TOTALE STRADE / VIE / PIAZZE / ETC.: | 111 |
INTITOLATE A UOMINI: | 51 |
INTITOLATE A DONNE: | 2 |
CRITERI DI CLASSIFICAZIONE DELLE STRADE INTITOLARE A DONNE | |
Madonne (Immacolata, Beata Vergine, Santa Maria etc.): | -- |
Sante, beate, martiri: | -- |
Suore e benefattrici religiose, benemerite, fondatrici ordini religiosi e/o enti assistenziali-caritatevoli: | -- |
Benefattrici laiche, fondatrici enti assistenziali-caritatevoli: | -- |
Letterate / umaniste (scrittrici, poete, letterate, critiche, giornaliste, educatrici, pedagoghe, archeologhe, papirologhe...): | 2 Isabella Morra (piazza) Isabella Morra (via) |
Scienziate (matematiche, fisiche, astronome, geografe, naturaliste, biologhe, mediche, botaniche, zoologhe...): | -- |
Donne dello spettacolo (attrici, cantanti, musiciste, ballerine, registe, scenografe...): | -- |
Artiste (pittrici, scultrici, miniaturiste, fotografe, fumettiste...): | -- |
Figure storiche e politiche (matrone romane, nobildonne, principesse, regine, patriote, combattenti della Resistenza, vittime della lotta politica / guerra / nazismo, politiche, sindacaliste, femministe...): | -- |
Lavoratrici / imprenditrici / artigiane: | -- |
Figure mitologiche o leggendarie, personaggi letterari: | -- |
Atlete e sportive: | -- |
Altro (nomi femminili non identificati; toponimi legati a tradizioni locali, ad es. via delle Convertite, via delle Canterine, via della Moretta, via delle Zoccolette; madri di personaggi illustri...): | -- |
Censimento a cura di: Maria Pia Ercolini
Fonte: dati gentilmente forniti dal Comune di Valsinni (MT).
ISABELLA MORRA, POETESSA LUCANA DEL 500
Isabella Morra nacque a Favale (odierna Valsinni in provincia di Matera) nel 1516 e morì assassinata tra il 1543 ed 1546, uccisa insieme con il suo maestro di lettere. Aveva superato i venticinque anni, i suoi assassini furono tre dei suoi fratelli, i quali sospettavano una sua relazione sentimentale con tale Diego Sandoval de Castro, nobiluomo spagnolo e poeta, sposato con una certa Antonia Caracciolo e padre di due figli, signore del vicino Castello di Bollita (attuale Nova Siri). Il duplice omicidio avvenne nel castello dei Morra, tutt'ora esistente a Valsinni, quando i bruti fratelli sorpresero il maestro di lettere che consegnava ad Isabella alcune lettere fatte recapitare da don Diego e firmate con il nome della moglie. Dapprima fu ucciso il pedagogo e poi la povera Isabella a pugnalate.
Alla base del tragico fatto di sangue, oltre all'onore da lavare, un fatto politico: la guerra tra Francia e Spagna per il dominio dei feudi dell'Italia meridionale. Don Diego, spagnolo alleato degli spagnoli, insieme ad Isabella venne sospettato dai tre fratelli assassini, persone particolarmente violente e ignoranti da sempre nemici degli spagnoli e vicini alla dinastia francese, di volergli sottrarre il feudo di Favale. Del resto, i fratelli Morra non paghi del delitto compiuto, circa un anno dopo l'uccisione della giovane sorella, assassinarono anche Don Diego Sandoval de Castro con tre schioppettate, due al volto ed una mortale alla schiena, dopo avergli teso un agguato in un bosco tra Favale e Bollita.
È, questo, uno dei tanti episodi di violenza che nel Cinquecento insanguinarono le remote contrade italiane, soprattutto nella provincia meridionale. In un certo senso, secondo alcuni, la vicenda della sfortunata poetessa è da considerare un episodio tipico del tempo.
Il legame tra i Morra e la Francia è testimoniato dal fatto che il capo della famiglia Morra, Giovanni Michele era fuggito in esilio a Parigi, presso la corte di Francesco I a seguito contrasti con i feudatari di Salerno. La partenza del padre segnò la vita di Isabella che, rimasta a Favale con la madre ed i fratelli, aspirò per tutti i suoi giorni ad un ricongiungimento con il genitore, indicato come persona particolarmente illuminata.
L'autorità spagnola, contrariata dall'omicidio del Sandoval de Castro, cercò di far luce sul secondo fatto di sangue e aprì un'inchiesta con grande spiegamento di investigatori e soldati mandati a Valsinni alla ricerca dei fratelli Morra, nel frattempo riparati in Francia come il padre. Fu durante le indagini e le perquisizioni che fu trovato il breve canzoniere di Isabella Morra, acquisito agli atti del processo che fu celebrato a Napoli. Da esso, però, non si poté ricavare nulla, tranne una situazione di infelice solitudine e disperazione, strettamente collegata alla particolare condizione in cui la giovane vittima conduceva la sua esistenza. Il canzoniere, cioè, non apportò alcun contributo alla verità processuale né fece chiarezza sui moventi del delitto consumato dai fratelli Morra e sulla presunta relazione tra Isabella e Diego; al contrario, non vi è alcun riferimento a detta relazione ma, in esso veniva a luce un'anima particolarmente delicata e tormentata. Dalla sua lettura, si potè solo annoverare un'autentica poetessa nel panorama letterario italiano. Il caso, peraltro, si prestava e si presta ad una considerazione singolare: è interessante e per certi versi sorprendente, siamo nel '500 che, potesse esserci, anche nella remota Lucania del tempo, una donna che coltivasse le lettere e la poesia e che cantasse in maniera così struggente la pena della propria esistenza di cui aveva piena coscienza.
La singolarità e la straordinarietà della poesia di Isabella Morra appare in tutta evidenza se si considera la distanza geografica e culturale che separava la giovane dalle correnti letterarie del suo tempo, ed è anche la ragione della diversità della sua lirica rispetto a quella del tempo.
Isabella viveva prigioniera di un mondo ad ella estraneo ed avverso tra i monti a ridosso del Pollino. Passava le sue giornate tra le letture e le passeggiate lungo la riva del fiume Sinni o sulle vette più alte della zona a cercare di vedere il mare da cui sperava che arrivasse qualcuno che la sottraesse a quel mondo a lei così ostile. La poesia di Isabella Morra, perciò, è soprattutto il canto della solitudine e della emarginazione. La disperazione sublimata verso la ricerca di una evasione che il destino le avrebbe sempre negato. Non è difficile, leggendo la poesia di Isabella Morra, scorgere i segni di una particolare condizione esistenziale. Una donna, per certi versi rivoluzionaria, cosciente del suo stato e ribelle verso un mondo che per lei aveva già ritagliato un ruolo ed un posto che le erano estranei: chiusa nel suo palazzo nobiliare, guarda svolgersi la vita intorno a se in un modo e lei avulso; una poetessa senz'amore, che probabilmente l'amore non ha mai conosciuto, pur avendolo sempre sospirato e sognato. Perciò, Isabella nella sua breve e tormentata esistenza, sarà guidata da un'aspirazione ed un desiderio: evadere! lasciare il mondo che la imprigiona e che la deprime. Ed è alla natura con i suoi monti, il mare, le valli, i fiumi, gli alberi, la luna e gli animali che essa si rivolge quasi a voler affidare il suo grido di dolore ed il suo desiderio di fuggire.
IL SINDACO
Gennaro Olivieri