La fotografia deve emozionare, deve darti delle sensazioni, altrimenti non serve a nulla.
La prima donna fotografa della storia è Julia Margaret Cameron mentre Chiara Samugheo è la prima donna in Italia a diventare fotografa professionista. Chiara, il cui vero cognome è Paparella, è nata a Bari nel 1935. Le sue fotografie sono state esposte al Guggenheim di New York e nel 2003 è stata insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica. Ha ricevuto innumerevoli premi ed ha dichiarato: “La fotografia deve emozionare, deve darti delle sensazioni, altrimenti non serve a nulla”.
Homay Vyarawala è stata la prima fotoreporter indiana. Era nata il 9 dicembre del 1913 a Navsari. È stata l’unica professionista della vasta India tra il 1939 ed il 1970. Coraggiosa ed intraprendente, sfidò i pregiudizi culturali dedicandosi alla fotografia giornalistica. Con il suo obiettivo ha raccontato i fatti principali della storia del suo Paese.
Era l’unica donna a muoversi in un contesto maschile e raccontò che spesso gli altri fotografi “le pestavano il sari”; così decise di vestirsi con abiti non tradizionali e mantenere il massimo distacco sia con i colleghi sia con i soggetti fotografati. “Sapevo di lavorare in un mondo maschile, in una società ortodossa. Ho quindi sviluppato questo personaggio severo, di modo che nessuno potesse cogliere segnali sbagliati”. Homay è stata un punto di riferimento per le donne indiane impegnate a lottare contro il tradizionale maschilismo e gli innumerevoli pregiudizi di quella terra. È morta il 15 gennaio del 2012 a novantotto anni.
Jessie Tarbox Beals fu la prima donna al mondo a pubblicare le proprie foto su un giornale. Era nata ad Hamilton, in Ontario, nel 1870, in una famiglia fortemente disagiata. A diciassette anni faceva l’insegnante e un giorno, per caso, vinse una macchina fotografica in un concorso indetto da un giornale. Iniziò così a immortalare i propri alunni e i luoghi in cui si svolgeva la sua vita: fu subito passione. Dopo qualche anno aprì uno studio fotografico insieme al marito che le faceva da assistente. Nel 1899 il Boston Post le commissionò il primo servizio fotografico, e lei divenne così ufficialmente fotogiornalista. Realizzò dei reportage dedicati alle suffragette e alle donne lavoratrici. Così scriveva nel suo diario: “Grazie a Dio ho avuto una forza anormale, le donne solamente femminili, delicate, fatte di porcellana, non vanno da nessuna parte negli affari e nella vita professionale”. È morta a New York nel 1942.
Lee Miller, americana, nata nel 1907, era corrispondente di guerra per Vogue durante la seconda guerra mondiale ed è stata la prima fotografa ad essere ammessa nel campo di concentramento di Dachau per fotografare i sopravvissuti. Le sue foto dei campi di concentramento furono la prima testimonianza dello sterminio nazista. È morta nel 1977.
Invece, la prima fotografa occidentale ad avere il permesso di scattare foto in U.R.S.S. si chiamava Margaret Bourke-White. Era nata a New York nel 1904 e nel 1930 realizzò alcuni reportage sull’industria sovietica. Dopo undici anni fu autorizzata a tornare nuovamente in Russia e, anche se strettamente sorvegliata, riuscì a cogliere la realtà cittadina di Mosca, realizzando diversi scoop.
Rientrata negli U.S.A., riuscì a diventare reporter di guerra nelle prime linee del fronte. Fino ad allora nessuna donna era stata accreditata dall’esercito americano per poter svolgere quel lavoro. Le sue fotografie dei campi di battaglia, dei bombardamenti, degli ospedali da campo, dei forni crematori e delle baracche dei lager, non sono solo foto ma documenti storici di immenso valore.
Margaret si spense, nel Connecticut, nel 1971.
Altra fotoreporter di guerra è Gerda Taro, prima donna a morire durante un reportage al fronte. Il suo vero nome era Gerta Taro Pohorylle e fu la compagna di Robert Capa.
Seguiva sul campo gli eventi della guerra civile spagnola e proprio mentre tentava di immortalare le immagini di un’azione bellica morì a causa di un incidente, era il 26 luglio del 1937 e Gerda aveva solo ventisette anni.
Altri primati sono quelli di Vanessa Winship prima fotografa a vincere, nel 2011, il premio della Fondation Henri Cartier-Bresson e di Eve Arnold, prima donna fotografa della celebre agenzia Magnum. Eve era nata, nel 1912 a Philadelphia. Nel 1946 un fidanzato le regalò la sua prima macchina fotografica e da allora iniziò la sua lunga e proficua carriera costellata da numerosi riconoscimenti. Nel 1971 ha realizzato il suo primo documentario, Dietro il velo, in cui racconta la condizione delle donne in Medio Oriente. È morta all’età di novantanove anni.
Infine Letizia Battaglia è stata la prima fotografa europea a ricevere, nel 1985, il premio “W. Eugene Smith Award”.
DA “Le Mille i primati delle donne”