Maria Agamben Federici

Maria Agamben Federici

L’Aquila, 19/09/1899 - 28/07/1984
Laurea in Lettere, insegnante, giornalista

Mandati:

Assemblea Costituente
Camera I Legislatura

Progetti di legge presentati:
Prima firmataria:
Interventi:
Contributi nella bibliografia dei Parlamento:

18
7
31

1

25/06/1946 - 31/01/1948

19/07/1946 - 31/01/1948
Membro Assemblea Costituente
Gruppo democratico-cristiano 15/07/1946 - 31/01/1948
Membro Commissione per la Costituzione
Membro Terza Sottocommissione
08/05/1948 - 24/06/1953

15/06/1948 - 24/06/1953
12/05/1951 - 24/06/1953
I Legislatura della Repubblica italiana (Camera)
Gruppo democratico cristiano 01/06/1948 - 24/06/1953
Membro XI Commissione (Lavoro e previdenza sociale)
Membro Commissione parlamentare d’inchiesta sulla disoccupazione

Maria Agamben nacque a L’Aquila il 19 settembre del 1899 da Alfredo e Nicolina Auriti. Laureata in Lettere, insegnò Italiano e Storia nelle scuole medie superiori e svolse attività giornalistica.
A Roma, dove si era trasferita per motivi di studio, conobbe Mario Federici, autore di testi teatrali e critico già noto. Si sposarono nel 1926, in pieno fascismo. Durante il regime, si trasferì con il marito all’estero, e continuò a insegnare presso gli Istituti italiani di cultura, prima a Sofia, poi in Egitto e poi a Parigi. Fece ritorno a Roma nel 1939 e s’impegnò nella Resistenza. Nello stesso periodo, come delegata dell’Unione donne dell’Azione Cattolica (Udaci), organizzò un piano di assistenza per le impiegate dello Stato, rimaste disoccupate.
Nel 1944, in occasione del congresso costitutivo delle Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani), venne eletta prima Delegata femminile e in questa veste l’anno successivo organizzò il Convegno nazionale per lo studio delle condizioni del lavoro femminile, che costituì un importante momento di confronto delle donne cattoliche. Come rappresentante del settore femminile delle Acli, partecipò nell’inverno tra il ‘44 e il ‘45 ai lavori preparatori di fondazione del Centro Italiano Femminile (Cif), assieme a Mons. Giovanni Battista Montini, sostituto della Segreteria di Stato, futuro Paolo VI, grande sostenitore del Cif, e Maria Rimoldi, presidente delle Donne Cattoliche. Maria Federici ricoprì la carica di Presidente del Centro Italiano Femminile dal 1944 al 1950, ma il radicalismo di alcune sue posizioni non piacque ai vertici del Cif, dove ebbe non pochi contrasti (Fiorenza Taricone, Il Centro Italiano Femminile dalle origini agli anni Settanta, Milano, F. Angeli, 2001). La sua preoccupazione maggiore era quella di educare le masse femminili alla vita pubblica, evento del tutto insolito per le donne cattoliche, che quasi all’improvviso si trovavano a votare prive di una cultura politica che potesse definirsi tale. Maria Federici fu molto attenta alle condizioni materiali della vita quotidiana delle donne, la cui durezza impediva spesso di distrarsi dai bisogni familiari. Lavorò anche per assistere adeguatamente l’infanzia e l’adolescenza attraverso la costruzione di asili, scuole, refettori, aiuti agli emigranti, agli sfollati e ai reduci, ricoprendo la carica di vice presidente della Commissione nazionale Onu a favore dell’infanzia.

Nel 1946 venne eletta all’Assemblea Costituente nel collegio unico nazionale per la Democrazia Cristiana. Ebbe il privilegio, condiviso con poche altre sue colleghe, di far parte della Commissione dei 75, incaricata di redigere il progetto di Carta Costituzionale, e così chiamata per il numero dei suoi componenti, scelti su designazione dei vari gruppi parlamentari in modo da rispecchiarne la proporzione. Ne fecero parte, oltre a Maria Federici, Leonilde Iotti (Gruppo Comunista), Lina Merlin (Gruppo Socialista), Teresa Noce (Gruppo Comunista), Ottavia Penna (Fronte Liberale Democratico dell’Uomo Qualunque), che diede le dimissioni dalla Commissione pochi giorni dopo la nomina e fu sostituita da un uomo. Infine, Angela Gotelli, democristiana, fu nominata nella Commissione sette mesi dopo, in sostituzione del deputato Caristia.
Durante il dibattito sull’accesso delle donne alla magistratura, Mari Federici affermò che l’unico elemento discriminatorio per l’accesso doveva essere il merito e non le attitudini. Come componente della Terza Sottocommissione che si occupava del diritti e doveri economico-sociali, presentò una relazione sulle garanzie economiche e sociali per la famiglia, in cui sosteneva che lo Stato doveva intervenire per tutelare le lavoratrici madri ed eliminare tutti gli ostacoli di natura economica che impedivano ai cittadini di formare una famiglia. Nella discussione sul diritto di proprietà e d’intrapresa economica, sostenne la necessità di una riforma agraria, per l’elevazione morale e materiale dei contadini. Nella discussione del Titolo IV, caldeggiò l’eliminazione di ogni ostacolo che relegasse la donna in settori limitati e che fosse d’impedimento per gli uffici pubblici e le cariche elettive.

Dopo la sua uscita dal Cif, diede vita all’Associazione nazionale famiglie emigranti (Anfe), di cui fu presidente fino al 1981. Nel ‘48 fu eletta Deputata per la Democrazia Cristiana. Fu relatrice del disegno di legge sulla Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri divenuta legge nel 1950, n.860.
Fu socia fondatrice del Comitato italiano di difesa morale e sociale della donna (1950), insieme alla senatrice Merlin e alle onorevoli Angela Guidi Cingolani e Maria De Unterrichter Jervolino, madre dell’on. Rosa Russo Jervolino. Il Cidd operò dapprima per ottenere l’approvazione della proposta di legge Merlin sull’abolizione delle case chiuse, e successivamente, per assistere praticamente le donne che lasciavano la prostituzione, allo scopo di reinserirle nella vita sociale.

Nell’ultimo periodo della sua vita si dedicò esclusivamente all’impegno assistenziale e culturale, soprattutto in difesa degli emigranti.
È morta a L’Aquila nel 1984.

Fiorenza Taricone