la sigla dello sceneggiato televisivo Mosè, anche se il suo primo disco Paradiso in Re era uscito nel 1971, seguito poi da altri album, fra i quali ricordiamo Delirio e Nuovo Maggio (1973), Dies irae (1974), Vi canto una storia assai vera – un insieme di canti popolari e di protesta politica (1976), La voce e i canti di Maria Carta I e II vol. (1977), Umbras (1978), Aidiridiridinni (1979), Sonos de memoria (1985), fino ad arrivare al suo ultimo Cd, quasi tutto in italiano, Le memorie della musica (1993). Maria canta l’amore, la morte, la gioia, il dolore attraverso antiche e magiche melodie. Il suo cantare, nato dalla necessità e alimentato dalla passione, diventa ben presto un dovere morale, un compito ben preciso da portare avanti.

Con la sua voce unica, capace di suscitare forti emozioni, racconta sentimenti e nostalgie, le speranze di un popolo antico affinché nel mondo se ne conosca la vera anima. Assume un profondo impegno politico in cui il canto diventa momento poetico di lotta, e con ragione le viene attribuito il merito di aver portato la tradizione popolare sarda ad acquisire valore universale. Sempre nel 1972, viene trasmesso dalla Rai il documentario Incontro con Maria Carta nel quale l'artista interagisce con Riccardo Cucciolla recitando versi, cantando e raccontando frammenti autobiografici. Arriva un altro documentario: Maria Carta. Sardegna, una voce con la regia di Gianni Amico e soggetto, sceneggiatura, collaborazione artistica di Salvatore Laurani. Nel 1975 pubblica in Canto rituale – Roma Coines una raccolta di poesie, di “storie” che rievocano certe suggestioni dell’Antologia di Spoon River. Affida alla poesia la denuncia sociale. È il suo sguardo sui dimenticati che dà luce alla disperazione dei morti così come al lavoro che uccide nelle fabbriche del Belgio, alla polvere e al sudore penetrati nelle rughe come ferite, anno dopo anno, sui volti di milioni di donne e uomini distrutti, illuminati dalla luce dell’alba e pietrificati. Lo fa dando voce a una sorta di enciclopedia dei morti, evocando Nicola Virdis che scende a settecento metri nel nero di una miniera. Le sue sono parole politiche.

Nel 1976 è eletta Consigliera comunale di Roma nelle liste del Partito comunista italiano. Negli stessi anni si rafforza un rapporto, già esistente, di stima e di profonda amicizia con Enrico Berlinguer. Di quell’esperienza portata avanti con costanza, scriverà: «L’attività politica è stata un flash nella mia vita. Ho frequentato, mi sono impegnata: e sono momenti che mi sono serviti molto, è stata una grande esperienza. Adesso credo che non fosse giusto fare politica… Forse è stato un mio momento di protesta, di presa di coscienza». Nel 1981 la nascita del figlio David, l’avvenimento più importante della sua vita, le ispira una delle più belle ninne-nanne da inserire nel proprio repertorio. Ma Maria non è solo cantante, ricercatrice e poeta, è anche protagonista di molti film e gode dell’amicizia di registi famosi come Pier Paolo Pasolini e Franco Zeffirelli. Interpreta in Francia la parte di Cecilia in Storia di una comune rivoluzionaria di Jean Louis Comolli. Fa la madre nel Padrino Parte II con Robert De Niro e Marlon Brando di Francis Ford Coppola. È Marta nel Gesù di Nazaret di Zeffirelli. Lavora in Cadaveri eccellenti di Franco Rosi e in Padroni dell’estate di Marco Parodi. Ha il ruolo della vedova nello sceneggiato televisivo Il passatore (il noto brigante ottocentesco) e poi interpreta in teatro Medea con Valeria Moriconi per la regia di Franco Enriquez e santa Teresa d’Avila in A piedi nudi verso Dio (sulla vita del carmelitano spagnolo del Cinquecento san Giovanni della Croce). Gira in India Il reietto delle isole di Giorgio Moser; ha un ruolo nel Camorrista di Giuseppe Tornatore, lavora nei film L’isola di Grazia Deledda, Disamistade di Franco Cabiddu e Le mele marce di Pasquale Festa Campanile. Recita nello spettacolo teatrale Le memorie di Adriano con Giorgio Albertazzi; interpreta Grazia Deledda in un’importante trasmissione di Oliviero Beha.

Gesù di Nazareth

Ma il cinema non è il mondo di Maria Carta, la sua passione di vivere resta sempre il canto. Ed è il canto che la porta da un successo all’altro. La sua celebrità passa le frontiere; è invitata nei più famosi teatri e cattedrali del mondo: dall’Italia in Germania, in Francia, in Svizzera, in Spagna, in Belgio e in altri Paesi d’Europa fino ad arrivare al Bol'šoj di Mosca e poi in America, in Africa, in India. Canta con Joan Baez e con Amália Rodrigues. È invitata dal Presidente sovietico Michail Gorbačëv a Stoccolma per la festa del Premio Nobel. Dal 1980 al 1986 è spesso ospite in Francia dove diventa un mito. Tiene diversi concerti nel Palazzo dei Papi ad Avignone, canta nella basilica di San Severin, all’Olympia e al Théâtre de la Ville di Parigi. I giornali francesi Le Figaro, Le Monde, Humanité, Les Nouvelles littéraires, Le Matin ne riportano i successi e la presentano come la voce che evoca l’anima di un popolo che arriva dalla madre latina e dal mare. La sua fama è ormai, quindi, internazionale, ma dalla seconda metà degli anni Ottanta alcuni eventi dolorosi segnano la sua vita. Muoiono la sorella e la madre e si trova di nuovo da sola.

Il 17 novembre 1986 parte per il Perù dove tiene dei concerti a Lima. Si esibisce poi a New York, nella cattedrale di St. Patrick, con un concerto di canti gregoriani, spiritual e melodie sarde. Il successo è travolgente e i giornali scrivono di quest’avvenimento per diversi giorni. Nel 1988 è nella cattedrale di Saint Mary e poi a Filadelfia. Nel 1989 è ad Amburgo: in quell’anno scopre di essere affetta da una grave malattia, malattia che rende pubblica dopo qualche tempo al Maurizio Costanzo Show. Si esibisce nell’Aula Magna dell’Università di Bologna in occasione delle celebrazioni del IX Centenario; nel 1990 dalla stessa università le è conferito l’incarico di docente a contratto di Antropologia culturale. Anche l’Università di Sassari la sceglie per insegnare il metodo di ricerca sui canti popolari agli/alle studenti. Nel 1991 il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga la nomina Commendatrice della Repubblica italiana. La malattia la porta spesso a pensare di arrendersi, ma lei continua a lottare e partecipa a tantissime trasmissioni: è ospite di Maurizio Costanzo, di Pippo Baudo, di Gigi Marzullo, di Wilma de Angelis, di Red Ronnie, canta a San Remo fino a spegnersi nella sua casa a Roma il 22 settembre del 1994.

Dopo la morte, nel 1994 fu istituita la Fondazione Maria Carta, con lo scopo di promuovere la cultura e la musica della Sardegna. A partire dal 2003 la stessa Fondazione attribuisce ogni anno il Premio Maria Carta a chi, in un modo o nell'altro, contribuisce a promuovere l'immagine della cultura sarda in Italia e nel mondo. Nel 2016 la Fondazione è stata promotrice del progetto Freemmos - Liberi di restare, un'iniziativa per sensibilizzare l’opinione pubblica sul dramma dello spopolamento delle zone interne dell’isola. A Maria sono intitolate piazze e vie in tutt'Italia, ma soprattutto nella sua amata Sardegna.

Cagliari, foto di Daniela Serra Sassari, foto di Teresa Spano

Traduzione francese

Rachele Stanchina

Maria Carta a été auteure-compositrice-interprète, actrice et femme politique italienne. Tout au long de sa carrière de chanteuse, elle a parcouru les différentes facettes de la musique traditionnelle sarde, sans cesse renouvelée grâce à des arrangements modernes et personnels. Elle est née à Siligo, un petit village situé dans la province de Sassari le 24 juin 1934. Elle porte le prénom de Maria Giovanna Agostina: Giovanna parce qu’ elle est née le jour de la Saint Jean et Maria Agostina en souvenir de sa grand-mère maternelle. Son père meurt des suites d’une grave maladie alors qu’elle n’a que huit ans. Elle est ainsi contrainte, comme pour tous les enfants de sa condition sociale, d’assumer les tâches quotidiennes à la maison comme à la campagne. On remarque très tôt sa très belle voix. A partir de là, sa vie tournera autour du travail et du chant. Les habitants de son village formeront son premier public: les femmes qui font la récolte des olives, celles qui sarclent le blé, celles qui font la lessive au ruisseau, les bergers et les paysans. Le curé lui apprend les chants de Noël et la messe en latin. Elle chante à l’église pendant les neuvaines, les célébrations de la Semaine Sainte et les grands-messes. Ensuite elle chantera sur les places avec les CANTADORES, qui depuis toujours sont considérés comme les piliers du chant sarde.

Durant les années cinquante, Maria devient célèbre sur sa terre natale: elle participera d’abord à un roman-photo qui n’aura pas de suite puis elle gagnera, drapée de soie, le concours de Miss Sardaigne. Elle devient une jeune femme en marche vers son futur et, au début des années soixante, elle quitte son île natale pour Rome où elle fréquente le Centre d’études pour la musique populaire de l’Académie de Sainte Cécile, dirigé par Diego Carpitella. Elle commence ainsi à parcourir sa région natale pour retrouver et enregistrer les vieux chants, en leur donnant sa voix et en les sauvant ainsi de l’oubli

«En Sardaigne le chant est né au féminin, avec la poésie, au temps du matriarcat…”».

Cependant, en Sardaigne, Marie se heurte à la difficulté d’ être acceptée sur les scènes en tant que femme car, comme elle le raconte,

«En ce temps-là le chant sarde était l’ apanage exclusif des hommes».

Elle s’installe finalement dans la Capitale, mais rentre souvent chez elle pour repérer les chants, les poèmes et les airs interprétés de vive voix par des paysans âgés. Sur l’île, elle collabore avec le curé de Siligo, Giovanni Maria Dettori, savant, fin connaisseur de la langue, des chants et de la poésie sarde, qui est lui même un poète renommé au sein des plus importantes manifestations culturelles de la Sardaigne. C’est grâce à lui que Marie apprend le chant grégorien et les vieux airs en langue sarde. La carrière de Maria débute officiellement en 1972 lorsque Ennio Morricone la choisit pour enregistrer le thème dramatique du film télévisé MOÏSE. Son premier album PARADISO IN RE sort en 1971, suivi par d’autres parmi lesquels on trouve Delirio et Nuovo Maggio(1973), Dies Irae(1974), Vi canto una storia assai vera – un recueil de chants populaires et d’engagement politique (1976), La voce e i canti di Maria Carta I rt II (1977), Umbras (1978), Aidiridiridinni (1979), Sonos de memoria (1985) et, pour terminer, son dernier recueil LE MEMORIE DELLA MUSICA (1993) où elle chante presque totalement en italien. Maria chante l’amour, la mort, la joie, la douleur à travers des airs anciens et magiques. Son chant, qui naît de la nécessité et alimenté par la passion, se transforme bientôt en une obligation morale, une tâche bien précise qu’elle doit accomplir.

Avec sa voix particulière, capable de susciter de fortes émotions, elle raconte les sentiments, les nostalgies et les espoirs d’un peuple ancien pour que le monde entier en connaisse la véritable essence. Son travail est empreint d’un fort engagement politique, son chant se transforme en une action poétique de combat et c’est avec raison qu’ on porte à son crédit le mérite d’avoir aidé la tradition populaire sarde à acquérir une valeur universelle. En 1972, le documentaire RENCONTRE AVEC MARIA CARTA est diffusé par la RAI. L’artiste interagit avec Riccardo Cucciolla en récitant des vers, en chantant et en racontant des anecdotes de sa vie. Un autre documentaire est réalisé, MARIA CARTA, SARDEGNA, UNE VOIX par Gianni Amico et Salvatore Laurani en tant que scénariste et collaborateur artistique. En 1975, elle édite CANTO RITUALE- ROMA COINES, un recueil de poèmes et d’histoires qui font penser à L’ANTHOLOGIE DE SPOON RIVER. Elle confie à la poésie le rôle de protestation sociale. Elle pose son regard sur les oubliés, tout en portant son attention au désespoir des victimes ainsi qu’au travail qui tue dans les usines en Belgique, à la poussière et la sueur qui pénètrent dans les rides comme des blessures, au fil du temps, sur les visages de millions d’hommes et de femmes anéantis, pétrifiés éclairés par la simple lumière de l’aube. Maria donne voix à une sorte d’Encyclopédie des morts, évoquant Nicola Virdis qui descend à sept-cent mètres de profondeur dans l’obscurité d’une mine. Ses mots sont des mots politiques.

En 1976, elle est élue Conseillère municipale à Rome dans les listes du Parti Communiste italien et renforce de plus en plus son lien d’amitié et d’estime avec Enrico Berlinguer. De cette expérience, poursuivie avec constance, elle écrira: “Dans ma vie l’activité politique a été comme un éclair: j’ai fréquenté, je me suis engagée et ces moments m’ont servi profondément, cela a été une grande expérience. Aujourd’hui, je pense le contraire, qu’il n’était pas correct de faire de la politique. Peut- être qu’il s’agissait pour moi d’un moment de protestation, de prise de conscience tout à fait personnel.” La naissance de son fils Davide en 1981, qu’elle considère l’évènement le plus important de sa vie, lui inspire une des plus belles berceuses de son répertoire. Mais Maria n’est pas seulement une chanteuse, chercheuse et poétesse, elle est aussi protagoniste de plusieurs long-métrages, amie de metteurs en scène célèbres tels que Pier Paolo Pasolini et Franco Zeffirelli. En France, elle joue le rôle de Cecilia dans HISTOIRE D’UNE SIMPLE REVOLUTIONNAIRE de Jean Louis Comolli. Elle est la mère dans LE PARRAIN II avec Robert De Niro et Marlon Brando dirigés par Francis Ford Coppola. Elle est Marthe dans JESUS DE NAZARETH de Zeffirelli, travaille dans CADAVRES EXQUIS de Franco Rosi e dans SEIGNEURS DE L’ETE de Marco Parodi. Elle interprète également le rôle de la veuve dans la série télévisée LE PASSATEUR (le célèbre brigant du dix-neuvième siècle), puis elle joue dans la pièce de théâtre MEDEE avec Valeria Moriconi sous la direction de Franco Enriquez ainsi que Sainte Thérèse d’Avila dans NUDS-PIEDS VERS LE SEIGNEUR, pièce qui raconte la vie du carmélite espagnol du sixième siècle Saint Jean de la Croix. Elle tournera en Inde LE PARIA DES ILES de Giorgio Moser, obtient un rôle dans LE CAMORRISTE de Giuseppe Tornatore, travaille dans L’ILE DE GRAZIA DELEDDA, DISAMISTADE de Franco Cabiddu et LES POMMES POURRIES de Pasquale Festa Campanile. Maria jouera aussi dans la pièce intitulée MEMOIRES D’HADRIEN avec Giorgio Albertazzi et interprètera Grazia Deledda dans un téléfilm de Oliviero Beha.

Jésus de Nazareth

Cependant, le cinéma n’est pas le monde de Maria Carta car sa passion reste le chant. Sa notoriété dépasse les frontières. Elle est invitée dans les plus grands théâtres et les plus grandes cathédrales du monde, de l’Italie à l’Allemagne, en passant par la France, la Suisse, l’ Espagne, la Belgique et tant autres pays européens, jusqu’au Bolchoï de Moscou, mais aussi sur le continent américain, africain, et en Inde. Elle chantera avec Joan Baez et Amalia Rodrigues. Le Président soviétique Michail Gorbacev l’invitera à Stockholm pour la fête du Prix Nobel. De 1980 à 1986, elle viendra souvent en France et y deviendra un mythe: elle fera plusieurs concerts au Palais des Papes à Avignon, chantera dans la basilique de Saint Severin, à l’Olympia et au Théâtre de la Ville de Paris. Les journaux français, LE FIGARO, LE MONDE, L’HUMANITE, LES NOUVELLES LITTERAIRES, LE MATIN documenteront ses succès tout en la décrivant comme la voix qui raconte l’âme d’un peuple qui tient ses origines de la mer et du monde latin. Sa notoriété est désormais internationale, mais la seconde moitié des années quatre-vingt est parsemée d’ événements douloureux qui marqueront sa vie: sa mère puis sa soeur meurent, se retrouvant ainsi seule.

Le 17 novembre 1986, elle part au Pérou où elle tient des concerts à Lima. Elle se produit ensuite à New York, dans la Cathédrale de Saint Patrick, avec un concert de chants grégoriens, spirituals et mélodies sardes. Son succès est tellement retentissant que les journaux en parleront pendant plusieurs jours. En 1988, elle chante dans la Cathédrale de Saint Mary et ensuite à Philadelphia. En 1989, elle est à Hambourg et c’est là qu’elle apprend être atteinte d’une grave maladie. Elle en donnera publiquement la nouvelle peu de temps après dans l’émission MAURIZIO COSTANZO SHOW. À l’occasion du IX centenaire de fondation de l’Université de Bologne, elle se produit dans l’Aula Magna et en 1990 cette même université lui confie la Charge de professeur invité d’Anthropologie culturelle. L’Université de Sassari la choisit également pour enseigner aux étudiants la méthode de recherche sur les chants populaires. En 1991, elle est nommée Commandeur de la République italienne par le Président Francesco Cossiga. La maladie la pousse souvent à capituler, cependant elle poursuit sa lutte en participant comme invitée à un grand nombre d’émissions télévisées avec Maurizio Costanzo, Pippo Baudo, Gigi Marzullo, Wilma de Angelis, Red Ronnie, sans renoncer à chanter au Festival de San Remo, jusqu’à ce que ses forces l’abandonnent. Elle meurt chez elle à Rome le 22 septembre 1994.

Après sa mort, en 1994, la Fondation Maria Carta est créée afin de promouvoir la culture et la musique sarde et c’est cette même fondation qui, depuis 2003, décerne le Prix Maria Carta à ceux qui, d’une façon ou d’ une autre, contribuent à soutenir et faire connaître la culture sarde en Italie comme dans le monde entier. En 2016, la Fondation a été promotrice du projet FREEMMOS- LIBERI DI RESTARE, une initiative qui vise à sensibiliser l’opinion publique sur le drame de la dépopulation des régions intérieures du territoire sarde. Des places et des rues partout en Italie portent son nom, mais principalement dans sa chère Sardaigne.

Cagliari, photo de Daniela Serra Sassari, photo Teresa Spano

Traduzione inglese

Syd Stapleton

Maria Carta was an Italian singer-songwriter, actress and politician. Throughout her singing career she traversed the many aspects of traditional Sardinian music, with the ability to update tradition with modern and personal arrangements. She was born in Siligo, a small town on the island of Sardinia, on June 24, 1934. At birth she was given the name Maria Giovanna Agostina - Giovanna because she was born on the feast day of Saint John and Maria Agostina in memory of her maternal grandmother. At the age of eight she lost her father to a serious illness and was forced, as were all boys and girls of her social status, to face daily labors both at home and in the countryside. At an early age it became apparent that she had a beautiful voice. She worked and sang. Her first audience was the people of the village - the women who picked olives with her, the women who tended the wheat, the women who washed clothes in the river, the shepherds, and the farmers. She learned Christmas songs and the Latin Mass from the village pastor. She sang in church during novenas, in the rites of Holy Week, and at High Masses. Then she started in the squares with the cantadores (singers), who have always been considered the pillars of Sardinian singing.

By the 1950s, Maria Carta already had achieved some recognition in her land. As her first job opportunity, that saw her star in a photostory faded, she, wrapped in silk taffeta, won the "Miss Sardinia" contest. She was a woman who embraced the future, and on the threshold of the 1960s she left the island and reached Rome, where she attended the Accademia di Santa Cecilia's popular music study center directed by Diego Carpitella, thus beginning to explore her region to research and record ancient songs to save them from oblivion and give them her own voice.

«In Sardinia, singing was born female, along with poetry, at the time of the matriarchy....».

She struggled with the difficulty of being accepted as a woman on stage in Sardinia, because, she said,

«hen Sardinian singing was the exclusive preserve of men.».

She settled, therefore, permanently in the capital, but often returned home to collect songs, poems and melodies from the living voices of old men and women. In Sardinia she collaborated with Don Giovanni Maria Dettori, a priest in Siligo, scholar and expert connoisseur of the Sardinian language, songs, and poetry, and himself a poet recognized by the most important Prizes of the region. From him she learned Gregorian chant and ancient melodies in the Sardinian language. Carta's career officially began in 1972 when Ennio Morricone had her record the theme song for the TV drama "Moses," although her first record "Paradiso in Re" was released in 1971, followed by other albums, including "Delirio" and "Nuovo Maggio" (1973), "Dies Irae" (1974), "Vi canto una storia assai vera" - a collection of folk songs and political protest - (1976), "La voce e i canti di Maria Carta" I and II vol. (1977), "Umbras" (1978), "Aidiridiridinni" (1979), "Sonos de memoria" (1985), up to her latest CD, almost all in Italian, "Le memorie della musica" (1993). Maria sang of love, death, joy, and sorrow through ancient and magical melodies. Her singing, born of necessity and fueled by passion, soon became a moral commitment, a definite task to be carried out.

With her unique voice, capable of arousing strong emotions, she recounts feelings and nostalgia, the hopes of an ancient people so that everyone in the world may know its true soul. She took on a deep political commitment in which singing becomes a poetic moment of struggle, and with reason she is credited with bringing the Sardinian folk tradition to acquire universal value. Also in 1972, a documentary was broadcast by RAI, “Incontro con Maria Carta” in which Carta interacted with Riccardo Cucciolla reciting verses, singing and recounting autobiographical fragments. Yet another documentary “Maria Carta, Sardegna, una voce” was directed by Gianni Amico - with screenplay, artistic collaboration by Salvatore Laurani. In 1975 she published in "Canto Rituale - Roma Coines" a collection of poems, of "stories" that evoke certain suggestions of the Spoon River Anthology. She entrusted poetry with social denunciation. It was her gaze on the forgotten that shed light on the despair of the mountains as well as on the work that killed in the factories of Belgium, on the dust and sweat that penetrated the wrinkles like wounds, year after year, on the faces of millions of broken men and women, illuminated by the light of dawn and petrified. She did so by giving voice to a kind of encyclopedia of the dead, evoking Nicola Virdis descending seven hundred meters into the blackness of a mine. Her words are political.

In 1976 she was elected city councilwoman in Rome on the slate of the Italian Communist Party. And in those years she strengthened an already existing relationship of esteem and deep friendship with Enrico Berlinguer. Of that experience, carried on steadily, she wrote, "Political activity has been a flash in my life. I attended, I engaged, and they are moments that have served me well, it was a great experience. Now I think it was not right to do politics...Perhaps it was my moment of protest, of becoming aware." In 1981, the birth of her son David, the most important event in her life, inspired one of the most beautiful lullabies to be included in her repertoire. But Maria was not only a singer, researcher and poet - she also starred in many films and enjoyed the friendship of famous directors such as Pier Paolo Pasolini and Franco Zeffirelli. She played the part of Cecilia in Jean Louis Comolli's "History of a Common Revolutionary" in France. She played the mother in F. Coppola's "Godfather Part II" with Robert De Niro and Marlon Brando. She is Martha in F. Zeffirelli's "Jesus of Nazareth." She worked in Franco Rosi's "Cadaveri eccellenti" and Marco Parodi's "Padroni dell'estate." She played a widow in the TV script "Il passatore" (Renaissance character) and then plays again "Medea" with Valeria Morioni, by Franco Enriquez and St. Teresa of Avila in "A piedi nudi verso Dio” (about the life of the 16th century Spanish Carmelite St. John of the Cross). She appeared in Giorgio Moser's "The Outcast of the Islands," filmed in India, had a role in Giuseppe Tornatore's "Camorrista," worked in "The Island of Grazia Deledda," in Franco Cabiddu's "Disamistade" and in Raffaele Festa Campanile's "Rotten Apples." She acted in the play "Le memorie di Adriano" with Giorgio Albertazzi. She played Grazia Deledda in a major broadcast by Oliviero Beha.

Jesus of Nazareth

But cinema was not Maria Carta's world - her life passion always remained singing. And it was singing that took her from one success to another. Her celebrity crossed borders - she was invited to sing in the most famous theaters and cathedrals in the world, from Italy to Germany, France, Switzerland, Spain, Belgium, and other countries in Europe, to the Bolshoi in Moscow and then to America, Africa, and India. She sang with Joan Baez and with Amália Rodrigues. She was invited by Soviet President Michail Gorbachov to Stockholm for the Nobel Prize celebration. From 1980 to 1986 she was a frequent guest in France where she became a legend. She gave several concerts in the Papal Palace in Avignon, sang in the basilica of St. Severin, at the Olympia and the Théâtre de la Ville in Paris. The French newspapers Le Figaro, Le Monde, Humanité, Les Nouvelles littéraires, and Le Matin reported her successes and presented her as the voice that evokes the soul of a people coming from the Latin mother and the sea. Her fame was therefore, international, but from the second half of the 1980s some painful events marked her life. Her sister and mother died, and she found herself alone again.

On November 17, 1986, she left for Peru where she gave concerts in Lima. She then performed in New York, at St. Patrick's Cathedral, with a concert of Gregorian chants, spirituals and Sardinian melodies. It was an overwhelming success and newspapers wrote about the event for several days. In 1988 she was at St. Mary's Cathedral and then in Philadelphia. In 1989 she was in Hamburg. In that year she discovered that she was suffering from a serious illness, an illness that she made public, after some time, on the "Maurizio Costanzo Show." In the same year she performed in the Aula Magna of the University of Bologna on the occasion of the IX Centenary celebrations. In 1990 she was awarded the position of contract lecturer in Cultural Anthropology at the same University. The University of Sassari also appointed her to teach her methods of research on folk songs to male and female students. In 1991, President of the Italian Republic, Franceso Cossiga, appointed her Commendatrix of the Italian Republic. Illness often led her to think of giving up, but she continued to fight and participated in many broadcasts. She was a guest of Maurizio Costanzo, Pippo Baudo, Gigi Marzullo, Wilma de Angelis, Red Ronnie, and sang at S. Remo up until the time she passed away at her home in Rome on September 22, 1994.

After her death, the Maria Carta Foundation was established in 1994 with the aim of promoting the culture and music of Sardinia. Since 2003, the same foundation has awarded the Maria Carta Prize each year to those who, in one way or another, contribute to promoting Sardinian culture in Italy and around the world. In 2016, the foundation was the promoter of the Freemmos - Liberi di restare project, an initiative to raise awareness about the drama of depopulation of the island's inland areas.

Cagliari, photo by Daniela Serra Sassari, photo by Teresa Spano

Traduzione spagnola

Alessia Coluccio

Maria Carta fue una cantautora, actriz y política italiana. Durante su carrera recorrió los múltiples apectos de la música tradicional sarda, sabiéndola actualizar con arreglos modernos y personales. Nació en Siligo, un pueblecito de la provincia de Sassari (Cerdeña), el 24 de junio de 1934. Le dieron el nombre de Maria Giovanna Agostina: Giovanna dado que nació el día de la fiesta de San Juan y Maria Agostina en recuerdo de su abuela. Cuando tenía 8 años perdió a su padre a causa de una grave enfermedad y se vio obligada, por otra parte como todos los niños y niñas de su condición social, a enfrentar las labores cotidianas en casa y en el campo. Desde pequeña demuestra tener una linda voz, trabaja y canta, canta y trabaja. Su primer público es la gente del lugar, las mujeres que junto a ella cosechan las aceitunas, escardan el trigo, las mujeres que limpian la ropa en el río, los pastores, los campesinos. Aprende los cantos de Navidad y la misa en latín del párroco. Canta en la iglesia durante las novenas, en los ritos de Semana Santa y en las misas solemnes. Después empieza en las plazas con los cantadores locales, desde siempre considerados los pilares del canto sardo.

Los años 50 llevan a Maria Carta a ser reconocida en su tierra, mientras desaparece la primera oportunidad de trabajo que la ve protagonista en una fotonovela; gana –envuelta por un chal de seda– el concurso de Miss Cerdeña. Se convierte en una mujer que camina hacia el futuro, y en el umbral de los años 60 deja su isla para irse a Roma, donde frecuenta el Centro de estudios de música popular de la Academia de Santa Cecilia dirigido por Diego Carpitella, y así empieza a explorar su territorio para buscar y grabar antiguos cantos salvándolos del olvido y dándoles su voz:

«En Cerdeña el canto nació femenino, junto a la poesía, nació en los tiempos del matriarcado...».

Choca con la dificultadad de ser aceptada como mujer en el escenario en Cerdeña porque, cuenta,

«entonces el canto sardo pertenecía exclusivamente a los hombres».

Se establece definitivamente en Roma, pero regresa a menudo a su casa para recopilar los cantos, las poesías y las melodías de la voz de los ancianos. En la isla colabora con Giovanni Maria Dettori, sacerdote de Siligo, estudioso y experto del idioma sardo, de los cantos, de la poesía y él mismo poeta reconocido en las manifestaciones culturales más importantes de la región. Gracias a él aprende el canto gregoriano y viejas melodías en sardo. La carrera de Maria empieza oficilamente en 1972 cuando Ennio Morricone le hace grabar la canción de la serie televisiva Mosè (Moisés), aunque su primer disco Paradiso in Re había salido ya en 1971, seguido luego de otros álbumes entre los que aquí se recuerdan Delirio y Nuovo Maggio (1973), Dies irae (1974), Vi canto una storia assai vera –un conjunto de cantos populares y de protesta política (1976)–, La voce e i canti di Maria Carta I e II vol. (1977), Umbras (1978), Aidiridiridinni (1979), Sonos de memoria (1985), hasta llegar a su último CD, casi todo en italiano, Le memorie della musica (1993). Maria canta el amor, la muerte, la felicidad, el dolor a través de antiguas melodías mágicas. Su canto, nacido de la necesidad y alimentado por la pasión, se convierte rápidamente en un deber moral, una tarea concreta que tiene que llevar adelante.

on su voz única, capaz de suscitar fuertes emociones, cuenta sentimientos y nostalgias, las esperanzas de un pueblo antiguo para que el resto del mundo conozca su auténtica alma. Asume un profundo compromiso político en donde el canto se convierte en momento poético de lucha, y con razón se le atribuye el mérito de haber otorgado a la tradición popular sarda un valor universal. En 1972 la RAI presenta el documental Incontro con Maria Carta (Encuentro con M.C.) donde la artista interactúa con Riccardo Cucciolla recitando versos, cantando y relatando fragmentos autobiográficos. Llega otro documental, Maria Carta. Sardegna, una voce (M.C., Cerdeña, una voz) dirigido por Gianni Amico con guion, escenografía y colaboración artística de Salvatore Laurani. En 1975 publica Canto rituale (Roma), una recolección de poesías, de ‘historias’ que evocan algunas sugestiones de la Antología de Spoon River. Encomienda la denuncia social a la poesía. Su mirada hacia los olvidados proporciona luz a la desesperación de los muertos así como al trabajo que mata en las fábricas belgas, al polvo y al sudor que penetran en las arrugas como si fueran heridas, año tras año, en los rostros de millones de mujeres y hombres destrozados, iluminados por la luz de la madrugada y petrificados. Lo hace dando voz a una especie de enciclopedia de los muertos, evocando a Nicola Virdis que desciende a setecientos metros bajo tierra en la negrura de una mina. Sus palabras son políticas.

En 1976 sale elegida concejala del ayuntamiento de Roma en las listas del Partido comunista italiano (PCI). Durante esos años refuerza su relación de estimación y profunda amistad con Enrico Berlinguer, presidente del PCI de 1972 a 1984. Sobre esa experiencia, que llevó a cabo con constancia, escribe: «La actividad política fue un flash en mi vida. Participé, me comprometí: y son momentos que me han servido mucho, fue una gran experiencia. Ahora creo que no es justo que haga política… Quizás fue un momento mío de protesta, de toma de conciencia». En 1981 el nacimiento de su hijo David, el evento más iportante de su vida, le inspira una de las canciones de cuna más lindas que añade a su repertorio. Sin embargo Maria no es solo una cantante, investigadora y poetisa, también es protagonista de muchas películas y goza de la amistad con directores de cine del calibre de Pier Paolo Pasolini y Franco Zeffirelli. En Francia interpreta el papel de Cecilia en La Cecilia de Jean Louis Comolli. En El Padrino de Francis Ford Coppola con Robert de Niro y Marlon Brando, Parte II, es la madre. Es Marta en Jesús de Nazaret de Zeffirelli. Trabaja en Excelentísimos cadáveres de Franco Rosi y en Padroni dell’estate (Dueños del verano) de Marco Parodi. Tiene el papel de la viuda en la serie televisiva Il passatore (un famoso bandolero del 800) y luego interpreta a Medea en el teatro, con Valeria Moriconi bajo la dirección de Franco Enriquez, y a santa Teresa de Ávila en A piedi nudi verso Dio (Descalzo hacia Dios), película dedicada a San Juan de la Cruz. Participa en la serie Un reietto delle isole de Giorgio Moser, rodado enteramente en la India; tiene un papel en El Camorrista de Giuseppe Tornatore, trabaja en la película sobre Grazia Deledda L’isola di Grazia Deledda, Disamistade de Franco Cabiddu y en Le mele marce de Pasquale Festa Campanile. Actúa en el espectáculo teatral Las memorias de Adriano con Giorgio Albertazzi; interpreta a Grazia Deledda en un importante programa de la RAI presentado por Oliviero Beha.

Jesús de Nazaret

No obstante, el cine no es el mundo de Maria Carta, la pasión de su vida sigue siendo el canto. Y es el canto lo que la lleva de un éxito a otro. Su fama supera las fronteras; la invitan a los teatros y catedrales más célebres del mundo: desde Italia viaja por toda Europa (Alemania, Bélgica, España, Francia, Suiza, entre otros) hasta llegar al Bolshoi de Moscú y luego al continente americano, al africano, a la India. Canta con Joan Baez y con Amalia Rodrígues. El presidente soviético Mijaíl Gorvachov la invita a Estocolmo en ocasión de la fiesta del Premio Nobel. De 1980 a 1986 a menudo se encuentra en Francia donde se convierte en un mito: hace varios conciertos en el Palacio de los Papas de Aviñón, canta en la basílica de San Severin, en el Olympia y en el Théâtre de la Ville de París. Los periódicos franceses Le Figaro, Le Monde, Humanité, Les Nouvelles littéraires, Le Matin recogen sus éxitos y la presentan como una voz que evoca el alma de un pueblo de madre latina procedente del mar. Su fama ya es internacional, sin embargo algunos eventos dolorosos marcan su vida a partir de la segunda mitad de los años ochenta: su hermana y su madre mueren, y vuelve a encontrarse a solas.

El 17 de noviembre de 1986 sale hacia Perú, donde hace una serie de conciertos en Lima. Se exhibe en la catedral de San Patricio de Nueva York, en un concierto de cantos gregorianos, espirituales y melodias sardas: el éxito es arrasador y los periódicos hablan del acontecimiento durante días. En 1988 se encuentra en la Catedral de Saint Mary y luego en Filadelfia. En 1989 en Hamburgo: ese año descubre que sufre una grave enfermedad, de la que habla públicamente algo más tarde en un programa televisivo italiano. Se exhibe en el aula magna de la Universidad de Bolonia en casión de las celebraciones de su IX Centenario y en 1999 la misma universidad le encarga la docencia del curso de Antropología cultural. La Universidad sarda de Sassari le encarga que enseñe su método de investigación sobre los cantos populares a sus estudiantes. En 1991 el presidente de la República Italiana, Francesco Cossiga (sardo como ella), le otorga el prestigioso título de Commendatrice della Repubblica italiana. La enfermedad la lleva a menudo a pensar en redirse, pero sigue luchando y participa en muchísimos programas de televisión con presentadores como Maurizio Costanzo, Pippo Baudo, Gigi Marzullo, Wilma de Angelis, Red Ronnie; canta en el Festival della canzone italiana de San Remo (1993) pero no pasa la selección. Muere en su casa de Roma el 22 de septiembre de 1994.

Tras su muerte, ese mismo año se instituye la Fondazione Maria Carta, con el objetivo de promover la cultura y la música de Cerdeña. A partir de 2003 dicha fundación otorga anualmente el “Premio Maria Carta” a quien contribuye de algún modo a promover la imagen de la cultura sarda en Italia y en el mundo. En 2016 la Fundación promueve el proyecto Freemos - Liberi di restare (Libres de quedarse), una iniciativa para sensibilizar a la opinión pública sobre el drama de la despoblación de las zonas internas de la isla. En toda Italia hay calles y plazas con su nombre, especialmente en su amada Cerdeña.

Cagliari, foto de Daniela Serra Sassari, foto de Teresa Spano