Eleonora Luisa Gonzaga di Guastalla era l’ultima possibilità, l’ultima speranza per il granduca Cosimo III, preoccupato ogni giorno di più di non avere eredi maschi.
Vinta la resistenza di Francesco Maria, Cosimo III in cuor suo pensava che il progetto matrimoniale fosse avviato a sicura conclusione, senza altri ostacoli. E invece l’opposizione venne dalla futura sposa, la giovane Eleonora che di prendersi un coniuge molto più vecchio di lei, grasso e malato non ci pensava proprio. Fu obbligata alle nozze, celebrate per procura alla fine di giugno del 1709, e costretta a lasciare la sua famiglia per la Toscana; conobbe il marito ai confini del granducato e l’incontro non sciolse l’opposizione della ragazza. Racconta sempre Jacopo Riguccio Galluzzi nel suo testo storico: “Non era egli certamente di forma e di esteriorità tali da risvegliare amore in una donzella, ma non si attendeva però di esserne totalmente rigettato. Si attribuirono a modestia le prime repulse, ma si conobbe ben presto che quel contegno nasceva da una ferma e matura risoluzione difficile a superarsi. Fu duopo ricorrere alla mediazione dei Preti e dei Frati, e si rivelò che vegliava in essa il timore di contrarre delle malattie che supponeva nel marito”. Eleonora per molto tempo non volle cedere e consumare il matrimonio con quel marito ripugnante, non valsero a convincerla gli interventi del padre Vincenzo, l’arrivo a Firenze del suo confessore, le pressioni del granduca: rimase ferma sulle sue posizioni mentre nel marito crescevano “la tristezza e il rammarico di avere aderito a questo sacrifizio così fatale alla sua quiete e conservazione”.
Tutta la famiglia Medici aspettava la nascita dell’erede, la nipote Anna Maria dalla lontana Germania scriveva all’amato zio Francesco chiedendogli quando sarebbe giunto “un cuginino”, ma il tanto sospirato bambino non nacque. Commenti salaci, critiche e scherni, sia negli ambienti aristocratici che nelle strade di Firenze, accompagnarono la vita matrimoniale di questa coppia male assortita fino a quando la salute malferma del principe Francesco Maria non risolse la questione. Nel 1711 Eleonora Luisa rimase vedovae anche dopo la morte del marito restò a vivere a Firenze, trovando a corte una sua collocazione che le permise di intervenire alle cerimonie e ai festeggiamenti ufficiali, riuscendo anche a creare intorno a sé un circolo ristretto di intellettuali. Molte le voci che circolarono su di lei durante la vedovanza, le si attribuirono amori con personaggi di basso rango, una vita dissoluta e la nascita anche di figli naturali, tutte storie senza riscontri oggettivi e oggi considerate prive di fondamento. Fu anche sul punto di risposarsi, nel 1719, con l’ambasciatore austriaco a Mantova Filippo d’Assia Darmstadt ma le nozze improvvisamente furono annullate.
Vissuta a Firenze altri 10 anni, nel 1729 Eleonora Luisa lasciò la Toscana per far rientro a Guastalla e dirimere le complesse questioni di successione della sua famiglia. Il governo era passato nelle mani di suo fratello Giuseppe Maria affetto da squilibri psichici; la nobildonna, con una buona dose di equilibrismo politico, tentò di farsi nominare reggente del ducato dimostrando le precarie condizioni di salute del fratello e perorando la sua causa con alcuni personaggi influenti. Fallito l’obiettivo sperato, anzi preoccupata del clima politico che intorno a lei diventava sempre più difficile, si trasferì a Vienna nella speranza di poter agire in modo diretto negli ambienti imperiali; visse a lungo in Austria, riuscendo a ben inserirsi a corte, ma senza vincere la sua battaglia e raggiungere, come ultima discendente della famiglia, il governo di Guastalla.
Forse delusa, sicuramente in difficoltà economiche per i debiti contratti, Eleonora Luisa fece rientro in Italia andando a vivere Firenze, Venezia e Padova, dove si spense nel 1742.
Il testo è tratto dalla ricostruzione storica pubblicata su “Memorie” nel sito www.toponomasticafemminile.com
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