La toponomastica del piccolo capoluogo sardo di Calasetta (Isola di Sant'Antioco) può essere letta come un'efficace sintesi della sua storia.
Ufficialmente nel 1770, con la fondazione del primo nucleo ai piedi della torre di avvistamento (1756-7), inizia la realizzazione di un reticolo -squadrato e ordinato- di strade, totalmente prive di marciapiedi, che ricordano gli accampamenti militari e le città romane. È infatti un ingegnere militare l'ideatore della pianta e a lui è dedicata la piazza antistante il Municipio (Pietro Belly).
L'altra piazza principale, di fronte alla Chiesa, ricorda il patrono -San Maurizio- ma anche l'ordine religioso che ebbe un preciso ruolo di aiuto e accoglienza nelle travagliate vicende degli abitanti.
Il primo filo che lega i calasettani al loro passato riguarda le vicende precedenti al 1770, quando i tabarchini (provenienti dalla Liguria, area di Pegli) lasciarono l'isoletta di Tabarca davanti alle coste tunisine dove vivevano dal XVI secolo lavorando nella pesca del corallo e nei commerci. In breve tempo la zona non fu più redditizia né sicura, minacciata dal pericolo continuo dei rapimenti in massa e della conseguente schiavitù voluta dal Bey di Tunisi. Grazie alla benevolenza di re Carlo Emanuele III di Savoia, un gruppo di profughi fu accolto nell'isoletta disabitata di San Pietro (presso le coste sarde), dove fu fondato il grazioso borgo di Carloforte; altri fuggirono a Tunisi, dopo un drammatico periodo di sofferenze e di prigionia, altri ancora raggiunsero un'isola presso Alicante (Spagna).
I tabarchini sopravvissuti a tante disavventure, che si erano stabiliti in maniera provvisoria e precaria in Tunisia, chiesero aiuto al medesimo sovrano che li accolse nell'isola semidisabitata di Sant'Antioco; qui finalmente trovarono una nuova patria e fondarono “Cala di seta” (Calasetta). La toponomastica ricorda questa fase con largo Pegli, via Tunisi, via Tabarchini, ma anche con via Genova e lungomare Cristoforo Colombo, pensando alle lontane origini liguri, del resto ben vive e presenti nella gastronomia e nel dialetto locale.
Le vicende successive -e dunque la toponomastica- sono legate strettamente al Regno di Sardegna e poi al Regno d'Italia, soprattutto al Risorgimento e al periodo post-unitario. Ecco dunque ricordati: Garibaldi e Mazzini, Oberdan e Diaz, le battaglie di Solferino, Magenta, Palestro, Vittorio Veneto per arrivare alla celebrazione della capitale (Roma), alle città perdute (Pola e Fiume) e alle città conquistate (Trento e Trieste).
Il ruolo principale tuttavia spetta alla famiglia Savoia e al Piemonte; quindi troviamo: torre Sabauda, via Savoia, via Piemontesi, via Umberto (si suppone I), via Vittorio Emanuele (si suppone II).
E le donne? In un quadro del genere le uniche donne che non potevano mancare sono regina Margherita e regina Elena; ancora una volta il mondo femminile è praticamente ignorato, nonostante la Sardegna possa vantare grandi figure (dal premio Nobel Grazia Deledda alla “giudichessa” Eleonora d'Arborea) e lo stesso Risorgimento abbia visto protagoniste tante donne, spesso ignorate dalla storia scritta “al maschile”. Pensiamo alle “Giardi-niere” (equivalenti dei Carbonari, pronte a indossare il pugnale infilato nella giarrettiera), a Miss Uragano (Jessie Meriton White Mario, giovane inglese “innamorata” della causa italiana tanto da girare il mondo per trovare finanziamenti), alla bellissima Virginia Oldoini, meglio nota come Contessa di Castiglione, disposta a tutto (nel vero senso della parola!) per conquistare Napoleone III, alla nobile figura di Maria Clotilde di Savoia, all'artista e patriota Bianca Milesi, allieva di Hayez e potremmo continuare a lungo, muovendoci nello spazio e nel tempo.
Consoliamoci ricordando che molte isole sono “femmine”: la Sicilia, la Sardegna, la Corsica, l'Elba... e Calasetta porta un nome gentile, spiccatamente femminile: ”Cala di seta” fa riferimento allo splendore liscio e luminoso delle sue acque, alle sue baie, al suo mare pescoso e materno. Un piccolo angolo di Liguria circondato dalla terra, dalla lingua e dalle tradizioni della Sardegna.