di Livia Capasso
Era una bella giornata, quasi estiva; avrebbero cinguettato anche gli uccelli quella mattina, se ci fossero stati! Ma non c’erano. Con un lento movimento della mano cerco di trovare la sveglia, che continua a diffondere il suo allarme.
Finalmente il mio indice destro incontra l’infernale pulsante e torna il silenzio. Faccio fatica ad aprire gli occhi: ho un terribile cerchio alla testa e mi sento svuotata, come priva di forze. Avevo lavorato fino a tardi la sera prima per completare il censimento delle strade intitolate alle donne nell’ultimo municipio di Roma; oggi sarebbero stati pubblicati su facebook i dati definitivi dell’intera città che confermavano i nostri sospetti: su poco più di 16.000 strade/piazze etc solo 6oo portavano il nome di donne! A un tratto mi ricordo che quella mattina dovevo accompagnare i miei alunni in giro per Roma, obiettivo la Roma barocca, e m’impongo di alzarmi e anche di prepararmi in fretta, perché sono già le sette e trenta. Apro la finestra per far entrare un po’ d’aria fresca e stranamente non sento il solito rumore del traffico, si respira un’aria di pulito, quasi di bucato! Mi ritornano le energie e chiamo un taxi:
“Può venire tra dieci minuti in via Marchetti?”
Dall’altro capo del telefono una voce risponde:
“Signora, non mi risulta questa strada a Roma!”
“Ma come! Via Filippo Marchetti! Noto musicista dell’800! Nel quartiere Trieste!”
“No, signora, non mi risulta”
“Ma è impazzito! Io ci abito da 30 anni!”
“Mi dia un altro indirizzo!”
“Lei è un incompetente! Prenderò un mezzo pubblico!”
Mi precipito in strada nella speranza che il 63 arrivi presto e l’occhio casualmente cade sulla targa della strada.
“Toh, stanotte l’hanno cambiata, via Adriana Pincherle. Ma è la pittrice, sorella di Alberto Moravia!”
Non faccio nemmeno in tempo a riflettere sul cambio improvviso, notturno, di targa, che arriva il 63.
Salgo sull’autobus insieme ad altre persone e tutte si precipitano a timbrare il biglietto. Aria condizionata, sedili nuovi e comodi, poca gente: un ragazzo vuole cedermi il posto, io garbatamente rifiuto, insospettita da tanta cortesia. E intanto guardo fuori, traffico scarso e scorrevole, molti mezzi pubblici che portano i cittadini da un capo all’altro della città, zero motorini. Rieccoci: l’occhio mi cade sulla targa di quella che sapevo essere piazza Fiume e invece leggo ”Piazza Ave Ninchi – attrice”. Allora, incuriosita, mi metto di proposito a leggere le targhe di tutte le strade che attraversa l’autobus. E con grande stupore scopro via Anna Maria Ortese, scrittrice, via Eva Calvino, botanica, via Fernanda Gattinoni, stilista. Ma cosa sarà successo! E’ proprio Roma questa città?
Squilla il cellulare
“Prof, sono Daniele, ma quando arriva? Noi siamo già tutti qui!”
“Hai ragione, Daniele: mi sono svegliata tardi, poi volevo prendere un taxi per fare in fretta, ma ………. poi ti racconto. Voi dove siete?”
“Prof, dove avevamo l’accordo: a piazza delle Costituenti!”
“Piazza delle Costituenti? E dove si trova?”
“Ma prof, cosa ha stamattina? E’ la piazza da dove cominciamo il giro! C’è la chiesa di Santa Maria del Popolo con le tele di Caravaggio”
“Ma quella è Piazza del Popolo!”
“Si, buonanotte! Non ho più soldi sul cellulare. Ci vediamo davanti alla chiesa”
“Ok, arrivo fra un quarto d’ora. Intanto voi cominciate a entrare in chiesa: nella cappella in fondo a sinistra trovate le due tele di Caravaggio”
Non so se è riuscito a sentire le ultime parole, perché a un certo punto la comunicazione si è interrotta: Daniele ha finito i soldi!
Scendo a Fontana di Trevi: pochi giapponesi scattano foto. Strano, di solito non si riesce nemmeno a camminare, tanta è la gente che sosta per ammirare la fontana e lanciare la moneta nella speranza di ritornare! Un vigile urbano si avvicina a un’auto che improvvisamente sbuca nella piazza:
“La prego, signore, questa è zona a traffico limitato. Cortesemente raggiunga al più presto piazza Enrica Calabresi”
“Mi perdoni, risponde l’autista, sa, non sono di Roma”
“Capisco, capisco, ma la prego esca in fretta da questa zona, altrimenti dovrò farle la multa”
Ma da quando sono diventati così garbati e comprensivi i vigili di Roma?
Decido di farmela a piedi, se vado a passo veloce arrivo in dieci minuti, tanto non c’è folla che ostacola il cammino. Ma è domenica? No, no, sono sicura che è giovedi.
Ritorno a guardare le targhe: via Ersilia Caetani Lovatelli, archeologa, via Maria Montessori, educatrice. Basta, m’impongo di non guardarle più!
Trafelata, arrivo all’appuntamento; trovo i ragazzi già ammirati davanti alla “Conversione di S. Paolo” e alla “Crocefissione di S. Pietro”. Ci sono tutti, nessuno assente.
Mi distraggo buttandomi nella spiegazione e mi metto a parlare di realismo, di luci, di contrasti chiaroscurali e non penso più alle targhe. E i faretti, sempre accesi, non interrompono il mio discorso: oggi stranamente l’illuminazione è gratis.
M’immergo con la mia truppa nel giro della Roma barocca e, percorrendo via di Ripetta, arriviamo alle altre due chiese romane che possiedono tele di Caravaggio. Ma, leggendo la targa, mi accorgo che non è più via di Ripetta, bensì via Antonietta Raphael Mafai, pittrice. Boh! Le storie di San Matteo a S. Luigi dei Francesi ripagano della lunga camminata sotto il sole.
Ci fermiamo poi alcuni minuti nel cortile della chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, i ragazzi si siedono per terra e ascoltano senza fiatare: le linee sinuose dell’architettura borrominiana si accavallano con quelle convesse, concave ed elicoidali, svelando il genio dell’architetto ticinese.
Virginia mi domanda:
“Prof, ma sono tutti uomini questi artisti! E le donne, dove sono?”
“Il discorso è lungo, cara Virginia, e risale al dominio della mentalità maschilista che ha relegato le donne nell’ambito della famiglia, e le ha tenute lontano dai luoghi di potere, impedendo che esprimessero le loro potenzialità. Ma le donne c’erano, eccome! Contemporanea dei nostri artisti barocchi era ad esempio Artemisia Gentileschi, potente e drammatica forse più di Caravaggio; ma, se non fosse stata la figlia di Orazio Gentileschi, pittore, non si sarebbe mai avvicinata ai pennelli! E le donne del nostro Risorgimento, per combattere affianco dei loro compagni, si tagliavano i capelli e si vestivano da uomini. Pensa alle donne della Rivoluzione napoletana, che tenevano riunioni segrete a casa loro, ignote eroine, violentate, trucidate, decapitate che entrarono in Sant’Elmo vestite da uomo! Pensa a Colomba Antonietti, romantica figura, che, per combattere al fianco del marito, vestì l'uniforme da bersagliere, affrontando le truppe borboniche per poi morire qui, a Roma, a Porta San Pancrazio, sotto il fuoco dell'artiglieria francese, in difesa della Repubblica Romana. E le partigiane? Che hanno svolto il prezioso ruolo di staffetta ed hanno anche combattuto spesso sacrificando la propria vita?”
A questo punto Interviene Jamila:
“Prof, ma questo succede anche oggi! Lo sa che il mio paese, l’Arabia Saudita, è l’unico paese al mondo dove le donne non hanno il diritto di guidare? Per questo abbiamo avviato una campagna a favore del diritto delle donne saudite, chiamandola "Io guido con Manal”, e Manal Al Sharif è appunto la donna saudita arrestata per aver postato un video su facebook in cui aveva "osato" guidare un'automobile”.
“In Italia le cose non vanno molto meglio, Jamila: nella nostra regione dopo le ultime elezioni risulta che su quasi 400 comuni solo 25 sono governati da sindache” le rispondo.
Interrompe la nostra conversazione Francesco, appassionato d’arte al punto da venire alla visita nonostante la febbre:
“Ma di che vi lamentate? Siete le regine della casa, spopolate al cinema, in TV, nella pubblicità. Avete altri ruoli e altri palcoscenici!”
Decido di finirla qui: c’è poco da fare contro un’ottusa mentalità che persiste anche in un giovane intelligente come Francesco. I ragazzi si sono riposati abbastanza e continuiamo il nostro giro.
Piazza Navona, la fontana dei Quattro Fiumi sono lì vicino; ci fermiamo a prendere un trancio di pizza e arriviamo fino a S. Carlo alle Quattro Fontane, alle spalle del Quirinale. Attraversando il centro storico di Roma, in coda al gruppo che procede ordinato, mi fermo a indagare le targhe delle strade: via Adelaide Cairoli, patriota, piazza Oriana Fallaci, scrittrice-giornalista e combattente, via Alba de Cespedes, scrittrice; via del Corso è addirittura diventata via Livia, moglie di Augusto!
Arrivata un po’ stranita, faccio sedere i ragazzi sulle panche, illustro l’irresistibile invenzione della cupola borrominiana e tutti ascoltano attenti col naso all’insù.
Quando usciamo dalla chiesa, i ragazzi ancora non sono stanchi; allora ne approfitto e, per chiudere la giornata, li porto al Pincio. Lungo il tragitto scopro che piazza Barberini è diventata piazza delle Partigiane e via Sistina via Madame Curie. E al Pincio, dove su 229 busti solo 3 erano dedicati a donne, ora son tutti di donne! Le partigiane Irma Bandiera, Clorinda Menguzzato, Iris Versari, Carla Capponi, le scrittrici Elsa Morante, Natalia Ginzburg, le pittrici Rosalba Carriera, Sofonisba Anguissola, e poi ancora Eleonora d’Arborea, Giuseppina Aliverti, Felicia Impastato, Marisa Bellisario e poi ……………………………………………………………………………………………………………………
“Livia, Liviaaaaa, svegliati! E’ tardi! Non devi fare una visita con i tuoi alunni?”
É la voce di mio marito che mi arriva come dall’al di là.
“Che ora è?” farfuglio
“Sono le sette e trenta, sbrigati!”
“Sì, ma non chiamare il taxi, ti prego” riesco a dire con un filo di voce
“Ma che taxi! Ti accompagno io con lo scooter. Col traffico che c’è, arriviamo prima”
“Lo sai? Stavo sognando. Una Roma senza traffico, senza smog, dove tutti erano cortesi e rispettavano le regole e tutte, proprio tutte, le strade portavano il nome di donne” comincio a riprendere coscienza.
“Certo che a te questa Toponomastica femminile ti ha dato proprio alla testa!”.