Su oltre sedicimila vie cittadine, soltanto 600 invocano memorie femminili. Le donne impegnate nel progetto per rimodulare i nomi di strade e piazze delle città italiane lanciano una campagna per dedicare una via di Roma alla giornalista e scrittrice appena scomparsa. Un reportage a Villa Pamphili.
"Vogliano le donne felici ed onorate dei tempi avvenire rivolgere tratto tratto il pensiero ai dolori ed alle umiliazioni delle donne che le precedettero nella vita, e ricordare con qualche gratitudine i nomi di quelle che loro apersero e prepararono la via alla non mai prima goduta, forse appena sognata, felicità!”
Le parole di Cristina Trivulzio di Belgiojoso, pronunciate nel 1866, sembrano restare lettera morta per le amministrazioni comunali del nostro Paese, e Roma non presta loro maggiore attenzione: bambine e ragazze dei Municipi romani, nel loro andirivieni quotidiano, incontrano spesso modelle e manichini, madonne e martiri, sante e beate, ma raramente s’imbattono nel nome di scienziate, imprenditrici, artiste, sportive… Su oltre sedicimila vie cittadine, soltanto 600 invocano memorie femminili.
Eppure a Roma, nel XVI Municipio, c’è un luogo che apparentemente sembra ribaltare ogni discorso sul sessismo odonomastico. È il parco pubblico di Villa Pamphili. Scenari bellissimi, natura solenne e passeggiate di genere. Viale Maria Callas confluisce in viale Natalia Ginzburg dal quale diparte, alla fine, viale Elvira Pajetta. Da viale Maria Callas si può passare a viale Barbara Allason. Poco distante ci sono anche viale Ada Gobetti, viale Rosa Luxembourg, viale Anna Kuliscioff. Ci sono anche viali intitolati alle sorelle Bronte, a Simone De Beauvoir, a Carla Capponi, a Camilla Cederna, a Dolores Ibarruri e Lavinia Mazzucchetti; e si può continuare con viale Clara Wieck Schumann e viale Vittoria Nenni. Da qui pochi passi ancora e ci si trova in "Viale 8 marzo Festa della donna". Sono solo alcuni dei percorsi interni al parco. I nomi si susseguono senza che sia possibile rintracciare una tematica comune che unisca tante figure femminili così diverse fra loro. Sono messe lì tutte insieme, senza un filo conduttore logico, se non quello di essere passate nella storia e nel mondo con molta forza, determinazione e impegno, ricevendo in cambio minore attenzione degli uomini. È evidente che in questo angolo verde di Roma si è cercato di rimediare ai molti silenzi e alle molte omissioni. Ci sono donne italiane e straniere impegnate in politica, scrittrici di epoche diverse, una pianista del XIX secolo, la cantautrice di musica popolare sarda Maria Carta, Giorgiana Masi, vittima della repressione negli anni di piombo, Florence Nightingale fondatrice della moderna ed efficiente istruzione infermieristica, fino alla piccola Anna Frank, che nella vita non ha fatto in tempo a entrare. Esiste anche una Via dei Curie, anche se è stata Marie, e non il marito, a vincere due premi Nobel in discipline diverse (per la fisica e per la chimica).
Fino ad alcuni anni fa a Roma non esisteva una strada che fosse intitolata ad Artemisia Gentileschi. La notizia è emblematica perché Artemisia non è un personaggio minore, né nella storia dell’arte né nella storia della città. Le è stato intitolato nel 2003 il moderno ponte Artemisia Gentileschi Lomi, che passa sopra via Leone XIII e unisce in questo modo le due aree separate di Villa Pamphili, da Viale Anna Kuliscioff a viale Selma Lagerlof. La maggior frequenza di intitolazioni dei percorsi interni al parco risale alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, ma si potenzia dai primi anni del Duemila fino al 2008. Nel 2007 viene intitolato ad Anna Politkovskaja un largo alla confluenza di Viale Maria Carta, Viale Florence Nightingale e Viale George Eliot. In deroga alle disposizioni che vogliono trascorsi almeno dieci anni dalla scomparsa, la Giunta Comunale di Roma delibera che l’omicidio della giornalista russa non possa passare sotto silenzio e prende posizione rispetto alla logica della politica nazionale che celebra il presidente Putin come un “grande amico”. Nelle motivazioni si può leggere “Anna Politkovskaja. Giornalista russa testimone di libertà e attivista dei diritti umani (1958 – 2006)”. Passeggiare fra gli alti pini del parco offre un’interessante prospettiva di genere ed è utile occasione per ricordare o scoprire figure di donne importanti, ma un fatto rimane incontrovertibile: queste strade hanno il sapore di un tardivo risarcimento.
Anche Cristina Trivulzio è nel parco e chissà quante volte Miriam Mafai, che abitava nel palazzo d'angolo di via Pio Foà, affacciato sui giardini della villa, ha percorso quel sentiero, ragionando sull’esempio e sulle parole della principessa di Belgiojoso. Neppure per Miriam c'è la necessità di attendere dieci anni per intitolarle una strada: anch’ella è passata nella storia e nel mondo con molta forza, determinazione e impegno, ricevendo in cambio minore attenzione degli uomini… “Viale 8 marzo. Festa della donna” è composto da tre lunghissimi rami che si biforcano a Y ma conservano lo stesso nome, generando un certo disorientamento. Il primo tratto del viale, tra le vie Foà, Vitellia e Donna Olimpia, nasce proprio sulla porta del parco, sotto casa di Miriam, e sembra che la aspetti ancora: lasciamo che la gamba della Y prenda il suo nome! Vi chiediamo di sostenere la nostra proposta di intitolazione inviando una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
di Barbara Bellotti e Maria Pia Ercolini