Genova per noi

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A Genova le strade intitolate alle donne sono ben poche, anche se è difficile fare un esatto calcolo perché gli elenchi cittadini riportano il cognome privo del nome o con la sola iniziale

Passeggiando per Genova ci si accorge subito che le strade intitolate alle donne sono ben poche, anche se è difficile fare un esatto calcolo per vari motivi: è d’uso nei nostri elenchi cittadini riportare il cognome privo del nome o con la sola iniziale; a volte è ripetuto sotto lettere alfabetiche differenti (Santa Chiara e Chiara Beata); i nomi di famiglie patrizie possono riferirsi a diverse persone, anche femminili (via Brignole De Ferrari ricorda le due grandi e benefiche famiglie imparentate con il matrimonio di Maria Brignole Sale e Raffaele De Ferrari); alcune strade/piazze sono scomparse, sono nuove oppure mutate nell’intitolazione (come l’attuale piazza Giacomo Matteotti già denominata piazza della Signoria, in seguito piazza Nuova, quindi Umberto I, poi Ettore Muti). Per non dire, e lo facciamo sorridendo, di piazza Battistina Rivara a Rivarolo che, contrariamente a quanto può apparire, è intitolata a un uomo, il fondatore dell’asilo di Rivarolo, appunto Battistino Rivara, e non ci risulta che la madre del Rivara si chiamasse Battistina!

Ciò premesso, esponiamo di seguito i risultati di una prima, sommaria verifica sulle intitolazioni di targhe femminili, con particolare riferimento ai nomi citati in questo libro, tenendo anche conto che le varie fonti utilizzate risultano talvolta imprecise. Come risulta evidente dai dati dell’Agenzia del Territorio, a Genova le intitolazioni al femminile sono davvero poche: circa centotrenta su tremila ottocento targhe, un modesto 3,4 % che è quindi al di sotto del già misero 4% del valore nazionale.

genova via eugenia ravasco

foto di Rossella Sommariva

Secondo i dati dell’Agenzia del Territorio, superano di poco la cinquantina le vie con targhe al femminile, delle quali una ventina sono intitolate alla Madonna o a Sante. Decisamente più rare, talvolta con un solo nome, poche volte con due per categoria (come per le attrici Eleonora Duse e Adelaide Ristori), quelle che ricordano scrittrici, pittrici, attrici, patriote. E dire che l’elenco delle vie di TuttoCittà 2011/2012 dava adito a buone speranze perché subito alla lettera A risultavano le sorelle Avegno. Fra le presenze femminili citate in questo libro anche solo in nota sono intitolate vie a Maria Pellegrina Amoretti, Carlotta Benettini, Adelaide Cairoli, Sofia Lomellini, Antonietta Massuccone Mazzini, Teresa Durazzo Pallavicini; alle religiose Eugenia Ravasco, Francesca Rubattoe alla francese Rosa Virginia Pelletier; alla benefattrice Giuseppina Tollot; alla scrittrice Flavia Steno; all’attrice Eleonora Duse.

Perquanto concerne la quindicina di piazze (una dedicata a “beata” ormai santa Frassinetti e una a Carina Massone Negrone) e le altrettante salite al femminile, sono quasi tutte intitolate alla Madonna o a Sante.

Varrebbe pertanto la pena di riflettere sulle motivazioni che inducono e hanno indotto a queste intitolazioni: l’intento è chiaramente figurativo e simbolico ed è strano che analoga finalità non suggerisca, ad esempio, di ricordare maestre di vita, educatrici o scienziate che sicuramente hanno indicato la via a molte generazioni. Anche una piazza dovrebbe evocare il luogo nel quale si accolgono e si mettono le persone a proprio agio, dunque perché non dedicarla a donne che hanno favorito incontro e dialogo?

Secondo l’opinione di molte cittadine, sarebbe opportuno cercare di modificare l’immaginario collettivo agendo anche sui simboli che offrono visibilità all’elemento femminile, troppo spesso occultato, dimenticato o sottovalutato dalla Storia. Al proposito sembrerebbe un possibile e fattivo inizio da parte del nostro Comune, in accordo con la commissione toponomastica, riflettere sulla proposta lanciata dal progetto di Maria Pia Ercolini di dedicare, in occasione dell’8 marzo, tre strade a tre donne: una di rilevanza locale, una nazionale, una straniera, per unire le tre anime del paese. A questa iniziativa hanno già aderito quindici istituzioni italiane, dall’Abruzzo al Veneto.

Sarebbe comunque auspicabile che la nostra Giunta Comunale e la commissione toponomastica, seguendo questo o altri buoni esempi, Anche questo libro può fornire ampie indicazioni di nomi femminili degni di tale privilegio.

tratto da “Donne Genovesi tra fine Settecento e primo Novecento”, Edizione De Ferrari, 2014