Marga Klompé
Valeria Pilone



Martina Zinni

 

Dare visibilità e giusti riconoscimenti alle donne che hanno segnato tappe importanti nella storia dell’umanità è, come sappiamo bene, impresa ardua e non priva di ostacoli. Far emergere storie e meriti di donne che hanno operato sempre ai margini e mai alla ribalta degli allori, è ancor più difficile, ma quantomai necessario. È quanto si può affermare di Marga Klompé, studiosa di materie scientifiche e insegnante tra le madri fondatrici dell’Europa e donna dalla straordinaria sensibilità, manifestata soprattutto verso i/le più deboli della società. In una mia ideale lista di influencer, Marga merita un posto speciale, accanto per esempio a quello di Giuseppe Di Vittorio, perché ciò che li accomuna è la provenienza dal mondo dei/delle più umili e le battaglie in loro favore. Margaretha Albertina Maria Klompé, detta Marga, era nata ad Arnhem, città dei Paesi Bassi, il 16 agosto 1912. Sua madre Ursula Verdang era immigrata tedesca di prima generazione, suo padre Johannes Klompé era olandese e proprietario di una cartoleria. Marga era la seconda di cinque figli. La vita di questa famiglia semplice e numerosa, che si sosteneva con il lavoro del capofamiglia, venne sconvolta dalla morte di Johannes. Un’estrema condizione di povertà fu la conseguenza dell'evento: ciò restò profondamente impresso nella formazione e nella coscienza di Marga, che si impegnò sempre al massimo e con profitto nello studio. È l’istruzione, infatti, l’unico vero e democratico ascensore sociale che in uno Stato andrebbe costantemente curato e adeguatamente finanziato, come avviene già in diversi Paesi dell’Europa, a differenza dell’Italia, fanalino di coda in tema di investimenti per l’istruzione pubblica. La carriera di Marga fu quella di una brillantissima studente: frequentò un liceo nella sua città natale, nel 1932 si laureò in chimica presso l’Università di Utrecht, dal 1932 al 1949 lavorò come insegnante di scienze presso la scuola superiore femminile “Mater Dei” di Nimega. Nel 1941 ottenne un dottorato di ricerca in matematica e fisica e l’anno seguente iniziò a studiare medicina. E molto probabilmente ce l’avrebbe fatta a conseguire la nuova laurea, se l’ombra terrificante della Seconda guerra mondiale non avesse oscurato la sua esistenza e quella della gioventù europea, costringendola a interrompere gli studi. Il 10 maggio 1940, infatti, la Germania nazista invase i Paesi Bassi e l’Università di Utrecht fu chiusa. Il periodo della guerra la vide protagonista della lotta partigiana: si unì alla resistenza olandese contro gli occupanti tedeschi, fu attivissima staffetta e organizzatrice di una rete di volontarie.

Dopo la guerra, Marga non lasciò più l’impegno politico, in controtendenza rispetto a quanto avveniva in quegli anni, in cui era rarissimo che le donne avessero ruoli politici in prima linea. Venne eletta nel Partito popolare cattolico, lei che, cresciuta in ambiente religioso ma non bigotto, avrebbe portato una visione di apertura e particolare attenzione ai/alle più deboli e fragili della società, secondo gli insegnamenti evangelici. La sua esperienza diventa di ampio respiro quando nel dopoguerra prese parte alla delegazione olandese per partecipare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, in seno alla quale fu una delle negoziatrici per la Dichiarazione dei diritti umani, partecipando alla terza commissione che si occupava specificatamente di diritti e questioni umanitarie. In Europa, nel 1952 Marga Klompé ottenne un altro suo primato per l’epoca: su 78 membri fu l’unica donna eletta nell’Assemblea della Ceca. Nel 1955 fu nominata in un gruppo di lavoro dell’Assemblea che aveva lo scopo di ampliare i poteri della Comunità europea del carbone e dell’acciaio e di creare un mercato unico che andasse oltre quei settori. Il primato è rilevante, eccome, se si considera che nel 1958 le donne saliranno appena e faticosamente a tre su 152 e nel 1972 a quattro. Si dovrà attendere il 1979, quando con le prime elezioni a suffragio diretto per il Parlamento europeo, le donne diventeranno il 16 per cento di eletti/e, con una presidente donna: Simone Veil, subentrata ad un’altra donna, Louise Weiss, che aveva ottenuto la carica sconfiggendo due uomini e una ragazza di trent’anni autocandidata: si chiamava Emma Bonino. Nella storia dei Paesi Bassi, Marga fu la prima donna a conquistare una carica di governo: nel 1956 lasciò l’Assemblea e diventò prima ministra del suo Paese. Si raccontava che, alla prima riunione del consiglio dei ministri, si presentò informalmente dicendo: «Salve, ragazzi. Io sono Marga», imbarazzando i presenti. A Marga Klompé non interessavano le cerimonie e i protocolli del potere. Lei, che aveva vissuto la povertà e l’indigenza sulla propria pelle e, nonostante ciò, aveva avuto la forza di volontà di studiare e agire attivamente la sua cittadinanza, attraverso la partecipazione alla resistenza e poi alla vita politica, lei che aveva compreso che le ingiustizie non sarebbero mai state scardinate se non con un impegno diretto e appassionato in politica anche delle donne, non si lasciò di certo sfuggire l’occasione per operare una profonda riforma sociale nel suo Paese: riuscì a far approvare una legge sull’assistenza generale, che sostituì la precedente legge sulla povertà, rendendo l’assistenza sociale un diritto per cittadini/e e non un’opera di beneficenza. La legge entrò in vigore nel 1965, facendo sì che lo Stato diventasse maggiormente protagonista nel sostegno sociale a poveri e diseredati. Dal 1961 al 1963 fu anche ministra dell’Educazione, delle Arti e delle Scienze ad interim, e dal 1966 al 1971, divenuta ministra della Cultura, del tempo libero e del lavoro, raggiunse altri due obiettivi importantissimi: l’istituzione delle case di riposo per gli/le anziani/e e la legge cosiddetta Caravan sull’assistenza a nomadi e zingari.

 

I suoi oppositori politici la chiamavano con spregio “Nostra Signora del perpetuo soccorso”, ma Magda, cattolica di ampie vedute, europeista e pacifista, diceva: «Quando tutti saranno abituati a vivere con altre persone intorno, e a vivere bene, e ad aver cura gli uni degli altri, allora sarà più semplice anche per le nazioni lavorare insieme». Parole, le sue, che dovremmo riportare al centro delle agende politiche di ogni Paese, e che, probabilmente, l’attuale Olanda avrà dimenticato o non conoscerà affatto. Nel 1971 ottenne il titolo di ministra di Stato, un onore riconosciuto nei Paesi Bassi ai responsabili politici di alto livello al termine della loro carriera. Dopo l’esperienza nella politica, portò avanti campagne per la giustizia internazionale e la responsabilità sociale e si schierò contro il regime dell’apartheid in Sud Africa. Venne nominata da papa Paolo VI presidente della Commissione nazionale dei Paesi Bassi per la giustizia e la pace e fu tra le fondatrici dell’Unione delle laureate cattoliche e del servizio di volontariato delle donne cattoliche. Tante sono le strade, le scuole e le strutture sanitarie a lei intitolate nel suo Paese. Nella sua relazione all’Assemblea comune della Ceca sui risultati della conferenza di Messina del 1955, in cui i ministri degli Esteri dei sei Stati membri avevano concordato il contenuto dei prossimi due Trattati di Roma, ebbe a pronunciare parole incredibilmente moderne, che contenevano pienamente il primo spirito europeista che aveva animato il Manifesto di Ventotene: «Noi vogliamo una Comunità di interessi, vogliamo che ogni cittadino della Comunità, in qualsiasi paese abiti, senta che i provvedimenti presi al livello europeo lo riguardino direttamente e direttamente gli giovino. […] Se procediamo per settori, alcuni paesi potrebbero raccogliere i frutti dell’integrazione, mentre altri ne sopporterebbero soprattutto gli inconvenienti. […] Se l’integrazione è orizzontale, questi contrasti si compensano […]. È il solo mezzo per giungere alla creazione di una Comunità con uno spirito di solidarietà». Il 28 ottobre del 1986, trentuno anni dopo aver pronunciato queste parole, Marga Komplé morì a L’Aja. La sua storia merita di essere conosciuta e raccontata. Madre fondatrice dell’Europa e instancabile difensora degli esseri umani più poveri e indifesi, ha lasciato al mondo intero e alle future generazioni un grande insegnamento: «Le persone possono cambiare il mondo».

 

Traduzione francese
Giuliana Gaudenzi

Donner de la visibilité et une juste reconnaissance aux femmes qui ont marqué des jalons importants dans l'histoire de l'humanité est, on le sait bien, une entreprise ardue et non sans obstacles. Faire émerger les histoires et les mérites des femmes qui ont toujours travaillé en marge et jamais au-devant de la scène, est encore plus difficile, mais absolument nécessaire. C'est ce que l'on peut dire de Marga Klompé, érudite des matières scientifiques et enseignante parmi les mères fondatrices de l'Europe et femme d'une sensibilité extraordinaire, qui se manifeste avant tout envers les plus faibles de la société. Dans ma liste idéale d'influenceurs, Marga mérite une place de choix, à côté de celle de Giuseppe Di Vittorio, par exemple, car ce qui les unit, c'est l'origine du monde des plus humbles et les combats en leur faveur. Margaretha Albertina Maria Klompé, dite Marga, était née à Arnhem, une ville des Pays-Bas, le 16 août 1912. Sa mère Ursula Verdang était une immigrée allemande de première génération, son père Johannes Klompé était néerlandais et propriétaire d'une papeterie. Marga était la deuxième de cinq enfants. La vie de cette famille simple et nombreuse, qui s'appuyait sur le travail du chef de famille, a été bouleversée par la mort de Johannes. Un état de pauvreté extrême a été la conséquence de l'événement : cela est resté profondément gravé dans l'éducation et la conscience de Marga, qui a toujours travaillé dur et avec profit dans ses études. En effet, l'éducation est le seul véritable ascenseur social démocratique qui dans un Etat devrait être constamment pris en charge et adéquatement financé, comme c'est déjà le cas dans plusieurs pays européens, contrairement à l'Italie, qui est la dernière en termes d'investissements pour l'éducation publique. La carrière de Marga a été celle d'une brillante étudiante : elle a fréquenté un lycée dans sa ville natale, en 1932 elle est diplômée en chimie à l'Université d'Utrecht, de 1932 à 1949 elle a travaillé comme professeur de sciences au lycée pour filles "Mater Dei" de Nimègue. En 1941, elle a obtenu un doctorat en mathématiques et physique et l'année suivante a commencé des études de médecine. Et très probablement elle aurait atteint son nouveau diplôme, si l'ombre terrifiante de la Deuxième Guerre mondiale n'avait obscurci son existence et celle de la jeunesse européenne, l'obligeant à interrompre ses études. En effet, le 10 mai 1940, l'Allemagne nazie a envahi les Pays-Bas et l'université d'Utrecht a été fermée. La période de guerre l’a vue protagoniste de la lutte partisane : elle a rejoint la résistance hollandaise contre l'occupant allemand, a été très active comme messagère et organisatrice d'un réseau de volontaires.

Après la guerre, Marga n'a jamais renoncé à son engagement politique, contrairement à ce qui se passait dans ces années-là, où il était très rare pour les femmes d'avoir des rôles politiques en première ligne. Elle a été élue au Parti populaire catholique, elle qui, élevée dans un milieu religieux mais pas bigote, aurait apporté une vision d'ouverture et une attention particulière aux plus faibles et aux plus fragiles de la société, selon les enseignements évangéliques. Son expérience s'élargit lorsqu'après la guerre elle a fait partie de la délégation néerlandaise pour participer à l'Assemblée générale des Nations Unies, dont elle a été une des négociatrices pour la Déclaration des droits de l'homme, en participant à la troisième commission qui traitait spécifiquement des droits et des questions humanitaires. En Europe, Marga Klompé a obtenu en 1952 un autre record pour l'époque : sur 78 membres, elle a été la seule femme élue à l'Assemblée de la CECA. En 1955, elle a été nommée dans un groupe de travail de l'Assemblée qui visait à élargir les pouvoirs de la Communauté européenne du charbon et de l'acier et de créer un marché unique qui aille au-delà de ces secteurs. Le bilan est bel et bien significatif, si l'on considère qu'en 1958 les femmes passeront difficilement et péniblement à trois sur 152 et en 1972 à quatre. Il faudra attendre 1979, quand avec les premières élections au suffrage direct pour le Parlement européen, les femmes deviendront le 16 pour cent des élus, avec une présidente : Simone Veil, qui succède à une autre femme, Louise Weiss, qui avait obtenu le poste en battant deux hommes et une jeune fille de trente ans qui s’était portée candidate : elle s'appelait Emma Bonino. Dans l'histoire des Pays-Bas, Marga a été la première femme à obtenir un poste au gouvernement : en 1956, elle a quitté l'Assemblée et est devenue Première ministre de son Pays. On disait que, lors de la première réunion du conseil des ministres, elle s'est présentée de manière informelle en disant : « Bonjour les gars. Je suis Marga », en embarrassant les personnes présentes. Marga Klompé ne s'intéressait pas aux cérémonies et aux protocoles du pouvoir. Elle, qui avait vécu sur sa peau la pauvreté et le dénuement et, malgré cela, avait eu la volonté d'étudier et d'agir activement sur sa citoyenneté, en participant à la résistance puis à la vie politique, elle qui avait compris que les injustices ne seraient jamais sapées si ce n'était d'un engagement politique direct et passionné des femmes également, n'a certainement pas manqué l'occasion de mener une profonde réforme sociale dans son pays : elle a réussi à faire passer une loi sur l'assistance générale, qui a remplacé l'ancienne loi sur la pauvreté, faisant de l'assistance sociale un droit des citoyens et non une œuvre caritative. La loi est entrée en vigueur en 1965, faisant de l'État un acteur majeur de l'aide sociale aux pauvres et aux démunis. De 1961 à 1963 elle a été également ministre de l'Éducation, des Arts et des Sciences par intérim, et de 1966 à 1971, devenue ministre de la Culture, des Loisirs et du Travail, elle réalise deux autres objectifs très importants : la création des maisons de retraite pour personnes âgées et la loi dite Caravane sur l'assistance aux nomades et aux gitans.

 

Ses opposants politiques l'appelaient avec mépris « Notre-Dame du Secours Perpétuel », mais Magda, une catholique large d'esprit, pro-européenne et pacifiste, déclarait : « Quand tout le monde sera habitué à vivre avec d'autres personnes autour, et à bien vivre, et à prendre soin les uns des autres, alors il sera plus facile aussi pour les nations de travailler ensemble ». Ses propos, que nous devrions remettre au centre des agendas politiques de chaque Pays, et que, probablement, les Pays-Bas actuels auront oubliés ou ne connaîtront pas du tout. En 1971, elle a reçu le titre de ministre d'État, un honneur reconnu aux Pays-Bas aux dirigeants politiques de haut niveau en fin de carrière. Après son expérience en politique, elle a fait campagne pour la justice internationale et la responsabilité sociale et s'est opposée au régime d'apartheid en Afrique du Sud. Elle a été nommée par le pape Paul VI présidente de la Commission nationale Néerlandaise pour la justice et la paix et a été l'une des fondatrices de l'Union des diplômés catholiques et du service de bénévolat des femmes catholiques. De nombreuses rues, écoles et établissements de santé portent son nom dans son Pays. Dans son rapport à l'Assemblée commune de la CECA sur les résultats de la conférence de Messine de 1955, au cours de laquelle les ministres des Affaires étrangères des six États membres s'étaient mis d'accord sur le contenu des deux prochains Traités de Rome, elle a prononcé des mots incroyablement modernes, qui contenaient pleinement le premier esprit pro-européen qui animait le Manifeste de Ventotene : « Nous voulons une Communauté d'intérêts, nous voulons que chaque citoyen de la Communauté, quel que soit le Pays où il vit, sente que les mesures prises au niveau européen le concernent directement et lui profitent directement. [...] Si l'on procède par secteur, certains pays pourraient récolter les fruits de l'intégration, tandis que d'autres en supporteraient surtout les inconvénients. [...] Si l'intégration est horizontale, ces contrastes se compensent [...]. C'est le seul moyen de parvenir à la création d'une Communauté avec un esprit de solidarité ». Le 28 octobre 1986, trente et un ans après avoir prononcé ces mots, Marga Komplé est décédée à La Haye. Son histoire mérite d'être connue et racontée. Mère fondatrice de l'Europe et inlassable défenseure des êtres humains les plus pauvres et les plus sans défense, elle a laissé un grand enseignement au monde entier et aux générations futures : "Les personnes peuvent changer le monde".

 

Traduzione inglese
Cettina Callea

Giving visibility and just recognition to women who have marked important milestones in the history of mankind is an arduous undertaking, full of obstacles. Bringing out the stories and merits of women who have always worked on the fringes and never in the limelight, is even more difficult, but very necessary. This is what can be said about Marga Klompé, a scholar of scientific subjects, a teacher among the founding mothers of Europe, and a woman of extraordinary sensitivity, shown above all towards the weakest in society. In my ideal list of influencers, Marga deserves a special place, next to Giuseppe Di Vittorio, for example, because those two individuals are united by their humble origins and by their battles on behalf of the most oppressed. Margaretha Albertina Maria Klompé, known as Marga, was born in Arnhem, a city in the Netherlands, on August 16, 1912. Her mother, Ursula Verdang, was a first-generation German immigrant. Her father, Johannes Klompé, was Dutch and owner of a stationery shop. Marga was the second of five children. The simple life of this large family was supported by the work of the head of the family, Johannes, and was deeply disrupted by his early death. Extreme poverty for the family followed, and this remained deeply imprinted in the education and consciousness of Marga, who always studied hard to good result. In fact, education is the only real and democratic social elevator that should be constantly supported and adequately financed by the state, as is already the case in several European countries, unlike Italy, which is lagging behind in terms of investments for public education. Marga was a brilliant student: she attended a high school in her hometown, and then in 1932 graduated in chemistry from the University of Utrecht. From 1932 to 1949 she worked as a science teacher at the high school for girls, "Mater Dei," of Nijmegen. In 1941 she took a PhD in mathematics and physics and the following year she began studying medicine. She most likely would have completed her new degree if the terrifying shadow of the Second World War had not forced her, and other European youth, to interrupt their studies. On May 10, 1940, Nazi Germany invaded the Netherlands and Utrecht University was closed. The war period saw her as an active participant in the partisan struggle. She joined the Dutch resistance against the German occupiers, and served as a very active relay and organizer of a network of volunteers.

After the war, Marga never gave up her political commitment, in contrast to what happened in those years, when it was very rare for women to have prominent political roles. She was elected to the leadership of the Catholic People's Party, and since she was raised in a religious but not bigoted environment, she brought a vision of openness to the party, paying a great attention to the weakest and most fragile in society, according to the evangelical teachings. Her experience became wide-ranging when, after the war, she took part in the Dutch delegation to participate in the United Nations General Assembly, in which she was one of the negotiators for the Declaration of Human Rights, participating in the third commission that dealt specifically with rights and humanitarian issues. This record is relevant, indeed, if we consider that in 1958 women painfully rose to only three out of 152 in the Assembly, and in 1972 to four. In 1979, with the first direct suffrage elections for the European Parliament, women became 16 per cent of those elected, with a woman president: Simone Veil, who took over from another woman, Louise Weiss, who had obtained the position by defeating two men and a self-nominated thirty-year-old woman whose name was Emma Bonino. In the history of the Netherlands, Marga was the first woman to win a national government post. In 1956 she left the UN Assembly and became the first female minister of her country. They said that, at the first meeting of the council of ministers, she introduced herself informally saying: “Hello, guys. I'm Marga”, embarrassing those present. Marga Klompé was not interested in the ceremonies and protocols of power. Marga had personally experienced poverty and indigence on her own life and, despite this, had had the willpower to study and to actively make use of her citizenship, through participation in the resistance and then in political life. She understood that injustices would never have been challenged without a direct and passionate commitment to politics by women. She did not miss any opportunity to carry out profound social reforms in her country. She succeeded in having a law on general assistance passed, which replaced the previous poverty law, making social assistance a right for citizens and not a charity. The law came into force in 1965, causing the state to become a major player in social support for the poor and dispossessed. From 1961 to 1963 she was also ad interim Minister of Education, Arts and Sciences, and from 1966 to 1971, she became Minister of Culture, Leisure and Work. She achieved two other very important objectives, the establishment of retirement homes for the elderly, and the so-called Caravan Law on assistance to nomads and gypsies (the Roma people).

 

Her political opponents scornfully called her "Our Lady of Perpetual Help." But Magda, a broad-minded Catholic, pro-European and pacifist, said, "When everyone is used to living with other people around, and living well, and taking care of one another, then it will be easier for the nations to work together too.” Her words, which, probably, the current Netherlands have forgotten or do not know at all, should be brought back to the centre of the political agendas of each country. In 1971 she was awarded the title of Minister of State, an honor created in the Netherlands for high-level political leaders at the end of their careers. After her experience in politics, she campaigned for international justice and social responsibility and sided against the apartheid regime in South Africa. She was appointed by Pope Paul VI as president of the Netherlands National Commission for Justice and Peace, and was one of the founders of the Union of Catholic graduates and of the voluntary service of Catholic women. There are many streets, schools and health facilities named after her in her country. In her report to the Common Assembly of the Czech Republic on the results of the Messina conference of 1955, in which the foreign ministers of the six member states had agreed on the content of the next two Treaties of Rome, she uttered incredibly modern words, which fully contained the first pro-European spirit that animated the Ventotene Manifesto: “We want a Community of interests, we want every citizen of the Community, in whatever country he/she lives, to feel that the measures taken at the European level directly and directly affect him/her. [...]If we proceed by sector, some countries could reap the benefits of integration, while others would bear the drawbacks above all. [...] If the integration is horizontal, these contrasts compensate for each other [...]. It is the only means to achieve the creation of a community with a spirit of solidarity." On October 28, 1986, thirty-one years after having said these words, Marga Komplé died in The Hague. Her story deserves to be known and told. A founding mother of Europe and a tireless defender of the poorest and most defenseless human beings, she left a great teaching to the whole world and to future generations: "People can change the world".