Guidonia Montecelio, più noto semplicemente come Guidonia, è un comune italiano in provincia di Roma, situato a pochi km a nord est della capitale, nella Sabina romana, il terzo comune più popoloso del Lazio dopo Roma e Latina.
Guidonia si rifà alla città di fondazione fascista dedicata al generale Alessandro Guidoni, ingegnere e pilota della Regia Aeronautica, che vi morì nel 1928 durante un test sperimentale su un nuovo tipo di paracadute. Il secondo termine si collega invece all’antico paese di Monticelli, che prese il nome dalle due cime su cui era adagiato: la zona era ricca di ville agricole e residenziali già nell’antica Roma, diventò malarica e inospitale nel Medioevo, e riprese vita solo verso la fine del Millennio. l due Comuni vennero accorpati nel 1937.
Tra le più interessanti opere conservate nel museo archeologico cittadino c’è la raffigurazione scultorea della Triade capitolina, proveniente da una delle suddette ville, con le tre divinità protettrici di Roma affiancate sul trono in un ruolo di pari dignità: Giove, al centro, con scettro, fulmini e aquila sacra; Giunone, velata e incoronata da petali di rosa, siede alla sua sinistra, con scettro, diadema (mentre è andata perduta la patera) e il pavone ai suoi piedi; sulla destra Minerva, priva di un braccio, porta l’elmo corinzio, sorregge l’asta ed è accompagnata dalla tipica civetta.
La datazione colloca l’opera tra il II e il III secolo dopo Cristo, ai tempi di Caracalla, ma la sua importanza deriva soprattutto dal fatto che costituisce la sola scultura pervenutaci della Triade capitolina. Eppure, nonostante la condivisione paritaria del trono, non ci sono strade o piazze a Guidonia intitolate a Minerva o a Giunone, mentre Giove è presente nell’odonomastica cittadina.
Su 961 aree di circolazione, 368 sono intitolate a uomini, solo 9 portano il nome di donne, e sono 4 Madonne (Santa Maria, S. Maria di Loreto, S. Maria del Popolo, S. Maria della Pace), 2 Sante (Santa Lucia e Santa Scolastica), 1 letterata (Grazia Deledda), 2 figure storiche (Cornelia e Cecilia Metella).
Cornelia, secondogenita di Scipione l’Africano e moglie di Tiberio Sempronio Gracco, fu donna colta e di sani principi ed è passata alla storia come la “madre dei Gracchi”.
Cecilia Metella, altra nobildonna romana, sposata con Publio Cornelio Letulo Spintore, ebbe una relazione con Publio Cornelio Dorabella, di fazione politica opposta a quella del marito; ripudiata e fortemente criticata da Cicerone, fu costretta a tornare dalla sua famiglia che se ne servì come seduttrice a fini cospirativi.
Grazia Deledda, scrittrice sarda, vinse il Nobel per la letteratura nel 1926.
Molti toponimi, come Acque Sparse, Pantano, Pantanelle, Bollente, ricordano invece la natura paludosa della città, sottoposta ad una vasta opera di bonifica nel corso di secoli.
Non c’è traccia invece nell’onomastica cittadina di tante donne che pure sono entrate nella sua storia, a cominciare da Zenobia, regina di Palmira, che qui trascorse in segregazione gli ultimi anni della sua vita. Zenobia Settimia, regina consorte del re di Palmira, e, dopo la morte del marito, reggente per conto del figlio, vi fu relegata per essersi sottratta al controllo di Roma, autoproclamandosi Augusta, nominando suo figlio Augusto e accrescendo i propri domini con l’occupazione dell’Egitto e della Bitinia.
Nel 1976 morì a Guidonia Pina Madinelli, medaglia d’oro ai campionati europei di paracadutismo svoltisi nel 1975 a Portorose, nella ex Jugoslavia, oggi Slovenia. L’anno successivo, durante un periodo di allenamenti sull’aeroporto di Guidonia, in previsione del campionato mondiale, Pina perse la vita a causa di un malfunzionamento in apertura del suo paracadute.
Sempre nel 1976 sull’aeroporto di Guidonia si svolse il campionato mondiale di stile e precisione. Per la prima volta le donne paracadutiste italiane vi presero parte. La rappresentativa era composta da Donatella Barsotti, Rita Draghi, Patrizia Parisi, Sandra Rizzi e Ornella Rosso.
In considerazione di tale evento, Toponomastica femminile propone a Guidonia di ricordare la prima donna in Italia e l’ottava al mondo a ottenere un brevetto di aviatrice civile: Rosina Ferrario (Milano, 28 luglio 1888 – 3 luglio 1957). Poco più che ventenne, prese lezioni di volo alla scuola di aviazione di Vizzola Ticino. Conseguito il brevetto, partecipò a diverse manifestazioni e voli dimostrativi. Al Meeting Aviatorio di Napoli fece cadere una pioggia di garofani rossi sulla folla; si esibì a Busseto per il centenario della nascita di Giuseppe Verdi, atterrando in mezzo alla nebbia su un campo di granoturco. Invitata in America del Sud per alcuni voli di propaganda turistica, dovette però rinunciare al viaggio per l’incombere della guerra. Rosina voleva rendersi utile, soprattutto per il trasporto dei feriti, ma dovette rassegnarsi perché non era previsto l’arruolamento di signorine nell’ Esercito. Finita la guerra, si sposò, insieme al marito aprì un albergo a Milano ed ebbe due figli. Non avrebbe mai più volato. Per realizzare il suo sogno, aveva lottato contro l’ostilità della famiglia, contro i pregiudizi radicati anche tra colleghi e anche contro un’ottusa burocrazia che, durante la guerra, aboliti i voli civili, le aveva impedito di volare.
Infine, come non suggerire all’amministrazione locale di intitolare una strada, una piazza, un giardino all’indimenticabile Anna Magnani, protagonista del film drammatico del 1962, Mamma Roma, scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. L’attrice vi interpreta la parte di una prostituta, “Mamma Roma” appunto, che ha un figlio, Ettore, ignaro della professione della madre, cresciuto nella cittadina di provincia di Guidonia e per il quale lei è disposta ad atti di amore infinito.
Anna Magnani in “Mamma Roma”