Lydia Sklevicky
Eleonora Camilli



Viola Gesmundo

 

Lydia Sklevicky è stata una storica, antropologa e sociologa, la prima studiosa croata ad affrontare la storia sociale delle donne da una prospettiva femminista. L’operato di Sklevicky è stato unico, per molti aspetti senza eguali, nonostante ancora oggi il suo contributo luminoso e generativo al femminismo, ma anche e soprattutto la sua analisi rivoluzionaria e ante litteram della storia, della sociologia e dell'antropologia, non abbia ottenuto un riconoscimento tale da farle occupare un posto di rilievo nella memoria collettiva e sociale. Nata il 7 maggio 1952 a Zagabria, quando ancora l’odierna Croazia si chiamava Jugoslavia, ha da subito mostrato interesse per le scienze umane e sociali, iniziando la sua attività scientifica presso l'Istituto per la Storia del Movimento operaio croato (Institut za historiju radničkog pokreta Hrvatske), oggi Istituto Croato di Storia, con un progetto dal titolo Aspetti socio-storici dell'attività organizzata e della posizione sociale delle donne in Croazia 1945-1980. Sklevicky è stata la prima nel Paese a svolgere una ricerca sulla storia sociale delle donne, compiendo un’analisi del movimento dalle sue origini fino all'emancipazione, intesa come parte integrante di un processo a lungo termine di cambiamento culturale. Ha conseguito la laurea in Sociologia della cultura presso la facoltà di Filosofia dell’Università di Zagabria, nel 1984, con una tesi dal titolo Donne e potere. La genesi storica di un interesse e, successivamente, ha intrapreso un dottorato di ricerca, con una tesi dedicata a Emancipazione e organizzazione. Il ruolo del Fronte femminile antifascista nei cambiamenti della società post-rivoluzionaria, senza completarla. Nei suoi studi ha analizzato le attività delle donne prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale e il divario tra l’emancipazione proclamata e le perduranti restrizioni ai diritti femminili nel Paese. Ha saputo interpretare con acume e intelligenza critica le dinamiche del cambiamento culturale post-rivoluzionario sviluppando inferenze con la categoria di genere, dalla trasformazione dei valori tradizionali in un mutato contesto sociale alla nascita di una nuova iconografia della femminilità.

I suoi interessi professionali si estendevano dallo studio della storia sociale, attraverso gli studi sulle donne e l'antropologia di genere, al costume e alla politica in generale. Secondo una sua testimonianza, infatti, uno studio più approfondito della cultura simbolica e la creazione di nuovi rituali basati sull’analisi della storia recente avrebbero fornito l’opportunità di approfondire i suoi interessi, raccogliendo materiale e creando una bibliografia antropologica su temi sui quali ha scritto un rito politico e un calendario di costumi, nell’ambito dei progetti del Dipartimento delle dogane dell'Istituto per la ricerca sul folklore, oggi Istituto di etnologia e ricerca sul folklore, in cui ha lavorato a partire dal 15 dicembre 1988 fino alla prematura morte, avvenuta il 21 gennaio 1990 vicino a Donja Dobra, Delnice, a causa di un incidente stradale. Accademica di fine intelletto e cultura, parlava diverse lingue straniere (inglese, tedesco, italiano, francese e spagnolo), faceva parte di associazioni professionali – in modo particolare della Sociological Society of Croatia e la Croatian Etnological Society; tra il 1982 e il 1983 ha coordinato la Sezione “Donne e società” della Società di sociologia della Croazia, di cui era stata socia fondatrice nel 1979, nonché la Sezione di ricerca sulla storia delle donne “Nada Klaić” presso la Società storica di Zagabria, fra il 1984 e il 1985. Ha partecipato regolarmente a convegni scientifici nazionali e internazionali, tenendo conferenze come docente ospite in rinomate università in Croazia e all'estero. Tra i seminari, ha coordinato quello post lauream Donne e lavoro presso il Centro interuniversitario di Dubrovnik (1983) e, nell'ambito del XII Congresso internazionale di Scienze Antropologiche ed Etnologiche-Iuaes (1988), ha co-organizzato il panel dedicato ai problemi recenti relativi all’antropologia di genere. Ha pubblicato numerosi articoli scientifici su testate nazionali ed estere e si è impegnata nell’attività giornalistica, divenendo una presenza costante in pubblico per più di dieci anni. Con Žarana Papić, ha curato il primo libro di antropologia femminista in Jugoslavia nel 1983, intitolato Verso un’antropologia della donna (Antropologija žene). Alla fine degli anni Ottanta è stata editorialista per la rivista femminile World (Svijet), affrontando numerosi argomenti tra cui l’aborto, il corpo femminile, le streghe e le femministe cosiddette “rispettabili”. Una raccolta postuma del suo lavoro, inclusa la tesi del suo dottorato di ricerca, la citata Emancipazione e organizzazione (Emancipacija i organizacija, Uloga Antifašističke fronte žena u postrevolucionarnim mijenama društva - NR Hrvatska 1945-1953), è stata pubblicata nel 1996 nel volume Cavalli, donne, guerre (Konji, žene, ratovi).

I suoi lavori e progetti sono ancora molto attuali e stimolanti poiché rileggono la storia, quella scritta dagli uomini, da una prospettiva diversa, quella delle donne, attraverso uno sguardo cancellato per troppo tempo dai libri, consegnandoci una prospettiva "altra" per guardare alla vita e al mondo, che ricorda quella teorizzata da Virginia Woolf in uno dei suoi due saggi politici, Tre ghinee, testo fondante la contemporanea riflessione su donne e società. Le donne, escluse dalla storia e dalla società, sono delle estranee – per questo auspicava la fondazione di una Società delle Estranee per aiutare l'umanità a prevenire la guerra – ma questo apparente di meno è in realtà la loro forza: solo l’outsider possiede una prospettiva veramente critica da cui guardare al mondo per migliorarlo, uno sguardo privilegiato che consente di vedere di più proprio perché ne è al di fuori, in ossequio a quel principio della woolfiana fabbrica della conoscenza secondo cui scrivere – ma anche pensare ‒ è un modo di contribuire a trasformare la vita. Con queste parole Virginia Woolf consegna al mondo il più grande dei suoi insegnamenti, ovvero la capacità di trasformare una mancanza, una discriminazione, nel più desiderabile dei valori, cioè la libertà. In questo testo la brillante scrittrice e pensatrice inglese aveva lasciato anche un’altra verità rivoluzionaria: l’oppressione del sesso maschile su quello femminile, il patriarcato, è il germe del fascismo, e più ampiamente di ogni forma di oppressione. Sotto questo profilo è possibile rileggere l’operato di Lydia Sklevicky, la quale aveva focalizzato i suoi studi sul cambiamento sociale innescato dalle donne a partire dalla loro coscienza antifascista. E forse mai come alle società attuali occorre recuperare il contributo di queste figure straordinarie per elaborare un nuovo modello di azione politica basato su un posizione da outsider che permetta di generare pensieri luminosi e differenti, ispirati ai principi di giustizia, uguaglianza e libertà, per tutti gli esseri umani.

 

Traduzione francese
Joelle Rampacci

Lydia Sklevicky est une historienne, anthropologue et sociologue, la première chercheuse croate à aborder l'histoire sociale des femmes dans une perspective féministe. L'œuvre de Sklevicky est unique, à bien des égards inégalée, même si aujourd'hui encore sa contribution lumineuse et générative au féminisme, mais aussi et surtout son analyse révolutionnaire et ante litteram de l'histoire, de la sociologie et de l'anthropologie, n'a pas reçu une reconnaissance suffisante pour occuper une place de choix dans la mémoire collective et sociale. Née le 7 mai 1952 à Zagreb, à l'époque où ce qui est aujourd'hui la Croatie s'appelait encore la Yougoslavie, elle manifeste immédiatement son intérêt pour les sciences humaines et sociales, commençant son activité scientifique à l'Institut de l'Histoire du Mouvement Ouvrier Croate (Institut za historiju radničkog pokreta Hrvatske), aujourd'hui l'Institut croate d'histoire, avec un projet intitulé Aspects socio-historiques de l'activité organisée et de la position sociale des femmes en Croatie 1945-1980. Sklevicky a été la première du pays à mener des recherches sur l'histoire sociale des femmes, analysant le mouvement depuis ses origines jusqu'à l'émancipation des femmes dans le cadre d'un processus à long terme de changement culturel de la société. Sklevicky a obtenu un diplôme en sociologie de la culture à la faculté de philosophie de l'université de Zagreb en 1984, avec une thèse intitulée "Femmes et pouvoir". La genèse historique d'un intérêt, et a ensuite entrepris un doctorat, avec une thèse sur Émancipation et Organisation. Le rôle du Front des femmes antifascistes dans les changements de la société post-révolutionnaire, sans le compléter. Dans ses études, elle a analysé les activités des femmes avant, pendant et après la Seconde Guerre mondiale, ainsi que le décalage entre l'émancipation proclamée et les restrictions persistantes des droits des femmes en Yougoslavie. Elle a su interpréter avec acuité et intelligence critique la dynamique du changement culturel post-révolutionnaire en développant des inférences avec la catégorie du genre, de la transformation des valeurs traditionnelles dans un nouveau contexte social à l'émergence d'une nouvelle iconographie de la féminité.

Ses intérêts professionnels s’étendaient de l'étude de l'histoire sociale, en passant par les études sur les femmes et l'anthropologie du genre, jusqu'au costume et à la politique en général, Selon son témoignage, l'approfondissement de la culture symbolique et la création de nouveaux rituels basés sur l'analyse de l'histoire récente ont été l'occasion d'approfondir ses intérêts, de collecter du matériel et de créer une bibliographie anthropologique sur laquelle elle a écrit un rituel politique et un calendrier des coutumes, dans le cadre des projets du Département des Douanes de l'Institut de recherche sur le folklore, aujourd'hui Institut de recherche sur l'ethnologie et le folklore, dans lequel elle a travaillé du 15 décembre 1988 jusqu'à sa mort prématurée le 21 janvier 1990 près de Donja Dobra, Delnice, à la suite d'un accident de voiture. Universitaire d'une grande intelligence et culture, elle parlait plusieurs langues étrangères (anglais, allemand, italien, français et espagnol), était membre d'associations professionnelles - notamment la Sociological Society of Croatia (Société de sociologie de Croatie) et la Croatian Etnological Society (Société croate d’ethnologie) ; entre 1982 et 1983, elle a coordonné la section “Femmes et société” de la Société de sociologie de Croatie, dont elle était membre fondateur en 1979, ainsi que la section de recherche Nada Klaić sur l'histoire des femmes à la Société historique de Zagreb, entre 1984 et 1985. Elle a régulièrement participé à des conférences scientifiques nationales et internationales et a donné des cours en tant que conférencière invitée dans des universités renommées en Croatie et à l'étranger. Parmi les séminaires internationaux, elle a coordonné le séminaire post lauream ( postuniversitaire) Femmes et travail au Centre interuniversitaire de Dubrovnik (1983), et dans le cadre du douzième congrès international des sciences anthropologiques et ethnologiques - Iuaes (1988), elle a co-organisé le panel consacré aux problèmes récents liés à l'anthropologie du genre. Elle a publié de nombreux articles scientifiques dans des publications nationales et étrangères, et a exercé une activité journalistique, devenant ainsi une présence constante dans le public pendant plus de dix ans. Avec Žarana Papić, elle a codirigé le premier ouvrage d'anthropologie féministe en Yougoslavie en 1983, intitulé Une Antropolologie de la femme (Antropologija žene). À la fin des années 1980, elle est chroniqueuse pour le magazine féminin World - Svijet -, où elle aborde de nombreux sujets tels que l'avortement, le corps féminin, les sorcières et les féministes dites "respectables". Un recueil posthume de ses travaux, dont sa thèse de doctorat Émancipation et organisation : le front antifasciste des femmes et le changement social post-révolutionnaire (République populaire de Croatie 1945-1953) - Emancipacija i organizacija, Uloga Antifašističke fronte žena u postrevolucionarnim mijenama društva (NR Hrvatska 1945-1953), a été publié en 1996 dans le volume Chevaux, femmes, guerres (Konji, žene, ratovi).

Ses œuvres et projets sont toujours très actuels et stimulants, car ils réinterprètent l'histoire, celle écrite par les hommes, à partir d'une autre et différente perspective, celle des femmes, à travers un regard trop longtemps effacé des livres, nous donnant une autre et différente perspective pour regarder la vie dans le monde, rappelant celle que Virginia Woolf a théorisée dans l'un de ses deux essais politiques, Trois guinées, un texte fondateur de la réflexion contemporaine sur les femmes et la société. Les femmes, exclues de l'histoire et de la société, sont des outsiders - c'est pourquoi elle souhaite la fondation d'une société d'outsiders pour aider les hommes à prévenir la guerre - mais ce manque apparent est en fait leur force : seul l'outsider possède une position véritablement critique pour regarder le monde afin de l'améliorer, une perspective privilégiée qui permet de voir plus précisément parce qu'on est en dehors de lui, par respect pour ce principe de la fabrique woolfienne du savoir selon lequel écrire - mais aussi penser - est une manière de contribuer à transformer la vie. Avec ces mots, Virginia Woolf livre au monde le plus grand de ses enseignements, à savoir la capacité de transformer un manque, une discrimination, en la plus désirable des valeurs, à savoir la liberté. Dans ce texte, la brillante écrivaine et philosophe anglaise avait également livré au monde une autre vérité révolutionnaire : l'oppression du sexe masculin sur le sexe féminin, le patriarcat, est le germe du fascisme, et plus largement de toutes les formes d'oppression. À cet égard, il est possible de relire le travail de Lydia Sklevicky, qui a concentré ses études sur le changement social déclenché par les femmes à partir de leur position antifasciste. Et peut-être n'avons-nous jamais eu besoin, comme dans les sociétés modernes, de récupérer la contribution de ces femmes extraordinaires pour élaborer un nouveau modèle d'action politique fondé sur un positionnement extérieur qui nous permette de générer des pensées brillantes et différentes, inspirées par les principes de justice, d'égalité et de liberté, pour tous les êtres humains.

 

Traduzione inglese
Syd Stapleton

Lydia Sklevicky was a historian, anthropologist and sociologist, and the first Croatian scholar to approach the social history of women from a feminist perspective. Sklevicky's work was unique, in many respects unparalleled. But even today her luminous and generative contribution to feminism, but also and above all her revolutionary and ante litteram analysis of history, sociology and anthropology, have not obtained such recognition that they are given a prominent place in collective and social memory. Born May 7, 1952 in Zagreb, when today's Croatia was still part of the former Yugoslavia, she immediately showed interest in the human and social sciences, starting her scientific activity at the Institute for the History of the Croatian Labor Movement (Institut za historiju radničkog pokreta Hrvatske), today the Croatian Institute of History, with a project entitled Socio-historical aspects of the organized activity and social position of women in Croatia 1945-1980. Sklevicky was the first in the country to carry out research on the social history of women, including an analysis of the movement from its origins to its emancipation, understood as an integral part of a long-term process of cultural change in society. Sklevicky graduated in Sociology of Culture from the Faculty of Philosophy of the University of Zagreb in 1984 with a thesis entitled Women and Power - The historical genesis of an interest. Subsequently, she embarked on a research doctorate, with a thesis on Emancipation and Organization -The role of the anti-fascist female front in the changes of post-revolutionary society, without completing it. In her studies she analyzed the activities of women before, during and after the Second World War and the gap between a proclaimed emancipation and the continuing restrictions on women's rights in Yugoslavia. She was able to interpret the dynamics of post-revolutionary cultural change with insight and critical intelligence, by developing inferences within gender categories, from the transformation of traditional values ​​into a new social context, to the birth of a new iconography of femininity.

Her professional interests ranged from the study of social history, through studies of women and gender anthropology, to customs and politics in general. According to her testimony, a more in-depth study of symbolic culture and the creation of new rituals based on the analysis of recent history provided the opportunity to deepen her interests, gathering material and creating an anthropological bibliography on topics on which she wrote, on political customs and a calendar of costumes, as part of the projects of the Customs Department of the Institute for Folklore Research, today the Institute of Ethnology and Folklore Research, She worked there from December 15, 1988 until her untimely death, which occurred on January 21, 1990 near Donja Dobra, Delnice, due to a car accident. An academic of great intellect and culture, she spoke several foreign languages ​​(English, German, Italian, French and Spanish), and she was part of several professional associations - in particular the Sociological Society of Croatia and the Croatian Ethnological Society. Between 1982 and 1983 she coordinated the "Women and Society" section of the Society of Sociology of Croatia, of which she was a founding member in 1979, as well as, between 1984 and 1985, leading the Research Section on the history of women "Nada Klaić" at the Historical Society of Zagreb. She regularly participated in national and international scientific conferences, giving guest lectures in renowned universities in Croatia and abroad. Among international seminars, she coordinated the postgraduate seminar Women and Work at the Interuniversity Center of Dubrovnik (1983), and as part of the 12th International Congress of Anthropological and Ethnological Sciences – ICAES - (1988) she co-organized the panel dedicated to recent problems relating to gender anthropology. She published numerous scientific articles in national and foreign newspapers, and engaged in journalistic activity, becoming a constant public presence for more than ten years. With Žarana Papić, she co-edited the first book on feminist anthropology in Yugoslavia in 1983, entitled Towards an Anthropology of Women (Antropologija žene). In the late 1980s she was a columnist for the women's magazine World (Svijet), addressing numerous topics including abortion, the female body, witches and so-called "respectable" feminists. A posthumous collection of her work, including her PhD thesis - Emancipation and Organization -The role of the anti-fascist female front in the changes of post-revolutionary society (Emancipacija i organizacija, Uloga Antifašističke Fronte žena u postrevolucionarnim mijenama društva - Hrvatska 1945–1953), was published in 1996 in the volume Horses, Women, Wars (Konji, žene, ratovi).

Her works and projects are still very current, and stimulating because they re-read history, the one written by men, from another and different perspective, that of women, through a view that has been erased from books for too long, giving us a different perspective and different look at life in the world, reminiscent of what Virginia Woolf had theorized in one of her two political essays, Three Guineas (1938), the founding text of contemporary reflection on women and society. Women, excluded from history and society, are aliens - this is why she hoped for the foundation of a Society of Strangers to help men prevent war - but this apparent loss is actually their strength - only the outsider possesses a truly critical position from which to look at the world to improve it, a privileged perspective that allows one to see more precisely because she is outside of it, in accordance with that principle of the “Woolfian” knowledge factory according to which writing - but also thinking - is a way to help transform life. With these words Virginia Woolf delivers to the world the greatest of her teachings, namely the ability to transform an exclusion, a discrimination, into the most desirable of values, that is, freedom. In this text, the brilliant English writer and thinker had also delivered to the world another revolutionary truth: the oppression of the male over the female sex, patriarchy, is the germ of fascism, and, more broadly, of every form of oppression. From this point of view it is possible to more deeply understand the work of Lydia Sklevicky, who had focused her studies on the social change triggered by women starting from their anti-fascist position. And perhaps it has never been so necessary as it now is in modern societies, to resurrect the contributions of these extraordinary women, to develop a new model of political action based on an “outsider” positioning that allows the generation of brilliant, diverse thoughts, inspired by the principles of justice, equality and freedom for all human beings.

 

Traduzione spagnola
Daniela Leonardi

Lydia Sklevicky fue una histórica, antropóloga y socióloga, la primera estudiosa croata que abordó la historia social de las mujeres desde una perspectiva feminista. La obra de Sklevicky ha sido única, en muchos aspectos sin igual, y sin embargo su contribución luminosa y generadora al feminismo, y sobre todo su análisis revolucionario y ante litteram de la historia, de la sociología y de la antropología, todavía hoy no ha obtenido un reconocimiento que le permita ocupar un lugar destacado en la memoria colectiva y social. Nació el 7 de mayo de 1952 en Zagreb, cuando la actual Croacia todavía se llamaba Yugoslavia, inmediatamente mostró interés por las ciencias humanas y sociales, iniciando su actividad científica en el Instituto para la Historia del Movimiento obrero croata (Institut za historiju radničkog pokreta Hrvatske), hoy Instituto Croata de Historia, con un proyecto titulado Aspectos socio-históricos de la actividad organizada y la posición social de las mujeres en Croacia 1945-1980. Sklevicky fue la primera en su país en investigar sobre la historia social de las mujeres, realizando un análisis del movimiento desde sus orígenes hasta la emancipación de las mismas, que entendía como parte integrante de un proceso a largo plazo de cambio cultural de la sociedad. Sklevicky se graduó en Sociología de la Cultura en la Facultad de Filosofía de la Universidad de Zagreb en 1984, con una tesis titulada Mujeres y poder. La génesis histórica de un interés, y sucesivamente empezó su tesis de doctorado dedicada a Emancipación y organización. El papel del Frente Femenino Antifascista en los cambios de la sociedad post-revolucionaria, sin completarla. En sus estudios ha analizado las actividades de las mujeres antes, durante y después de la Segunda Guerra Mundial y la brecha entre la emancipación proclamada y las continuas restricciones de los derechos de las mujeres en Yugoslavia. Ha sabido interpretar con perspicacia e inteligencia crítica las dinámicas del cambio cultural post-revolucionario desarrollando inferencias con la categoría de género, desde la transformación de los valores tradicionales en un nuevo contexto social hasta el nacimiento de una nueva iconografía de la feminidad.

Sus intereses profesionales abarcaban desde el estudio de la historia social, a través de los estudios sobre las mujeres y la antropología de género, a las costumbres y a la política en general. En efecto, según su testimonio, un estudio más profundizado de la cultura simbólica y la creación de nuevos rituales basados en el análisis de la historia reciente podría ofrecer la oportunidad de profundizar sus intereses, recogiendo material y creando una bibliografía antropológica sobre temas en los que ha escrito un rito político y un calendario de costumbres, en el ámbito de los proyectos del Departamento de Aduanas del Instituto para la investigación sobre el folclore, actualmente Instituto de Etnología e Investigación del Folclore, en el que trabajó desde el 15 de diciembre de 1988 hasta su muerte prematura, el 21 de enero de 1990, cerca de Donja Dobra, Delnice, a causa de un accidente de coche. Académica de fino intelecto y cultura, hablaba varios idiomas (inglés, alemán, italiano, francés y español), formó parte de varias asociaciones profesionales –en particular de la Sociological Society of Croatia y de la Croatian Etnological Society; entre 1982 y 1983 coordinó la Sección “Mujeres y Sociedad” de la Sociedad de Sociología de Croacia, de la que había sido socia fundadora en 1979, así como la Sección de investigación sobre la historia de las mujeres “Nada Klaić” de la Sociedad histórica de Zagreb, entre 1984 y 1985–. Participó con regularidad a congresos científicos nacionales e internacionales, dictando conferencias como docente invitada en universidades de renombre tanto en Croacia como en el extranjero. Coordinó el seminario internacional Post lauream Mujeres y trabajo en el Centro Interuniversitario de Dubrovnik (1983), y en el ámbito del duodécimo Congreso Internacional de Ciencias Antropológicas y Etnológicas–Iuaes (1988) co-organizó el panel dedicado a los problemas recientes relacionados con la antropología de género. Publicó numerosos artículos científicos y en periódicos nacionales y extranjeros, y participó en la actividad periodística, convirtiéndose en una presencia pública constante durante más de diez años. Con Žarana Papić, coeditó el primer libro de antropología feminista en Yugoslavia en 1983, titulado Hacia una antropología de la mujer (Antropología žene). A finales de los años 80 fue editorialista para la revista femenina World –Svijet– tratando numerosos temas como el aborto, el cuerpo femenino, las brujas y las llamadas feministas “respetables”. Una recolección póstuma de su trabajo, incluyendo su tesis de doctorado Emancipación y organización: el frente antifascista de las mujeres y el cambio social post-revolucionario (República Popular de Croacia 1945-1953) - Emancipacija i organizacija, Uloga Antifašističke fronte žena u postrevolucionarnim mijenama društva (NR Hrvatska 1945-1953), se publicó en 1996 en el volumen Caballos, mujeres, guerras (Konji, žene, ratovi).

Sus publicaciones y proyectos siguen siendo actuales y estimulantes pues vuelven a leer la historia –la escrita por los hombres– desde una perspectiva diferente –la de las mujeres– a través de una mirada borrada de los libros durante demasiado tiempo, ofreciéndonos una perspectiva otra y distinta para mirar la vida en el mundo; recuerda lo que Virginia Woolf había teorizado en uno de sus dos ensayos políticos, Tres guineas, texto que funda la reflexión contemporánea sobre las mujeres y la sociedad. Las mujeres, excluidas de la historia y de la sociedad, son “extrañas” –por eso Wolf deseaba la fundación de una Sociedad de las Extrañas para ayudar a los hombres a prevenir la guerra– pero esto que aparentemente sería “una falta” es en realidad su fuerza: sólo quien es outsider posee un posicionamiento realmente crítico desde el cual mirar el mundo para mejorarlo, una perspectiva privilegiada que permite ver más precisamente porque está fuera, en conformidad con ese principio de la woolfiana fábrica del conocimiento según el cual escribir –pero también pensar– es un modo de ayudar a transformar la vida. Con estas palabras Virginia Woolf entrega al mundo la mayor de sus enseñanzas, es decir, la capacidad de transformar una falta, una discriminación, en el más deseable de los valores, es decir, la libertad. En este texto la brillante escritora y pensadora inglesa había entregado al mundo también otra verdad revolucionaria: la opresión del sexo masculino sobre el femenino, el patriarcado, es el germen del fascismo, y más ampliamente que cualquier forma de opresión. A este respecto, es posible releer el trabajo de Lydia Sklevicky, que había centrado sus estudios en el cambio social provocado por las mujeres desde su posición antifascista. Y quizás más que nunca en las sociedades modernas es necesario recuperar la contribución de estas mujeres extraordinarias para elaborar un nuevo modelo de acción política basado en un posicionamiento de outsider que permita generar pensamientos luminosos y diferentes, inspirados en los principios de justicia, igualdad y libertad para todos los seres humanos.