Premiare i\le docenti per il lavoro che svolgono nelle loro classi , con i\le loro studenti, è operazione intelligente, lungimirante e soprattutto virtuosa: dà all’insegnante gioia, gratificazione, opportunità di orizzonti diversi, idee e progettualità nuova che il\la docente restituirà ai suoi e alle sue ragazze a scuola. Ho vissuto così il Premio Scuola Estiva Befree, conferito, nell’ambito del Primo Concorso nazionale per le scuole di Toponomastica femminile, al lavoro di ricerca e riflessione sull’invisibilità delle donne nella storia e nei luoghi reali e simbolici della città, svolto con i e le studenti del liceo “Vaccarini” a Catania. Il video-documentario toponomastico-femminile realizzato -“Vie di parità” - è sulla linea Befree: s’ interroga sulle vie da seguire per costruire, contro le discriminazioni sessiste, un mondo di equità e coesione.
Così, Toponomastica femminile mi ha portata a Bolsena, a partecipare ai lavori della Scuola “Questioni di potere”, nella idillica cornice del convento francescano di Santa Maria del Giglio, tra viti, ulivi, melograni e azzurro del lago.
Cinque giornate intense, ricche di proposte e storie raccontate da espert* autorevoli che hanno riflettuto sul proprio impegno-lavoro nella città e nel mondo, ripensato innanzitutto se stess* per suggerire strade nuove da seguire in un mondo chiaramente in crisi di modelli, riferimenti, guide.
Dalla storia, alla sociologia, alla didattica alla pedagogia, dalla filosofia alle arti marziali, dall’economia alla politica alla letteratura e all’arte, dal diritto all’impegno sociale fino alle esperienze di auto-mutuo aiuto delle donne che subiscono violenza: tutti i campi sono stati attraversati per riflettere sul potere come “strumento maschile da declinare al femminile” , da ripensare, contro la violenza, a favore delle donne e della relazione uomo-donna.
Raccontare ciascuno dei contributi non è possibile. Ogni intervento, per la forza di sollecitare emozioni e aprire prospettive nuove, meriterebbe un racconto a sé.
Recupero, allora, in un collage frammentario alcune delle parole dette, nel tentativo di dare qualche segno del multiforme patrimonio dell’esperienza vissuta a Bolsena.
“Avevo bisogno di qualcuno che credesse che ero capace di tornare a volare e me lo dicesse” (Barbara, del gruppo di Auto-mutuo aiuto Befree che mette al centro come protagoniste le stesse persone che vivono situazioni di violenza domestica). “Impariamo ad ascoltare ed esplorare la forza combattente che parte dal corpo delle donne: non è militare, è guerriera. Parte dalla percezione dell’energia che attraversa il nostro corpo: la cultura occidentale l’ha dimenticata ed ignorata, quella orientale l’ha coltivata. Riprendiamocela!” (Alessandra Chiricosta, filosofa e maestra di arti marziali femminili). “Si può essere uomini in mille modi, fuori dal potere maschile che toglie libertà per primi agli uomini” (Lorenzo Gasparrini di Maschile Plurale). “Il potere materno, che porta il rischio della rinuncia a sé, è mettere al mondo il mondo, non un figlio” (Lidia Campagnano giornalista de Il Manifesto). “Recuperiamo la memoria della storia delle donne: scopriremo un patrimonio di battaglie e conquiste poi dimenticate e sepolte. Se questo non accade, continuiamo ad essere sole, prive di riferimenti e di noi stesse. Le lotte femministe non sono del ‘900, sono cominciate millenni prima. Un esempio: l’aristocratica romana Orazia diceva che non avrebbe pagato le tasse poiché non era cittadina romana.” (Maria Paola Fiorensuoli, storica e giornalista). “E’ necessaria una sovversione culturale a partire da una formazione diversa dei e delle docenti, nelle scuole, per destrutturare e insegnare a destrutturare stereotipi della cultura patriarcale”(Fiorenza Taricone, docente di Storia presso l’Università di Cassino) . “Non sappiamo condurre a compimento le conquiste, conservarle e mantenerle. E’ necessario riprendere i fili interrotti, non vanificare il frutto delle battaglie delle madri” (Vittoria Tola dell’UDI). “Siamo passati da un sistema patriarcale ad uno paternalistico in cui gli uomini di potere scelgono donne di potere fantasmatiche e manovrabili” (Anna Simone, sociologa Università Romatre). “Le donne della mafia hanno sostituito gli uomini di mafia in carcere e ne ereditano e ripetono lo stile di potere; per permettere loro di affrancarsi serve renderle autonome economicamente innanzitutto” (Franca Imbergamo, magistrata antimafia). “Serve usare un linguaggio di genere,non neutro, che faccia esistere le donne già nella parola. La parola è la prima forma di potere.” (Pina Caporaso, docente di scuola). “ Un confronto Andreotti-Santa Caterina da Siena dà la percezione della differenza tra potere maschile e femminile: per il politico il potere per fare il bene può praticare il male , per la santa il potere è cosa prestata e mai si deve approfittare della gestione di tale potere. Pensare e fare potere al femminile deve essere cosa diversa. Potere come potenza, come forza per fare le cose pensate” (Milva Spadi, giornalista) . Alle relazioni segue il confronto, si accompagnano laboratori teatrali e di ginnastica: emoziona Francesca Romano nei panni di una borghese diventata barbona per sfuggire all’asfissia dei ruoli sociali e di genere; fa emergere energie dimenticate il “risveglio energetico” curato da Sara Pollice; nutrono il corpo ma anche l’anima i cibi preparati da Aurora Ferina, che promette per l’anno prossimo il percorso culinario “Cibo, amore e cultura”; ridestano altre prospettive nella percezione di sé e della propria forza i laboratori di Giusi Cicciò.
Ma Befree è soprattutto il gruppo di donne –Oria Gargano, instancabile presidente di Befree, Antonella Petricone, Gaia Brunetti, Sara Pollice, Anna Verdolocco, Natasha De Matteis, Francesca Esposito- che realizzano innanzitutto un modello di cooperazione orizzontale e condivisa, di segno femminile, che andrebbe studiato e diffuso, per il benessere e lo sviluppo di questo mondo. Befree è stato il magnifico gruppo di donne giunto da tante parti d’Italia per un percorso individuale e sociale che parte da sé, approda alla relazione uomo-donna e vuole ripensare il mondo: sono Silvia, Roberta, Rossella, Franca, Margherita, Martina, Debora, Annamaria, Rossella, Martina, Teresa, Simona e tante altre, che, conclusi i lavori, promettono di ritrovarsi ancora, per continuare insieme il percorso intrapreso.
Ora ritorno a scuola, al mio progetto di educazione permanente alla differenza di genere, con una consapevolezza nuova, più forte, con una prospettiva più ampia e ricca del percorso che mi/ci aspetta per una costruzione di una cultura differente, in un mondo asfissiato dall’emergenza, che necessita di un ripensamento dei vecchi modelli culturali , perché si aprano “strade nuove” di coesione, equità, giustizia. In questa direzione si muove il secondo Concorso nazionale Toponomastica femminile e FNISM Sulle vie della parità, con il patrocinio del Senato. Nella speranza che ancora una volta un’insegnante che ha a cuore le problematiche di genere venga premiata anche con la partecipazione alla prossima scuola Befree. Ci contiamo!