Giovanna Daffini
Chiara De Luca
Giada Ionà
Giovanna Daffini, nata a Villa Saviola di Motteggiana (Mantova) il 22 aprile 1914, proveniente da una modesta famiglia di campagna, iniziò fin da giovane il lavoro stagionale di mondina nelle risaie piemontesi e della Lomellina, che svolse per lunghi anni, dal 1927 al 1952. In tale contesto ebbe la possibilità di apprendere i canti di lavoro del repertorio delle “squadre” di mondariso, originari in prevalenza dai villaggi padani. Si vennero a creare, così, i fondamenti canori per intraprendere la futura attività artistica.
Un’ulteriore spinta verso la musica la ebbe dalla madre, una sarta che le insegnò le canzoni della tradizione locale, e dal padre, suonatore di violino, inizialmente accompagnatore-commentatore musicale delle proiezioni del cinema muto e, in seguito, a causa della crisi venutasi a determinare con l’avvento del sonoro, costretto a esibirsi come musicista ambulante. Seguendolo nei vari spettacoli, la ragazza apprese i primi rudimenti della chitarra, avviando una fase esistenziale che la condurrà a calcare il palco negli spazi di intrattenimento tradizionale, dall’osteria alla chiesa, dalle sagre alle cerimonie nuziali, passando per le feste familiari e le celebrazioni civili.
Nel 1933 incontrò il violinista Vittorio Carpi, di Santa Vittoria di Gualtieri (Reggio Emilia), appartenente a una nota famiglia di studiosi dello strumento, e con lui darà inizio a un lungo sodalizio artistico e sentimentale. Nel 1936 si sposarono e si stabilirono a Gualtieri, nella vicina pianura reggiana, dove Giovanna fece da mamma ai quattro figli del marito vedovo, in una casa modestissima. Nel 1937 diede alla luce il figlio Ermanno. Nonostante le difficoltà economiche che la famiglia dovette affrontare, la voce di Giovanna continuò a farsi strada, divenendo sempre più matura e riconoscibile e conquistando, in tal modo, le persone che ebbero il privilegio di vederla e ascoltarla sul palco. A testimonianza di ciò, il critico musicale Gustavo Marchesi scrisse nel febbraio 1973 su La Gazzetta di Parma: «Trattavano un genere poco nobile e nessuno sapeva che la Daffini sarebbe diventata una delle voci più celebri del mezzo secolo […]. Parlavano di verità atroci col sorriso in gola».
L’eterogeneo repertorio della musicista e cantante riusciva a conquistare tutto il pubblico, ammaliato dalla sua estensione vocale. Intonava i canti della tradizione mondina, categorizzati da una certa critica come “musica leggera”, ma che in realtà spaziavano dalle storie d’amore, spesso di tragico epilogo (Amore mio non piangere, Il fischio del vapore), alla denuncia delle pessime condizioni di lavoro (Bella ciao delle mondine, Sciur padrun da li beli braghi bianchi, Saluteremo il signor padrone, L'amarezza delle mondine), per poi passare ai canti di protesta appresi durante la Resistenza (A morte la casa Savoia, Compagni fratelli Cervi, La brigata Garibaldi) e a quelli politici, come Vi ricordate quel diciotto aprile, continuando con i canti di festa (L’uva fogarina) e di rievocazione di personaggi o episodi storici. Si segnalano ad esempio La morte di Anita Garibaldi, Sacco e Vanzetti e Le ultime ore e la decapitazione di Sante Caserio. Non mancavano le canzoni di tipo "narrativo" tipiche della Pianura Padana, di cui il caso più celebre ed eseguito in mille varianti è Donna Lombarda. Fu pure capace di dare prova della sua estrema versatilità nel "trattare" a modo suo un successo popolare del tempo, la notissima Marina, trasformata in ruvida ballata.
Una delle canzoni sopra citate, Bella ciao delle mondine, ha conquistato una notorietà maggiore delle altre, in quanto strettamente collegata alla più fortunata Bella ciao, canto italiano simbolo della lotta partigiana. Quest’ultimo raggiunse la fama negli anni Sessanta, divenendo l’inno degli scioperi operai e delle manifestazioni studentesche. La prima attestazione risale al 1953, sulla rivista La Lapa di Alberto Mario Cirese; nel 1955 venne inserito nella raccolta Canzoni partigiane e democratiche, a opera della commissione giovanile del Psi. Per quanto riguarda Bella ciao delle mondine, fu registrata da Daffini nel 1962, per poi essere presentata da lei nel 1964 al Festival di Spoleto. In molti, nel corso degli anni, si domandarono quale delle due fosse antecedente all’altra; l’unico dato certo è rappresentato da tali date, confermate dallo storico Cesare Bermani, per il quale la versione di Daffini fu composta successivamente il periodo del conflitto mondiale, dal mondino di Gualtieri Vasco Scansani.
Il 1962 fu un anno importante per Giovanna Daffini, in quanto conobbe − grazie al sindaco di Gualtieri Serafino Prati − Gianni Bosio e Roberto Leydi, arrivati nel paese attratti dal personaggio ormai molto noto del pittore Ligabue. In seguito all’incontro, insieme al marito venne inserita nel gruppo musicale Nuovo Canzoniere Italiano, pioniere nella riproposta del canto tradizionale e nella diffusione del canto politico di quel momento storico. Leydi affermò: «Mi resi conto, con sorpresa, che avevo incontrato una cantante che, lontano dalla tradizione stilistica, che già allora conoscevo abbastanza bene, dei cantastorie padani e alla quale, in un primo momento, avevo ritenuto di poterla accostare, sapeva trasformare, in termini che mi parvero assolutamente personali, canti tradizionali in “canzoni” da intrattenimento popolare». Nell’arco di cinque anni, dal 1963 al 1968, la cantante partecipò a 273 spettacoli del complesso musicale, conquistando consensi a livello nazionale e internazionale. Esemplificative di tale successo sono la vasta discografia e alcune delle più indimenticabili esibizioni, tra le quali si ricorda lo spettacolo Bella ciao al citato Festival dei Due mondi di Spoleto, dove intonò entrambe le versioni della canzone, quella partigiana e quella mondina, in apertura e in chiusura (lo spettacolo venne ripetuto per altre quarantadue volte tra il 1964 e il 1965). Altro concerto di grande rilievo, rimasto negli annali, Ci ragiono e canto del 1966, rappresentato settantanove volte in Italia sotto la regia di Dario Fo.
Nel 1964 uscì il primo Lp di Daffini, intitolato La mariuleina - Canzoni padane, tre anni dopo fu la volta di: Una voce e un paese, anch'esso pubblicato dai Dischi del Sole, con l’accompagnamento musicale del marito e del suo violino. Racchiude canzoni di successo della tradizione popolare, seguite da altre più originali e meno note. Lo stesso anno comparve anche il singolo contenente due brani: Festa d'aprile/Ama chi ti ama. Molti di questi canti si possono ascoltare su YouTube e pure vedere l'esibizione grazie a filmati d'epoca. Ancora una volta la forza rivoluzionaria di Giovanna emerse nitidamente: lo stampo tutt'altro che accademico e il suo carattere amichevole e duro al tempo stesso la rendono il perfetto connubio tra i movimenti sociali e il mondo contadino dei quali fu parte attiva. Lei stessa ammise queste sue caratteristiche, in una conversazione con Cesare Bermani: «Le canzoni mi piacciono tutte purché le senta […]. Quello che faccio lo sento nell’orecchio, e cerco di fare il meglio di me stessa».
La sua figura diede una direzione ben precisa alla produzione dell’epoca: le canzoni popolari dovevano suscitare un’analisi critica, non solo intrattenere; in tal modo si poté avviare un processo di cambiamento sociale, che Giovanna Daffini manovrava con la sua voce, con spontaneità ma senza improvvisazione, scegliendone l’intensità. Dopo una lunga malattia, si spense a Gualtieri il 7 luglio 1969. Nonostante la sua carriera si sia interrotta prematuramente, la forza della sua voce e della sua personalità vivrà in eterno. Ne sono esempi il concorso nazionale organizzato annualmente dal paese natale, rivolto a testi inediti di cantastorie, e il "Giorno di Giovanna", giornata culturale in cui vengono organizzati convegni e spettacoli. A Motteggiana si trova l'Archivio nazionale "Giovanna Daffini" che raccoglie materiali e fa opera di divulgazione. Sono usciti postumi gli Lp: Amore mio non piangere (I Dischi del Sole, 1975) e L'amata genitrice (I Dischi del Mulo, 1991). Concludiamo citando le sue intense parole poste in nota all'ultimo disco:
«Di nuovo oggi, su treni fuori orario, o bici da montagna, mondariso emancipate, migrano la mattina presto, e colmano i luoghi di convergenza: agenzie di turismo, filiali di banche, assicurative, postelegrafoniche Iva Aci Inps.
Dattilografe vellutate e respingenti, le maniche arrotolate, i volti cotti dal sole ultravioletto, si immergono fino alla cintola nelle nuove paludi loro assegnate, per riemergerne soltanto al tramonto.
Sotto maschere di fondotinta, dopobarba, antirughe, eyeliner si rivelano residui di sofferenze arcaiche e patimenti. Artriti croniche, reumi endemici. Casalinghe, metallari, sportivi, lavoratori, non-garantiti: Giovanna Daffini, l’amata genitrice canta ai rovinati dell’oggi come a quelli di ieri. Voce e chitarra, mille volte più potenti del brusio di mille ruspe (automobili)(televisori).
Canzoni che affratellano e consolano, e liberano memorie. Questa non è musica per parassiti. Che, anzi, ne proveran vergogna».
Traduzione francese
Ibtisam Zaazoua
Giovanna Daffini, née à Villa Saviola di Motteggiana (Mantoue) le 22 avril 1914, est issue d'une famille modeste de la campagne et a commencé très jeune un travail saisonnier de mondina (cueilleuse de riz) dans les rizières du Piémont et de la Lomellina, qu'elle a exercé pendant de nombreuses années, de 1927 à 1952. C'est dans ce contexte qu'elle a eu l'occasion d'apprendre les chants de travail du répertoire des "squadre" de mondariso (sarcleurs de riz), originaires pour la plupart des villages de la plaine du Pô. C'est ainsi que les bases du chant ont été créées pour sa future activité artistique.
Sa mère, couturière, lui apprend les chants traditionnels de la région, ce qui la pousse à se tourner vers la musique. Sa mère, couturière, lui apprend les chants traditionnels locaux et son père, violoniste, est d'abord accompagnateur musical lors des projections de films muets, puis, en raison de la crise provoquée par l'avènement du son, il est contraint de se produire en tant que musicien itinérant. En le suivant dans divers spectacles, la jeune fille apprend les premiers rudiments de la guitare, ce qui marque le début d'une phase existentielle. Guitare, initiant ainsi une phase existentielle qui l'amènera à fouler la scène des lieux de divertissement traditionnels, de la taverne à l'église, des fêtes aux cérémonies de mariage, en passant par les fêtes de famille et les célébrations civiles.
En 1933, elle rencontre le violoniste Vittorio Carpi, originaire de Santa Vittoria di Gualtieri (Reggio Emilia), qui appartenait à une célèbre famille d'érudits de l'instrument, et avec lui commence une longue association artistique et sentimentale. En 1936, ils se marient et s'installent à Gualtieri, dans la plaine voisine de la Reggiana, où Giovanna élève les quatre enfants de son mari veuf dans une maison très modeste. En 1937, elle donne naissance à leur fils Ermanno. Malgré les difficultés économiques auxquelles la famille doit faire face, la voix de Giovanna continue à faire son chemin, devenant de plus en plus mûre et reconnaissable, et gagnant ainsi l'adhésion du public. de plus en plus mûre et reconnaissable, séduisant ainsi les personnes qui ont le privilège de la voir et de l'entendre sur scène. Pour preuve, le critique musical Gustavo Marchesi écrivait en février 1973 dans La Gazzetta di Parma : «Il s'agissait d'un genre peu noble et personne ne savait que Daffini deviendrait l'une des voix les plus célèbres du demi-siècle [...]. Ils parlaient de vérités atroces avec un sourire dans la gorge».
Le répertoire hétéroclite de la musicienne et chanteuse a su conquérir le public, captivé par son registre vocal. Elle chantait les chansons traditionnelles des travailleurs du riz, qualifiées par certains critiques de "musique légère", mais qui en réalité allaient des histoires d'amour, avec des épilogues souvent tragiques (Amore mio non piangere, Il fischio del vapore), aux dénonciations des mauvaises conditions de travail (Bella ciao delle mondine, Sciur padrun da li beli braghi bianchi, Saluteremo il signor padrone, L’ amarezza delle mondine), puis aux chansons de protestation apprises pendant la Résistance (A morte la casa Savoia, Compagni fratelli Cervi, La brigata Garibaldi) et à des chansons politiques, comme Vi ricordate quel diciotto aprile (Souviens-toi de ce 18 avril), en passant par des chansons festives (L'uva fogarina) et des réévocations de personnages ou d'épisodes historiques. La morte di Anita Garibaldi, Sacco et Vanzetti et Le ultime ore e la decapitazione di Sante Caserio en sont des exemples. Les chansons “narratives” typiques de la plaine du Pô n'ont pas manqué, dont la plus célèbre et la plus jouée en mille variantes est Donna Lombarda. Il a également su démontrer son extrême polyvalence en "traitant" à sa manière un succès populaire de l'époque, la célèbre Marina, transformée en ballade rude.
L'une des chansons susmentionnées, Bella ciao delle mondine, a acquis une plus grande notoriété que les autres, car elle est étroitement liée à Bella ciao, une chanson italienne qui symbolise la lutte des partisans et qui a connu un plus grand succès. Cette dernière a connu la célébrité dans les années 1960, devenant l'hymne des grèves ouvrières et des manifestations étudiantes. Elle a été enregistrée pour la première fois en 1953, dans la revue La Lapa d'Alberto Mario Cirese ; en 1955, elle a été incluse dans le recueil Canzoni partigiane e democratiche du comité de jeunesse du PSI. Quant à Bella ciao delle mondine, elle a été enregistrée par Daffini en 1962, puis présentée par elle en 1964 au festival de Spoleto. Nombreux sont ceux qui, au fil des ans, se sont demandé laquelle des deux œuvres était antérieure à l'autre ; la seule certitude réside dans les dates, confirmées par l'historien Cesare Bermani, pour qui la version de Daffini a été composée après la période du conflit mondial, par le mondain Gualtieri Vasco Scansani.
1962 est une année importante pour Giovanna Daffini, car elle connaît - grâce au maire de Gualtieri Serafino Prati - Gianni Bosio et Roberto Leydi, qui étaient arrivés dans la ville attirés par la figure désormais bien connue du peintre Ligabue. À la suite de cette rencontre, elle et son mari rejoignent le groupe musical Nuovo Canzoniere Italiano, pionnier dans la renaissance des chants traditionnels et la diffusion du chant politique à cette époque de l'histoire. Leydi a déclaré : «Je me suis rendu compte, avec surprise, que j'avais rencontré une chanteuse qui, loin de la tradition stylistique des conteurs de la vallée du Pô, que je connaissais déjà assez bien et à laquelle, au début, j'avais pensé pouvoir l'assimiler, savait transformer, en des termes qui me semblaient absolument personnels, des chansons traditionnelles en "chansons" de divertissement populaire». Pendant cinq ans, de 1963 à 1968, la chanteuse a participé à 273 représentations de l'ensemble musical, ce qui lui a valu une renommée nationale et internationale. Ce succès est illustré par une vaste discographie et quelques-unes des représentations les plus inoubliables, dont le spectacle Bella ciao au Festival dei Due mondi de Spoleto, déjà mentionné, où il chante les deux versions de la chanson, la partisane et la mondaine, à l'ouverture et à la clôture (le spectacle a été répété quarante-deux fois entre 1964 et 1965). Un autre concert de grande importance est resté dans les annales, Ci ragiono e canto de 1966, donné soixante-dix-neuf fois en Italie sous la direction de Dario Fo.
En 1964, Daffini sort son premier disque microsillon, intitulé La mariuleina - Canzoni Padane, trois ans plus tard c'est au tour de : Una voce e un paese, également publié par Dischi del Sole avec l'accompagnement musical de son mari et de son violon. Il comprend des chansons à succès issues de la tradition folklorique, suivies d'autres plus originales et moins connues. La même année est paru un single contenant deux chansons : Festa d’aprile/Ama chi ti ama. Plusieurs de ces chansons peuvent être écoutées sur YouTube, et la performance peut également être vue grâce à des images d'époque. Une fois de plus, la force révolutionnaire de Giovanna est apparue clairement : son moule tout sauf académique et son caractère à la fois amical et dur la rendait idéale pour les mouvements sociaux et le monde paysan auxquels elle participait activement. Elle a elle-même reconnu ces caractéristiques lors d'une conversation avec Cesare Bermani : «J'aime toutes les chansons à condition de les entendre [...]. Ce que je fais, je l'entends dans mon oreille, et j'essaie de faire mon mieux».
Sa figure a donné une orientation très précise à la production de l'époque : les chansons populaires devaient provoquer une analyse critique, et pas seulement divertir ; de cette façon, un processus de changement social pouvait être initié, que Giovanna Daffini manœuvrait avec sa voix, spontanément mais sans improvisation, en choisissant son intensité. Après une longue maladie, elle s'éteint à Gualtieri le 7 juillet 1969. Bien que sa carrière ait pris fin prématurément, la force de sa voix et sa personnalité resteront à jamais gravées dans les mémoires. En témoignent le concours national organisé chaque année par sa ville natale, destiné aux textes inédits des conteurs, et le "Giorno di Giovanna", une journée culturelle au cours de laquelle sont organisés des conférences et des spectacles. Motteggiana abrite les archives nationales "Giovanna Daffini", qui recueillent des documents et effectuent un travail de vulgarisation. Les 33 tours suivants ont été publiés à titre posthume : Amore mio non piangere (I Dischi del Sole, 1975) et L’amata genitrice (I Dischi del Mulo, 1991). Nous conclurons en citant les mots intenses qu'elle a placés dans une note sur son dernier disque:
"Aujourd'hui encore, en train après les heures de travail ou en vélo tout terrain, les mondains émancipés migrent tôt le matin et remplissent les lieux de convergence: agences de tourisme, succursales bancaires, compagnies d'assurance, Vat Aci Inps de la poste.
Dactylographes veloutées et repoussantes, manches retroussées, visages cuits par les ultraviolets du soleil, elles plongent jusqu'à la taille dans les nouveaux marécages qui leur sont assignés, pour n'en ressortir qu'au coucher du soleil.
Sous les masques de fond de teint, d'après-rasage, d'antirides, d'eyeliner se révèlent les vestiges de souffrances et d'afflictions archaïques. Arthrite chronique, rhumatisme endémique. Femmes au foyer, métalleux, sportifs, travailleurs, non-garantis : Giovanna Daffini, le parent bien-aimé chante aux ruinés d'aujourd'hui comme à ceux d'hier. Voix et guitare, mille fois plus puissantes que le bourdonnement de mille bulldozers (voitures)(télévisions).
Des chansons qui rassemblent et consolent, et libèrent les mémoires. Ce n'est pas une musique pour parasites. Qui, d'ailleurs, en auront honte".
Traduzione inglese
Syd Stapleton
Giovanna Daffini, was born in Villa Saviola di Motteggiana (Mantua, Italy) on April 22, 1914. She was born into a modest country family, and began the seasonal work of weeding in the rice fields of Piedmont and Lomellina an early age. She did it for many years - from 1927 to 1952. In that context she had the opportunity to learn the working songs from the repertoire of the "squads" of rice workers (mondine), originating mostly from the villages of the Po Valley. Thus, the singing foundations were created to underlie her future artistic activity.
She received a further push toward music from her mother, a seamstress who taught her the songs of local traditions, and from her father, a violin player, initially musical accompanist and commentator of silent films and, later, because of the crisis that came about with the advent of sound, he was forced to perform as a traveling musician. Following him to various shows, she learned the first rudiments of the guitar, initiating an existential phase that would lead her to tread the stage in traditional entertainment spaces, from the taverns to churches, from festivals to wedding ceremonies, participating in family festivals and civil celebrations.
In 1933 she met violinist Vittorio Carpi, from Santa Vittoria di Gualtieri (Reggio Emilia, Italy), who belonged to a well-known family of scholars of the instrument, and she began a long artistic and sentimental association with him. In 1936 they married and settled in Gualtieri, in the nearby Reggio Emilia plain, where Giovanna cared for her widower husband's four children in a very modest home. In 1937 she gave birth to their son Ermanno. Despite the economic difficulties that the family had to face, Giovanna's voice continued to make its way, becoming more and more mature and recognizable and thus winning over the people who had the privilege of seeing and hearing her on stage. Testifying to this, music critic Gustavo Marchesi wrote in February 1973 in La Gazzetta di Parma, "They were dealing with a not very noble genre and no one knew that Daffini would become one of the most celebrated voices of the half-century [...]. They spoke of atrocious truths with a smile on their faces."
The musician and singer's heterogeneous repertoire managed to win over many audiences, captivated by her vocal range. She sang the songs of the rice field workers’ (mondine) tradition, categorized by some critics as "light music," but which actually ranged from love stories, often with a tragic ending, (Amore mio non piangere, Il fischio del vapore), to the denunciation of poor working conditions (Bella ciao delle mondine, Sciur padrun da li beli braghi bianchi, Saluteremo il signor padrone, L'amarezza delle mondine), and then on to protest songs learned during the Resistance (A morte la casa Savoia, Compagni fratelli Cervi, La brigata Garibaldi) and political songs, such as Vi ricordate quel diciotto aprile, continuing with songs of celebration (L'uva fogarina) and of re-enactment of historical figures or episodes. Examples include La morte di Anita Garibaldi, Sacco e Vanzetti and Le ultime ore e la decapitazione di Sante Caserio. There was no lack of "narrative" type songs typical of the Po Valley, of which the most famous case, performed in a thousand variations, is Donna Lombarda. She was also able to prove her extreme versatility in "treating" in her own way a popular hit of the time, the well-known Marina, transformed into a rough ballad.
One of the aforementioned songs, Bella ciao delle mondine, gained greater notoriety than the others, as it was closely related to the more successful Bella ciao, an Italian song symbolic of the partisan struggle. The latter achieved fame in the 1960s, becoming the anthem of workers' strikes and student demonstrations. It was first noted in 1953, in Alberto Mario Cirese's magazine La Lapa. In 1955 it was included in the collection Canzoni partigiane e democratiche (Partisan and Democratic Songs), by the Psi youth committee. As for Bella ciao delle mondine, it was recorded by Daffini in 1962, and then presented by her in 1964 at the Spoleto Festival. Many, over the years, wondered which of the two predated the other. The only certain facts are represented by these dates, confirmed by historian Cesare Bermani, for whom Daffini's version was composed after the period of the world conflict, by the mondine of Gualtieri Vasco Scansani.
1962 was an important year for Giovanna Daffini, as she met - thanks to the mayor of Gualtieri Serafino Prati - Gianni Bosio and Roberto Leydi, who had arrived in the town attracted by the now well-known character of the painter Ligabue. As a result of the meeting she was included, together with her husband, into the musical group Nuovo Canzoniere Italiano, a pioneer in the revival of traditional singing and the dissemination of political singing at that time in history. Leydi affirmed, "I realized, with surprise, that I had met a singer who, far from the stylistic tradition, which I was already quite familiar with at the time, of the Po Valley storytellers and to which, at first, I had thought I could approach her, knew how to transform, in terms that seemed to me absolutely personal, traditional songs into songs for popular entertainment." Over a period of five years, from 1963 to 1968, the singer participated in 273 performances of the musical ensemble, winning acclaim nationally and internationally. Exemplary of this success are the vast discography and some of the most unforgettable performances, including the Bella ciao show at the aforementioned Festival of Two Worlds in Spoleto, where she sang both versions of the song, the partisan and the worldly one, at the opening and closing (the singing of the two songs was repeated for another forty-two times between 1964 and 1965). Another major concert that has remained in the annals is Ci ragiono e canto of 1966, performed seventy-nine times in Italy under the direction of Dario Fo.
In 1964 Daffini's first LP was released, entitled La mariuleina - Canzoni padane, three years later it was the turn of Una voce e un paese, also released by Dischi del Sole, with musical accompaniment by her husband and her violin. It encompasses hit songs from the folk tradition, followed by more original and less well-known ones. The single containing two songs, Festa d'aprile/Ama chi ti ama, also appeared the same year. Many of these songs can be heard and seen on YouTube thanks to footage from the period. Once again, Giovanna's revolutionary strength emerged sharply. Her anything-but-academic mold and her friendly yet tough character made her the perfect blend of the social movements and the peasant world of which she was an active part. She herself admitted these characteristics, in a conversation with Cesare Bermani: "I like all the songs as long as I hear them [...]. What I do I hear in my ear, and I try to do the best I can."
She gave a very precise direction to the production of the time. Popular songs had to provoke critical analysis, not just entertain - in this way a process of social change could be initiated, which Giovanna Daffini guided with her voice, with spontaneity but without improvisation, choosing its intensity. After a long illness, she passed away in Gualtieri on July 7, 1969. Although her career was cut short prematurely, the strength of her voice and personality will live on forever. Examples are the national competition organized annually by her hometown, focusing on unpublished lyrics by storytellers, and the "Giovanna Day," a cultural day when conferences and performances are organized. Motteggiana is home to the "Giovanna Daffini" National Archive, which collects materials and does outreach work. Posthumously released are the LP: Amore mio non piangere (I Dischi del Sole, 1975) and L'amata genitrice (I Dischi del Mulo, 1991). We conclude by quoting the intense words placed in a note to the last record:
"Again today, on trains out of schedule, or mountain bikes, emancipated mondine migrate early in the morning, and fill places of convergence: tourism agencies, bank branches, insurance, and mail and telephone centers.
Well-dressed typists, sleeves rolled up, faces baked by the ultraviolet sun, plunge up to their waists into the new swamps assigned to them, only to re-emerge at sunset.
Under masks of foundation, aftershave, anti-wrinkle, eyeliner are revealed remnants of archaic suffering and afflictions. Chronic arthritis, endemic rheumatism. Housewives, metalheads, sports fans, workers, non-grantees: Giovanna Daffini, the beloved mother sings to the ruined of today as to those of yesterday. Voice and guitar, a thousand times more powerful than the buzz of a thousand bulldozers (cars)(televisions).
Songs that brother and comfort, and liberate memories. This is not music for parasites. Who, indeed, will feel ashamed of it."
Traduzione spagnola
Aurora di Stefano e Maria carreras i Goicoechea
Giovanna Daffini, nacida en un pequeño pueblo de la provincia de Mantua el 22 de abril de 1914, procedente de una modesta familia del campo, empezó desde joven con el trabajo temporero de escardadora en los arrozales piamonteses y de la Lomellina al que se dedicó durante muchos años, desde 1927 hasta 1952. En dicho contexto tuvo la posibilidad de aprender los cantos de trabajo del repertorio de los “equipos” de escardadoras de arroz, originarios principalmente de los pueblos padanos. Fue así como se fueron creando las bases para emprender su futura actividad artística.
Tuvo otro impulso hacia la música por su madre, una costurera que le enseñó las canciones de la tradición local, y por su padre, violinista, que empezó como acompañante y comentarista musical de las proyecciones del cine mudo y que, más tarde, debido a la crisis provocada por la llegada del cine sonoro, se vio obligado a actuar como músico ambulante. La joven aprendió los primeros rudimentos de la guitarra siguiéndolo en varias actuaciones, e inició una etapa de su vida que la llevaría a pisar el escenario en los espacios de entretenimiento tradicional, desde las posadas hasta las iglesias pasando por las ferias, fiestas familiares, celebraciones civiles y nupciales.
En 1933 conoció al violinista Vittorio Carpi, de Santa Vittoria di Gualtieri, en la provincia de Reggio Emilia, perteneciente a una conocida familia de eruditos del violín, y con él dará comienzo a larga una alianza artística y sentimental. Se casaron en 1936 y se mudaron a Gualtieri, en la cercana llanura de Reggio Emilia, donde Giovanna crió a los cuatro hijos de su marido viudo, en una casa muy modesta. En 1937 dio a luz a su hijo Ermanno. A pesar de las dificultades económicas que tuvo que afrontar la familia, la voz de Giovanna siguió abriéndose camino, volviéndose cada vez más madura y reconocible de mod que conquistó a las personas que tuvieron el privilegio de verla en el escenario y escucharla. El crítico musical Gustavo Marchesi dio testimonio de ello en un artículo suyo publicado en La Gazzetta di Parma en febrero de 1973: “Trataban un género poco noble y nadie sabía que Daffini iba a convertirse en una de las voces más célebres de la primera mitad del siglo […]. Hablaban de verdades atroces con la sonrisa en la garganta.”
El heterogéneo repertorio de la música y cantante lograba conquistar a todo el público, hechizado por su extensión vocal. Entonaba los cantos de la tradición arrocera, considerados por una cierta crítica como “música ligera”, pero que en realidad pasaban de las historias de amor, a menudo con un epílogo trágico (como en Amore mio non piangere, Il fischio del vapore), a denunciar las pésimas condiciones de trabajo (como en Bella ciao delle mondine, Sciur padrun da li beli braghi bianchi, Saluteremo il signor padrone, L'amarezza delle mondine), para pasar a los cantos de protesta aprendidos durante la Resistencia (A morte la casa Savoia, Compagni fratelli Cervi, La brigata Garibaldi) y a los políticos (Vi ricordate quel diciotto aprile), los cantos de fiesta (L’uva fogarina) y de evocación de personajes o episodios históricos (como por ejemplo La morte di Anita Garibaldi, Sacco e Vanzetti e Le ultime ore e la decapitazione di Sante Caserio). Tampoco faltaban las canciones de tipo “narrativo” típicas de la llanura Padana. Incluso dio prueba de su extremada versatilidad “afrontando” a su manera un éxito popular de su época, la famosa Marina, que transformó en una áspera balada.
Una de las canciones mencionadas, Bella ciao delle mondine, conquistó mayor notoriedad respecto a las otras porque estríctamente relacionada con la más afortunada Bella ciao, canto italiano símbolo de la lucha partisana. Bella ciao alcanzó la fama en los años sesenta y se convirtió en el himno de las huelgas de obreros y en las manifestaciones estudiantiles. Su primer testimonio se remonta a 1953, en la revista “La Lapa” dirigida por Eugenio y Alberto Mario Cirese; en 1955 el comité juvenil del partido Socialista Italiano la añadió a su recolección Canzoni partigiane e democratiche. Por otro lado, Daffini grabó Bella ciao delle mondine en 1962 y la presentó en el Festival de Spoleto en 1964. Durante años muchos se han preguntado cuál de las dos era la antecedente de la otra; el único dato cierto son estas dos fechas (1953 y 1962), confirmadas por el historiador Cesare Bermani, según el cual la versión de Daffini fue compuesta después del conflicto mundial por Vasco Scansani, un escardador de Gualtieri.
1962 fue un año importante para Giovanna Daffini, pues gracias al alcalde de su Gualtieri, Serafino Prati, conoció a Gianni Bosio e Roberto Leydi, que habían llegado al pueblo atraídos por el pintor Ligabue, ya muy famoso. Tras ese encuentro, ella y su esposo entraron a formar parte del conjunto musical Nuovo Canzoniere Italiano, pionero en volver a proponer el canto tradicional y en difundir el canto político de aquel momento histórico. Leydi afirmó: “Me di cuenta, con sorpresa, de haber conocido a una cantante que, lejos de la tradición estilística, que en aquel entonces ya conocía bastante bien, de los cantastorie padanos, tradición a la que en un primer momento había creído poder asociarla, sabía transformar –en términos que me parecierons totalmente personales– los cantos tradicionales en ‘canciones’ de entretenimiento popular”. En el arco de cinco años, de 1963 a 1968, la cantante participó a 273 espectáculos del conjunto musical, obteniendo la aprobación nacional e internacional. Son prueba de ello la amplia discografía y algunas de sus inolvidables exhibiciones,entre las cuales recordamos el espectáculo Bella ciao en el citado “Festival dei Due mondi” de Spoleto, donde cantó las dos versiones de la canción, la partisana y la de los arrozales, en la apertura y el cierre (espectáculo que se llegó a repetir cuarenta y dos veces entre 1964 y 1965). Otro concierto muy relevante, que ha pasado a la historia, fue Ci ragiono e canto de 1966, llevado a escena setenta y nueve veces en Italia bajo la dirección de Dario Fo.
En 1964 salió el primer LP de Daffini, titulado La mariuleina - Canzoni padane, tres años más tarde le tocó a Una voce e un paese, ambos publicados por Dischi del Sole, con el acompañamiento musical del violino de su esposo. Contiene canciones exitosas de la tradición popular junto a otras más originales y menos conocidas. Ese mismo año apareció un single con dos canciones Festa d'aprile/Ama chi ti ama. Muchos de estos cantos se pueden escuchar en YouTube e incluso se pueden ver algunas actuaciones gracias a imágenes de aquella época. Otra vez la fuerza revolucionaria de Giovanna emerge nítidamente: su modelo nada académico y su carácter amigable y duro al mismo tiempo la covierten en la perfecta combinación entre los movimientos sociales y el mundo campesino en los que participó activamente. Ella misma reconoció estas características suyas en una conversación con Cesare Bermani: “Las canciones me gustan todas siempre que las sienta […]. Lo que hago lo percibo en el oído, e intento sacar lo mejor de mí misma”.
Su figura indicó una dirección bien definida a la producción de aquella época: las canciones populares tenían que suscitar un análisis crítico, no bastaba con entretener; de este modo fue posible poner en marcha un proceso de cambio social, que Giovanna Daffini maniobrava con su voz, de manera espontánea pero sin improvisar, escogiendo su intensidad. Tras una larga enfermedad, murió en Gualtieri el 7 de julio de 1967. A pesar de que su carrera se interrumpiera de forma prematura, la fuerza de su voz y de su personalidad vivirán para siempre. Son ejemplo de ello el concurso italiano organizado anualmente por su pueblo natal, dedicado a textos inéditos de cantastorie, y el "Giorno di Giovanna", jornada cultural en la que se organizan congresos y espectáculos. En Motteggiana se encuentra el Archivo nacional “Giovanna Daffini” que recoge materiales y se encarga de divulgación. Se han publicado póstumos los LPs Amore mio non piangere (I Dischi del Sole, 1975) y L'amata genitrice (I Dischi del Mulo, 1991). Para concluir, citaremos estas intensas palabras suyas que acompañan el último disco:
«También hoy, en trenes fuera de horario, o en bicicletas de montaña, escardadoras emancipadas, migran temprano en la mañana y llenan los lugares de convergencia: agencias de turismo, sucursales bancarias, compañías de seguros, oficinas de correos del IVA Aci Inps.
Mecanógrafas aterciopeladas y distantes, con las mangas arremangadas y el rostro tostado por el sol ultravioleta, se sumergen hasta la cintura en los nuevos pantanos que les han sido asignados, para resurgir sólo al atardecer.
Bajo la base de maquillaje, aftershave, antiarrugas, delineador de ojos, se revelan residuos de sufrimiento y sufrimiento arcaicos. Artritis crónica, reuma endémico. Amas de casa, metaleros, deportistas, trabajadores, personas sin seguridad: Giovanna Daffini, la querida madre, canta tanto a los arruinados de hoy como a los de ayer. Voz y guitarra, mil veces más potentes que el zumbido de mil bulldozers (coches) (televisores).
Canciones que unen y consuelan, y liberan recuerdos. Esta no es música para parásitos. De hecho, se sentirán avergonzados».