Veronika Dudárova
Valeria Pilone




Martina Zinni

 

Ricordare Veroníka Dudárova tra le donne che si sono distinte nel campo della musica è un atto certamente coraggioso in tempo di guerra russo-ucraina. È stata una personalità importante, considerata come una delle migliori musiciste di Mosca, San Pietroburgo, Kiev, Minsk e Novosibirsk. Dare spazio alla conoscenza della biografia di Veroníka Dudárova vuole essere anche un atto di libertà espressiva nello stordimento e smarrimento generale provocato dalle atrocità belliche subite dalla popolazione ucraina, che – tra l’altro – ha causato un’operazione di respingimento di artisti e artiste russe dai palchi e dagli eventi europei, operazione a cui abbiamo assistito dall’inizio del conflitto e che ci appare tanto sproporzionata quanto non pertinente alle logiche della guerra. Veroníka Dudárova ha avuto una brillante creatività artistica, si è esibita in molti tour in diversi paesi del mondo, sempre con grande successo (in rete si trovano ampie sezioni con video delle sue direzioni), ed è stata la prima donna russa a dirigere un’orchestra.

Era nata nel 1916 a Baku, in Azerbaigian, in una famiglia di nobili osseti (il gruppo etnico di maggioranza dell’Ossezia, regione storica a nord del Caucaso, al confine tra Georgia e Russia). Aveva iniziato a suonare il piano all’età di cinque anni presso l’Accademia di musica Hajibeyov di Baku e poi a Leningrado con Pavel Serebryakov, il famoso interprete di Rachmaninov. Nel 1947 si era diplomata al Conservatorio di Mosca ed era entrata a far parte dell’Orchestra Sinfonica di Stato di Mosca come direttrice junior, e solo dopo tredici anni ha potuto assumere il ruolo di direttrice principale. Al Conservatorio di Mosca aveva preso lezioni di direzione d’orchestra con Nikolai Anosov e studiato musicologia con Lev Ginzburg. Nel 1991, dopo la caduta del comunismo, ha fondato l’Orchestra Sinfonica della Russia, che ha diretto fino al 2003. È morta a Mosca il 15 gennaio 2009. Veroníka era una persona molto talentuosa, il suo stile nella direzione dell’orchestra era coreografico, i suoi movimenti espressivi, era in grado di ricreare un’atmosfera magica che rendeva brillanti le sue esecuzioni per bellezza estetica e armonia, come confermato da tanti critici musicali. Con tanto tenace studio era riuscita a esprimere tutti gli stili e le tendenze del panorama musicale, dalla musica classica a quella più moderna, durante l’arco di una longeva carriera. Aveva anche un’attenzione per giovani musicisti e musiciste, che faceva lavorare con lei impartendo autentiche lezioni di direzione orchestrale. Chi ha collaborato con lei ne riferisce come di una Maestra d’orchestra di talento innato e una persona creativa dalle spiccate doti umane, musicali e artistiche, oltre che molto generosa con colleghi e colleghe, che riusciva – a fatica ma instancabilmente – a portare fuori dall’Unione Sovietica in tournée.

«La gente dice che dirigere un’orchestra non è una professione femminile. Non è vero! Quando Veronika Dudárova era in piedi vicino al palco aveva una tale aura, un tale potere nei suoi gesti, nei suoi occhi, controllava assolutamente l’orchestra», ha affermato la musicologa russa Zhanna Dozortseva. Questa immagine rievoca alla mente le direzioni di una nostra grande Maestra d’orchestra, Gianna Fratta, la cui difesa della parità di genere in un mondo da sempre considerato appannaggio dei maschi, è tenace e risoluta come il suo talento. La Maestra Fratta, infatti, in un post su Facebook scriveva: «Ancora oggi, il 19 aprile 2023, esistono giornali (come un quotidiano siculo in un articolo dell’altro giorno) che parlano di me scrivendo Gianna Fratta, la moglie di Piero Pelù. No, ma dico, puoi definirmi direttrice d’orchestra, pianista, cavaliere della Repubblica, docente di composizione, Presidente della Camerata Musicale Barese, puoi parlare dei miei titoli di studio (6 lauree di secondo livello, ad esempio, tra cui una laurea in legge), puoi dire delle mie presenze nei cda di varie istituzioni culturali italiane, puoi dire dei miei primati come direttrice d’orchestra in tutto il mondo... e invece scrivi “la moglie di...”. La strada da fare è davvero tantissima!».

Come la maggior parte dei direttori d’orchestra sovietici, Dudárova sosteneva compositori russi tradizionali come Ciajkovskij, Miakovsky, Glazunov, Liadov e Khatchaturian. Tuttavia, non era contraria alla musica di Shostakovich, tra i più importanti compositori sovietici che non aveva avuto un rapporto sempre facile con il potere (nel 1983 ne eseguì la Decima Sinfonia e il Primo Concerto per pianoforte con l’Orchestra Sinfonica di Stato di Mosca e il pianista Alexander Slobodnyak). Nel 1987 è apparsa nel film documentario svedese, dal titolo eloquente, A Woman Is a Risky Bet: Six Orchestra Conductors (titolo originale: Dirigenterna) sulle donne direttrici d’orchestra, diretto da Christina Olofson, in cui compaiono JoAnn Falletta e Victoria Bond dagli Stati Uniti, Kerstin Nerbe e Ortrud Mann dalla Svezia, Veroníka Dudárova e Camilla Kolchinsky dall’Urss, che condividono la passione per la musica e il coraggio di rompere gli stereotipi di un mondo prettamente maschile e di affrontare nuove sfide. Proprio Dudárova nel documentario afferma: «Solo i soldati poveri non vogliono essere generali», lei che nel 1977, in piena Guerra Fredda, era stata criticata dal Washington Post come eccessivamente melodrammatica («sembra essere una direttrice molto competente, anche se con un approccio estremamente rilassato alla musica il cui ingrediente essenziale è l’eccitazione drammatica»). Ha lavorato con passione fino alla fine. All’età di 85 anni ha diretto la Pathétique di Ciajkovskij nella Sala dei Concerti della Città Proibita di Pechino. Il novantesimo compleanno lo ha celebrato con un concerto a Mosca, in cui ha festeggiato dirigendo il Bolero di Ravel.

In occasione di quello che sarebbe stato il suo 101º compleanno, Google l’ha ricordata con un bellissimo Doodle che la raffigura mentre guida le lettere di Google – come un gruppo di musicisti – in un’esibizione appassionata e drammaticamente efficace. È iscritta nel Guinness dei primati come unica donna al mondo ad aver diretto grandi orchestre filarmoniche per oltre mezzo secolo e a lei è stato intitolato un asteroide della fascia principale, 9737 Dudárova, appartenente alla regione del sistema solare situata tra le orbite di Marte e di Giove. Di questo ne era stata felicissima: «Avere un pianeta che porta il tuo nome è il miglior onore che possa essere concesso a chiunque», aveva detto.

Tra le sue migliori esecuzioni si ricordano la Messa in si minore di Bach, lo Stabat Mater di Pergolesi, il Requiem di Verdi, John Damascene di Taneyev, il Requiem di Mozart, e ancora sinfonie di Beethoven, Brahms, Ciajkovskij, Rachmaninov, Shostakovich, Myaskovsky, composizioni di Strauss, Debussy, Ravel, Gershwin. Era, infatti, un’interprete sensibile di classici russi e sovietici, ma anche di partiture moderne d’avanguardia e musica barocca, opere del classicismo e del romanticismo europei. La storia di Veroníka Dudárova è un altro tassello nel cosmo delle generazioni di donne che non hanno avuto bisogno di sentirsi inferiori agli uomini in termini di bravura, talento, competenze, in nessun settore, mai.


Traduzione francese

Ibtisam Zaazoua

Se souvenir de Veroníka Dudárova parmi les femmes qui se sont distinguées dans le domaine de la musique est certainement un acte courageux en temps de guerre russo-ukrainienne. Elle a été une personnalité importante, considérée comme l’une des meilleures musiciennes de Moscou, Saint-Pétersbourg, Kiev, Minsk et Novosibirsk. Faire connaître la biographie de Veroníka Dudárova est aussi un acte de liberté d’expression dans le vertige et la confusion générale provoqués par les atrocités de guerre subies par la population ukrainienne, qui - entre autres - ont conduit à une opération de rejet des artistes russes des scènes et des événements européens, opération à laquelle nous avons assisté dès le début du conflit et qui nous semble aussi disproportionnée qu’irrelevante aux logiques de la guerre. Veroníka Dudárova a eu une brillante créativité artistique, elle s’est produite dans de nombreuses tournées à travers le monde, toujours avec grand succès (on trouve sur internet de nombreuses vidéos de ses directions), et elle a été la première femme russe à diriger un orchestre.

Elle est née en 1916 à Bakou, en Azerbaïdjan, dans une famille de nobles ossètes (le groupe ethnique majoritaire en Ossétie, région historique au nord du Caucase, à la frontière entre la Géorgie et la Russie). Elle a commencé à jouer du piano à l'âge de cinq ans à l'Académie de musique Hajibeyov de Bakou, puis à Leningrad avec Pavel Serebryakov, l'interprète célèbre de Rachmaninov. En 1947, elle s’est diplômée du Conservatoire de Moscou et a rejoint l'Orchestre symphonique d'État de Moscou en tant que directrice junior, et ce n'est qu'après treize ans qu'elle a pu assumer le rôle de directrice principale. Au Conservatoire de Moscou, elle a pris des cours de direction d'orchestre avec Nikolaï Anosov et a étudié la musicologie avec Lev Ginzburg. En 1991, après la chute du communisme, elle a fondé l'Orchestre symphonique de Russie, qu'elle a dirigé jusqu'en 2003. Elle est décédée à Moscou le 15 janvier 2009. Veroníka était une personne très talentueuse, son style de direction d'orchestre était chorégraphique, ses mouvements expressifs, elle était capable de recréer une atmosphère magique qui rendait ses exécutions brillantes par leur beauté esthétique et leur harmonie, comme confirmé par de nombreux critiques musicaux. Par un travail acharné, elle a réussi à exprimer tous les styles et tendances du panorama musical, de la musique classique à la plus moderne, tout au long d'une longue carrière. Elle accordait aussi une attention particulière aux jeunes musiciens, qu'elle faisait travailler avec elle en leur donnant de véritables leçons de direction d'orchestre. Ceux qui ont collaboré avec elle la décrivent comme une Maestra d'orchestre de talent inné et une personne créative aux grandes qualités humaines, musicales et artistiques, en plus d'être très généreuse avec ses collègues, qu'elle parvenait – avec difficulté mais inlassablement – à emmener en tournée en dehors de l'Union soviétique.

«Les gens disent que diriger un orchestre n'est pas une profession féminine. Ce n'est pas vrai ! Quand Veronika Dudárova se tenait près de la scène, elle avait une telle aura, une telle puissance dans ses gestes, dans ses yeux, elle contrôlait absolument l’orchestre», a déclaré la musicologue russe Zhanna Dozortseva. Cette image me rappelle la direction d'un de nos grands professeurs d'orchestre, Gianna Fratta, dont la défense de l'égalité des sexes dans un monde qui a toujours été considéré comme l'apanage des hommes, est aussi tenace et résolue que son talent. En effet, Maestra Fratta a écrit dans un post Facebook : «Aujourd'hui encore, 19 avril 2023, il y a des journaux (comme un quotidien sicilien dans un article l'autre jour) qui parlent de moi en écrivant Gianna Fratta, la femme de Piero Pelù. Non, mais je dis que vous pouvez m'appeler chef d'orchestre, pianiste, chevalier de la République, professeur de composition, président de la Camerata Musicale Barese, vous pouvez parler de mes qualifications (6 licences, par exemple, dont une en droit), vous pouvez parler de mes présences dans les conseils d'administration de diverses institutions culturelles italiennes, vous pouvez parler de mes records en tant que cheffe d'orchestre dans le monde entier... et au lieu de cela vous écrivez "l'épouse de...". Le chemin à parcourir est encore très long !».

Comme la plupart des chefs d'orchestre soviétiques, Dudárova soutenait les compositeurs russes traditionnels tels que Tchaïkovski, Maïakovski, Glazounov, Liadov et Khatchatourian. Cependant, elle n'était pas opposée à la musique de Chostakovitch, l'un des compositeurs soviétiques les plus importants qui n'avait pas toujours eu une relation facile avec le pouvoir (en 1983, elle a interprété sa Dixième Symphonie et son Premier Concerto pour piano avec l'Orchestre symphonique d'État de Moscou et le pianiste Alexander Slobodnyak). En 1987, elle est apparue dans le film documentaire suédois, au titre éloquent, A Woman Is a Risky Bet: Six Orchestra Conductors (titre original: Dirigenterna) sur les femmes cheffes d'orchestre, réalisé par Christina Olofson, dans lequel apparaissent JoAnn Falletta et Victoria Bond des États-Unis, Kerstin Nerbe et Ortrud Mann de Suède, Veroníka Dudárova et Camilla Kolchinsky de l'URSS, qui partagent la passion pour la musique et le courage de briser les stéréotypes d'un monde purement masculin et de faire face à de nouveaux défis. Dudárova elle-même affirme dans le documentaire : «Seuls les soldats pauvres ne veulent pas être généraux», elle qui en 1977, en pleine Guerre froide, a été critiquée par le Washington Post comme étant excessivement mélodramatique («elle semble être une directrice très compétente, même si avec une approche extrêmement détendue de la musique dont l'ingrédient essentiel est l'excitation dramatique»). Elle a travaillé avec passion jusqu'à la fin. À l'âge de 85 ans, elle a dirigé la Pathétique de Tchaïkovski dans la Salle des Concerts de la Cité Interdite à Pékin. Elle a célébré son quatre-vingt-dixième anniversaire avec un concert à Moscou, où elle a fêté en dirigeant le Boléro de Ravel.

À l'occasion de ce qui aurait été son 101e anniversaire, Google lui a rendu hommage avec un magnifique Doodle la représentant en train de diriger les lettres de Google – comme un groupe de musiciens – dans une performance passionnée et dramatiquement efficace. Elle est inscrite dans le Livre Guinness des records comme la seule femme au monde à avoir dirigé de grands orchestres philharmoniques pendant plus d'un demi-siècle et un astéroïde de la ceinture principale, 9737 Dudárova, appartenant à la région du système solaire située entre les orbites de Mars et de Jupiter, porte son nom. Elle en était très heureuse : «Avoir une planète qui porte votre nom est le plus grand honneur que l'on puisse accorder à quiconque», avait-elle déclaré.

Parmi ses meilleures interprétations, on se souvient de la Messe en si mineur de Bach, du Stabat Mater de Pergolesi, du Requiem de Verdi, de John Damascene de Taneïev, du Requiem de Mozart, ainsi que des symphonies de Beethoven, Brahms, Tchaïkovski, Rachmaninov, Chostakovitch, Maïakovski, des compositions de Strauss, Debussy, Ravel, Gershwin. Elle était, en effet, une interprète sensible des classiques russes et soviétiques, mais aussi des partitions modernes d'avant-garde et de musique baroque, des œuvres du classicisme et du romantisme européens. L'histoire de Veroníka Dudárova est un autre maillon dans le cosmos des générations de femmes qui n'ont pas eu besoin de se sentir inférieures aux hommes en termes de compétence, de talent et de compétence, dans aucun domaine, jamais.


Traduzione inglese

Syd Stapleton

Remembering Veroníka Dudárova among women who have distinguished themselves in the field of music is certainly a bold act in times of the Russian-Ukrainian war. She was an important personality, regarded as one of the best musicians in Moscow, St. Petersburg, Kiev, Minsk and Novosibirsk. Giving space to acknowledge Veroníka Dudárova's life is also an act of freedom of expression in the general pain and bewilderment caused by the war atrocities suffered by the Ukrainian population, which - among other things - caused a withdrawal of Russian artists from European stages and events, a phenomena we have witnessed since the beginning of the conflict and which appears to us as disproportionate, as it is not pertinent to the logic of war. Veroníka Dudárova had brilliant artistic creativity, she performed on many tours in different countries of the world, always with great success (there is an ample selection of videos of her conducting on the net), and she was the first Russian woman to conduct an orchestra.

She was born in 1916 in Baku, Azerbaijan, into a family of noble Ossetians (the majority ethnic group of Ossetia, a historical region north of the Caucasus, on the border between Georgia and Russia). She started playing the piano at the age of five at the Hajibeyov Academy of Music in Baku and then in Leningrad with Pavel Serebryakov, the famous interpreter of Rachmaninov. In 1947 she graduated from the Moscow Conservatory and joined the Moscow State Symphony Orchestra as a junior conductor, and only after thirteen years was she able to assume the role of principal conductor. At the Moscow Conservatory she had taken conducting lessons with Nikolai Anosov and studied musicology with Lev Ginzburg. In 1991, after the fall of communism, she founded the Symphony Orchestra of Russia, which she conducted until 2003. She died in Moscow on January 15, 2009. Veroníka was a very talented person. Her style in conducting the orchestra was choreographic, and with her expressive movements, she was able to recreate a magical atmosphere that made her performances brilliant for aesthetic beauty and harmony, as confirmed by many music critics. With much tenacious study she had managed to express all the styles and trends of the musical panorama, from classical to more modern music, during the span of a long career. She also had an eye for young musicians, male and female, who she had work with her by giving critical lessons in orchestral conducting. Those who collaborated with her refer to her as an orchestra teacher of innate talent and a creative person with marked human, musical and artistic talents, as well as being very generous with male and female colleagues, and who managed - with difficulty, but tirelessly - to bring them out from the Soviet Union on tour.

“People say conducting an orchestra is not a female profession. It is not true! When Veronika Dudárova was standing near the stage she had such an aura, such a power in her gestures, in her eyes, she absolutely controlled the orchestra,” said Russian musicologist Zhanna Dozortseva. This image brings to mind the direction of one of our great orchestra teachers, Gianna Fratta, whose defense of gender equality in a world that has always been considered the prerogative of males, is as tenacious and resolute as her talent. Maestra Fratta wrote in a post on Facebook: “Even today, on April 19, 2023, there are newspapers (like a Sicilian newspaper in an article from the other day) that talk about me by writing ‘Gianna Fratta, the wife of Piero Pelù.’ No, but I mean, can you define me as conductor, pianist, Knight of the Republic, teacher of composition, President of the Camerata Musicale Barese, can you talk about my educational qualifications (6 second level degrees, for example, including a degree in law), you can tell about my presence on the board of directors of various Italian cultural institutions, you can tell about my records as conductor of an orchestra all over the world... and instead they write ‘the wife of...’. There is really a long way to go!”.

Like most Soviet conductors, Dudárova championed traditional Russian composers such as Tchaikovsky, Myakovsky, Glazunov, Liadov and Khatchaturian. However, she was not against the music of Shostakovich, one of the most important Soviet composers who had not always had an easy relationship with power (in 1983 she performed his Tenth Symphony and First Piano Concerto with the Moscow State Symphony Orchestra and pianist Alexander Slobodnyak). In 1987 she appeared in the eloquently titled Swedish documentary film A Woman Is a Risky Bet: Six Orchestra Conductors (original title: Dirigenterna) about women conductors, directed by Christina Olofson, featuring JoAnn Falletta and Victoria Bond from the U.S., Kerstin Nerbe and Ortrud Mann from Sweden, and Veroníka Dudárova and Camilla Kolchinsky from the USSR, who share a passion for music and the courage to break the stereotypes of a purely male world and take on new challenges. Dudárova herself says in the documentary, "Only poor soldiers don't want to be generals," she who in 1977, at the height of the Cold War, had been criticized by the Washington Post as overly melodramatic ("she seems to be a very competent conductor, though with an extremely relaxed approach to music whose essential ingredient is dramatic excitement"). She worked passionately until the end. At age 85, she conducted Tchaikovsky's Pathétique in the Forbidden City Concert Hall in Beijing. She celebrated her 90th birthday with a concert in Moscow, where she celebrated by conducting Ravel's Bolero.

On the occasion of what would have been her 101st birthday, Google remembered her with a beautiful Doodle depicting her leading the Google letters - as a group of musicians - in a passionate and dramatically effective performance. She is inscribed in the Guinness Book of Records as the only woman in the world to have conducted large philharmonic orchestras for more than half a century, and an asteroid in the main belt, belonging to the region of the solar system located between the orbits of Mars and Jupiter, 9737 Dudárova, was named after her. Of this she had been overjoyed: "To have a planet named after you is the best honor that can be bestowed on anyone," she had said.

Among her best performances were Bach's Mass in B minor, Pergolesi's Stabat Mater, Verdi's Requiem, Taneyev's John Damascene, Mozart's Requiem, and symphonies by Beethoven, Brahms, Tchaikovsky, Rachmaninov, Shostakovich, Myaskovsky, compositions by Strauss, Debussy, Ravel, and Gershwin. She was, in fact, a sensitive interpreter of Russian and Soviet classics, but also of modern avant-garde scores and baroque music, works of European classicism and romanticism. Veroníka Dudárova's story is another piece in the cosmos of generations of women who did not need to feel inferior to men in terms of prowess, talent, skills, in any field, ever.


Traduzione spagnola

Aurora Di Stefano

Recordar a Veroníka Dudárova entre las mujeres que se distinguieron en el campo de la música es un acto ciertamente valiente en tiempos de guerra ruso-ucraniana. Fue una personalidad importante, considerada como una de las mejores músicas de Moscú, San Petersburgo, Kiev, Minsk y Novosibirsk. Dar espacio al conocimiento de la biografía de Veroníka Dudárova quiere ser también un acto de libertad de expresión en el aturdimiento y extravío general provocados por las atrocidades bélicas sufridas por la población ucraniana, que –entre otras cosas– ha causado una operación de rechazo de artistas rusos y rusas en los escenarios y en los eventos europeos, operación a la que hemos asistido desde el comienzo del conflicto y que nos parece tan desproporcionada como no pertinente a las lógicas de la guerra. Veroníka Dudárova tuvo una brillante creatividad artística, actuó en muchas giras en diferentes países del mundo, siempre con gran éxito (en línea se encuentran amplias secciones con vídeos de sus direcciones), y fue la primera mujer rusa en dirigir una orquesta.

Había nacido en 1916 en Bakú, en Azerbaiyán, en una familia de nobles osetios (el grupo étnico mayoritario de Osetia, una región histórica en el norte del Cáucaso, en la frontera entre Georgia y Rusia). Empezó a tocar el piano a los cinco años en la Academia de Música de Bakú y después en Leningrado con Pavel Serebryakov, el famoso intérprete de Rajmáninov. En 1947 se graduó en el Conservatorio de Moscú y se unió a la Orquesta Sinfónica Estatal de Moscú como directora júnior, cuyo cargo de directora principal solo pudo asumir después de trece años. Tomó clases de directora de orquesta en el conservatorio de Moscú con Nikolai Anosov y estudió musicología con Lev Ginzburg. En 1991, tras la caída del comunismo, fundó la Orquesta Sinfónica de Rusia, que dirigió hasta 2003. Murió en Moscú el 15 de enero de 2009. Veroníka era una persona talentosa, su estilo en la dirección de la orquesta era coreográfico, sus movimientos expresivos, lograba recrear una atmósfera mágica que hacía brillar sus ejecuciones por su belleza estética y su armonía, como han confirmado numerosos críticos musicales. Gracias a su tenacidad en el estudio, durante su larga carrera consiguió expresar todos los estilos y las tendencias del panorama musical, desde la música clásica hasta la más moderna. También dedicaba una atención especial hacia jóvenes músicos y músicas, a quienes hacía trabajar con ella impartiendo auténticas clases de dirección de orquesta. Quien ha colaborado con ella habla de una Maestra de orquesta con un talento innato y de una persona creativa con grandes dotes humanas, musicales y artísticas, además de ser muy generosa con sus compañeros y compañeras, que lograba –con dificultades pero incansablemente– llevar de gira fuera de la Unión Soviética.

Como sostuvo la musicóloga rusa Zhanna Dozortseva «La gente dice que dirigir una orquesta no es una profesión femenina. No es cierto! Cuando Veroníka Dudárova estaba de pie en el escenario tenía un aura, un poder en sus gestos, en sus ojos, controlaba la orquesta por completo». Esta imagen nos recuerda las direcciones de una gran Maestra de orquesta italiana, Gianna Fratta, cuya defensa de la equidad de género –en un mundo desde siempre en manos de los varones– es tenaz y decidida como su talento. En efecto, la Maestra Fratta, escribía hace poco más de un año en un post de Facebook: «Aún hoy, el 19 de abril de 2023, hay periódicos (como uno siciliano en un artículo del otro día) que habla de mí escribiendo “Gianna Fratta, la mujer de Piero Pelù”. Digo yo, me puedes definir directora de orquesta, pianista, cavaliere de la República italiana, docente de composición, Presidente de la Camerata Musicale Barese, puedes hablar de mis títulos de estudio (6 licenciaturas , entre ellas una en Derecho), puedes hablar de mi presencia en la junta directiva de varias asociaciones culturales italianas, puedes hablar de mis logoros como directora de orquesta en todo el mundo… y en cambio escribes “la esposa de…”. ¡Realmente aún queda mucho camino por hacer!».

Como la mayoría de directores de orquesta rusos, Dudárova sotenía a los compositores rusos tradicionales como Chaikovski, Miakovsky, Glazunov, Liadov y Khatchaturian. Sin embargo, no tenía nada en contra de la música de Shostakovich, uno entre los mayores compositores soviéticos que no siempre había tenido una relación fácil con el poder (en 1983 dirigió su Décima sinfonía y el Primer Concierto para piano con la Orquesta Sinfónica Estatal de Moscú y con el pianista Alexander Slobodnyak). En 1987 apareció en el documental sueco A Woman Is a Risky Bet: Six Orchestra Conductors (título original: Dirigenterna), cuyo título es elocuente: trata de las mujeres directoras de orquesta. Dirigido por Christina Olofson, aparecen JoAnn Falletta y Victoria Bond de Estados Unidos, Kerstin Nerbe y Ortrud Mann de Suecia, Veroníka Dudárova y Camilla Kolchinsky de la Urss, que comparten la pasión por la música y la audacia de romper los estereotipos de un mundo preponderantemente masculino y de afrontar nuevos desafíos. Precisamente en el documental Dudárova afirma que: «Solamente los soldados pobres no quieren ser generales», ella que en 1977, en plena Guerra Fría, fue criticada por el Washington Post como excesivamente melodramática («Parece una directora competente, aunque con un acercamiento a la música extremadamente relajado cuyo ingrediente esencial es la excitación dramática»). Trabajó con pasión hasta el final: con 85 años dirigió la Pathétique di Chaikovski en la Sala de Conciertos de la Ciudad Prohibida de Pequín y celebró los noventa años con un concierto en Moscú dirigiendo el Bolero de Ravel.

En ocasión de su 101 cumpleaños virtual, Google la recordó con un bellísimo Doodle en el que dirige las letras de Google –como un grupo de músicos– en una exhibición apasionada y dramáticamente eficaz. Aparece en el Libro Guiness de los Récords como única mujer en el mundo que ha dirigido grandes orquestas filarmónicas durante más de medio siglo; el asteroide 9737 del cinturón principal, perteneciente a la región del sistema solar, situado entre las órbitas de Marte y de Júpiter, lleva su nombre: asteroide 9737 Dudárova. Estuvo muy contenta de ello: «Que haya un planeta que lleva tu propio nombre es el mejor honor que se le puede conceder a alguien» dijo.

Entre sus mejores ejecuciones, recordamos la Misa en sí menor de Bach, el Stabat Mater de Pergolesi, el Requiem de Verdi, John Damascene de Taneyev, el Requiem de Mozart; sinfonias de Beethoven, Brahms, Chaikovski, Rachmaninov, Shostakovich, Myaskovsky; composiciones de Strauss, Debussy, Ravel, Gershwin. Efectivamente, era una intérprete sensible de los clásicos rusos y soviéticos, pero también de partituras modernas de vanguardia y de música barroca, obras del clacisismo y del romanticismo europeos. La historia de Veroníka Dudárova es otra tesela en el cosmos de las generaciones de mujeres que no han necesitado sentirse inferiores a los hombres en términos de capacidades, talento, competencias, en ningún sector, jamás.