Circa un anno fa terminavo il censimento toponomastico di Torino, che avevo iniziato quasi per gioco collaborando con il gruppo di Toponomastica femminile. Scoprivo che su un totale di 1116 odonimi (nomi di persona) nelle targhe stradali cittadine, 1054 sono maschili e solo 62 femminili, il 5,5% . Tolti poi quelli dedicati alla Madonna e alle sante (ben 19), scendono a poco più di 40. Qualche suora, qualche benefattrice, un gruppetto di letterate soprattutto piemontesi o legate a Torino per esserci vissute, ma anche glorie nazionali come Vittoria Colonna, Gaspara Stampa, Ada Negri, Matilde Serao, e naturalmente il premio Nobel Grazia Deledda.
Poche donne dello spettacolo, una sola pittrice. Il gruppo più numeroso è quello delle figure storiche e politiche, per la presenza di molte donne di casa Savoia, regine e principesse. Di tutte le donne che contribuirono al Risorgimento, sono ricordate solo Cristina di Belgioioso e Teresa Confalonieri. Tra le partigiane – il pregiudizio contro di loro è duro a morire – soltanto le sorelle Vera e Libera Arduino, forse perché trucidate dai repubblichini come il loro padre Gaspare, e Ada Gobetti Marchesini, forse perché vedova di Piero Gobetti. Compare poi in una targa insieme al marito Costantino Maria Brighenti, medaglia d’oro al valor militare, ed Eleonora d’Arborea, in ricordo forse di quando il Piemonte faceva parte del regno di Sardegna. Tre toponimi collettivi dedicati ad altrettante istituzioni femminili (alle Figlie dei militari, alle Orfane, alle Rosine) e poi basta: non una donna di scienza, non un’imprenditrice, nessuna lavoratrice, nessuna sportiva. Un panorama alquanto deprimente, se pensiamo alla quantità di donne che si sono spese per far progredire il Paese in ogni campo, come studi recenti stanno a dimostrare. Ma ora qualcosa sta cambiando, persino nella prudente e conservatrice Torino: lo rivelano le decisioni che la Commissione Toponomastica ha preso ultimamente, certo anche per l’impulso di un mondo femminile sempre più consapevole di sé.
Il 28 marzo 2012 la Commissione ha deliberato undici nuove intitolazioni, sei delle quali femminili: era la prima volta che un fatto simile accadeva.
Nel dicembre scorso è stato inaugurato un piccolo giardino dedicato a Marisa Bellisario, prima intitolazione a Torino a una donna imprenditrice. Seguiranno quelle alla psicologa Angela Massucco Costa, alla scienziata Marie Curie, ad Anna Maria Viziale, impegnata nella politica cittadina e nel campo dell’educazione e dell’associazionismo femminile. Altri due luoghi della città saranno dedicati al ricordo della grande Anna Magnani e della tredicenne Teresa Novara, vittima di un brutale sequestro conclusosi tragicamente nel 1968.
Lo scorso novembre poi si deliberava un’intitolazione a Madre Teresa di Calcutta e nel gennaio di quest’anno si decideva di apporre due targhe alle case dove vissero le sorelle Alessandra, Giuditta e Caterina Lescano, quelle del celebre trio. Sì, forse davvero si respira un clima nuovo: lo dimostra anche la grande rapidità con cui la Giunta ha individuato un luogo cittadino da dedicare alla figura di Rita Levi Montalcini, gloria torinese e nazionale, recentemente scomparsa. Per questa intitolazione è stata richiesta alla Prefettura la deroga (prevista dalla legge per personalità che abbiano particolarmente bene meritato) alla norma secondo la quale devono passare dieci anni dalla morte di un personaggio prima di potergli dedicare una via. Così solo nel 2018 si potrà richiedere a Torino una targa che ricordi l’opera di Lia Varesio, personaggio di spicco del volontariato cittadino e molto conosciuta e apprezzata fra i torinesi, fondatrice della Bartolomeo & C., associazione che agisce a favore degli homeless.
Ma tante altre sono le donne misconosciute e dimenticate che, in questa città come altrove, si sono distinte nei più diversi campi del sapere e dell’azione. La loro memoria attende un riconoscimento e forse ora abbiamo qualche speranza in più che possa essere ottenuto.