Agli inizi degli anni Duemila le strade di Roma erano poco più di 14.000 e quelle con nomi femminili 336 (2.35%).
Dopo oltre dieci anni le nuove aree di circolazione sono più di 16.000, le strade dedicate alle donne sono salite a 608, riducendo il divario ma confermando la percentuale bassa (3.7%).
Gli uomini, invece, sono rappresentati con oltre 7.500 intitolazioni: vie, viali, piazze, corsi ecc. ricostruiscono un universo maschile composto da personaggi noti (alcuni stranoti) ma anche da tantissimi sconosciuti.
La città continua ad espandersi e nelle cinture periferiche sono sorti nuovi quartieri e nuovi insediamenti. La realizzazione delle necessarie opere viarie avrebbe potuto essere l’occasione per restringere il divario fra intitolazioni maschili e femminili, recuperando molti nomi di donne che hanno contribuito alla definizione del mondo in cui viviamo. Forse nelle aree periferiche della città qualcosa è cambiato e in alcuni quartieri si è avuta una maggiore attenzione verso la memoria femminile … eppure proprio in un paio di municipi esterni (l’XI e il XV) si registrano i più bassi indici di femminilizzazione: ogni cento intitolazioni maschili, circa due sono destinate a donne.
Nel centro cittadino, dove invece il rapporto M/F è di 5 a 1, sono le figure religiose a dare un forte contributo alla sfera femminile.
Nel complesso, un terzo delle strade e delle piazze di Roma continua a essere legato al ricordo della Madonna, ai nomi delle sante, delle beate o martiri cristiane e, in un curioso sincretismo, ai personaggi della mitologia greco – romana.
Il numero di strade dedicate alle protagoniste storiche, a Roma, ha una certa rilevanza: sono 111 (quasi il 18% del totale femminile) ma molte sono eroine dell’antichità, del Medioevo e del Rinascimento alle quali solo da poco tempo si stanno affiancando figure più moderne, che possono diventare concreti modelli di riferimento per le nuove generazioni. Come non guardare con tristezza ai pochi nomi di donne che celebrano le vicende del Risorgimento e della Repubblica Romana del 1849, Colomba Antonietti, Cristina di Belgioioso, Margareth Fuller Ossoli per esempio?
Ancora più desolante appare la scarsa attenzione rivolta alle “Madri dell’Italia”, le donne che hanno animato la Consulta Nazionale e l’Assemblea Costituente, il cui contributo di pensiero e di azione ha dato vita al volto democratico del Paese. A Roma nessun luogo pubblico, nessuna piazza o via commemora quei nomi, eccezion fatta per Nilde Iotti, ricordata in un viale interno a Villa Celimontana; ma anche in questo caso il suo nome non ha una valenza storica e politica, piuttosto recupera la sfera intima di Nilde, i momenti di riposo e di tranquillità vissuti con Togliatti passeggiando proprio in questo parco cittadino.
Ancora più stretti i percorsi della memoria collettiva che restituiscono visibilità alle figure impegnate nella cultura, nell’arte, nella scienza, nel lavoro. Accanto alle 78 donne del mondo letterario – umanistico e alle 72 donne dello spettacolo ricordate nelle targhe stradali, poche sono le figure di artiste (solo 18), ancor meno le donne del mondo scientifico (12) e del mondo dell’imprenditoria (4), testimonianza evidente della preclusione di genere in questi ambiti.
L’odonomastica cittadina riflette quindi un vuoto, che riguarda il mancato riconoscimento, la scarsa memoria e l’evidente disattenzione nei confronti dei ruoli sostenuti in ogni tempo dalle donne.
Nel XII Municipio della capitale c’è un luogo che apparentemente sembra ribaltare ogni discorso sul sessismo nell’odonomastica. È il parco pubblico di Villa Pamphili, nel XII Municipio, dove la natura suggestiva e solenne fa da sfondo a un universo quasi completamente femminile.
Trenta aree, fra radure e viali della villa, sono state intitolate a donne, attraverso un arco temporale che va dal XVII secolo (con il ponte dedicato ad Artemisia Gentileschi) fino ai giorni nostri (con le targhe ad Anna Politkovskaja e Oriana Fallaci, collocate pochi mesi dopo la loro morte). Trenta personaggi che costituiscono il 50% di tutte le intitolazioni femminili del Municipio.
Quali sono le donne ricordate? 14 sono figure storiche, dalle protagoniste del Risorgimento e della difesa della Repubblica Romana a quelle che difesero Roma e il mondo dalla violenza nazifascista; 13 sono donne “di scrittura”, letterate come le sorelle Bronte o giornaliste come Camilla Cederna e la già ricordata Anna Politkovskaja. In misura minore sono presenti personaggi della musica (Clara Schumann, Maria Callas e Maria Carta) dell’arte (Artemisia Gentileschi Lomi) e della scienza (Florence Nightigale).
A partire dalla fine degli anni Settanta, ma con una maggior frequenza nei decenni successivi fino al 2008, le amministrazioni capitoline hanno seguito la politica di intitolare quasi esclusivamente alle donne i sentieri e i viali interni a Villa Pamphili. Le figure commemorate del parco costituiscono un’inversione di tendenza rispetto alle scelte odonomastiche del passato, che privilegiavano nomi di sante, figure religiose o legate all’impegno sociale di tipo assistenziale e caritatevole. Le donne ricordate nel parco hanno tutte avuto ruoli attivi e paritari nella società, dimostrando capacità di pensiero e di azione, indipendenza intellettuale e morale.
Il caleidoscopico panorama di genere che si presenta dimostra che si è voluto rimediare alle evidenti e continue “distrazioni” delle amministrazioni creando una sorta di “Pantheon all’aperto” dell’universo femminile, un risarcimento tardivo alla memoria delle donne e alla loro storia. Le intitolazioni dei viali ad alcune figure storiche del femminismo come Anna Maria Mozzoni, Carlotta Clerici, Simone de Beauvoir e la targa dedicata alla data dell’8 marzo confermano la riflessione intrapresa in passato dal Comune di Roma sul ruolo e sulla condizione femminile nella società moderna.
La scelta dell’amministrazione comunale di dedicare alla memoria delle donne una grande area verde come Villa Pamphili pone alcuni interrogativi.
Chiuse all’interno del parco, le strade femminili sono isolate dall’ambiente urbano, una sorta di ghetto che le sottrae in parte allo spazio fisico della città e alla sua sfera simbolica; i nomi si susseguono senza che sia possibile rintracciare altri caratteri comuni se non quello di essere donne. Le loro presenze sembrano formare un gruppo toponomastico omogeneo, così come esistono i gruppi che derivano dalla flora, dal mondo animale, o che vogliono ricordare i fiumi, i monti, i comuni di una regione.
Al tempo stesso passeggiare nel parco offre un’interessante prospettiva di genere e un’utile occasione per ricordare o scoprire figure di donne importanti. Lo sviluppo della consapevolezza di quanto è stato creato, inventato, realizzato dalle donne, consente un significativo rispecchiamento nella vita di tanti personaggi femminili importanti e, soprattutto nelle nuove generazioni, educa al rispetto delle differenze e al superamento degli stereotipi culturali.
Barbara Belotti
Ha collaborato a Percorsi di genere femminile, (voll.1-2) di Maria Pia Ercolini (Iacobelli, 2011 e 2013). È vicepresidente dell’Associazione Toponomastica femminile.