Argentina Altobelli
Argentina Altobelli è riuscita ad affermarsi nell’ambito politico di inizio ‘900, governato e frequentato esclusivamente da uomini, quando erano poche le donne che “sfidavano” il potere maschile e che riuscivano a guadagnarne la fiducia, la stima e il voto.
Nata nel 1866 ad Imola, Argentina all’età di sette anni si trasferisce a Parma, affidata agli zii paterni. Qui si laurea in Giurisprudenza, entra in contatto con un gruppo giovanile di orientamento mazziniano per poi avvicinarsi al socialismo.
Nel 1899 sposa il socialista Abdon Altobelli e si trasferisce a Bologna, dove organizza una società operaia femminile entrando a far parte della Commissione Esecutiva della Camera del Lavoro. Tra i fondatori della Federazione Nazionale dei Lavoratori della Terra, ne viene eletta Segretaria e mantiene per 20 anni tale carica, finché il regime fascista non scioglie la Federterra. Tra il 1904 e il 1921 la sua carriera è all’apice e vari i suoi interventi in occasioni pubbliche: come delegata dell’Alleanza femminile italiana al Congresso internazionale femminile di Amsterdam, come membro della direzione nazionale del Psi; sono memoria storica i suoi scritti presentati al Ministro dell’Agricoltura nel tentativo di avviare il processo di socializzazione della terra.
Nel 1919 entra a far parte del Comitato Nazionale Femminile Socialista e l’anno successivo partecipa come delegata italiana al Congresso sindacale internazionale di Amsterdam. Dopo la marcia su Roma, si ritira dall’attività politica e si adatta a svolgere umili lavori per mantenersi. Muore a Roma all’età di 76 anni.
di Francesca Spadaro
Graziella de Palo
Ci sono tante ragioni per intitolare una strada a Graziella De Palo (Roma, 1956 – Beirut, 1980): professionalità, rischio della vita pur di dare informazioni che di solito non si leggono, ricerca della verità, rifiuto della guerra e bisogno di capire cosa continua ad alimentarla, vittima del terrorismo internazionale come chiedono i familiari da anni.
La sua mission: scrivere per cambiare il mondo.
Graziella De Palo, appassionata del giornalismo, cominciò a lavorare a Notizie Radicali nel 1976. Collabora successivamente con L’Astrolabio e Paese Sera, dove pubblica i suoi pezzi più importanti di politica internazionale, dedicati all’analisi dell’imperialismo americano e al traffico delle armi con i Paesi sottosviluppati e del vicino oriente. In particolare verso i traffici che avvengono in violazione dell’embargo delle Nazioni Unite.
A Beirut durante un reportage proprio sul traffico d’armi in quelle zone, il 2.09.1980 viene rapita assieme al collega Italo Toni e scompare. A tutt’oggi i loro corpi non sono stati trovati anche se sono presumibilmente morti, come si legge nel testo della Procura della Repubblica depositato presso il Tribunale di Roma il 4.02.1985 e firmato dal sostituto procuratore Armati: “non sembra possano sussistere ulteriori ragionevoli dubbi sulla sorte dei due giornalisti Toni e De Palo”. Nell'ultima lettera ricevuta dalla sua amica Lipperini, Graziella scrive:“…e comunque agisci. Anche a vuoto ma agisci. Non stare ferma. Mai”.
di Nadia Cario
Isabella de Rosis
I Rossanesi sanno di San Nilo e di San Bartolomeo, ma forse conoscono ben poco della Serva di Dio Madre Isabella de Rosis. Eppure è quasi una nostra contemporanea: sono tuttora esistenti i monumenti che la interessano e sono in tantissimi coloro che hanno usufruito del lavoro qualificato delle sue Suore.
Nata a Rossano Calabro (Cosenza) il 9 giugno 1842, dal barone Domiziano De Rosis e da Gabriella Berlingieri, operò e morì nella città di Napoli e fin dalla fanciullezza si orientò verso Dio. A Napoli fondò un Istituto di Suore, che prese il nome di “Suore Riparatrici del Sacro Cuore” che si prodigavano nella carità: assistenza e istruzione delle orfanelle, convitti, educandati, asili infantili, scuole catechistiche, laboratori. La Madre girava per le case per sollevare i poveri e gli infermi; pagava i libri e le tasse perché i bambini più poveri potessero frequentare le scuole e dava pane, vestiti e denaro ai loro genitori. In seguito al terremoto di Messina, nel 1908, accolse ventotto profughi, provvedendoli di vitto e alloggio. La popolazione amava le Suore e apprezzava moltissimo il loro lavoro e così le autorità ecclesiastiche e civili.
Tant’è che nel 1° centenario della Fondazione della Congregazione, oratore della commemorazione ufficiale fu l’allora Vice Presidente della Camera, Oscar Luigi Scalfaro. Madre Isabella morì l’11 agosto del 1911, all’età di 69 anni; le sue virtù sono state dichiarate “eroiche” da Papa Benedetto XVI.
di Anna Rotundo