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 Angela Nardo Cibele

(Venezia, 1850-1938)

Non risulta esserle stato intitolato nulla.

Una “scienziata” delle tradizioni

di Gina Duse

Angela Nardo fa parte della schiera di studiosi delle tradizioni locali che dopo l’Unità raccolsero dalla viva voce del popolo ogni tipo di testimonianza su usi, costumi e linguaggi prima che con la modernizzazione del paese andassero perduti.
Angela nasce a Venezia il giorno 1 novembre 1850, dall’unione del medico e naturalista Giandomenico Nardo con la pittrice Chiara Rizzi. La madre muore nel darla alla luce. Viene allevata con affetto dal padre. La casa paterna a Venezia è un cenacolo di studiosi. Angela ne assorbe gli ideali e lo stile di pensiero, il metodo. Insieme ai due figli, segue il marito, Francesco Cibele, negli spostamenti richiesti dalla sua professione d’ingegnere.
Angela non è vissuta all’ombra né del padre né del marito. Con discrezione, ha saputo ritagliarsi un proprio spazio. Per le sue capacità di studiosa è stata apprezzata dalla comunità scientifica maschile del suo tempo. Alla morte, avvenuta a Venezia il 10 agosto 1938, Michelangelo Minio le dedica un elogio sulla rivista Ateneo Veneto. In contatto con altri folcloristi italiani, pubblica i suoi lavori nel periodico Archivio per lo studio delle tradizioni popolari, fondato dal medico siciliano Giuseppe Pitrè, che fu l’iniziatore in Italia della “demopsicologia”. Dobbiamo a lei, la conservazione di buona parte del patrimonio culturale popolare che caratterizza l’area del Bellunese nel Veneto, dove trascorre alcuni anni al seguito del marito.
Nonostante l’estrazione borghese, Angela abbandona ogni tanto il salotto ed entra nelle stalle, passeggia lungo le rive di fiumi e torrenti, chiacchiera con i montanari. Va incontro al popolo con semplicità, mossa oltre che da interessi scientifici anche da una profonda sensibilità sociale. Una donna pratica, la Zanze, così amava farsi chiamare, capace di sopportare “ la fitta polvere sparsa nell’aria che mi stringeva come un nodo la gola”, pur di ascoltare il pittoresco linguaggio di un canepino di Thiene. Ci pare di vederla prendere appunti, come racconta lei stessa, seduta nella bottega “tra innumerevoli bellissimi mazzi di canapa lucente”.     
Con la Nardo si rivive il fervore attorno a una disciplina in costruzione. La ricerca iniziava ad essere condotta sul campo secondo criteri rigorosi, in linea con i principi del positivismo. Tanto doveva essere oggettiva, nelle intenzioni di chi la praticava, da meritarsi la qualifica di “scienza delle tradizioni”. I dati raccolti attraverso interviste e osservazioni venivano comparati con quelli provenienti da altre aree geografiche. In Angela, tuttavia, protocolli e procedure non impediscono l’emergere di aspetti soggettivi. Con misura, lascia trasparire la sua partecipazione umana, risultato della formazione e dell’impegno giovanili.
Prima di dedicarsi alla ricerca aveva, infatti, pubblicato articoli e racconti su giornali - L’Archivio Domestico, La Donna - intervenendo su temi sociali, economici, politici. Nel loro insieme, questi testi rivelano il bagaglio di concetti, valori e categorie che Angela porta con sé nel momento in cui entra in contatto con una cultura che non le appartiene. Le reazioni sono interessanti. La derivazione ideologica fa emergere la natura storica della sua rappresentazione di popolo. Angela è una liberale riformista, crede nel progresso, nella modernità, nella mobilità sociale. L’istruzione e il lavoro sono gli strumenti per migliorare la condizione del popolo, e della donna in particolare. I più meritevoli possono aspirare a diventare piccola e media borghesia. Non ha tentazioni socialiste, mantiene una visione interclassista.
In quest’ottica, il suo interesse per la tradizione non è mosso dalla nostalgia del passato. La cultura popolare, in generale, è considerata una variante semplificata della cultura alta e come tale di ausilio per spiegare i meccanismi più complessi di elaborazione culturale. Lo studio comparativo dei dialetti, ad esempio, può farci risalire ad una radice linguistica comune.

Fonti:
M. MINIO, Angela Nardo Cibele, in “Ateneo Veneto”, anno CXXIX, vol. 124, n. 4-5, (ottobre-novembre 1938), pp.161-163.
ULDERICO BERNARDI, Gli studi sul costume e le tradizioni popolari nell’Ottocento, in “Storia della cultura veneta” diretta da G. ARNALDI e M.P. STOCCHI, Vicenza 1986, Vol.VI.
N. M. FILIPPINI, Figure, fatti e percorsi di emancipazione femminile (1797-1880) in  S. WOLF – M. ISNENGHI (a cura di), Storia di Venezia. L’Ottocento e il Novecento. Roma 2002, Vol. I, pp.453-488;
T. PLEBANI (a cura di), Storia di Venezia città delle donne, Venezia 2008, p. 155.  

D. PERCO, Dialetto e folklore bellunese, in “Francesco Pellegrini. Storico, educatore, sacerdote  (1826-1903). Atti del Convegno Belluno, 27 novembre 2003”, Belluno 2004. Della stessa autrice: La corrispondenza tra Angela Nardo Cibele e Giuseppe Pitrè, in L. MORBIATO- I. PACCAGNELLA (a cura di), Tra filologia, storia e tradizioni popolari. Per Marisa Milani,  Padova 2010.
G. DUSE (a cura di),  Angela Nardo (Venezia 1850-1938). Scene di Chioggia e altri scritti, Chioggia (VE), 20015.

Per l’elenco completo delle pubblicazioni della Nardo si rinvia al sito : OPAC SBN- Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche. Per i manoscritti al sito: Nuova Biblioteca Manoscritta. Catalogo dei manoscritti delle biblioteche del Veneto. Interessanti documenti sono conservati presso la Biblioteca civica di Belluno e la Biblioteca del Museo di Storia Naturale di Venezia. Il ritratto fotografico della Nardo, reperibile nel web, è conservato presso la Biblioteca dell’Orto Botanico di Padova.

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 Barbara Nativi

(Grosseto, 1951 - Firenze, 2005)

Non risultano intitolazioni a suo nome.

Una protagonista toscana del teatro di ricerca

di Laura Candiani

È stata attrice, regista, drammaturga, traduttrice, insegnante e direttrice del Teatro Laboratorio Nove e del festival Intercity di Sesto Fiorentino; punto di riferimento del teatro di ricerca, originale e instancabile sperimentatrice.
Dopo aver studiato a Firenze ed essersi laureata in Storia moderna, si dedica al teatro intorno ai 28 anni collaborando con attori toscani come David Riondino e Daniele Trambusti e allestendo spettacoli all’Humor Side (ora Teatro di Rifredi) con Paolo Hendel e Renata Palminiello. Fondamentale l’incontro con Silvano Panichi che la convoca come attrice alla fine degli anni Settanta, iniziando un sodalizio mai più interrotto; nell’ ‘82 fondano il Laboratorio Nove, centro di sperimentazione e ricerca, che diventa cinque anni dopo l’omonima compagnia. Si unisce ai due lo scenografo Dimitri Milopulos (che diventerà suo compagno di vita e di lavoro) e insieme  fondano nell’ ‘88 il teatro della Limonaia. Barbara inizia la lunga serie di allestimenti (una cinquantina) che hanno fatto epoca, come Woyzeck (1988), Io è un altro, dedicato a Rimbaud, Non solo per me (1995); scrive monologhi e testi  (Dracula), ma anche  traduce e porta in scena autori stranieri che fa conoscere al pubblico toscano e non solo. Con la nascita del  festival Intercity (giunto nel 2015 alla 28° edizione) si avvicina alla drammaturgia contemporanea e dà un contributo fondamentale alla scoperta e alla divulgazione di opere di autrici e autori russi, canadesi, brasiliani, inglesi. Vanno ricordate le messe in scena di Shopping & fucking, di due testi di Sarah Kane (Blasted-Dannati nel 1997 e Fame/Crave nel 2001), di varie opere di Michel Marc Bouchard, di Muoio come un paese (2003). L’ultimo suo lavoro è stato Twins- Primi passi (2005). Nel frattempo ha seguito da vicino gli esordi di giovani italiani promettenti , curando fra l’altro la regia di Noccioline di Fausto Paravidino nel 2002.  Nel ’96 ottiene il premio della critica dall'Associazione nazionale critici teatrali, l'anno seguente il premio Ubu, nel 2000 il premio Fiesole, nel 2002 di nuovo il premio Ubu (per la regia di Crave). Nel 2015  è stato ripreso un suo spettacolo di culto, che esordì nel ’92 con successi strepitosi  in tutta Europa e oltre trecento repliche solo in Italia; si tratta de Le cognate, testo del 1968 del canadese Michel Trembley che fotografa la quotidianità di un gruppo di 15 donne, anzi 15 casalinghe ben oltre la crisi di nervi, che si  frequentano, ma si detestano quando si tratta di un concorso a premi che darà alla fortunata vincitrice elettrodomestici, abiti, mobili, intesi più che come simboli di benessere, come mezzi per evadere dalla piattezza quotidiana. La messa in scena lasciò entusiasta l’autore che la volle portare a Montréal. Racconta oggi Milopulos: «Fu un trionfo, recitavamo in italiano, ma il pubblico sapeva a memoria il testo perché in Canada Trembly è un classico, lo si studia a scuola». A dieci anni dalla prematura scomparsa di Barbara è stato deciso di riprendere lo spettacolo perché rappresenta una realtà universale ricca di ritmo, divertimento, cattiveria; diceva  Nativi: «Le cognate sono i miei amati mostri. Il testo sembra semplice, ma in fondo è una tragedia moderna, il coro sono le casalinghe intorno». Le attrici - dopo oltre venti anni dal debutto -  sono cambiate o hanno altri ruoli perché l’età è diversa; fra le interpreti  figura questa volta anche  la figlia Greta Milopulos. Lo spirito della regia è però rimasto lo stesso:  la scena è nuda, con qualche sedia messa in cerchio, in compenso  i costumi sono una coloratissima “galleria degli orrori”, come  le ciabatte ai piedi, le labbra troppo rosse, i profumi troppo forti. Una fusione feroce di  crudeltà e di comicità.

Fonti:
Barbara Nativi,Teatro, con prefazione di Franco Quadri, Milano, Ubulibri, 2006
Chiara Alessi, A Barbara Nativi, www.altrevelocità.it
Roberto Incerti, Son tornate le Cognate, in “la Repubblica”, 27.09.2015
Beatrice Manetti, E’ morta Barbara Nativi, in “la Repubblica”, 04.06.2005
Sonia Renzini, Con Barbara Nativi, Firenze perde una pioniera del teatro di ricerca, in “L’Unità”(edizione di Firenze), 04.06.2005
www.mentelocale.it
www.treccani.it/biografie

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Anna Nicolosi Grasso

(Lercara Friddi (Pa), 1913 - Palermo, 1986)
 
Ad Anna Nicolosi Grasso sono intitolate la biblioteca e l’archivio dell’UDI di Palermo ed anche una via della città. A Lercara Friddi, invece,  non risulta intitolata a lei alcuna via.

Una donna nell'Assemblea Regionale Siciliana

di Ester Rizzo

Anna Nicolosi Grasso nacque a Lercara Friddi il primo novembre 1913.
Nel 1944, a guerra finita, tra le macerie di una Palermo bombardata, povera e degradata, si staglia nitida la sua figura. Si aggira tra le case sventrate e la miseria dilagante per parlare con le donne, ascoltarle, raccogliere le loro richieste. Si fa portavoce, insieme ad altre, di chiedere alle autorità competenti cibo, assistenza sanitaria, case, istruzione e, nel frattempo, distribuisce pacchi di viveri e di vestiario.
I suoi primi contatti con i gruppi antifascisti risalgono al periodo in cui era studentessa nella Facoltà di Lettere e, proprio in quegli anni, collabora all’organizzazione clandestina dei comunisti in Sicilia. Tra gli studenti attivisti anche Franco Grasso, con cui Anna si sposa nel 1939.
E', in Sicilia, tra i fondatori del Partito Comunista e dell'UDI.
Così viene descritta da Simona Mafai: "Una donna forte, sicura di sé, ben determinata e rapida nelle scelte, emanava un'autorevolezza che anche gli uomini le riconoscevano".
Nel 1947 Anna organizza una manifestazione finalizzata all’istituzione di colonie estive per bambini. Lo scopo è quello di regalare un soggiorno salutare, una alimentazione decente e un ambiente di gioco sicuro a bambini che abitualmente vivono in condizioni di degrado. Viene eletta alla Camera dei Deputati nel 1953, viene poi rieletta e rimane in carica fino al 1963. E’ sua, nel 1960, la proposta di legge per l’istituzione della Scuola Materna Statale.
Anna promuove la battaglia delle lavoratrici contro i “temperamenti salariali” in Sicilia. Infatti,  sia le donne che i giovani dell’Isola percepivano salari minori sia rispetto a quelli degli uomini, sia  rispetto a quelli dei lavoratori delle altre regioni d’Italia.
Nel 1962, la troviamo di nuovo insieme alle donne siciliane contadine nella battaglia contro il “coefficiente Serpieri”. Questo coefficiente fissava il valore del lavoro della donna contadina al 40% in meno di quello dell’uomo. Nello stesso periodo si mobilita anche per fare ottenere una pensione alle casalinghe.
Il suo impegno per la “Graduatoria unica magistrale” la coinvolge per un lungo periodo, negli anni che vanno dal 1956 al 1965; infatti, fino ad allora, le graduatorie dei docenti elementari venivano stilate in base al sesso dei docenti ed erano tre: una per i maestri, una per le maestre e una mista. I maestri maschi, che rappresentavano circa il 20% del corpo insegnante, avevano a disposizione un numero di posti  maggiore rispetto alle maestre. Anna Grasso inizia una protesta che vede aderire migliaia di donne.
Negli anni successivi continua  il suo impegno nelle istituzioni: è deputata regionale e prima donna Vice Presidente dell’ARS (Assemblea Regionale Siciliana); consigliera comunale a Palermo, a Lercara Friddi e a Palma di Montechiaro; consigliera provinciale a Palermo e capogruppo del PCI. Troviamo Anna Nicolosi Grasso presente nelle battaglie degli anni settanta per l’emancipazione e la liberazione delle donne. Si impegna, con tutta se stessa, per la riforma del diritto di famiglia, per gli asili nido, per la legge contro la violenza sessuale, nelle campagne per il divorzio, per la depenalizzazione dell’aborto. Riguardo a quest’ultimo argomento, fu una sostenitrice del fatto che la decisione ultima spettasse alla donna e non al medico.
Anna Grasso, antifascista e comunista, è stata  una donna esemplare di impegno civile, politico, culturale, ed era soprattutto consapevole della terribile condizione in cui versavano tante donne che subivano pesanti discriminazioni e violenze. E lei le incitava a non sottostare, a denunziare, a ribellarsi.
E’ morta il 2 giugno 1986. La biblioteca e l'archivio dell'UDI di Palermo sono a lei intitolati ed anche una via del capoluogo di Regione porta il suo nome.
Ha scritto di lei, sempre Simona Mafai: "Seppe e volle mettersi sempre – ogni qual volta parve profilarsi uno scontro tra movimento delle donne e partito comunista – dalla parte delle donne".


Fonti:
Natalia Milan, Anna Nicolosi Grasso, in Siciliane. Dizionario illustrato, a cura di M. Fiume, Emanuele Romeo Editore, Siracusa, 2006, pp. 763-765
Ester Rizzo, Storie di donne siciliane: Anna Nicolosi Grasso, in La vedetta, dicembre 2013
http://www.enciclopediadelledonne.it/index.php?azione=pagina&id=152
http://danilocaruso.blogspot.it/2011/05/anna-nicolosi.html

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