Maria Lai
Laura Candiani

Laura Candiani

 

Maria Lai è stata definita in tanti modi per la sua inesauribile vena artistica, per la sua creatività, per la sua unicità, ma certo chiamarla "fata operosa" è quanto mai appropriato perché rimanda alla sua terra, la Sardegna, ai lavori manuali realizzati dalle sue donne, a quelle janas che popolano la fantasia e i miti. La critica unanime la considera la più grande artista sarda del XX secolo.

Maria Lai, Telaio del meriggio (1967_ legno, spago, tela, tempera_ Ulassai, Collezione Fondazione Stazione dell’Arte). Ph. C
Maria Lai, Tenendo per mano il sole (1984-2004_ filo, stoffa, velluto, 33 x 63 cm_ Collezione privata). Ph. Credit Francesco

Era nata il 27 settembre 1919 a Ulassai, in provincia di Nuoro, ed è morta a Cardedu, località non lontana, il 16 aprile 2013, dopo aver vissuto una esistenza ricca di soddisfazioni, ma anche di lutti e ostacoli professionali. Il padre era veterinario, e lei era la seconda di cinque fra figli e figlie. Aveva una salute cagionevole e trascorreva la stagione invernale dagli zii a Gairo, quindi studiò in modo piuttosto irregolare. Dopo un drammatico fatto di sangue, tuttavia, rimase a vivere sempre in famiglia. Dal 1932 frequentò l'Istituto magistrale a Cagliari, poi si trasferì a Roma dove si iscrisse al Liceo artistico. Durante la guerra, non potendo rientrare in Sardegna, si recò a Venezia dove studiò scultura all'Accademia, rimanendovi fino al 1945. Ritornata nell'isola insegnò per pochi anni all'Istituto tecnico femminile di Cagliari, mentre tentava la via dell'arte, incontrando difficoltà ad affermarsi essendo uno spirito libero, una creatrice non allineata, una persona non catalogabile. Di nuovo a Roma ebbe il sostegno dello scrittore sardo Giuseppe Dessì che le divenne amico. Ma un altro terribile lutto colpì la sua famiglia con l'assassinio del fratello Lorenzo, forse vittima di un tentato sequestro. 

Nel 1957 riuscì a tenere la sua prima mostra di disegni presso la galleria L'Obelisco di Irene Brin, la nota giornalista e scrittrice. Dall'arte in forma poetica degli anni Sessanta passò all'Informale e alla cosiddetta Arte povera con gli affascinanti "libri cuciti" e promosse eventi e istallazioni legate alle tradizioni della sua terra, utilizzando ricami, telai, fili, carta, pani, simboli. Nel 1971 in un incidente aereo perse la vita un altro fratello, Gianni, medico apprezzato. Ma quell'anno, per altri versi, fu importante professionalmente perché Maria realizzò, alla galleria Schneider di Roma, una mostra che aveva i telai come tema principale. Conoscere la gallerista Angela Grilletti Migliavacca costituì un passo avanti per la sua carriera perché l'esperta divenne sua fedele amica e consigliera, ma pure sua curatrice; altrettanto importante fu Mirella Bentivoglio, storica dell'arte, che le consentì di arrivare alla Biennale di Venezia, nel 1978.

In una ricorrenza simbolica per la storia italiana, l'8 settembre del 1981, mise in atto un'impresa unica ed eccezionale, nata dal suo desiderio di celebrare la pace, la solidarietà, l'energia vitale. Per lungo tempo aveva cercato di convincere la popolazione del suo paese natale a realizzare la prima creazione al mondo di "arte relazionale" intitolata Legarsi alla montagna, finché riuscì nell'intento. Un progetto grandioso e complesso che richiese giorni di preparazione e tre giorni per compiersi; furono utilizzati 27 km. di stoffa celeste per legare fra di loro le persone coinvolte e alcuni pani decorati e augurali della tradizione sarda ("su pani pintau"), mentre l'estremità opposta della striscia fu portata in vetta al monte Gedili che sovrasta Ulassai; si formò così un cerchio simbolico di unione e armonia, al suono del flauto di Angelo Persichelli. Quell'anno realizzò anche una Via Crucis che donò alla chiesa parrocchiale del paese, mentre con l'amico artista Costantino Nivola, di lì a poco, nasceva il progetto del Museo a cielo aperto. Un'altra opera significativa fu compiuta nel 2006 con quei cartigli che hanno caratterizzato l'arte di Maria Lai e che hanno lo scopo primario di "tessere memorie", esposta all'interno del bel museo etnografico di Aggius (Sassari): il Meoc, intitolato a Oliva Carta Cannas, sorto grazie alla donazione di alcuni edifici e del terreno dagli eredi della donna, abile tessitrice.

Meoc. Maria Lai. Cartigli-tessendo memorie. Foto di Laura Candiani

Venne infatti organizzata una mostra dei lavori di Lai dal titolo I fili ed altre storie; basta entrare nel museo per capire il senso del messaggio: vi sono esposti infatti dei magnifici manufatti creati nel passato da sconosciute mani di donna che dimostrano quanta creatività, quanta abilità, quanta pazienza sia necessaria per applicarsi al telaio. La tessitura è un'arte antica, tipicamente femminile, che per tradizione sia in Sardegna sia in molte parti d'Italia veniva praticata nelle proprie abitazioni dove si realizzavano i corredi composti da lenzuola, tende, tovaglie, coperte con filati di canapa, cotone, lino. Ma le più esperte si dedicano anche oggi alla creazione di splendidi arazzi di lana, tappeti, cuscini, vere forme d'arte da cui emergono simboli tramandati di generazione in generazione. Ecco dunque le spighe di grano porta fortuna, la tipica pavoncella, gli animali da cortile e quelli selvatici, i fiori stilizzati, la coppia in abiti festivi che sembra pronta per il "ballo tondo". I colori variano secondo il gusto della lavorante e secondo lo scopo del manufatto, saranno vivaci e ricchi di contrasti per un arazzo da appendere al muro, ad esempio, ma saranno tenui e sfumati per una tenda, addirittura monocromatici, bianco o ecru, per cui il disegno emerge solo perché creato con minuscoli pallini in rilievo detti "pipiones".

Due anni dopo, il 26 luglio 2008, sempre ad Aggius, nacque il progetto Essere è tessere. Ancora ne fu ideatrice e protagonista Maria Lai, all'epoca quasi novantenne, che riuscì a coinvolgere la popolazione locale in quella che divenne una festa collettiva nel dipanarsi, proprio come un gomitolo, per le vie del borgo. Canti in lingua corso-gallurese, letture, giochi, mentre le donne mostravano la propria abilità e la propria fantasia tessendo all'aperto. Intanto Maria creava, infatti sui muri di alcune case oggi si possono ammirare le sue opere: dei telai stilizzati con fili metallici, dai colori brillanti, che rimandano al tema della giornata e alla manualità femminile.

 Telai stilizzati. Foto di Laura Candiani

Da allora Maria Lai fu sempre più nota e cominciò a partecipare a mostre ed eventi in tutto il mondo, compresa la Biennale di Venezia; nel 2004 arrivò la Laurea honoris causa all'Università di Cagliari; fece amicizia e attuò progetti con Bruno Munari, Dario Fo, lo stilista Antonio Marras, le cantanti sarde Marisa Sannia ed Elena Ledda. Ottenne il premio speciale della giuria al Premio Dessì nel 2007, un altro riconoscimento nel 2012 (Premio Ciampi-città di Livorno); la Camera dei Deputati ha omaggiato la sua opera Orme di leggi in occasione del 150° dall'Unità d'Italia. Negli ultimi anni di vita, sempre attiva e vivace, ha portato a compimento il suo sogno: nella rimessa della ex stazione ferroviaria di Ulassai ha fatto nascere nel 2006 il Museo d'arte contemporanea che contiene 140 sue opere e rimane la più ampia e varia testimonianza del suo personalissimo percorso artistico. Il nome di Maria Lai ormai ha varcato i confini e gli oceani; è molto amata e apprezzata negli Usa e i suoi lavori sono ospitati nelle più importanti istituzioni museali, da Matera a New York, da Parigi e Roma, da Rovereto a Firenze, da Palermo a Nuoro.

Museo Maria Lai "Stazione dell'arte", ospitato nell'ex stazione ferroviaria di Jerzu. Foto di Damiano Rossi

Traduzione francese

Rachele Stanchina

 

A cause de sa veine artistique inépuisable, de sa créativité et de son unicité Maria Lai a été surnommée en plusieures façons, mais l’appellatif le plus approprié est sans aucun doute celui de “Fée laborieuse” car il renvoie à sa terre, la Sardaigne, et aux travaux manuels realisés par ses femmes, les janas qui peuplent la fantaisie et les mythes. La critique unanime la considère la plus importante artiste sarde du XX siècle.

Maria Lai, Cadre de midi (1967_ bois, ficelle, toile, tempera_ Ulassai, Collection Fondation Stazione dell’Arte). Ph. C
Maria Lai, Tenant la main du soleil (1984-2004_ fil, tissu, velours, 33 x 63 cm_ Collection privée). Ph. Crédit Francesco

Elle naît le 27 septembre 1919 à Ulassai, près de Nuoro, et elle meurt à Cardeddu, près de son lieu de naissance, le 16 avril 2013, après une vie riche, parsemée de satisfactions mais aussi de deuils et difficultés professionnelles. Fille d’un vétérinaire, elle est la deuxième de cinq enfants. A cause de problèmes de santé elle passe les premierès années de sa vie chez ses oncles à Gairo, ce qui lui empêche d’étudier de manière régulière. Cependant, après un dramatique fait de sang, elle rentre définitivement en famille. A partir du 1932 Maria commence ses études au sein de l’Institut Magistral de Cagliari, ensuite elle s’installe à Rome pour étudier au Lycée Artistique. Pendant la Deuxième Guerre Mondiale, ne pouvant pas rentrer en Sardaigne, elle part pour Venise où elle étudie la sculpture au sein de l’Académie jusqu’au 1945. Une fois rentrée dans l’île, elle enseigne pour peu d’années à l’Institut Technique féminin de Cagliari, tout en essayant la voie de l’art. Elle a du mal a s’affirmer: Maria est un esprit libre, une artiste non alignée, à l’écart des définitions ou classifications habituelles. Les difficultés la poussent encore une fois à Rome, où elle rencontre le soutien de l’écrivain sarde Giuseppe Dessì qui devient un ami. Sa famille est frappée par un autre terrible deuil, l’assassinat de son frère Lorenzo, probablement victime d’une tentative d’enlèvement.

En 1957 Maria réussit à exposer pour la prémière fois ses dessins à la galérie L’OBELISCO de Irene Brin, célèbre journaliste et écrivaine. Bientôt elle abandonne l’art poétique des années soixante et passe à l’art Informale et à l’Arte Povera avec les fascinants “livres cousus”. Elle encourage et soutient des événements et des installations liées aux traditions de son pays d’origine, à travers l’utilisation des broderies, métiers à tisser, fils, papier, pains, symboles…L’année 1971 est marquée par un autre deuil, la mort de son frère Gianni, médicin reconnu dans son domaine, à la suite d’un accident d’avion. Mais la même année se révèle importante pour la carrière de l’artiste: elle organise à la Galerie Schneider de Rome une expositions de ses œuvres ayant comme sujet principal les métiers à tisser. La connaissance de Angela Grilletti Migliavacca agit comme un élan pour son succès: la marchande d’art devient une conseillère et une amie fidèle, ainsi que sa curatrice personnelle. Un autre rôle important est celui de Mirella Bentivoglio, historienne de l’art, grâce à laquelle Maria participe à la biennale de Venise en 1978.

Le 8 septembre 1981, date importante et symbolique pour l’histoire Italienne, son désir de célébrer la paix, la solidarité, l’énergie vitale se concrétise dans une entreprise exceptionnelle et originale. Elle avait longuement essayé de pousser les gens de son village natal à la réalisation de la première tentative au monde d’un “art relationnel” au titre Se lier à la montagne. Elle y parvient finalement. La réalisation de ce projet grandieuse et complexe demande des jours de préparation et trois journées pour la mise en place. On utilise 27 km de tissu bleu ciel pour créer des liens entre les maisons des habitants du village, ainsi qu’ bon nombre de pains votifs decorés, typiques de la tradition sarde au nom de “su pani pintau”. L’autre but du tissu est placé au sommet du mont Gedili, qui domine Ulassai. Se realise ainsi, au son de la flûte de Angelo Persichelli, un cercle symbolique d’union et d’harmonie. C’est toujour en 1981 la réalisation d’une Via Crucis qu’elle donne à la paroisse du village et, peu après, celle du projet du Musée en plein air avec la collaboration de son ami artiste Costantino Nivola. En 2006 c’est la fois de l’exposition au titre Les fils et d’autres histoires organisée au sein du Musée d’Ethnographie de Aggius, près de Sassari. Ce Musée, nommée MEOC, est dédié à l’habile tisseuse Oliva Carta Cannas et a été construit sur le terrain et dans les immoeubles familiaux à la suite d’une importante donation de la part des héritiers de l’artiste.

Meoc. Maria Lai.Cartouches-tissant des mémoires Photo de Laura Candiani

 Cette nouvelle expo présente les “Cartiglio” qui, ayant comme bût principal de “tisser des souvenirs, ont caractérisé toute la production artistique de Maria Lai: il suffit d’entrer dans les salles du Musée pour comprendre le sens de ce message. On y trouve des merveilleux ouvrages crées au fil du temps par des mains féminines habiles et sans nom: chaque pièce est un témoignage de combien de créativité, d’habilité et de patience soit nécessaire pour s’appliquer au métier à tisser. Le tissage est un art ancestral, reservé aux femmes, pratiqué par tradition, en Sardaigne comme dans d’autres régions d’Italie, à la maison. A l’intérieur des murs domestiques l’on réalisait le trousseau qui comptait draps, rideaux, nappes de table, couvertures en tissu de chanvre, coton ou bien lin. Encore aujourd’hui les tisseuses les plus expérimentées se dédient à la création de merveilleuses tapisseries en laine, tapis et coussins, véritables expressions artistiques qui réproduisent des symboles transmis au sein de la famille à travers les générations. On y trouve les épis de blé porte bonheur, le joli vanneau, les animaux de la court ainsi que la faune sauvage, les petites fleurs stylisées, le couple en tenue de fête prête pour le “bal rond”. Les couleurs suivent le goût de la tisseuse ou bien la destination d’usage du manufait: elles sont vives et riches en contraste pour une tapisserie, douces et fanées pour un rideau ou bien monochrome, en blanc ou écru. Dans ce dernier cas le décor se rèvèle uniquement par des petits nœuds en relief, dits “pipiones”.

Deux années après, le 26 juillet 2008, Maria réalise à Aggius le projet Etre c’est tisser. Elle est presque nonagénaire, mais sa vitalité lui permet de réussir à engager tous les habitants du village dans une fête collective, qui se démêle parmi les ruelles comme un véritable pelote. Pendant que les femmes montrent leus expertise et leur fantaisie en tissant en plein air, le village résonne de chants en langue Corse-gallurese, de jeux, de lectures à haute-voix. Au même temps Marie réalise ses ouvrages, qui encore aujourd’hui décorent les murs de quelque maison: des métiers à tisser stylisés aux couleurs vivaces, crées avec des fils en métal qui renvoient au thème de la journée et aux habilitées manuelles féminines.

 Cadres stylisés, Photo de Laura Candiani

A partir de cette date Maria devient de plus en plus célèbre et commence à prendre part à des expos et évenément dans le monde entier, y compris la Biennale de Venise. En 2004 l’Université de Cagliari lui remets un diplôme honorifique, elle collabore et devient amie de Bruno Munari, de Dario Fo, du styliste Antonio Marras, des chanteuses sardes Marisa Sannia et Elena Ledda. En 2007 Maria obtient le prix spécial du jury au sein du Prix Dessì, et en 2012 le Prix Ciampi- Ville de Livorno. La Chambre des Députés rend hommage à son œuvre Empreintes des lois à l’occasion du 150° de l’Unité Italienne. Sans perdre sa vivacité et son énergie, pendant les dernières années de sa vie Marie reussit à accomplir son rêve: la création en 2006 du Musée d’Art Contemporain dans les dépôts de l’ancienne gare de Ulassai. Il abrite 140 ouvrages et cette collection demeure le témoignage le plus complet et riche de son parcour artistique, tout à fait personnel et hors du commun. Le nom de Maria Lai a déshormais franchi toutes les frontières: elle est très appreciée et aimée aux Etats-Unis, on peut admirer ses ouvrages au sein des Musées les plus importants, de Matera à New York, de Paris à Rome, de Rovereto à Florence, de Palermo à Nuoro.

Musée Maria Lai "Stazione dell’arte", situé dans l’ancienne gare de Jerzu. Photo de Damiano Rossi.

Traduzione spagnola

Erika Incatasciato

 

Maria Lai fue definida de muchas maneras por su inagotable vena artística, por su creatividad, por su singularidad, pero ciertamente llamarla “hada laboriosa” es muy apropiado porque se refiere a su tierra, Cerdeña; a los trabajos manuales realizados por sus mujeres; a las Janas que pueblan la fantasía y los mitos. La crítica unánime la considera la mayor artista sarda del siglo XX.

Maria Lai, Marco del mediodía (1967_ madera, cuerda, tela, témpera_ Ulassai, Colección Fundación Stazione dell’Arte). Ph. C.
Maria Lai, Sosteniendo la mano del sol (1984-2004_ hilo, tela, terciopelo, 33 x 63 cm_ Colección privada). Ph. Crédito Francesco

Nació el 27 de septiembre de 1919 en Ulassai (Nuoro) y murió en Cardedu, localidad no muy lejana, el 16 de abril de 2013, después de haber vivido una existencia llena de satisfacciones, pero también de lutos y obstáculos profesionales. Su padre era veterinario y ella era la segunda de cinco herman*s. Tenía mala salud y pasaba el invierno en casa de sus tíos en Gairo, por lo tanto, estudió de forma bastante irregular. Sin embargo, después de un dramático hecho de sangre, se quedó a vivir siempre en familia. Desde 1932 asistió al Instituto de Secundaria en Cagliari y luego se trasladó a Roma, donde se matriculó en el Liceo Artístico. Durante la guerra, al no poder regresar a Cerdeña, se trasladó a Venecia, donde estudió escultura en la Academia, permaneciendo allí hasta el 1945. De nuevo en la isla enseñó durante unos años en el Instituto Técnico Femenino de Cagliari, mientras intentaba el camino del arte, encontrando dificultades para afirmarse al ser ella un espíritu libre, una creadora no alineada, una persona incatalogable. Otra vez en Roma contó con el apoyo del escritor sardo Giuseppe Dessì, que se hizo amigo suyo. Pero otro terrible duelo afectó a su familia con el asesinato de su hermano Lorenzo, tal vez víctima de un intento de secuestro.

En 1957, consiguió realizar su primera exposición de dibujos en la galería “L'Obelisco” de Irene Brin –conocida periodista y escritora. Del arte en forma poética de los años sesenta pasó al Informal y al llamado Arte pobre con los fascinantes “libros cosidos”; promovió eventos e instalaciones vinculadas a las tradiciones de su tierra, en las que utilizaba: bordados, telares, hilos, papeles, panes y símbolos. En 1971, en un accidente aéreo, perdió la vida otro hermano suyo, Gianni, un médico reconocido. Pero, en otros aspectos, ese año fue importante profesionalmente porque María realizó, en la galería Schneider de Roma, una exposición que tenía los telares como tema principal. Conocer a la galerista Angela Grilletti Migliavacca constituyó un gran avance en su carrera, porque la experta se convirtió en su fiel amiga y consejera, pero también en su comisaria; igualmente importante fue Mirella Bentivoglio, una historiadora del arte que le permitió llegar a la Bienal de Venecia en 1978.

En un aniversario simbólico para la historia italiana, el 8 de septiembre de 1981, puso en marcha una hazaña única y excepcional, que nació de su deseo de celebrar la paz, la solidaridad y la energía vital. Durante mucho tiempo había tratado de convencer a la población de su pueblo natal para que realizara la primera creación del mundo de “arte relacional” titulada Legarsi alla montagna (Atarse a la montaña), hasta que lo logró. Un proyecto grandioso y complejo que requirió días de preparación y tres días para llevarse a cabo; se utilizaron 27 km de tela azul celeste para unir a las personas involucradas y algunos panes decorados y augurales de la tradición sarda (su pani pintau), mientras que el extremo opuesto de la tira fue llevado a la cima del monte Gedili, que domina Ulassai; se formó así un círculo simbólico de unión y armonía, mientras Angelo Persichelli tocaba la flauta. Ese año también realizó un Vía Crucis que donó a la iglesia parroquial del pueblo, mientras que junto al artista Costantino Nivola, amigo suyo, poco después, dieron luz al proyecto del Museo al aire libre. Otra obra significativa fue realizada en 2006 con los tapices que caracterizaron el arte de Maria Lai y tienen el objetivo principal de “tejer recuerdos”, expuesta en el hermoso Museo etnográfico de Aggius (Sassari): el MEOC, dedicado a Oliva Carta Cannas, una hábil tejedora, surgido gracias a la donación de algunos edificios y terrenos por parte de sus herederos.

Meoc. Maria Lai.Carteles-tejiendo memorias Foto de Laura Candiani

 De hecho, se organizó una exposición de las obras de Lai titulada I fili ed altre storie (Los hilos y otras historias); solo tenéis que entrar en el museo para entender el significado del mensaje: de hecho, hay expuestos magníficos artefactos creados en el pasado por manos de mujeres desconocidas que demuestran cuánta creatividad, cuánta habilidad, cuánta paciencia se necesita para aplicarse al bastidor. El tejido es un arte antiguo, típicamente femenino, que por tradición tanto en Cerdeña como en muchas partes de Italia se practicaba en las casas donde se hacían los ajuares compuestos por sábanas, cortinas, manteles de cáñamo, algodón y lino. Pero, las más expertas, incluso hoy, se dedican a la creación de espléndidos tapices de lana, alfombras, cojines, verdaderas formas de arte de las que emergen símbolos transmitidos de generación en generación. Entonces, están las espigas de trigo que traen buena suerte, el típico pavo real, los animales de corral y los salvajes, las flores estilizadas, la pareja con ropa festiva que parece estar lista para el “baile redondo”. Los colores varían según el gusto de la trabajadora y el propósito del artefacto; por ejemplo, serán vibrantes y ricos en contrastes para un tapiz de pared, pero serán tenues y matizados para una cortina, incluso monocromáticos, blancos o crudos, por los que el diseño surge solo porque se crea con pequeños puntos en relieve llamados “pibiones”.

 Dos años después, el 26 de julio de 2008, también en Aggius, nació el proyecto Essere è tessere (Ser es tejer). La creadora y protagonista fue otra vez María Lai, de casi noventa años en aquel momento, quien logró involucrar a la población local en la que se convirtió en una fiesta colectiva al dispersarse, como un ovillo, por las calles del pueblo. Cantos en lengua corsa-galluresa, lecturas, juegos, mientras que las mujeres mostraban su habilidad e imaginación tejiendo al aire libre. Entretanto, María creaba; de hecho, hoy se pueden admirar sus obras en las paredes de algunas casas: bastidores estilizados con hilos metálicos de colores brillantes, que se refieren al tema del día y a la manualidad femenina.

 Marcos estilizados Foto de Laura Candiani

Desde entonces, Maria Lai fue cada vez más conocida y comenzó a participar en exposiciones y eventos en todo el mundo, incluida la Bienal de Venecia; en 2004 se le concedió el doctorado honorario por la Universidad de Cagliari; hizo amistad e implementó proyectos con Bruno Munari, Dario Fo, el modisto Antonio Marras, las cantantes sardas Marisa Sannia y Elena Ledda. Recibió el premio especial del jurado, el Premio Dessì, en 2007 y otro reconocimiento en 2012 (Premio Ciampi-ciudad de Livorno); la Cámara de Diputados homenajeó su obra Orme di leggi (Huellas de leyes) con motivo del 150 aniversario de la Unificación de Italia. En los últimos años de su vida, siempre activa y vivaz, cumplió su sueño: en el depósito de la antigua estación de tren de Ulassai nació en 2006 el Museo de Arte Contemporáneo, que contiene 140 obras suyas y sigue siendo el testimonio más amplio y variado de su personalísimo recorrido artístico. El nombre de Maria Lai traspasó fronteras y océanos; es muy querida y apreciada en los Estados Unidos y sus obras se encuentran en los principales museos, desde Matera hasta Nueva York pasando por París, Roma, Rovereto, Florencia, Palermo y Nuoro.

Museo Maria Lai "Stazione dell’arte", ubicado en la antigua estación de tren de Jerzu. Foto de Damiano Rossi.

Traduzione inglese

Syd Stapleton

 

Maria Lai has been defined in so many ways for her inexhaustible artistic vein, for her creativity, for her uniqueness, but certainly calling her an "industrious pixie" is as appropriate as ever because it harkens back to her land, Sardinia, to the handiwork carried out by its women, to those “Janas” (fairies/pixies/witches) that populate fantasy and myths. Unanimous critics consider her the greatest Sardinian artist of the 20th century.

Maria Lai, Frame of midday (1967_ wood, string, canvas, tempera_ Ulassai, Collection of the Stazione dell’Arte Foundation). Ph. C.
Maria Lai, Holding the Sun’s Hand (1984-2004_ thread, fabric, velvet, 33 x 63 cm_ Private Collection). Ph. Credit Francesco

She was born on Sept. 27, 1919, in Ulassai, in the province of Nuoro, Sardinia and died in Cardedu, a town not far away, on April 16, 2013, after living an existence full of satisfaction, but also of professional mourning and obstacles. Her father was a veterinarian, and she was the second of five children. She had poor health and spent the winter season at her aunt and uncle's in Gairo, so she studied rather irregularly. After a dramatic act of bloodshed, however, she remained living with the family all the time. From 1932 she attended the Istituto magistrale in Cagliari, then moved to Rome where he enrolled in the Liceo artistico. During the war, unable to return to Sardinia, she went to Venice where she studied sculpture at the Accademia, remaining there until 1945. Back on the island she taught for a few years at the Women's Technical Institute in Cagliari, while trying her hand at art, encountering difficulties in establishing herself, being a free spirit, a non-aligned creator, a person who could not be catalogued. Back in Rome she had the support of the Sardinian writer Giuseppe Dessì, who became her friend. But another terrible bereavement struck her family with the murder of her brother Lorenzo, perhaps the victim of an attempted kidnapping.

n 1957 she was able to hold her first exhibition of drawings at the L'Obelisco gallery of Irene Brin, the well-known journalist and writer. From art in poetic form in the 1960s she moved on to the Informal and so-called Arte Povera with the fascinating "sewn books" and promoted events and installations related to the traditions of her land, using embroidery, looms, threads, paper, breads, and symbols. In 1971 another brother, Gianni, a respected physician, lost his life in a plane crash. But that year, in other ways, was important professionally because Maria produced, at the Schneider Gallery in Rome, an exhibition that had looms as its main theme. Getting to know gallery owner Angela Grilletti Migliavacca constituted a step forward for her career because the expert became her faithful friend and adviser, but also her curator. Equally important was Mirella Bentivoglio, an art historian, who enabled her to get to the Venice Biennale, in 1978.

On a symbolic anniversary for Italian history, September 8, 1981, she put in place a unique and exceptional undertaking, born of her desire to celebrate peace, solidarity, and vital energy. For a long time she had been trying to convince the people of her hometown to carry out the world's first creation of "relational art" entitled Binding to the Mountain, until she succeeded. It was a grandiose and complex project that took days of preparation and three days to accomplish. Twenty-seven km. of blue cloth was used to bind together the people involved and some decorated and augural breads from the Sardinian tradition ("su pani pintau"), while the opposite end of the strip was carried to the summit of Mount Gedili overlooking Ulassai. Thus a symbolic circle of union and harmony was formed, to the sound of Angelo Persichelli's flute. That year she also made a Stations of the Cross, which she donated to the town's parish church, while with her artist friend Costantino Nivola, the Open-Air Museum project was born shortly thereafter. Another significant work was accomplished in 2006 with those cartouches that have characterized Maria Lai's art and that have the primary purpose of "weaving memories," displayed inside the beautiful ethnographic museum in Aggius (Sassari): the Meoc, named after Oliva Carta Cannas, which arose thanks to the donation of some buildings and land by the heirs of the woman, a skilled weaver.

Meoc. Maria Lai.Carteles-tejiendo memorias. FPhoto by Laura Candiani

In fact, an exhibition of Lai's work entitled I fili ed altre storie (The threads and other stories) was organized. One only has to enter the museum to understand the meaning of the message - there are in fact magnificent artifacts created in the past by unknown women's hands that show how much creativity, how much skill, how much patience is needed to apply oneself to the loom. Weaving is an ancient art, typically feminine, that by tradition both in Sardinia and in many parts of Italy was practiced in homes where they made the trousseaux composed of sheets, curtains, tablecloths, blankets with hemp, cotton, and linen yarns. But the most skilled are still dedicated today to the creation of beautiful woolen tapestries, rugs, pillows, true art forms from which emerge symbols handed down from generation to generation. Here, then, are the ears of wheat for good luck, the typical lapwing, farmyard and wild animals, stylized flowers, and the couple in festive attire looking ready for the "round dance." The colors vary according to the taste of the worker and according to the purpose of the artifact, they will be bright and richly contrasting for a tapestry to be hung on the wall, for example, but they will be muted and faded for a curtain, even monochromatic, white or ecru, for which the design emerges only because it is created with tiny raised dots called "pipiones."

Two years later, on July 26, 2008, again in Aggius, the project Being Is Weaving was born. Still its creator and protagonist was Maria Lai, then almost 90 years old, who managed to involve the local population in what became a collective festivasl in unraveling, just like a ball of yarn, through the streets of the village. Songs in the Corsican-Gallurese language, readings, and games, as women showed off their skills and imagination by weaving outdoors. Meanwhile, Maria was creating, and on the walls of some houses today you can admire her works - stylized looms with metal wires, brightly colored, referring to the theme of the day and women's manual skills.

 Stylized frames Photo by Laura Candiani

Since then Maria Lai has become increasingly well-known. She began participating in exhibitions and events around the world, including the Venice Biennale. In 2004 came an honorary degree from the University of Cagliari. She befriended and implemented projects with Bruno Munari, Dario Fo, fashion designer Antonio Marras, and Sardinian singers Marisa Sannia and Elena Ledda. She obtained the special jury prize at the Dessì Prize in 2007, and another award in 2012 (Ciampi-City of Livorno Prize). The Chamber of Deputies honored her work Orme di leggi on the occasion of the 150th anniversary of the Unification of Italy. In the last years of her life, always active and lively, she brought her dream to fruition. In the building of the former railway station in Ulassai, she gave birth in 2006 to the Museum of Contemporary Art, which contains 140 of her works and remains the widest and most varied testimony of her very personal artistic journey. Maria Lai's name has now crossed borders and oceans - she is much loved and appreciated in the U.S. and her works are housed in the most important museum institutions, from Matera to New York, from Paris to Rome, from Rovereto to Florence, from Palermo to Nuoro.

Maria Lai Museum "Stazione dell’arte", located in the former Jerzu railway station. Photo by Damiano Rossi.