Elisabetta Fiorini Mazzanti
Elisabetta Fiorini nacque nel 1799 a Terracina da nobile famiglia, condizione che le permise un’educazione di alto livello e la frequentazione di insigni naturalisti, che incoraggiarono il suo interesse per la botanica.
Catalogò piante e fiori secondo la classificazione linneiana, ebbe rapporti epistolari con illustri studiosi del tempo e fece parte di numerosi circoli internazionali di botanica.
Si interessò di crittogamologia, scienza che studia i microrganismi di licheni, alghe, funghi e muschi e osservò con indagine microscopica le trasformazioni che avvenivano, dedicando ad essi esami dettagliati ed applicazioni scrupolose. L’attenzione prestata dalla Fiorini ai crittogami stimolò negli anni successivi lo studio della biologia.
Nel corso della sua lunga vita, della quale dedicò ben 55 anni alla ricerca e alla classificazione di muschi e piante, presentò oltre trenta pubblicazioni ampliando di trenta specie l’opera omnia del tempo, la Florae Romanae, alla quale ne aggiunse successivamente altre settanta.
I suoi studi riguardanti la vegetazione della campagna romana vennero inseriti nella Flora Italica, raccolta di altissimo livello che conteneva le conoscenze botaniche del tempo.
Da lei presero il nome un genere di pianta e di muschio e le sue collezioni sono ancora oggi ospitate negli armadi del museo dell’erbario di Roma.
La vita non le risparmiò grandi dolori poiché dovette assistere alla morte del marito e dell’unica figlia, venuti a mancare prematuramente. Morì a Roma nel 1879.
di Anna Luisa Lai
Eva Mameli Calvino
Eva Mameli (Sassari, 1886 - Sanremo, 1978) appartiene al piccolo gruppo di italiane che a inizio Novecento intraprendono studi in materie scientifiche, accedendo al mondo della ricerca che solo successivamente registrerà una crescente presenza femminile.
Laureatasi in Scienze naturali a Pavia nel 1907, inizia gli studi di genetica vegetale presso l’Orto botanico pavese pubblicando numerosi saggi.
Nel 1915 ottiene, prima donna in Italia del settore, la libera docenza in Botanica presso l’Università di Pavia. Nel 1920 sposa Mario Calvino, agronomo italiano di fama internazionale, e accetta di assumere la direzione del Dipartimento di Botanica della Stazione sperimentale agronomica di Santiago de las Vegas (Cuba).
Il 15 ottobre 1923 nasce il figlio Italo, futuro grande scrittore.
Durante i cinque anni di permanenza sull’isola caraibica, Eva Mameli acquisisce notevole esperienza in botanica tropicale, pubblica numerosi articoli e intraprende viaggi di esplorazione scientifica (Cuba, Brasile, Stati Uniti). Rientra con il marito in Italia nel 1925 e per due anni dirige l’Orto botanico di Cagliari.
Dal 1928 dedica la sua instancabile attività presso la Stazione sperimentale di floricoltura di Sanremo e il suo contributo alle ricerche di genetica del fiore e allo sviluppo della floricoltura ligure sarà fondamentale. A tali attività aggiunge un forte impegno per la protezione ambientale e la direzione della rivista Il Giardino Fiorito, fondata insieme al marito nel 1931.
di Loretta Marchi
Eva Ekeblad
La Signora delle Patate, Eva Ekeblad, agronoma e scienziata svedese (10 luglio 1724 - 15 maggio 1786), nacque De La Gardie, in una famiglia nobile collegata con i Reali di Svezia.
Sposata all’età di 16 anni al Conte Ekeblad, a cui diede cinque figli, si dedicò alla cultura nel suo salotto di Stoccolma, che ospitò artisti, letterati e musicisti, tra cui Johan Elmich Roman, il padre della musica svedese. Poiché il coniuge era spesso assente per doveri di stato, inoltre, iniziò a prendersi cura personalmente della proprietà terriera della famiglia nel Vastergotland. Affinando sempre più le proprie competenze nel campo dell’agronomia, arrivò a scoprire che le patate, introdotte in Svezia circa un secolo prima, alla metà del ’600, potevano essere utilizzate per produrre farina e alcol. Così questo tubero, che fino ad allora era stato coltivato solo come curiosità botanica nelle serre dei nobili, sostituì nella preparazione dell’alcol i cereali, quali frumento e segale, che poterono quindi essere usati per la panificazione; ciò si tradusse in un aumento di risorse alimentari per il popolo, riducendo il pericolo di carestie e migliorando le condizioni generali delle classi meno abbienti. Non fu questa la sua unica scoperta ma sicuramente fu quella che la rese famosa. Usò le patate anche per sostituire i pericolosi ingredienti della cipria di quei tempi e si racconta che, per pubblicizzarne l’uso, fosse solita ornarsi i capelli con i loro fiori.
Nel 1748 fu eletta prima donna membro della Reale Accademia Svedese delle Scienze, a cui due anni prima aveva inviato notizia della sua scoperta.
di Daniela Catano