Simboli, storie e feste di strada a Barcellona

Les demoiselles d’Avignon –  L’Avignon di cui si parla non è la città francese, bensì una strada nel centro della città di Barcellona

di Ina Macina

Barcellona_demoiselles-largoQuando il famosissimo quadro ‘Les demoiselles d’Avignon’, realizzato da Picasso nel 1907, catturò l’attenzione del gallerista Kahnweiler, avvenne qualcosa che avrebbe cambiato la storia dell’arte. Kahnweiler indovinò il dono posseduto dal giovane e determinato Picasso che al momento dell’incontro con il cultore d’arte stava contribuendo in maniera personalissima alla crescita della corrente cubista. Il quadro segna il lancio ufficiale e prorompente della carriera artistica del genio spagnolo, il resto è storia. Ciò che non è tanto noto è la vera identità di queste signorine, a cominciare da un elemento geografico. L’Avignon di cui si parla, infatti, non è la città francese, bensì una strada nel centro della città di Barcellona. Ed era la strada in cui esercitavano le prostitute, proprio quelle signorine ritratte da Picasso. Probabilmente, la latente sopravvivenza dell’errata connotazione geografica francesizzata ha in qualche modo concorso a ‘pulire’ l’immagine pubblica del quadro, collocandolo in un ‘altrove’ fantasticato come più raffinato e libero.

La strada esiste ancora oggi, ma non reca nessun riferimento a questo importante momento della storia dell’arte. Sarebbe bello che un giorno l’anonima targa ‘Carrer d’Avinyó’ si riappropriasse della sua storia e recitasse, magari: ‘Carrer d’Avinyó, la strada che – anche grazie alle donne che la percorrevano – ha cambiato la storia dell’arte’.

Barcellona vive in maniera molto viscerale i suoi spazi pubblici. Un tenace recupero della storia e delle tradizioni locali viene incoraggiato in maniera significativa anche sotto la spinta indipendentista, che si autopromuove, promuovendo, a sua volta, operazioni di recupero dell’identità territoriale.
Feste religiose e laiche si alternano sulle strade, non solo tramite la toponomastica ma anche come teatro di momenti di partecipazione pubblica. Sant’Eulalia, a cui è dedicata la Cattedrale, viene considerata la patrona della città, mentre la Giornata Mondiale del Libro, istituita dall’Unesco nell’anniversario di morte di Cervantes e Shakespeare, coincide con la sentitissima festa di Sant Jordi (23 aprile). La festa prevede che ci si scambi libri e fiori, tradizione che rende le strade di Barcellona un tripudio di copertine e petali.
Molto importanti sono le sfilate pubbliche commemorative di date particolari per la storia della Catalogna, come la ‘Diada Nacional de Calalunya’, che si celebra l’11 settembre.

 Il Carnevale 2016 ha un significativo elemento di novità. Tutti i quartieri organizzano eventi e parate (la cui dislocazione è stata quest’anno incoraggiata più del solito) che culminano con la ‘Taronjada’, atto centrale delle celebrazioni. In questa edizione, però, il Carnevale non è stato presieduto da un re, ma da una regina, la Reina Belluga. La ‘monarca antimonarchica’, leggiamo, è ‘la sovrana dei pazzi e degli strambi, del divertimento e della disobbedienza, che proclama la fine delle buone maniere e del potere stabilito e instaura il regno dell’eccesso, dei piaceri, del mangiare e del bere, del sesso e della festa’ (http://culturapopular.bcn.cat/es/noticia/aviva-la-reina-belluga-la-reina-del-carnaval), sulla cui corona svettano delle girandole colorate a significare il movimento perpetuo della regina e dei suoi ‘poteri’. La figura di Belluga è attestata già dal XVII secolo ma poi è stata occultata dalla controparte maschile.
L’atto collegiale, segna una ‘rivendicazione simbolica del ruolo delle donne’ contro la scrittura storica del potere che ‘tradizionalmente è stato maschile’, come ha dichiarato in conferenza stampa l’assessora al Ciclo di vita, femminismi e LGBTI, Laura Pérez. Una virata di sapore femminista ma non ‘a gamba tesa’, bensì frutto di una politica intelligente che pur avendo bene a mente i suoi obiettivi fortemente orientati – simbolici e concreti – trova legittimazione nel ‘recupero delle tradizioni della propria città’, come afferma Gala Pin, assessora per la Partecipazione cittadina.
Una manovra simbolica fiorita sotto la giunta di Ada Colau che, pur ri-affermando il carisma e la coerenza della sindaca, non rinuncia a quella marca collettiva che conferisce un funzionamento organico bilanciato alla macchina comunale.

Per le strade di Barcellona, già dallo scorso mese, viene pubblicizzato il ritorno della regina Belluga; ho notato, per esempio, la meticolosità dell’organizzazione della festa a partire dalle operazioni di comunicazione. Infatti, i cartelloni con la figura della sovrana sono rosa e azzurri, e non è un caso. Toni Camarasa, che li ha ideati, accetta sì la tradizionale associazione del rosa-femminile e azzurro-maschile, che qualcun* potrebbe criticare. Eppure, credo, l’artista ha voluto veicolare gradualmente un messaggio ai-alle bambini-e rielaborando uno stereotipo di colore: affiancando il rosa e l’azzurro come sfondo della protagonista femminile, probabilmente ha comunicato qualcosa di riconoscibile alle bambine senza escludere i bambini. Non avrà rivoluzionato la comunicazione ma sono sicura che domani bambini e bambine, educati all’uguaglianza di genere, saranno in grado di scardinare ogni stereotipo residuo.
Riflettiamo sui messaggi scritti sulle strade, dai loro nomi, dagli eventi (simbolici e politici) che ospitano e da quello che sulle strade scegliamo di mostrare.

PER SAPERNE DI PIU’:
http://culturapopular.bcn.cat/es/noticia/la-reina-belluga-presidirza-el-carnaval-barcelonzss
http://www.elperiodico.com/es/noticias/barcelona/carnaval-barcelona-feminista-recupera-figura-reina-4845992
http://ccaa.elpais.com/ccaa/2016/01/26/catalunya/1453808510_430871.html
http://www.abc.es/espana/catalunya/barcelona/abci-barcelona-cambia-carnaval-reina-belluga-como-reivindicacion-mujer-201601261229_noticia.html
http://lameva.barcelona.cat/carnaval/es/taronjada.php