L’antica toponomastica nel capoluogo siciliano? Era certamente molto più paritaria rispetto a quella attuale. Non vi era del resto l’usanza di intitolare le piazze e le strade a personaggi illustri, perché a questo si preferiva l’uso di una odonomastica di più facile individuazione e che fosse maggiormente legata agli usi del luogo. Esempi significativi che ritroviamo nelle antiche borgate all'interno dei mercati dove, tutt'oggi, emergono inusuali e particolari odonimi, di cui spesso si ignora il reale significato. Come la rinomata via Calderai dove oggi, come un tempo, numerosi artigiani, conosciuti come i quararara, fabbricano ed espongono fuori dalle loro botteghe pentole, tegami ed altri oggetti in alluminio, ottone, bronzo e rame.
L’idea, invece, di utilizzare nuovi toponimi, anche cambiando quelli già esistenti, preferendo nomi di famosi letterati o di coraggiosi personaggi risorgimentali nacque solo durante l’Italia post-unitaria. Da allora numerosi nomi di uomini legati alla sfera sociale, politica, economica, storica e culturale, apparvero all’interno delle nostre strade, sostituendosi talvolta ad antichi e caratteristici toponimi, con il conseguente avvio di un continuo e inesorabile processo che ha portato alla più becera disparità sessuale stradale. Un sessismo sbilanciato, che anche all’interno delle strade cittadine (reali simboli sociali), ha influito su questo meccanismo di stravolgimento dell’immaginario collettivo che inquadra la vita da un punto di vista totalmente e “maschilisticamente” squilibrato.
Oggi, Palermo, tuttavia, grazie al gruppo di toponomastica femminile, fondato nel 2011 da Maria Pia Ercolini per combattere il visibile sessismo dell’onomastica stradale, e grazie anche all'interessamento di molti cittadini e cittadine del capoluogo, sensibili all'argomento e amanti della propria città, sta modificando la maniera di vedere la vita e i suoi “simboli” virando verso un’ottica più paritaria: nove donne hanno ricevuto quest'anno intitolazioni stradali!
Certo i dati iniziali dell’ultimo censimento, effettuato a marzo 2012, risultano abbastanza demoralizzanti. Su 4.925 strade censite, 2.406 (circa il 49%) sono dedicate a uomini, mentre 2.280 (circa il 46,5%) sono toponimi legati a nomi di casati, luoghi geografici, mestieri, colori, fiori. Soltanto 239 (circa il 4,5%) sono le strade femminili. Il divario si è comunque notevolmente assottigliato negli ultimi anni per l’interessamento e la sensibilità dimostrata da funzionari toponomastici e cittadine palermitane che si sono battute per dare memoria alle eroine palermitane.
Oggi, all’interno dei 239 odonimi femminili, oltre alle consuete Vergini, Sante, a personaggi immaginari e figure legate alla letteratura mitologica, sono visibili anche nomi di donne realmente vissute. Si tratta di donne di sangue blu, come la contessa Adelasia, la contessa Giuditta e la Regina Margherita, ma anche mogli di noti viceré o donne che hanno avuto una forte risonanza soprattutto nel periodo risorgimentale o durante la Guerra, come Eleonora Pimentel De Fonseca, Anita Garibaldi, Santa Miloro, Felice Orsini e Anna Nicolosi Grasso.
Non mancano figure di spicco nell’arte e nella letteratura. Dalle cantanti e musiciste, come Rosa Balistreri, Amelia Pinto Ester Mazzoleni e Maria Giacchino Cusenza, alle attrici, come Anna Magnani, Eleonora Duse, Rina Morelli, Tina Di Lorenzo, Titina De Filippo, Marinella Bragaglia, Rosina Anselmi, Sarah Ferrati ed Emma Gramatica. Dalle pittrici, come Artemisia Gentileschi, Lia Noto Pasqualino, Otama Ragusa Kiyohara, Sofonisba Anguissola, Maria Grazia Di Giorgio e Pina Calì, alle numerose scrittrici e poetesse come Mary Schelley, Grazia Deledda, Elsa Morante, Livia De Stefani, Nina Siciliana, Ada Negri, Anna Li Guastelli, Angelina Lanza, Anna Fortino, Gaspara Stampa, Cristina Campo, Maria Messina, Matilde Serao, Marta Bonanno, Veronica Gambara, Giuseppina Turrisi Colonna, Rosina Muzio Salvo, Concetta Ramondetti Fileti, Lauretta Li Greci, Marianna Caruso Coffa, Adelaide Baviera Albanese e Genoveffa Bisso.
Vi sono contemplate inoltre la pilota Rosina Ferrario e le vincitrici del premio “Nobel” Marie Curie e Emily Greene Balch.
In questo folto elenco non potevano mancare le monache più virtuose, come Madre Candida, Suor Maria Dolores Di Majo, Madre Carmela Prestigiacomo, Suor Vincenza, Maria Carmelina Leone, la benefattrice Anna Buccheri La Ferla e donne popolane e borghesi palermitane conosciute anche per il loro soprannome come la Bella, Fiammetta, Filiciuzza, Donna Vita, Lucia, Oliva, Zia Maria, Francesca Paola Pennino, Mammana, Heloise, Sophia, Concetta (Di) Giovanni.
In ultimo, e da pochi anni, sono presenti donne di spicco nella ricerca e nell’insegnamento, come Maria Montessori, Maria Accascina, Anna Maria Fundarò, Alba Gulì, Jole Marconi Bovio, Pia Nalli e Luciana Natoli e donne vittime delle stragi di mafia, come Francesca Morvillo, Ida Castelluccio, Emanuela Loi.
Le nuove intitolazioni del marzo scorso, aggiungono altri nomi all’elenco. Si tratta della letterata Angela Lattanzi Daneu, delle patriote Adelaide Bono Cairoli e Rosalia Montmasson, dell’astronoma e matematica Ipazia, della rivoluzionaria Luisa Molines Sanfelice, della scrittrice Goliarda Sapienza, della nobile Tina Scalia Whitaker, della missionaria laica Annalena Tonelli, della poetessa Enrica Di Giorgi e delle giornaliste Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli.
Di certo il distacco è molto forte e la “strada” verso la parità odonomastica è ancora molto lunga. Ma esempi di virtuosismo e di combattività, qualità insite nelle donne presenti sulle nostre strade, faranno da sprone in questa dura ma competitiva “battaglia” che ha già portato i suoi ricchi e finalmente “visibili” frutti.