Chiara Margarita Cozzolani
Sara Marsico
Viola Gesmundo
«Le monache di Santa Radegonda di Milano, nel possesso della musica sono dotate di così rara isquisitezza, che vengono riconosciute per le prime cantatrici d'Italia. Vestono l'abito cassinense del P.S. Benedetto, e pure sotto le nere spoglie sembrano à chi le ascolta, candidi, armoniosi cigni, che, e riempiono i cuori di maraviglia, e rapiscono le lingue à loro encomij. Frà quelle religiose, merita sommi vanti Donna Chiara Margarita Cozzolani, Chiara di nome, ma più di merito; e Margarita, per nobiltà d'ingegno, rara, ed eccellente, che se nell'anno 1620. ivi s'indossò quell'habito sacro, fece nell'essercitio della musica riuscite così grandi; che dal 1640. fino al 1650. hà mandato alle stampe, quattro opere di musica». (Abate Filippo Picinelli, teologo agostiniano, in Ateneo dei letterati milanesi, Milano,1670)
Doveva essere davvero incantevole la voce di 'Donna Chiara Margarita Cozzolani' "eccellente cantante”, come viene indicata nei frontespizi delle sue opere, ma il campo in cui si distinse fu la composizione musicale, al punto che Cozzolani, «perla rara», secondo l’etimologia del nome Margarita, fu annoverata tra le dodici religiose del Seicento che furono anche compositrici. Nata a Milano il 27 novembre 1602, ultimogenita di una famiglia benestante di mercanti milanesi, Margarita Cozzolani ricevette l’educazione musicale in casa, come era consuetudine per molte giovani appartenenti ai ceti facoltosi di allora. Suoi maestri furono i Rognoni, bravi e noti insegnanti strumentali e vocali della città. L’amore per la musica non la lasciò mai e fu il leitmotiv di tutta la sua esistenza, che non venne meno, anzi non poté che aumentare e raggiunse le più alte vette dopo il suo ingresso nel Monastero benedettino di Santa Radegonda, a Milano, a cui fu destinata e in cui prese i voti, a 18 anni, con il nome di Chiara. Prima di lei avevano indossato l’abito monacale una sorella e una zia. «La clausura può essere necessaria per far sì che le giovani donne non rimangano nella casa paterna a rischio di perdere il loro onore, non solo con estranei, ma anche con i domestici di casa, e ciò che è peggio, persino coi propri fratelli e i propri padri!». Così scrive un gentiluomo di Bologna, come riporta Deborah Roberts nel suo studio sulle monache musiciste e compositrici italiane del Diciassettesimo secolo (reperibile in brightonconsort.org.uk). Il gentiluomo, continua Roberts, si riferiva soprattutto alle ragazze che, con la perdita della madre, avevano perso anche la propria protezione. Tuttavia, in città come Bologna e Milano, oltre il 60% delle giovani del ceto medio venivano mandate in convento, con o senza il loro consenso. Il motivo più frequente di queste scelte era collegato alla preoccupazione di salvare le fortune familiari piuttosto che sprecarle in costose doti matrimoniali.
In un secolo già turbolento e violento la competizione e le lotte per il potere tra le più importanti famiglie condussero alla pratica di diseredare tutti i figli maschi tranne il primogenito, allo scopo di mantenere uniti i beni piuttosto che frammentarli e indebolire lo status della famiglia. I figli più giovani avrebbero dovuto provvedere a trovare la loro strada da soli. Le ragazze venivano mandate in convento. Il Monastero benedettino di Santa Radegonda non esiste più, soppresso nel 1781 per rendere possibile la costruzione dell’attuale via Santa Radegonda, ma le descrizioni arrivate fino a noi lo presentano come un luogo molto bello, con quattro chiostri che includevano San Raffaele e San Simplicianino. La chiesa era doppia, secondo l'uso monastico. In questa cornice i canti e le opere di Chiara Margarita Cozzolani richiamavano enormi folle di fedeli che, attirate dalla musica, in origine composta solo per la preghiera del Monastero, e dalle voci delle monache, accorrevano nella chiesa del convento per ascoltare l'appassionato accompagnamento sonoro e il coro angelico.
Alcuni anni dopo il suo ingresso in convento, Chiara Margarita Cozzolani fu nominata abbadessa e priora e contribuì a guidare le monache in un periodo difficile, intorno al 1660, quando il Monastero fu preso di mira dal cardinale Alfonso Litta, seguace ideologico di Carlo Borromeo, che condusse una vera e propria battaglia contro la musica conventuale, limitandone i corsi e i contatti, da lui definiti “irregolari”, delle monache con il mondo esterno. Tra il 1676 e il 1678 Cozzolani scompare dall’elenco delle suore del convento senza che se ne conosca la ragione. Nei registri del Monastero, peraltro, la si descrive come coinvolta nelle dispute sulla regolamentazione della musica all’interno dell’istituto. Purtroppo non si hanno documenti relativi alla sua prima composizione, Primavera di fiori musicali, del 1640, andata perduta nella distruzione della Biblioteca di Berlino del 1945, come anche la parte del basso continuo di una successiva edizione di mottetti a voce sola del 1648, di cui si conserva parzialmente il libro di soprano. Le sue quattro opere musicali furono composte tra il 1640 e il 1650, che è anche la data di creazione dei suoi Vespri.
Come sottolinea la pianista Nelly Lipuma, una parte del fascino della musica delle monache era la sua unicità timbrica. A Santa Radegonda, ricorda, non erano previsti uomini a cantare insieme alle monache né collaborazioni dall’esterno, per cui gli ensemble vocali e strumentali dovevano essere stati composti da sole donne. Ma nei monasteri, come anche negli ospedali veneziani, c’erano religiose e laiche dotate di voci molto basse per eseguire le linee del tenore e del basso. Inoltre, il basso strumentale aveva la funzione di rafforzare la linea del basso vocale. Una buona parte della musica composta da Cozzolani, nella sua forma stampata sopravvissuta, richiedeva il normale organico di voci miste: soprano, contralto, tenore e basso. La particolarità dei suoi arrangiamenti, secondo Lipuma, «stava nel fatto che le sue opere presentavano ben tre metriche per altrettanti ritornelli che si andavano a fondere con la sinfonia e i versi in doppi o tripli tempi». Le monache dell’ordine di Santa Radegonda erano probabilmente molto preparate dal punto di vista della tecnica vocale, perché le composizioni sacre di Cozzolani presentano un alto livello di difficoltà tecnica. Inoltre, i suoi scritti ne fanno intuire la conoscenza della musica di Claudio Monteverdi, dell’Opera e di altri tipi di monodie precoci.
Dopo il 1650 la musica di Cozzolani non fu più pubblicata, probabilmente a seguito delle dispute con il cardinale Alfonso Litta, a cui l’indipendenza delle linee vocali della compositrice pareva eccessiva e che da tempo aveva iniziato a introdurre una serie di riforme in ambito musicale, dirette a limitare l’attività delle monache e le cosiddette “sregolatezze” della musica in Chiesa, privandoci probabilmente di una serie di brani bellissimi. Chiara Margarita Cozzolani morì all’incirca all’età di 75 anni, probabilmente il 27 aprile 1678. L’Ordine di Santa Radegonda fu sciolto verso la fine del XVIII secolo e le monache furono trasferite a Santa Prassede. Le composizioni della musicista milanese, destinate a restare rinchiuse tra le mura del Monastero, sono giunte fino a noi grazie alle pubblicazioni avvenute prima dell’intervento riformatore di Litta. Le sue opere si distaccano dallo stile del passato e hanno una connotazione moderna, molto avanti rispetto ai suoi tempi. Anche al nostro orecchio di contemporanee/i spesso presentano sonorità originali e nuove. Il suo stile mostra una dimestichezza magistrale con l'arte compositiva e un grande senso drammaturgico. Quasi tutte le creazioni più ampie sono nella forma di un dialogo tra individui o gruppi. Della musicista conserviamo i seguenti brani: Concerti sacri, Venezia, 1642; O dulcis Jesu, 1649; Scherzi di Sacra melodia, di cui la parte del basso continuo è andata perduta, Venezia, 1648; Salmi à otto … motetti et dialoghi, Venezia, 1650. Anche l’aria No, no no che mare purtroppo è andata perduta. The Cozzolani Project (The Cozzolani Project) dal 2000 sta raccogliendo e rendendo accessibile tutta la produzione di questa eccellente compositrice e cantante, la cui bravura è stata recentemente riscoperta.
https://www.youtube.com/watch?v=v2tDtNFhXfc
https://www.amodernreveal.com/chiara-margarita-cozzolani
Traduzione francese
Guenoah Mroue
«Les moniales de Santa Radegonda de Milan, en possession de la musique, sont dotées d’une si rare finesse, reconnues pour être les premières chanteuses d’Italie. Elles revêtent la robe cassinois du P.S. Benoît, et même sous les apparences noires, ceux qui les écoutent, candides, cygnes harmonieux, qui remplissent les cœurs d’admiration, et étonnent les louanges. Parmi les religieuses, il faut citer Donna Chiara Margarita Cozzolani, Chiara de nom,mais plus mérité ; et Margarita, par son ingéniosité, rare et excellente, que si on se réfère à l’année 1620. C’est là qu’elle se revêtit de cette robe sacré,et qu’elle exerça une influence si profonde sur l’âme musicale ; depuis 1640. Jusqu’à 1650. Elle a présenté quatre œuvres musicales». (Abbé Filippo Picinelli, théologien augustin, à Ateneo dei letterati milanesi, Milan, 1670)
La voix de Donna Chiara Margarita Cozzolani’ "excellent chanteuse", comme indiqué dans les traités de ses œuvres, mais le domaine dans lequel elle se distingua fut la composition musicale, au point que Cozzolani, «perle rare», selon l’étymologie du nom Margarita, elle fut comptée parmi les douze religieuses du XVIIe siècle qui furent aussi compositrices. Née à Milan le 27 novembre 1602, la dernière d’une famille aisée de marchands milanais, Margarita Cozzolani reçut l’éducation musicale à la maison, comme c’était l’habitude pour de nombreuses jeunes appartenant aux classes aisées de l’époque. Ses maîtres furent les Rognons, bons et bien connus en tant qu’enseignants instrumentaux et vocaux de la ville. L’amour pour la musique ne la quitta jamais et fut le leitmotiv de toute son existence, qui ne put qu’augmenter et atteindre les plus hauts sommets après son entrée au Monastère bénédictin de Sainte Radegonde, à Milan, auquel elle fut destinée et dans lequel elle prit les vœux, à 18 ans, sous le nom de Chiara. Avant elle, une sœur et une tante portaient la robe monacale. «La clôture peut être nécessaire pour que les jeunes femmes ne restent pas dans la maison paternelle au risque de perdre leur honneur, non seulement avec des étrangers, mais aussi avec les domestiques, et ce qui est pire, même avec leurs frères et leurs pères». C’est ce qu’écrit un gentleman de Bologne, comme le rapporte Deborah Roberts dans son étude sur les nonnes musiciennes et compositrices italiennes du XVIIe siècle (disponible dans brightonconsort.org.uk). Le gentleman, poursuit Roberts, se référait surtout aux filles qui, avec la perte de leur mère, avaient également perdu leur protection. Cependant, dans des villes comme Bologne et Milan, plus de 60% des jeunes de la classe moyenne étaient envoyées au couvent, avec ou sans leur consentement. La raison la plus fréquente de ces choix était liée au souci de sauver les fortunes familiales plutôt que de les gaspiller dans des dons matrimoniaux coûteux.
Dans un siècle déjà turbulent et violent, la compétition et les luttes pour le pouvoir entre les familles les plus importantes ont conduit à la pratique de déshériter tous les fils, sauf l’ainé, afin de maintenir les biens ensemble plutôt que de les fragmenter et d’affaiblir le statut de la famille. Les enfants plus jeunes auraient dû prendre soin de trouver leur propre chemin. Les filles étaient envoyées au couvent. Le monastère bénédictin de Sainte Radegonda n’existe plus, supprimé en 1781 pour rendre possible la construction de l’actuelle rue Sainte Radegonda, mais les descriptions parvenues jusqu’à nous le présentent comme un très bel endroit, avec quatre cloîtres incluant San Raffaele et San Simplicianino. L’église était double, selon l’usage monastique. Dans ce cadre, les chants et les œuvres de Chiara Margarita Cozzolani rappelaient d’énormes foules de fidèles qui, attirés par la musique, à l’origine composée uniquement pour la prière du monastère, et par les voix des moniales, ils accouraient dans l’église du couvent pour écouter l’accompagnement sonore passionné et le chœur angélique.
Quelques années après son entrée au couvent, Chiara Margarita Cozzolani fut nommée abbesse et prieuse et contribua à guider les moniales dans une période difficile, vers 1660, lorsque le monastère fut pris pour cible par le cardinal Alfonso Litta, disciple idéologique de Carlo Borromeo, qui mena une véritable bataille contre la musique conventuelle, en limitant les cours et les contacts, dits "irréguliers", des moniales avec le monde extérieur. Entre 1676 et 1678, Cozzolani disparaît de la liste des sœurs du couvent sans qu’on en connaisse la raison. Dans les registres du monastère, on la décrit d’ailleurs comme impliquée dans les disputes sur la réglementation de la musique au sein de l’institut. Malheureusement, il n’y a pas de documents relatifs à sa première composition, Printemps de fleurs musicales, de 1640, perdue dans la destruction de la Bibliothèque de Berlin en 1945, ainsi que la partie basse continue d’une édition ultérieure de motets à voix seule de 1648, dont le livre de soprano est partiellement conservé. Ses quatre œuvres musicales ont été composées entre 1640 et 1650, qui est aussi la date de création de ses Vêpres.
Comme le souligne la pianiste Nelly Lipuma, une partie du charme de la musique des nonnes était son timbre unique. À Santa Radegonda, rappelle-t-elle, aucun homme n’était prévu pour chanter avec les moniales ni pour collaborer de l’extérieur, de sorte que les ensembles vocaux et instrumentaux devaient être composés exclusivement de femmes. Mais dans les monastères, comme dans les hôpitaux vénitiens, il y avait des religieuses et des laïques dotées de voix très basses pour exécuter les lignes du ténor et de la basse. En outre, la basse instrumentale avait pour fonction de renforcer la ligne de basse vocale. Une bonne partie de la musique composée par Cozzolani, dans sa forme imprimée qui a survécu, nécessitait l’organigramme normal de voix mixtes: soprano, contralto, ténor et basse. La particularité de ses arrangements, selon Lipuma, «réside dans le fait que ses œuvres présentent trois métriques pour autant de refrains qui vont se fondre avec la symphonie et les vers en double ou triple temps». Les moniales de l’ordre de Sainte Radegonda étaient probablement très bien préparées du point de vue de la technique vocale, car les compositions sacrées de Cozzolani présentent un haut niveau de difficulté technique. En outre, ses écrits laissent deviner sa connaissance de la musique de Claudio Monteverdi, de l’Opéra et d’autres types de monodies précoces.
Après 1650, la musique de Cozzolani ne fut plus publiée, probablement à la suite de disputes avec le cardinal Alfonso Litta, à qui l’indépendance des lignes vocales de la compositrice paraissait excessive et qui avait depuis longtemps commencé à introduire une série de réformes dans le domaine musical, visant à limiter l’activité des moniales et les soi-disant "dérèglements" de la musique dans l’Église, nous privant probablement d’une série de belles chansons. Chiara Margarita Cozzolani meurt à l’âge de 75 ans, probablement le 27 avril 1678. L’ordre de Sainte Radegonda fut dissous vers la fin du XVIIIe siècle et les moniales furent transférées à Sainte Prassede. Les compositions de la musicienne milanaise, destinées à rester enfermées dans les murs du monastère, sont parvenues jusqu’à nous grâce aux publications qui ont eu lieu avant l’intervention réformatrice de Litta. Ses œuvres se détachent du style du passé et ont une connotation moderne, très en avance sur son temps. Même à notre oreille, les contemporains ont souvent des sons originaux et nouveaux. Son style montre une maîtrise magistrale de l’art de la composition et un grand sens dramaturgique. Presque toutes les créations plus larges sont sous la forme d’un dialogue entre individus ou groupes. De la musicienne, nous conservons les morceaux suivants : Concerti sacri, Venise, 1642; O dulcis Jesu, 1649; Scherzi di Sacra melodia, dont la partie de la basse continue a été perdue, Venise, 1648; Salmi à otto … motetti et dialoghi, Venise, 1650. Même l’air No, no no che mare malheureusement été perdue. The Cozzolani Project (The Cozzolani Project) rassemble et rend accessible toute la production de cette excellente compositrice et chanteuse, dont les compétences ont été récemment redécouvertes.
https://www.youtube.com/watch?v=v2tDtNFhXfc
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Traduzione inglese
Syd Stapleton
"The nuns of Santa Radegonda of Milan, in the possession of music are endowed with such rare exquisiteness, that they are recognized for the first female singers of Italy. They wear the Cassinense habit of the P.S. Benedict, and yet under their black robes they seem to those who listen to them, candid, harmonious swans, who fill hearts with wonder, and capture tongues to their praise. Among those religious women, Donna Chiara Margarita Cozzolani deserves great praise, Chiara by name, but more by merit; and Margarita, by nobility of wit, rare, and excellent, who if in the year 1620 put on that sacred habit, made in the practice of music such great achievements that from 1640 until 1650 she sent to the presses, four works of music." (Abbot Filippo Picinelli, Augustinian theologian, in Ateneo dei letterati milanesi, Milan,1670)
The voice of 'Donna Chiara Margarita Cozzolani' "an excellent singer," as she is referred to on the title pages of her works, must have been truly enchanting, but the field in which she distinguished herself was musical composition, to the point that Cozzolani, "a rare pearl," according to the etymology of the name Margarita, was counted among the twelve cloistered women of the seventeenth century who were also composers. Born in Milan on November 27, 1602, the last child of a wealthy family of Milanese merchants, Margarita Cozzolani received her musical education at home, as was customary for many young women from the wealthy classes of the time. Her teachers were the Rognoni, talented and well-known instrumental and vocal teachers in the city. Her love for music never left her and was the leitmotif of her entire existence, which did not diminish, indeed it could only increase and reached the greatest heights after she entered the Benedictine Convent of Santa Radegonda, in Milan, in which she took her vows, at the age of 18, with the name Chiara. Before her, a sister and an aunt had become nuns. "Seclusion may be necessary so that young women do not remain in their father's house at the risk of losing their honor, not only with strangers, but also with the household servants, and what is worse, even with their own brothers and fathers!" So wrote a gentleman from Bologna, as reported by Deborah Roberts in her study of Italian nun musicians and composers of the 17th century (found at brightonconsort.org.uk). The gentleman, Roberts continues, mainly referred to girls who, with the loss of their mother, had also lost their own protection. However, in cities such as Bologna and Milan, more than 60 percent of middle-class girls were sent to convents, with or without their consent. The most frequent reason for these choices was related to a concern for saving family fortunes rather than spending them on expensive marriage dowries.
In an already turbulent and violent century, competition and power struggles among the leading families led to the practice of disinheriting all male children except the eldest son, with the aim of keeping assets together rather than fragmenting them and weakening the status of the family. Younger sons had to provide for themselves and find their own way. Girls were sent to convents. The Benedictine Convent of Santa Radegonda no longer exists, dismantled in 1781 to make possible the construction of what is now Santa Radegonda Street, but the descriptions that have come down to us present it as a very beautiful place, with four cloisters that included St. Raphael and St. Simplicianino. The church was double, according to monastic custom. In this setting the songs and works of Chiara Margarita Cozzolani drew huge crowds of the faithful who flocked to the convent church to hear the passionate accompaniment and angelic choir, attracted by the voices of the nuns and by the music, originally composed only for the prayers of the monastery.
A few years after her entry into the convent, Chiara Margarita Cozzolani was appointed abbess and prioress and helped guide the nuns through a difficult period, around 1660, when the Convent was targeted by Cardinal Alfonso Litta, an ideological follower of Carlo Borromeo, who led a real battle against convent music, restricting its teaching and the nuns' contacts, which he called "irregular," with the outside world. Between 1676 and 1678 Cozzolani disappears from the list of nuns in the convent without any known reason. The institution’s records, moreover, describe her as being involved in disputes over the regulation of music within the convent. Unfortunately, there are no records relating to her first composition, Primavera di fiori musicali (Spring of Musical Flowers), from 1640, which was lost in the 1945 destruction of the Berlin Library, as well as the basso continuo part of a later edition of solo-voice motets from 1648, of which the soprano section is partially preserved. Her four musical works were composed between 1640 and 1650, which is also the date of creation of her Vespers.
As pianist Nelly Lipuma points out, part of the appeal of the nuns' music was its timbral uniqueness. At St. Radegonda, she recalls, there were no men intended to sing with the nuns or collaborations from outside, so vocal and instrumental ensembles had to have been made up of women only. But in convents, as well as in Venetian hospitals, there were nuns and laywomen with very low voices to perform the tenor and bass lines. In addition, the instrumental basso had the function of strengthening the vocal basso line. A good deal of the music composed by Cozzolani, in its surviving printed form, required the normal arrangement of mixed voices: soprano, alto, tenor and basso. The uniqueness of her arrangements, according to Lipuma, "lay in the fact that her works presented as many as three metrics for as many refrains that blended with the symphony and verses in double or triple time." The nuns of the order of St. Radegonda were probably highly trained in vocal technique, because Cozzolani's sacred compositions present a high level of technical difficulty. In addition, her writings suggest her knowledge of Claudio Monteverdi's music, opera, and other types of early monodies.
After 1650 Cozzolani's music was no longer published, probably as a result of disputes with Cardinal Alfonso Litta, to whom the independence of the composer's vocal lines seemed excessive and who had long since begun to introduce a series of “reforms” in music, directed at limiting the activity of nuns and the so-called "unruliness" of music in the Church, probably depriving us of a number of beautiful pieces. Chiara Margarita Cozzolani died at about the age of 75, probably on April 27, 1678. After the Order of Santa Radegonda was dissolved in the late 18th century, the nuns were transferred to Santa Prassede.The compositions of the Milanese musician, destined to remain enclosed within the walls of the convent, have come down to us thanks to publications that occurred before Litta's intervention. Her works break away from the style of the past and have modern characteristics, far ahead of her time. Even to our modern ears, they often present original and new sonorities. Her style shows a masterful familiarity with compositional artistry and a great sense of dramaturgy. Almost all the larger creations are in the form of a dialogue between individuals or groups. The following pieces by the musician have been preserved: Concerti sacri, Venice, 1642; O dulcis Jesu, 1649; Scherzi di Sacra melodia, of which the basso continuo part has been lost, Venice, 1648; Salmi à otto ... motetti et dialoghi, Venice, 1650. The aria No, no no che mare has also unfortunately been lost. Since 2000 The Cozzolani Project has been collecting and making accessible the entire output of this excellent composer and singer, whose skill has recently been rediscovered.
https://www.youtube.com/watch?v=v2tDtNFhXfc
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Traduzione spagnola
Francesco Rapisarda
«Las monjas de Santa Radegonda están dotadas de tan raro y exquisito talento musical, que son consideradas las mejores cantantes de Italia. Llevan el hábito negro benedictino de Benito de Nursia, pero para sus oyentes se asemejan a blancos y melodiosos cisnes, que llenan el corazón de maravilla y elevan el espíritu en sus oraciones. Entre estas hermanas, Doña Chiara Margarita Cozzolani merece el mayor reconocimiento: se llama Chiara de nombre, pero lo es más en virtud, y Margarita por su inusual y excelente nobleza de ingenio, que en el año 1620 se puso aquel hábito sagrado, y logró cosas muy grandes en el ejercicio de la música; y entre 1640 y 1650, publicó cuatro obras musicales». (Abad Filippo Picinelli, teólogo agustino, en Ateneo de literatos milaneses, Milán, 1670).
Debe de haber sido realmente encantadora la voz de "Doña Chiara Margarita Cozzolani, excelente cantante", como se indica en las portadas de sus obras, pero el campo en el que se distinguió fue la composición musical, hasta el punto de que Cozzolani, «perla rara», según la etimología del nombre Margarita, se cuenta entre las doce religiosas del siglo XVI que también fueron compositoras. Nacida en Milán el 27 de noviembre de 1602, última hija de una familia acomodada de mercaderes milaneses, Margarita Cozzolani recibió su educación musical en casa, como era costumbre para muchas jóvenes pertenecientes a las clases acomodadas de entonces. Sus maestros fueron los Rognoni, buenos y conocidos maestros instrumentales y vocales de la ciudad. El amor por la música nunca la abandonó y fue el leitmotiv de toda su existencia, que no solo nunca desapareció, sino que sólo pudo crecer y alcanzó las cimas más altas después de su entrada en el Monasterio benedictino de Santa Radegonda, en Milán, al cual fue destinada y donde tomó los votos, a los 18 años, con el nombre de Chiara. Antes que ella habían llevado el hábito monástico una hermana y una tía. «La clausura puede ser necesaria para evitar que las mujeres jóvenes permanezcan en la casa paterna a riesgo de perder su honor, no sólo con extraños, sino también con los sirvientes y aún peor, con sus hermanos y con sus padres.» Así escribe un caballero de Bolonia, como relata Deborah Roberts en su estudio sobre las monjas músicas y compositoras italianas del siglo XVII (disponible en brightonconsort.org.uk). El caballero, continúa Roberts, se refería especialmente a las niñas que, con la pérdida de su madre, habían perdido también su protección. Sin embargo, en ciudades como Bolonia y Milán, más del 60% de las jóvenes de clase media eran enviadas a conventos, con o sin su consentimiento. La razón más frecuente de estas elecciones estaba relacionada con la preocupación por salvar la fortuna familiar en lugar de desperdiciarla en costosas dotes matrimoniales.
En un siglo ya turbulento y violento, la competencia y las luchas de poder entre las familias más importantes llevaron a la práctica de desheredar a todos los hijos varones, excepto al primogénito, con el fin de mantener unidos los bienes en lugar de fragmentarlos y debilitar el estatus de la familia. Los hijos menores debían encontrar su propio camino. Y a las chicas las enviaban al convento. El monasterio benedictino de Santa Radegonda ya no existe, pues fue suprimido en 1781 para hacer posible la construcción de la actual calle de Santa Radegonda, peroas descripciones que nos han llegado lo presentan como un lugar muy bonito, con cuatro claustros que incluían a San Rafael y San Simplicianino. La iglesia era doble, según la costumbre monástica. En este entorno, los cantos y las obras de Chiara Margarita Cozzolani evocaban enormes multitudes de fieles que, atraídos por la música, originalmente compuesta sólo para la oración del Monasterio, y por las voces de las monjas, acudían a la iglesia del convento para escuchar el apasionado acompañamiento sonoro y el coro angélico.
Algunos años después de su entrada en el convento, Chiara Margarita Cozzolani fue nombrada abadesa y priora y ayudó a guiar a las monjas en un período difícil, alrededor de 1660, cuando el monasterio fue atacado por el cardenal Alfonso Litta, seguidor ideológico de Carlo Borromeo, quien llevó a cabo una verdadera batalla contra la música del convento, limitando los cursos y los contactos, que él definió “irregulares”, de las monjas con el mundo exterior. Entre 1676 y 1678 Cozzolani desaparece de la lista de las religiosas del convento sin que se conozca la razón. En los registros del Monasterio, por otra parte, se la describe como involucrada en las disputas sobre la regulación de la música dentro de la institución. Desgraciadamente, no se dispone de documentación de su primera composición, Primavera di fiori musicali, de 1640, que se perdió en la destrucción de la Biblioteca de Berlín en 1945, ni tampoco del bajo continuo de una edición posterior de motetes de voz única de 1648, del que se conserva parcialmente el libro de soprano. Sus cuatro obras musicales fueron compuestas entre 1640 y 1650, que es también la fecha de creación de sus Vísperas.
Como señala la pianista Nelly Lipuma, una parte del encanto de la música de las monjas era su sello único. En Santa Radegonda, recuerda, no estaban previstos hombres que cantasen junto con las monjas ni colaboraciones desde el exterior, por lo tanto, los conjuntos vocales e instrumentales tenían que estar compuestos sólo por mujeres. Pero en los monasterios, como también en los hospitales venecianos, había religiosas y laicas dotadas de voces muy bajas para ejecutar las líneas del tenor y del bajo. Además, el bajo instrumental tenía la función de fortalecer la línea del bajo vocal. Una buena parte de la música compuesta por Cozzolani, en su forma impresa que ha sobrevivido, requería el orgánico normal de voces mixtas: soprano, contralto, tenor y bajo. La peculiaridad de sus arreglos, según Lipuma, «consistía en el hecho de que sus obras presentaban tres métricas para tantos estribillos que se iban a fusionar con la sinfonía y los versos en doble o triple tiempo». Las monjas de la orden de Santa Radegonda estaban probablemente muy preparadas desde el punto de vista de la técnica vocal, porque las composiciones sagradas de Cozzolani presentan un alto nivel de dificultad técnica. Además, sus escritos hacen intuir el conocimiento de la música de Claudio Monteverdi, de la Ópera y de otros tipos de monodías tempranas.
Después de 1650, la música de Cozzolani dejó de publicarse, probablemente como consecuencia de las disputas con el cardenal Alfonso Litta, a quien la independencia de las líneas vocales de la compositora le parecía excesiva y que desde hacía tiempo había comenzado a introducir una serie de reformas en el ámbito musical, dirigidas a limitar la actividad de las monjas y las llamadas “irregularidades” de la música en la Iglesia, probablemente privándonos de una serie de canciones hermosas. Chiara Margarita Cozzolani murió aproximadamente a la edad de 75 años, probablemente el 27 de abril de 1678. La Orden de Santa Radegonda se disolvió a finales del siglo XVIII y las monjas fueron trasladadas a Santa Práxedes. Las composiciones de la música milanesa, destinadas a permanecer encerradas entre los muros del Monasterio, han llegado hasta nosotros gracias a las publicaciones realizadas antes de la intervención reformadora de Litta. Sus obras se distancian del estilo del pasado y tienen una connotación moderna, muy por delante de su época. Incluso para nuestro oído contemporáneo a menudo presentan sonidos originales y nuevos. Su estilo muestra una familiaridad magistral con el arte de la composición y un gran sentido dramático. Casi todas las creaciones más amplias tienen la forma de un diálogo entre individuos o grupos. De la música conservamos los siguientes pasajes: Concerti sacri, Venecia, 1642; O dulcis Jesu, 1649; Scherzi di Sacra melodia, cuya parte del bajo continuo se ha perdido, Venecia, 1648; Salmi à otto... motetti et dialoghi, Venecia, 1650; Anche l’aria No, no no che mare por desgracia se ha perdido. The Cozzolani Project (The Cozzolani Project) desde el año 2000 está recogiendo y haciendo accesible toda la producción de esta excelente compositora y cantante, cuya destreza ha sido recientemente redescubierta.