Un’antica via consolare, che lasciava Roma dalla porta Esquilina, attraversando la campagna orientale tra mausolei e ville oltrepassava le arcate del ponte di Nona e raggiungeva la città di Gabii, per poi proseguire verso Praeneste, da cui prendeva il nome.
All’altezza di Gallicano, antica Pedum, corre ancora il vecchio tracciato e sono visibili i resti di alcuni tra i più importanti acquedotti che dissetavano Roma, alimentati dall’Aniene o dalle sorgenti dei Simbruini. Sorto su un crinale di tufo, a 250 metri sul livello del mare, il castello di Gallicano, fortificato da Monaci Benedettini si ampliò nei secoli, passando varie volte di mano. I Colonna, nelle loro dispute con il papato, ne fecero un ponte verso Roma e ne mantennero il possesso per oltre quattro secoli. Vennero poi i Ludovisi e i Rospigliosi Pallavicini, fino a metà del XIX secolo, quando il paese divenne libero comune.
Oggi, il clima mite e la vicinanza alla capitale ne fanno un luogo d’immigrazione, caratterizzato dall’asse viario centrale, che occupa il culmine della blocco tufaceo, da cui si dipartono, a pettine, le altre strade. Con oltre seimila abitanti, Gallicano registra poco meno di duecento vie, di cui soltanto un ottavo intitolato al genere umano.
Analoga consistenza demografica si ritrova a Labico, che conta però una metà della strade del suo vicino ma una doppia intitolazione umana. In entrambi i casi le figure femminili sono molto rare. Anche Labico, che ospitò un antico centro abitato (Bola), è attraversata da una strada romana: è la via Labicana, che nel tardo medioevo prese il nome di Casilina; fino agli inizi del Novecento, tuttavia, il tratto che attraversa Labico ne conserva il nome originario.
Collegata alla capitale dalla via Prenestina, tra gli omonimi monti e il Corvia, l’antica Praeneste sorge presso la valle del Sacco, in posizione strategica su uno sperone del monte Ginestro. Delle 386 strade, quasi un terzo riporta nomi di uomini e donne, con un indice di femminilizzazione del 15%, superiore alla media regionale e nazionale. Ben nove madonne ne intitolano le vie (del Carmine, dell’Aquila, del Ristoro, delle Grazie, santa Maria - via e vicolo - santa Maria degli Angeli, santissima Annunziata e dell’Annunziata), una regina, monache, zingarelle e un paio di figure locali. Manca, tuttavia, ogni riferimento toponomastico sia alla Fortuna Primigenia - il cui santuario costituisce una delle più significative realizzazioni dell’ellenismo italico (il culto locale della dea Fortuna, narrato anche da Cicerone, si collega alla fecondità e alla predizione) – sia alla senatrice Stefania, che nel X secolo ebbe la città in feudo.
di Maria Pia Ercolini
Nella campagna romana, tra Prenestina e Casilina
La storia millenaria e ricca di Palestrina, il più grande e sontuoso tra i paesi dei Monti Prenestini, è infarcita di protagonisti e opere di cultura.
In ogni angolo della cittadina ci sono tracce di arte, di tradizioni e di religione circondate da un panorama mozzafiato che fa da perfetta cornice ad uno spettacolo di inestimabile valore: dal Tempio della Dea Fortuna Primigenia - sede di uno dei Musei più ricchi di testimonianze del Lazio - alla Cattedrale di S. Agapito, dal Museo diocesano al Monumento ai Caduti, fino al doveroso omaggio dei cittadini a Giovanni Pierluigi, uno tra i massimi musicisti del Rinascimento. Anche la toponomastica del paese è in sintonia con ciò che Palestrina ci offre: tra le vie dedicate alle varie figure religiose (S. Maria degli Angeli, la vasta piazza all’ingresso del centro storico, S. Annunziata, Beata Maria de Matteis) e alle varie Madonne (dell’Aquila, del Ristoro, del Carmine) spicca la centralissima piazza Regina Margherita, come omaggio alla prima sovrana d’Italia, dotata di uno spiccato fascino. Di origine storica anche la dedica a Cesira Fiori, maestra elementare che insegnò presso le scuole rurali delle campagne romane raccogliendo le storie di vita contadina in un libro.
I suoi contatti con gli strati più poveri della popolazione ebbero influenza anche sulle sue scelte politiche: fu promotrice dell’organizzazione del sindacato dei maestri e, in seguito, di quello delle donne lavoratrici e dei loro diritti politici e civili. Ma la dedica più prestigiosa e significativa Palestrina la riserva ad Angela Maria Guidi Cingolani, intitolandole il piccolo ma ridente parco che costeggia gli ultimi tornanti prima del centro storico. Dapprima giornalista, Cingolani collaborò attivamente al movimento nazionale a favore del suffragio femminile e ricoprì varie cariche politiche: segretaria del gruppo femminile del Partito Popolare, Ispettrice del lavoro, consigliera della DC, fondatrice del comitato per il lavoro e per la cooperazione femminile, Sottosegretaria all’artigianato nel governo De Gasperi.
La sua carriera raggiunse il culmine quando, nel 1954, fu eletta Sindaca di Palestrina: in piu di 10 anni di amministrazione si dedicò alla ricostruzione della città martoriata dalla II guerra mondiale e alla valorizzazione del suo patrimonio archeologico e artistico. Palestrina la festeggiò in occasione del suo novantesimo compleanno premiandola con una medaglia d’oro per la sua vita tutta dedicata alla politica.
Piazzale Maria Chiara Lombardi ricorda una fanciulla morta in età prematura in un incidente domestico,schiacciata da un cancello; la sua triste vicenda commosse e addolorò tutti i cittadini di Palestrina e dintorni.
Dalla parte della Casilina, addentrandosi sempre di più verso l’entroterra laziale, si incontra il piccolo centro di Labico; l’unica strada femminile, dedicata a santa Maria, si trova a un centinaio di metri dalla piazza centrale e conduce al cimitero. Anche a Gallicano, che collega Palestrina con la via Prenestina, non ci sono molte tracce femminili nella toponomastica: oltre a madonne e alle sante Rita e Apollaria, troviamo solo una strada, intitolata ad una tale “Principessa”. Con grande probabilità si tratta di donna Vittoria Altieri Pallavicini, che nel XVIII secolo si distinse per la sua spiccata capacità e determinazione nell’organizzare missioni volte a predicare la conversione e a riappacificare gli animi. Di recentissima istituzione il piazzale sottostante ai Caduti di tutte le guerre, intitolato a Maria Montessori, riconosciuta ovunque come uno dei simboli più rappresentativi della storia delle donne.
di Gioia De Angelis