Una siciliana, licatese, tra le donne vittime del rogo della fabbrica Triangle Shirtwaist Factory di New York, che diede origine alla istituzione della Giornata Internazionale della Donna.
Per lei Toponomastica femminile chiede l’intitolazione di una strada, non solo a Licata.
Migrò verso "La Merica" tra il 1876 ed il 1925 un milione e mezzo di meridionali: una moltitudine di storie familiari che rimane nell'immaginario collettivo come un quadro fatto di fagotti e di speranze che non lascia spazio all'individualità.
Era l'ultimo giorno del 1907 quando la giovane Clotilde Terranova, nata a Licata nel 1887 da un padre calzolaio, giunse ad Ellis Island a New York.
Si era imbarcata al porto di Napoli sul piroscafo "Madonna", insieme a tanti migranti come lei: valigie di cartone e sacchi di ogni forma... miseria, paura, dubbi ma... anche sogni e speranze avevano convissuto con lei nella "camerata" di terza classe, quella riservata alle donne, con i letti un pò più grandi per consentire alle mamme di dormire con i propri figli.
Quando sbarcò, insieme al fratellino Ignazio, le fu assegnato un numero: era la n° 27 del gruppo 6: si incolonnò, stanca e sfibrata, per i controlli e, dopo le visite, potè riabbracciare la sorella Rosa (emigrata anni prima) che la portò con sè al 104 di President Street a Brooklyn.
Come era grande e bella "la Merica"... Licata era così lontana... lontane le strette vie del quartiere Marina, lontane le barche dei pescatori che al tramonto rientravano...
Clotilde trovò lavoro nella fabbrica di camicie "Triangle Shirtwaist Factory" dei ricchi proprietari Isaac Harris e Max Blanck soprannominati "Re della camicetta". Ogni giorno lavorava fianco a fianco con altre emigrate. Orari prolungati, locali poco ventilati e non rispettosi delle norme di sicurezza, salario basso ma... quei soldi le permettevano di essere autonoma e perfino di mettere da parte qualche dollaro.
Nel 1909 aveva partecipato ad uno sciopero; le lavoratrici chiedevano migliori condizioni nelle fabbriche ed avevano avuto anche l'insperato appoggio di Anna Morgan, figlia di un magnate dell'acciaio, che con le sue ricche amiche (che passarono alla storia come "la brigata del visone") sostenne la causa delle giovani sarte.
Ma Harris e Blanck, per essere sempre più competitivi e per raggiungere un alto livello di profitto, restarono insensibili a queste richieste.
Era sabato, quel 25 marzo del 1911, ed anche quel giorno si sarebbero dovute produrre mille camicie; la giornata lavorativa volgeva al termine ed alla fine del lavoro un caposquadra avrebbe controllato le borse delle operaie e le avrebbe fatte uscire da un' unica porta. Ma ad un tratto, all'ottavo piano, scoppiò un incendio ed un fumo acre ed intenso iniziò ad invadere anche il nono ed il decimo piano. In quest'ultimo si trovava proprio Clotilde. Le ragazze iniziarono a coprirsi le facce con i manicotti, invano cercavano di aprire le vie di fuga sbarrate. Clotilde, come raccontò Lucy Wesslfoski, operaia superstite, correva disperata da una finestra all'altra, piangendo e gridando. Ad un tratto la paura prese il sopravvento, si avvicinò alla finestra, chiuse gli occhi e si gettò nel vuoto. I passanti dalla strada pensavano che quel corpo fosse una preziosa balla di tessuto che si tentava di mettere in salvo, e invece no, era Clotilde. Il suo corpo straziato fu riconosciuto dalla sorella Rosa e seppellito all'Holy Cemetery di New York, insieme alla sua identità siciliana ed al suo ricordo.
Non poteva immaginare Clotilde che quell'evento sarebbe stato ricordato in tanti angoli del mondo l' 8 marzo di ogni anno, ma in quel ricordo collettivo per 145 vittime, di cui 128 donne, non ci sarebbe stato spazio per Clotilde Terranova nata a Licata da Calogero Terranova ed Angela Parroco.
Ma per uno strano caso del destino, due anni fa, delle donne della sua città natale decisero l'8 marzo di leggere sul palco di un teatro tutti i nomi delle 128 operaie morte nel rogo. Scorrendo la lista si imbatterono nel suo nome e nel luogo di provenienza... Iniziò così una minuziosa e tenace ricerca che permise finalmente a Clotilde di essere strappata all'oblio.
Con l'apposizione di una lapide oggi il suo gentile e giovane volto vince sulle fiamme di quello sfruttamento e sulle ceneri della memoria. Il ricordo del suo varcare l'oceano per un futuro migliore e della sua vita spezzata viene consegnato con cura ed amore alle nuove generazioni.