Ce ne sono poche, a Torino, di targhe stradali dedicate a donne, e per di più le si nasconde. In vari modi.
Il più semplice consiste nel decidere una intitolazione femminile ma poi fare in modo che non lo sappia nessuno, all’infuori delle poche persone che si prendono la pena, per lavoro, di leggersi le delibere della Commissione toponomastica.
È successo per l’intitolazione a Emilia Mariani, importante personaggio torinese, sindacalista e femminista attiva tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, cui è stato dedicato un giardino nel quartiere di Mirafiori Nord, nella periferia Sud di Torino, Circoscrizione 2. L’intitolazione però è rimasta sulla carta.
Dopo la delibera, che risale al 2008, la targa non è mai stata apposta, e quella vecchia, che identifica l’area giochi all’interno della zona verde, porta ancora il nome provvisorio di D. Livio Bianco, partigiano e dirigente del Partito d’Azione, cui è intitolata la piazza a fianco.
Ma non è l’unico caso: dall’altra parte della città (Torino Nord, Circoscrizione 5) è scomparso, anzi non è mai comparso il cartello che avrebbe dovuto informare la gente del quartiere che alle Operaie della Superga, chiusa definitivamente alla fine degli anni ’90, era stato dedicato il giardino sorto proprio nell’area un tempo occupata dalla grande fabbrica dove negli anni ’50 lavoravano migliaia di donne. A testimoniare questo passato (un pezzo di storia della città operaia, oltre che delle donne) solo i resti malconci dello storico stabilimento del primo ‘900 e, in mezzo al giardino, una scultura metallica cui fa da supporto la parete mosaicata di una fontana preesistente, purtroppo già condannata a un precoce degrado. L’opera, inaugurata il 9 marzo 2012, in occasione della festa della donna, vuole rappresentare il lavoro che si svolgeva in quel luogo: quattro lastre in acciaio Corten riproducono quattro paia di mani in posizioni diverse, a ricordare i gesti delle operaie che assicuravano le tomaie delle scarpe sulla suola in gomma; ma poche persone lo possono capire in mancanza di un’iscrizione o di un pannello esplicativo che spieghi il senso e la collocazione dell’opera. Una buona idea non adeguatamente valorizzata.
Esempio di creatività … involontaria, invece, appare il modo che si è trovato per nascondere la dedica a Marie Curie, in un giardino nella periferia Ovest della città, intitolato alla scienziata. Qui il cartello c’è, a onor del vero, e pure una lapide commemorativa, posta a terra. Ad assicurarne l’invisibilità, però, un bel cespuglio che è stato piantato proprio lì davanti.
Nell’attesa di escogitare altri fantasiosi modi per oscurare la memoria dell’azione femminile, contraddicendo la dichiarazione di volerla invece perpetuare, la Commissione toponomastica di Torino, guarda caso composta quasi tutta da uomini, capigruppo nel Consiglio comunale, continua intanto a dosare con il contagocce le intitolazioni femminili: quattro in tutto (vere e visibili) dal 2012.
In fondo, rimane il metodo più sicuro.