TOTALE STRADE / VIE / PIAZZE / ETC.: |
443 |
INTITOLATE A UOMINI: |
141 |
INTITOLATE A DONNE: |
17 |
CRITERI DI CLASSIFICAZIONE DELLE STRADE INTITOLARE A DONNE |
Madonne (Immacolata, Beata Vergine, Santa Maria etc.): |
4 Incoronata (via) Madonna degli Angeli (via) della Madonnella (via) Santissima Annunziata (piazza)
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Sante, beate, martiri: |
5 S. Agata (piazza) S. Chiara (piazza) S. Lucia Filippini (via) Maddalena (via) S. Lucia (contr.)
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Suore e benefattrici religiose, benemerite, fondatrici ordini religiosi e/o enti assistenziali-caritatevoli: |
2 Barbara Micarelli (piazzale) Suor Pia Bafile (via)
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Benefattrici laiche, fondatrici enti assistenziali-caritatevoli: |
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Letterate / umaniste (scrittrici, poete, letterate, critiche, giornaliste, educatrici, pedagoghe, archeologhe, papirologhe...): |
1 Virgilia D'Andrea (via)
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Scienziate (matematiche, fisiche, astronome, geografe, naturaliste, biologhe, mediche, botaniche, zoologhe...): |
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Donne dello spettacolo (attrici, cantanti, musiciste, ballerine, registe, scenografe...): |
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Artiste (pittrici, scultrici, miniaturiste, fotografe, fumettiste...): |
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Figure storiche e politiche (matrone romane, nobildonne, principesse, regine, patriote, combattenti della Resistenza, vittime della lotta politica / guerra / nazismo, politiche, sindacaliste, femministe...): |
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Lavoratrici / imprenditrici / artigiane: |
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Figure mitologiche o leggendarie, personaggi letterari: |
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Atlete e sportive: |
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Altro (nomi femminili non identificati; toponimi legati a tradizioni locali, ad es. via delle Convertite, via delle Canterine, via della Moretta, via delle Zoccolette; madri di personaggi illustri...): |
5 Anna (str. Privata) Costanza (viale) Giulia (via) Margherita (via) Paolina (via)
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Censimento a cura di: Roberta Pinelli
Fonte: Agenzia del Territorio (2010)
BARBARA MICARELLI (Sulmona 1845-Assisi 1909)
Nata a Sulmona e trasferitasi a L’Aquila a causa del lavoro del padre, dopo una grave malattia decise di dedicarsi alla vita religiosa. Insieme alla sorella Carmela e all’amica Caterina Vicentini fondò la Congregazione delle Terziarie Francescane di Gesù Bambino (ora Suore Francescane missionarie di Gesù Bambino), destinandola all’educazione dei poveri e degli orfani. Nel 1897 fondò ad Assisi una seconda casa della Congregazione, che destinò a noviziato e che divenne in seguito la casa madre. Ed è ad Assisi che morì nel 1909, ospite delle Francescane di Assisi dopo il suo allontanamento dalla sua Congregazione, a causa di profondi contrasti sull’applicazione della Regola.
La causa di beatificazione di M.Giuseppa di Gesù Bambino, questo il suo nome da religiosa, è stata avviata, ma ad oggi le viene riconosciuto solo il titolo di “serva di Dio”.
Nel 2011 la città di Assisi le ha conferito la cittadinanza onoraria. All’Aquila, ogni anno, si tiene la manifestazione “Con Barbara braccia aperte al bene” e viene consegnato il premio “Barbara Micarelli”.
A San Buono (CH) le sono state dedicate una via e una piazza.
Suor PIA BAFILE (L’Aquila 1891-1962)
Appartenente all’ordine delle Suore della Dottrina Cristina (fondato nel 1752 a Nancy, in Francia), fra il 1933 e il 1939 fu Madre Generale dell’Ordine, che aveva la casa madre italiana a L’Aquila. Nel 1945, il maresciallo britannico comandante delle forze alleate nel Mediterraneo le conferì un attestato di gratitudine per l’aiuto dato agli Alleati. Nel 1948 il comitato civico per la diocesi di Sulmona le rilasciò un diploma di benemerenza con medaglia per l’efficace opera svolta a favore dei partigiani. Nel 1987 la città di Sulmona le ha intitolato la strada.
VIRGILIA D’ANDREA (Sulmona 1888-New York 1933)
Scrittrice delicata e ardente, oratrice appassionata, onnipresente nei luoghi dove si accendeva la lotta politica contro la guerra e contro il fascismo, pasionaria nota alle polizie di tutto il mondo, amica di rivoluzionari come Errico Malatesta, compagna di Armando Borghi, anarchico romagnolo: ecco in rapidi tratti l’immagine di Virgilia D’Andrea. Orfana di entrambi genitori, finisce a sei anni in un collegio di religiose, insofferente delle regole severe dell’istituzione e già ribelle all’autoritarismo. E’ in collegio quando nel luglio del 1990 il re d’Italia Umberto I viene assassinato dall’anarchico Gaetano Bresci e la D’Andrea, che viene catturata intimamente dalla parola anarchia, per lei misteriosa, chiede alle monache chi era il re e perché era stato ucciso, ottenendo la risposta dalla direttrice: «Perché Bresci è un pazzo ed un criminale, figliuola». Si diploma maestra e insegna in piccoli paesi del sulmonese. Poi prende i voti per la rivoluzione. Guida le donne socialiste abruzzesi, insegna a Terni e frequenta gli anarchici, conosce Borghi, che così la ricorda nella sua autobiografia: «Ci intendemmo, e presto fummo marito e moglie. Amore ‘libero’, dicono alcuni, come se potesse esistere l’amore ‘schiavo’. Restammo uniti quindici anni di lavoro, di lotte, di ansie, ostracismi, persecuzioni, carcerazioni, esilii, immutati e legati sempre l’uno all’altra dall’affetto e dalla stima». È ad Avezzano come insegnante quando la città e l’intera piana del Fucino vengono sconvolte dal terremoto e l’indignazione della D’Andrea si leggerà negli scritti di “Torce nella notte”, dove scrive che nessuno si ricorderà dei rozzi contadini quando «saranno chiamati alla cruenta difesa della patria in pericolo» e, dinanzi all’indifferenza dello Stato, prorompe: «Non l’ombra di un re, d’un duca, o d’una principessa reale, passò, per qualche ora, fra quelle rovine». È attivista sindacale in tempi in cui il sindacalismo era fortemente popolare, ma si lega sempre più all’anarchismo, sotto l’influenza di Borghi e di Malatesta, con cui collabora al giornale “Umanità Nova”, fondato nel febbraio 1920. Nel ’20 è a Milano, vive con Borghi e Malatesta, tiene con loro o da sola affollati comizi. Il primo arresto, poi con Borghi per il congresso sindacale internazionale a Berlino, la patria dei profughi politici, nel 1925 ad Amsterdam e a Parigi: s’iscrive alla Sorbona, fonda la rivista “Veglia”, pubblica “L’ora di Maramaldo”, raccolta di saggi e articoli. In un rapporto della polizia che non la perde d’occhio si legge: «Tra gli anarchici si parla con insistenza del ritorno in Italia della compagna di Borghi cioè Virgilia D’Andrea che è sorella al D’Andrea Ugo scrittore del “Giornale d’Italia”. La D’Andrea è pericolosissima e quindi non credo sia in condizioni di fare ritrattazioni o atti di pentimento». Nel 1928 raggiunge Borghi in America, già colpita da un’ulcera cancerosa all’intestino retto. E’ sempre attiva nella sua militanza rivoluzionaria, conosce altri anarchici, come Michele Schirru, il mancato attentatore di Mussolini. Viene operata d’urgenza in un ospedale di Boston. Tornata a New York, si dedica alla scrittura di “Torce nella notte”. Rifiuta l’assistenza del prete e subisce un altro intervento, ma, dopo pochi giorni, l’11 maggio del 1933, muore. Nel suo libro autobiografico Borghi annota: «Negli Stati Uniti avevo pianto la morte di mia madre prima del 1932, di mio padre nel 1930 e di Malatesta poco prima del 1932. In questi lutti avevo sempre avuto a fianco lei per assistermi. Ora ero solo». Il 20 giugno 1933 la questura cancella dallo schedario e dall’elenco degli attentatori la «pericolosa propagandista» anarchica, tallonata e controllata dalle occhiute premure poliziesche per l’intera esistenza. Il giornalista e scrittore, Vittorio Emiliani, in un asciutto e partecipe libro (Gli anarchici. Vite di Cafiero, Costa, Malatesta, Cipriani, Gori, Berneri, Borghi, Bompiani, Milano 1973), cita spesso e con simpatia Virgilia D’Andrea, ma solo perché compagna di Armando Borghi, quasi che fosse priva di una sua dignità di militante anarchica e di una sua autonomia intellettuale di essere pensante. Infatti nel titolo del libro figurano solo maschi. Eppure lo stesso Borghi ed Errico Malatesta stimavano alla pari la “coraggiosa” Virgilia.Francesca Piccioli nella sua densa e puntuale biografia scrive: «Ritengo che i pregi di Virgilia D’Andrea come poetessa, editorialista e propagandista della causa anarchica siano molti, anche se la gran parte della sua opera appare oggi molto datata. Rimane indubbiamente vitale il modo con cui si è dedicata al suo ideale e la passione che vi ha messo». Una passione che ha lasciato indifferenti gli organizzatori del convegno Nei paesi dell’utopia, preparato per iniziativa della Regione Abruzzo, dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Chieti, dell’ASAM e dell’Università di Chieti.