Facendo seguito all’iniziativa del gruppo Toponomastica femminile, nato su Facebook da un’idea brillante e lungimirante di Maria Pia Ercolini e che ha riunito già più di 2.200 iscritte, ieri (8 marzo 2012) è stata presentata da Giuliana Nuvoli (che fa parte del gruppo Toponomastica femminile a Milano) al sindaco Pisapia, la seguente lettera:
Al Sindaco del Comune di Milano
Avv. Giuliano Pisapia
Il gruppo Toponomastica femminile chiede che, nelle sedi opportune, si proceda ad attribuire, alle prossime tre strade il nome di tre donne legate, in vario modo, al territorio locale, nazionale, internazionale, che costituiscono esempio di etica civile, coraggio morale, azione tesa al bene comune.
Il progetto Toponomastica femminile, nato nel mese di gennaio 2012, si è velocemente diffuso su tutto il territorio nazionale rispondendo all’esigenza di prestare più attenzione all’operato delle donne e, quindi, di valorizzare la loro presenza nella toponomastica (strade, scuole, luoghi di interesse pubblico, circoli, fondazioni, etc.).
Esso rimanda a una visione del mondo dove la solidarietà, la condivisione, l’amorevolezza sono i parametri privilegiati dell’azione. Al principio di egemonia che ha guidato l’azione maschile (sì che le intitolazioni sono state spesso per generali, condottieri, capi di stato), è opportuno sostituire quel principio di etica civile e di solidarietà, come criterio privilegiato per la scelta toponomastica, che le donne hanno spesso incarnato.
È un mutamento culturale di cui il progetto Toponomastica femminile si sta facendo portatore, indicando –non solo in Italia– come il Potere debba risiedere là dove si fa il bene collettivo, e non dove si curano interessi individuali o di piccoli gruppi.
Per questi motivi i nomi delle donne che proponiamo per Milano sono:
1. Teresa Sarti (Sesto San Giovanni, 28 marzo 1946 - Milano, 1º settembre 2009), co-fondatrice, nel 1994, con il marito Gino Strada, della ONG Emergency, della quale è stata anche prima presidente. Di formazione cattolica, insegnante di lettere, diventa la protagonista di una battaglia contro le guerre che non conosce compromessi, né giustificazioni di parte: con Emergency vengono curati oltre 3 milioni di ammalati, feriti, mutilati a causa delle guerre.
È emblema di quell’amore per tutto il genere umano che ha ispirato l’azione dei grandi personaggi che, nella storia, hanno dedicato la loro vita ad alleviare le sofferenze dei loro simili: lei restava anche dove gli altri fuggivano.
È esempio di una dedizione senza riserve, mai esibita, alla causa della pace come condizione essenziale della sopravvivenza dell’umanità.
2. Camilla Cederna (Milano, 21 gennaio 1911 - 5 novembre 1997), giornalista e scrittrice italiana.
Esordisce nel giornalismo nel 1939 sul quotidiano milanese L’Ambrosiano. Dal 1945 al ’55 è redattrice nel settimanale L’Europeo. Dal ’58 al 1981 diventa inviata per L’espresso; negli anni ‘90 collabora con la rivista Panorama. È stata corrosiva e abile fustigatrice dei costumi italiani, di cui narrava la mediocrità nei vizi e nelle virtù.
In seguito alla strage di piazza Fontana a Milano, il suo impegno si è spostato sul piano decisamente politico: ricordiamo la battaglia per conoscere la verità sulla morte di Pinelli (Pinelli, una finestra sulla strage, 1971) e la campagna contro Giovanni Leone (La carriera di un presidente, 1978).
Giornalista intelligente e scomoda, costituisce un esempio di coraggio civile e di ricerca costante della verità, anche in scontri titanici e perdenti col Potere.
3. Hannah Arendt (Linden, 14 ottobre 1906 - New York, 4 dicembre 1975), filosofa e storica tedesca.
Emigrata negli Stati Uniti d’America da cui ottenne anche la cittadinanza, ha sempre rifiutato ogni etichetta o definizione per la sua attività. Ha messo a fuoco problemi che riguardano, nel profondo, la storia del genere umano, indagandone i fenomeni con occhio lucido, giusto e mai di parte.
Ne La banalità del male - Eichmann a Gerusalemme (1963), la Arendt ha sollevato la questione che il male possa nascere dall’assenza di radici, di memoria, di riflessione su se stessi. Ne Le origini del totalitarismo (1951) ha individuato le radici dello stalinismo e del nazismo e le loro connessioni con l’antisemitismo. La sua teoria politica è racchiusa in Vita Activa. La Condizione umana (1958), in cui rivendica la necessità del politico nella vita umana per restituire “una teoria libertaria dell’azione nell’epoca del conformismo sociale”.
È figura di intellettuale che indaga senza compromessi su ciò che divide tra loro gli individui, per giungere a definire una qualità di vita in cui il dialogo e il bene comune siano il primario obiettivo dell’azione umana.
Mantenere viva e visibile la memoria di queste tre donne contribuirà, senza dubbio, alla costruzione di quella società giusta, civile, solidale che tutti, con forza, cerchiamo di costruire.