Natalia Goncharova
Laura Candiani

Dongni Wei

 

Nata il 3 luglio 1881 in Russia, nelle tenute della sua nobile famiglia presso Tula, Natal'ja Sergeevna Gončarova prende il nome di una bellissima e celebre antenata, colei che fece letteralmente impazzire di gelosia il marito Alekandr Puškin, morto in seguito a un duello. A Mosca, dove si traferisce nel 1891, studia medicina e poi scultura, quindi pittura che meglio offre l'opportunità di cogliere «la fragilità commovente di un fiore o la freschezza di un fiore primaverile». Qui incontra il compagno della vita, l'artista Mikhail Larionov, con cui formerà una coppia "aperta" e si legherà in matrimonio nel 1955, solo per motivi di reciproca eredità. La loro carriera corre parallela e il loro sodalizio artistico sarà solidissimo. Insieme fanno parte degli animatori della rivista Vello d'oro, aperta alle avanguardie artistiche. Insieme sperimenteranno, viaggeranno, faranno scandalo, frequenteranno le/gli intellettuali più importanti dell'epoca e, grazie a due ricchissimi collezionisti russi, conosceranno le opere di Cezanne, Matisse, Gauguin, Picasso, a cui Natal'ja si è avvicinata fino dal 1906, quando già espone a Parigi. Nel 1910 formano un gruppo su posizioni artistiche radicali, attivo per circa sette anni, denominato Fante di quadri. Altri movimenti d'avanguardia a cui dettero vita, dai nomi assai fantasiosi, furono il Cavaliere di diamanti, il Coda d'asino, il Raggismo. Nel 1912 Natalia espose una cinquantina di opere, volutamente distanti dalle correnti occidentali, in cui riprese la tradizione russa.

Natalia Goncharova in una foto del 1916

Fatto insolito, per non dire eccezionale, per una giovane artista, e donna, nel 1913 le venne dedicata nella galleria di Klavdia Mikhailova una retrospettiva che pare ospitasse ben 700 lavori a testimonianza del suo audace eclettismo: dipinti, sculture, bozzetti, figurini, ricami, disegni per carta da parati e tessuti. La mostra ebbe un successo straordinario, fu visitata da 12000 persone e furono vendute 31 opere per 5000 rubli. Quell'anno, insieme al compagno e all'amico scrittore Ilia Zdanevich, avevano compiuto un gesto senza precedenti, che oggi inseriremmo nella body-art; si erano infatti dipinti il volto e il corpo, intanto passeggiavano per le vie di Mosca declamando versi e scandalizzando le persone con questa inedita e originalissima performance futurista. Non contenta, Natal'ja diventa attrice e compare nel primo film dell'avanguardia russa, in cui balla il tip-tap; si tratta di Dramma nel Cabaret futurista n.13. Quando le è stata dedicata a Firenze una grandiosa mostra a Palazzo Strozzi (settembre 2019-gennaio 2020) in cui era esposta una significativa selezione che spaziava nei generi che le furono congeniali, si è potuto finalmente apprezzare il suo genio, cominciando dalla pittura. Influenzata sì dalla tradizione europea, ma orgogliosa delle proprie radici culturali e artistiche, diceva:

«L'arte del mio Paese è incomparabilmente più profonda di tutto ciò che conosce l'Occidente»

Fu la prima pittrice a esporre quadri con donne nude in Russia, e fu scandalo; addirittura ci furono sequestri da parte delle autorità: per Modella su sfondo blu fu accusata di immoralità e pornografia perché il ritratto è dettagliato ed esplicito nella descrizione del corpo, mentre la posa è davvero originale, con quelle braccia sollevate e quel sesso in primo piano. Ma poi arrivò l'assoluzione. Ancora oggi su internet è un'impresa trovarlo in forma integrale. Produsse anche dipinti di argomento sacro, e così fece ugualmente scandalo perché questo genere, da sempre, era riservato agli uomini; d'altra parte era convinta che essere a immagine e somiglianza di Dio non fosse solo appannaggio dell'uomo e che l'intelligenza si manifestasse allo stesso modo in entrambi i sessi. I suoi Evangelisti vennero sequestrati perché così moderni da apparire agli occhi dei censori più tradizionalisti quasi delle parodie blasfeme, ma ancora una volta venne assolta. Al ritorno dalla Grande guerra del compagno, gravemente ferito, raffigura battaglie, trincee, soldati, cadaveri in una serie di litografie, non ne dà una visione romantica ed eroica, tutt'altro: offre invece un'immagine straziante, forte, senza abbellimenti, in cui l'esercito russo viene protetto dai due santi Giorgio di Cappadocia e Aleksandr Nevsky.

Natalia Gontcharova, Saint Alexandre Nevski, 1914, litografia. Crediti : The Ethel Morrison Van Derlip Fund

Natal'ja continuava a cambiare, a sperimentare, a utilizzare la sua inesauribile vena creatrice, quindi le furono congeniali la moda e il teatro. Veniamo dunque alla fruttuosa collaborazione con Sergej Pavlovič Djagilev, il massimo regista, coreografo, impresario che la Russia abbia avuto. Per diversi suoi balletti ideò costumi e scene e nelle fasi preparatorie, in cui non disdegnava i più faticosi lavori manuali, si vestiva da uomo, utilizzando comode tute da operaio. In mostra a Firenze si poterono ammirare, su dei manichini, alcuni complessi ed elaborati abiti per Il gallo d'oro (1913), ma erano altrettanto interessanti i bozzetti realizzati con tecniche varie: carta, collage, stoffa, mosaici, sfondi d'oro alla maniera bizantina da lei studiati per il balletto Liturgie, mai messo in scena a causa della guerra. «Il compito del costume ― diceva ― non è quello di vestire, ma piuttosto di materializzare il personaggio immaginato, il suo tipo, il suo carattere». Dal 1919 Natal'ja non tornò più in Russia e si stabilì a Parigi. Qui lavorò nel negozio di arazzi di Marie Cuttoli, la Maison Myrbor, mentre quando era ancora in patria aveva collaborato con la famosa stilista Nadejda Lamonava, unendo eleganza e materiali poveri tipici della sua terra. Viaggiò allora per l'Europa: fu in Svizzera e in Italia, sempre vicina al futurismo, di cui apprezzava quel celebrato dinamismo e quella ricerca di innovazioni e modernità, ma pure all'astrattismo e al cubismo. A Roma fu l'unica collaboratrice di sesso femminile dell'esigente Djagilev, che la stimava moltissimo, per l'allestimento di Les Contes russes, ma il loro bel rapporto proseguì con Sadko, Les noces, L'uccello di fuoco. Dalla Spagna portò un profondo influsso che trasmise alla sua arte, dipingendo figure femminili ornate con mantiglie, scialli, pèttini sui capelli raccolti, ma pure utilizzò per i balletti mai realizzati dal vivo Rapsodia española e Triana ispirati al flamenco, e come spunto per oggetti d'arredo; a Firenze si poté apprezzare per la prima volta un meraviglioso paravento del 1928 con motivi floreali, proveniente da Chicago.

Natalia Goncharova, 1913, Il ciclista, olio su tela, 78x105 cm, Museo Russo, San Pietroburgo Natalia Goncharova, Scenografia per il «Gallo d'Oro», 1914. Guazzo e olio su tela. 

Non va dimenticato in questa vicenda cosa stava accadendo in Russia e nel mondo: dal crollo della borsa alla depressione, dall'avvento di Stalin al regime sempre più autoritario; le avanguardie non erano viste affatto con benevolenza, l'arte "degenerata" non piace ai dittatori, all'Ovest come ad Est, quindi molte opere vengono distrutte, o lasciate in depositi, si va verso il disprezzo e la generale dimenticanza, con il rischio che un grande patrimonio artistico scompaia per sempre. Impossibile poi rientrare in Russia. Ecco la delusione e il rischio della miseria: Natal'ja e il marito sono costretti a vendere parecchi quadri, a vivere con poco illustrando libri e collaborando alla realizzazione di balletti; morto Djagilev e sciolta la compagnia dei Ballets Russes nel 1929, lavora per il Royal Ballet, per i Ballets Russes di Monte Carlo, per il Grand Ballet du Marquis de Cuevas.

Con l'avanzare dell'età, arrivano pure i problemi di salute. Dal momento che anche la vita privata di Natal'ja fu senz'altro originale, nella coppia si era introdotto nel frattempo un terzo elemento, una donna che fu sorella, amica, amante, compagna; Alexandra Tomilina sarà, alla morte dell'artista, avvenuta a Parigi il 17 ottobre 1962, la seconda moglie di Larionov che morì a sua volta solo due anni dopo, nominandola erede. Alexandra decise di lasciare tutte le opere allo Stato sovietico che le ha disposte in una sede apposita, non essendo sufficienti le sale della Galleria Tretyakov. Significativo che i tre siano sepolti insieme, nel cimitero della cittadina francese dove vivevano: Ivry-sur-Seine, alle porte della capitale.

Natalia Goncharova, Ritratto, 1907

Traduzione francese

Lucrezia Pratesi

Née le 3 juillet 1881 en Russie, sur les terres de sa noble famille près de Toula, Natalia Sergueïevna Gontcharova doit son prénom à une aïeule célèbre et d’une grande beauté, celle-là même qui rendit son mari Alexandre Pouchkine littéralement fou de jalousie, au point de mourir à la suite d’un duel. À Moscou, où elle s’installe en 1891, elle étudie d’abord la médecine, puis la sculpture, avant de se tourner vers la peinture, qui lui semble offrir davantage la possibilité de saisir « la fragilité touchante d’une fleur ou la fraîcheur d’un bourgeon printanier ». C’est là qu’elle rencontre l’artiste Mikhaïl Larionov, compagnon de vie avec lequel elle formera un couple « ouvert » et qu’elle épousera en 1955, uniquement pour des raisons d’héritage réciproque. Leur parcours artistique est parallèle et leur union, solidement fondée sur une profonde complicité créative. Ensemble, ils participent à l’animation de la revue La Toison d’or, ouverte aux avant-gardes artistiques. Ensemble, ils expérimentent, voyagent, provoquent des scandales, fréquentent les intellectuel·le·s les plus en vue de l’époque et, grâce à deux riches collectionneurs russes, découvrent les œuvres de Cézanne, Matisse, Gauguin, Picasso, auxquels Natalia s’intéresse dès 1906, année où elle expose déjà à Paris. En 1910, ils fondent un groupe aux positions artistiques radicales, actif pendant environ sept ans, nommé Valet de carreau. D’autres mouvements d’avant-garde verront le jour sous leur impulsion, aux noms tout aussi imaginatifs, tels que Le Cavalier de diamant, La Queue d’âne ou encore Le Rayonisme. En 1912, Natalia expose une cinquantaine d’œuvres délibérément éloignées des courants occidentaux, dans lesquelles elle réinterprète la tradition russe.

Natalia Gontcharova sur une photo de 1916

Fait insolite, voire exceptionnel pour une jeune femme artiste, en 1913, une rétrospective lui est consacrée à la galerie de Klavdia Mikhailova, présentant pas moins de 700 œuvres témoignant de son audacieux éclectisme : peintures, sculptures, esquisses, croquis de mode, broderies, dessins pour papiers peints et tissus. L’exposition connaît un succès retentissant, accueillant 12 000 visiteurs et vendant 31 œuvres pour un total de 5 000 roubles. Cette même année, avec son compagnon et l’écrivain Ilia Zdanevitch, elle réalise un geste sans précédent que l’on qualifierait aujourd’hui de body art : ils peignent leur visage et leur corps, puis déambulent dans les rues de Moscou en déclamant des vers, scandalisant les passants par cette performance futuriste aussi inédite qu’originale. Mais Natalia ne s’arrête pas là : elle devient actrice et apparaît dans le premier film d’avant-garde russe, où elle danse du tap dance ; il s’agit de Drame au cabaret futuriste n° 13. Lorsque, à Florence, lui est consacrée une grande exposition au Palazzo Strozzi (septembre 2019 – janvier 2020), présentant une sélection significative d’œuvres couvrant les divers genres qui lui étaient familiers, on peut enfin apprécier l’étendue de son génie, à commencer par la peinture. Si elle est influencée par la tradition européenne, elle demeure fière de ses racines culturelles et artistiques. Elle affirme:

«L’art de mon pays est incomparablement plus profond que tout ce que connaît l’Occident»

Elle est la première femme peintre à exposer en Russie des tableaux représentant des femmes nues – et cela provoque un scandale ; certaines œuvres sont même saisies par les autorités. Pour Modèle sur fond bleu, elle est accusée d’immoralité et de pornographie, car le portrait, détaillé et explicite dans la description du corps, présente une pose tout à fait originale, avec les bras levés et le sexe au premier plan. Elle est finalement acquittée. Encore aujourd’hui, il est difficile d’en trouver une version complète sur Internet. Elle produit aussi des peintures à sujet religieux, ce qui provoque un autre scandale : ce genre, de tout temps réservé aux hommes, lui semble pourtant accessible, car elle est convaincue que l’être humain, homme ou femme, est à l’image de Dieu et que l’intelligence se manifeste de manière égale chez les deux sexes. Ses Évangélistes sont saisis par les censeurs, qui jugent ces œuvres si modernes qu’elles leur paraissent presque blasphématoires – mais là encore, elle est acquittée. Au retour de la Grande Guerre, alors que son compagnon est gravement blessé, elle réalise une série de lithographies représentant batailles, tranchées, soldats, cadavres – sans aucune vision romantique ni héroïque, bien au contraire : elle livre une image poignante, brute, sans fard, où l’armée russe est protégée par deux saints, Georges de Cappadoce et Alexandre Nevski.

Natalia Gontcharova, Saint Alexandre Nevski, 1914, lithographie. Crédit : The Ethel Morrison Van Derlip Fund

Natalia n’a jamais cessé d’évoluer, d’expérimenter, d’exploiter sa créativité inépuisable ; la mode et le théâtre deviennent pour elle des domaines tout aussi naturels. C’est ainsi qu’elle collabore avec Serge Pavlovitch Diaghilev, le plus grand metteur en scène, chorégraphe et impresario que la Russie ait connu. Elle conçoit costumes et décors pour plusieurs de ses ballets et, lors des phases préparatoires, n’hésite pas à effectuer des tâches manuelles fatigantes, vêtue d’une salopette d’ouvrier. À Florence, on a pu admirer sur des mannequins les costumes complexes et élaborés qu’elle avait conçus pour Le Coq d’or (1913), mais aussi ses esquisses, réalisées dans des techniques variées : papier, collage, tissu, mosaïque, fonds dorés dans le style byzantin qu’elle avait étudié pour le ballet Liturgies, jamais monté à cause de la guerre. « Le rôle du costume – disait-elle – n’est pas d’habiller, mais de matérialiser le personnage imaginé, son type, son caractère». À partir de 1919, Natalia ne retournera plus jamais en Russie et s’installe à Paris. Elle travaille dans la boutique de tapisseries de Marie Cuttoli, la Maison Myrbor. Lorsqu’elle était encore dans son pays natal, elle avait déjà collaboré avec la célèbre styliste Nadejda Lamonava, alliant élégance et matériaux pauvres propres à sa terre d’origine. Elle voyage ensuite en Europe : en Suisse, en Italie, restant proche du futurisme, dont elle apprécie le dynamisme exalté, la recherche de nouveauté et de modernité, mais aussi du cubisme et de l’abstraction. À Rome, elle est la seule femme à collaborer avec l’exigeant Diaghilev, qui l’estime profondément, pour la mise en scène de Les Contes russes, puis encore pour Sadko, Les Noces, L’Oiseau de feu. L’Espagne exerce sur elle une profonde influence qu’elle transmet à son art : elle peint des figures féminines ornées de mantilles, de châles, de peignes dans les cheveux relevés. Elle conçoit aussi des projets de ballets jamais montés, comme Rhapsodie espagnole ou Triana, inspirés du flamenco, ainsi que des objets décoratifs. À Florence, on a pu admirer pour la première fois un merveilleux paravent datant de 1928, orné de motifs floraux, venu de Chicago.

Natalia Goncharova, 1913, Le Cycliste, huile sur toile, 78 x 105 cm, Musée Russe, Saint-Pétersbourg Natalia Goncharova, Décor pour «Le Coq d’or», 1914. Gouache et huile sur toile. 

Il ne faut pas oublier le contexte historique : l’effondrement de la Bourse, la dépression, l’arrivée au pouvoir de Staline et l’instauration d’un régime toujours plus autoritaire. Les avant-gardes ne sont pas en odeur de sainteté, ni à l’Ouest ni à l’Est : l’art « dégénéré » n’a pas la faveur des dictateurs, et de nombreuses œuvres sont détruites ou reléguées dans des dépôts. C’est l’époque du mépris et de l’oubli, au risque de voir disparaître à jamais un immense patrimoine artistique. Il est alors impossible de rentrer en Russie. Déception et misère guettent : Natalia et son mari sont contraints de vendre nombre de leurs tableaux, vivent avec peu, illustrent des livres, collaborent à la création de ballets. Après la mort de Diaghilev et la dissolution des Ballets russes en 1929, elle travaille pour le Royal Ballet, pour les Ballets russes de Monte-Carlo, puis pour le Grand Ballet du marquis de Cuevas.

Avec l’âge, les problèmes de santé apparaissent. Et puisque la vie privée de Natalia fut elle aussi originale, un troisième personnage s’était introduit dans le couple : une femme qui fut sœur, amie, amante, compagne. Alexandra Tomilina deviendra, à la mort de l’artiste à Paris le 17 octobre 1962, la seconde épouse de Larionov, mort à son tour deux ans plus tard, en la nommant héritière. Alexandra décide de léguer toutes les œuvres à l’État soviétique, qui leur consacre un lieu spécifique, la Galerie Tretiakov ne suffisant pas à les accueillir. Fait significatif : les trois sont enterrés ensemble dans le cimetière de la ville française où ils vécurent, Ivry-sur-Seine, aux portes de la capitale.

Natalia Gontcharova, Portrait, 1907

Traduzione spagnola

Laura Cavallaro

Nacida el 3 de julio de 1881 en Rusia, en las fincas de su noble familia cerca de Tula, Natal'ja Sergeevna Gončarova toma el nombre de una hermosa y célebre antepasada, aquella que literalmente hizo enloquecer de celos a su marido Alekandr Puškin, quien murió posteriormente en un duelo. En Moscú, adonde se traslada en 1891, estudia medicina, luego escultura y, finalmente, pintura, que mejor le permite captar «la fragilidad conmovedora de una flor o la frescura de una flor primaveral». Allí conoce al compañero de su vida, el artista Mikhail Larionov, con quien formará una pareja "abierta" y con quien se casará en 1955, solo por motivos de herencia recíproca. Sus carreras artísticas corren en paralelo y su colaboración será muy sólida. Juntos forman parte de los impulsores de la revista Vello d’oro, abierta a las vanguardias artísticas. Juntos experimentarán, viajarán, escandalizarán, frecuentarán a las/os intelectuales más importantes de la época y, gracias a dos riquísimos coleccionistas rusos, conocerán las obras de Cézanne, Matisse, Gauguin, Picasso, a quienes Natal’ja ya se había acercado desde 1906, cuando ya exponía en París. En 1910 fundan un grupo de tendencias artísticas radicales, activo durante unos siete años, denominado Sota de diamantes. Otros movimientos vanguardistas que impulsaron, con nombres muy creativos, fueron El caballero de diamantes, La cola de burro, El rayonismo. En 1912 Natal’ja expuso unas cincuenta obras, deliberadamente alejadas de las corrientes occidentales, retomando la tradición rusa.

Natalia Goncharova en una foto de 1916

Hecho inusual, por no decir excepcional, para una joven artista, y además mujer, en 1913 se le dedicó una retrospectiva en la galería de Klavdia Mikhailova que al parecer albergaba unas 700 obras, testimonio de su audaz eclecticismo: pinturas, esculturas, bocetos, figurines, bordados, dibujos para papel, tapiz y telas. La muestra tuvo un éxito extraordinario, fue visitada por 12000 personas y se vendieron 31 obras por 5000 rublos. Ese mismo año, junto a su compañero y al escritor Ilia Zdanevich, realizaron un gesto sin precedentes, que hoy consideraríamos body-art: se pintaron el rostro y el cuerpo y pasearon así por las calles de Moscú recitando versos y escandalizando al público con esta performance futurista, tan original como provocadora. No conforme con todo esto, Natal’ja se convierte en actriz y aparece en la primera película de la vanguardia rusa, donde baila claqué; se trata de Drama en el cabaret futurista nº. 13. Cuando se le dedicó una gran exposición en el Palazzo Strozzi de Florencia (septiembre de 2019-enero de 2020) en la que se presentó una significativa selección de obras en los géneros que le fueron más afines, pudo por fin apreciarse su genio, empezando por la pintura. Influenciada por la tradición europea, pero orgullosa de sus raíces culturales y artísticas, afirmaba:

«El arte de mi país es incomparablemente más profundo que todo lo que conoce Occidente»

Fue la primera pintora en exhibir cuadros con mujeres desnudas en Rusia, y causó escándalo; incluso hubo confiscaciones por parte de las autoridades: por Modelo sobre fondo azul fue acusada de inmoralidad y pornografía, ya que el retrato es detallado y explícito en la descripción del cuerpo, mientras que la pose es realmente original, con los brazos levantados y los genitales en primer plano. Pero después fue absuelta. Aún hoy es difícil encontrar esa obra completa en internet. También realizó pinturas de tema religioso, lo que igualmente provocó escándalo, ya que este género, tradicionalmente, estaba reservado a los hombres; por otro lado, ella estaba convencida de que ser imagen y semejanza de Dios no era privilegio exclusivo del hombre y que la inteligencia se manifestaba por igual en ambos sexos. Sus Evangelistas fueron confiscados por ser tan modernos que, a ojos de los censores más tradicionalistas, casi parecían parodias blasfemas, pero nuevamente fue absuelta. Tras el regreso de su compañero gravemente herido en la Gran Guerra, representa batallas, trincheras, soldados, cadáveres en una serie de litografías, que no ofrecen una visión romántica ni heroica, sino más bien una imagen desgarradora, fuerte, sin adornos, en la que el ejército ruso aparece protegido por los santos Jorge de Capadocia y Aleksandr Nevski.

Natalia Goncharova, San Alejandro Nevski, 1914, litografía. Créditos: The Ethel Morrison Van Derlip Fund

 Natal’ja no paraba de cambiar, experimentando, utilizando su inagotable vena creativa, y por eso se sintió cómoda con la moda y el teatro. Llegamos así a su fructífera colaboración con Serguéi Pávlovich Diáguilev, el mayor director, coreógrafo y empresario que ha tenido Rusia. Para varios de sus ballets creó vestuarios y escenografías y, en las fases preparatorias, en las que no desdeñaba los trabajos manuales más duros, se vestía de hombre, utilizando cómodos overoles de obrero. En la exposición de Florencia pudieron admirarse, sobre maniquíes, algunos trajes complejos y elaborados para El gallo de oro (1913), pero también eran muy interesantes los bocetos realizados con técnicas varias: papel, collage, tela, mosaicos, fondos dorados al estilo bizantino que ella estudió para el ballet Liturgias, nunca representado a causa de la guerra. «La función del vestuario ―decía― no es vestir, sino materializar al personaje imaginado, su tipo, su carácter». A partir de 1919 Natal’ja no volvió más a Rusia y se estableció en París. Allí trabajó en la tienda de tapices de Marie Cuttoli, la Maison Myrbor, mientras que cuando aún estaba en su país había colaborado con la famosa diseñadora Nadezhda Lamánova, uniendo elegancia con materiales humildes típicos de su tierra. Viajó entonces por Europa: estuvo en Suiza e Italia, siempre cercana al futurismo, del que apreciaba ese celebrado dinamismo y la búsqueda de innovación y modernidad, pero también al abstraccionismo y al cubismo. En Roma fue la única colaboradora femenina del exigente Diáguilev, quien la valoraba muchísimo, en el montaje de Los cuentos rusos, y su buena relación continuó con Sadko, Las bodas, El pájaro de fuego. De España se llevó una profunda influencia que trasladó a su arte, pintando figuras femeninas adornadas con mantillas, chales, peinetas sobre moños, y también utilizó elementos inspirados en el flamenco para ballets nunca representados como Rapsodia española y Triana, así como en objetos decorativos; en Florencia pudo admirarse por primera vez un maravilloso biombo de 1928 con motivos florales, procedente de Chicago.

Natalia Goncharova, 1913, El ciclista, óleo sobre lienzo, 78 x 105 cm, Musée Russe, Saint-Pétersbourg Natalia Goncharova, Escenografía para «El gallo de oro», 1914. Gouache y óleo sobre lienzo 

No debe olvidarse lo que estaba ocurriendo en Rusia y en el mundo: desde el colapso bursátil hasta la Gran Depresión, del ascenso de Stalin al régimen cada vez más autoritario; las vanguardias no eran vistas con buenos ojos, el arte “degenerado” no agradaba a los dictadores, ni en Occidente ni en Oriente, por lo que muchas obras fueron destruidas o abandonadas en depósitos, se impuso el desprecio y el olvido generalizado, con el riesgo de que un gran patrimonio artístico desapareciera para siempre. Volver a Rusia era imposible. He aquí la decepción y el riesgo de la miseria: Natal’ja y su marido se ven obligados a vender muchas pinturas, a vivir con poco ilustrando libros y colaborando en la realización de ballets; muerto Diáguilev y disuelta la compañía de los Ballets Rusos en 1929, trabaja para el Royal Ballet, para los Ballets Rusos de Montecarlo, para el Grand Ballet du Marquis de Cuevas.

Con el paso de los años llegan también los problemas de salud. Dado que también la vida privada de Natal’ja fue ciertamente original, en la pareja se introdujo una tercera persona, una mujer que fue hermana, amiga, amante, compañera; Alexandra Tomilina será, tras la muerte de la artista, ocurrida en París el 17 de octubre de 1962, la segunda esposa de Larionov, quien murió solo dos años después, nombrándola heredera. Alexandra decidió donar todas las obras al Estado soviético, que las ubicó en una sede específica, ya que no bastaban las salas de la Galería Tretyakov. Es significativo que los tres estén enterrados juntos, en el cementerio de la pequeña ciudad francesa donde vivían: Ivry-sur-Seine, a las puertas de la capital.

Natalia Gontcharova, Retrato, 1907

Traduzione inglese

Syd Stapleton

Born on July 3, 1881 in Russia on her noble family's estate near Tula, Russia, Natalia Sergeevna Goncharova was named after a beautiful and famous ancestor - one who literally drove her husband Alexander Pushkin mad with jealousy that led to his death in a duel. In Moscow, where she moved in 1891, she studied medicine and then sculpture, then painting, which best offered the opportunity to capture "the moving fragility of a flower or the freshness of a spring blossom." Here she met her life partner, artist Mikhail Larionov, with whom she would form an "open" couple and tie the knot in marriage only in 1955, for reasons of mutual inheritance. Their careers ran parallel and their artistic partnership was very solid. Together they were part of the animators of the Golden Fleece magazine, open to the artistic avant-garde. Together they experimented, travelled, caused scandals, hung out with the most important intellectuals of the time, and, thanks to two very wealthy Russian collectors, became acquainted with the works of Cezanne, Matisse, Gauguin, and Picasso, to whom Nataliaa had been close until 1906, when she was already exhibiting in Paris. In 1910 they formed a group based on radical artistic positions, active for about seven years, called the Jack of Diamonds. Other avant-garde movements they gave birth to, with very imaginative names, were the Donkey’s Tail, and Rayonism. In 1912 Natalia exhibited about fifty works, deliberately distant from Western currents, which she related to Russian traditional art.

Natalia Goncharova in a photo from 1916

An extremely unusual, even exceptional, fact for a young artist, and woman - in 1913 a retrospective exhibition was dedicated to her in the gallery of Klavdia Mikhailova, apparently hosting as many as 700 works testifying to her daring eclecticism - paintings, sculptures, sketches, figurines, embroideries, designs for wallpaper and textiles. The exhibition was an extraordinary success, was visited by 12,000 people, and 31 works were sold for 5,000 rubles. That year she and writer friend Ilia Zdanevich, made an unprecedented gesture, which today we would include in the category “body-art.” They painted their faces and bodies, then strolled through the streets of Moscow declaiming verses and shocking people with this unprecedented and highly original futurist performance. Not content with that, Natalia became an actress and appeared in the first Russian avant-garde film, Drama in the Futurists’ Cabaret No. 13, in which she tap-danced. When a grand exhibition was dedicated to her in Florence at Palazzo Strozzi (September 2019-January 2020) in which a significant selection spanning the genres that were congenial to her was on display, one could finally appreciate her genius, beginning with painting. Influenced, yes, by European tradition, but proud of her own cultural and artistic roots, she said:

«The art of my country is incomparably deeper than anything the West knows»

She was the first painter to exhibit paintings with nude women in Russia, and it was caused a scandal - even seizures by the authorities. She was accused of immorality and pornography for Model on a Blue Background because the portrait is detailed and explicit in the portrayal of the body, while the pose is really original, with those raised arms and that sex in the foreground. But then came the acquittal. Even today on the internet it’s a effort to find the painting in full form. She also produced paintings on sacred subjects, and so she equally caused scandal because that genre had always been reserved for men. On the other hand, she was convinced that being in the image and likeness of God was not only the prerogative of man and that intelligence manifested itself equally in both sexes. Her religiously themed work The Evangelists was seized because it was so modern that in the eyes of the more traditionalist censors it appeared almost as a blasphemous parody, but once again she was acquitted. Upon the return from World War I of a severely wounded comrade, she depicted battles, trenches, soldiers, and dead bodies in a series of lithographs. She did not give a romantic, heroic vision of them - far from it. Instead, she offered a harrowing, strong, unembellished image in which the Russian army was protected by two saints - George of Cappadocia and Aleksandr Nevsky.

Natalia Goncharova, Saint Alejandro Nevski, 1914, lithograph. Credits: The Ethel Morrison Van Derlip Fund

Natalia kept changing, experimenting, and using her inexhaustible creative vein, so fashion and theater were congenial to her. Thus we come to her fruitful collaboration with Sergei Diaghilev, the greatest director, choreographer, impresario that Russia had. For several of his ballets she designed costumes and sets, and in the preparatory stages, in which she did not disdain the most strenuous manual labor, she dressed as a man, using comfortable workers' overalls. On display in Florence were some complex and elaborate outfits on mannequins for Il gallo d'oro (1913), but equally interesting were the sketches she made with various techniques: paper, collage, fabric, mosaics, and gold backgrounds in the Byzantine manner that she studied for the ballet Liturgie, which was never staged because of the war. "The task of costume," she said, "is not to dress, but rather to materialize the imagined character, her type, her character.” After 1919 Natalia did not return to Russia and settled in Paris. There she worked in Marie Cuttoli's tapestry store, Maison Myrbor. While still in her homeland she had collaborated with the famous fashion designer Nadejda Lamonava, combining elegance and the simple materials typical of her homeland. She then traveled around Europe. She was in Switzerland and Italy, always close to futurism, whose celebrated dynamism and quest for innovation and modernity she appreciated, but also to abstractionism and cubism. In Rome she was the only female collaborator of the demanding Diaghilev, who held her in high esteem, for the staging of Les Contes russes, but their beautiful relationship continued with Sadko, Les noces, and The Firebird. From Spain she brought a profound influence that she transmitted to her art, painting female figures adorned with mantillas, shawls, pèttini on their coiffed hair, but also used for the never-live-performed ballets Rapsodia española and Triana inspired by flamenco, and as a cue for decorative objects. In Florence one could appreciate for the first time a marvelous 1928 screen with floral motifs, from Chicago.

Natalia Goncharova, 1913, The Cyclist, oil on canvas, 78 x 105 cm, Russian Museum, St. Petersburg Natalia Goncharova, Set design for «The Golden Cockerel», 1914. Gouache and oil on canvas 

What was happening in Russia and around the world during her time should not be forgotten. From the stock market crash to the Depression, from the advent of Stalin in the increasingly authoritarian regime - the avant-gardes were not viewed at all with benevolence. "Degenerate" art did not please the dictators, in the West as well as in the East, so many works were destroyed, or left in storage, moving toward contempt and general forgetfulness, with the risk that a great artistic heritage would disappear forever. It was impossible for her to return to Russia. She and her companion experienced disappointment and the risk of misery. Natalia and Larionov were forced to sell several paintings, living on little by illustrating books and collaborating on ballets. When Diaghilev died and the Ballets Russes company was disbanded in 1929, she worked for the Royal Ballet, the Ballets Russes of Monte Carlo, and the Grand Ballet du Marquis de Cuevas.

With advancing age came health problems as well. Natalia's private life was undoubtedly original as well - a third element had been introduced into the couple in the meantime, a woman who was sister, friend, lover, and companion. Alexandra Tomilina was to be, upon the Natalia's death in Paris on October 17, 1962, Larionov's second wife. Larionov died less than two years after Natalia, naming Tomilina his heir. Alexandra decided to leave all the works to the Soviet state, which arranged them in a special location, the rooms of the Tretyakov Gallery not being sufficient. Significantly, the three are buried together, in the cemetery of the small French town where they lived: Ivry-sur-Seine, on the outskirts of the capital.

Natalia Gontcharova, Portrait, 1907