Pozzonovo (PD), 15/10/1887 - 16/08/1979 |
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Mandati: |
Assemblea Costituente |
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Progetti di legge presentati: |
40 |
25/06/1946 - 31/01/1948 19/07/1946 - 31/01/1948 19/07/1946 - 31/01/1948 |
Membro Assemblea Costituente Gruppo socialista 15/07/1946 - 31/01/1948 Membro Commissione per la Costituzione Membro Terza Sottocommissione |
08/05/1948 - 24/06/1953 08/05/1948 - 24/06/1953 17/06/1948 - 24/06/1953 18/12/1951 - 24/06/1953 |
I Legislatura della Repubblica italiana (Senato) Gruppo socialista 08/05/1948 - 24/06/1953 Segretario della Presidenza del Senato Membro VI Commissione permanente (Istruzione pubblica e belle arti) Segretario Commissione speciale per gli alluvionati |
25/06/1953 - 11/06/1958 25/06/1953 - 11/06/1958 21/07/1953 - 03/12/1954 04/12/1954 - 04/12/1957 16/02/1955 - 13/12/1955 05/12/1957 - 11/06/1958 |
II Legislatura della Repubblica italiana (Senato) Gruppo socialista 25/06/1953 - 11/06/1958 Segretario della Presidenza del Senato Membro X Commissione permanente (Lavoro, emigrazione e previdenza soc.) Membro VI Commissione permanente (Istruzione pubblica e belle arti) Membro Commissione speciale per l’esame del disegno di legge concernente provvedimenti straordinari per la Calabria (n. 947) Vicepresidente VI Commissione permanente (Istruzione pubblica e belle arti) |
12/06/1958 - 15/05/1963 12/06/1958 - 15/05/1963 14/02/1963 - 15/05/1963 |
III Legislatura della Repubblica italiana (Camera) Gruppo socialista 18/06/1958 - 25/10/1961 Gruppo misto 25/10/1961 - 15/05/1963 Membro XIV Commissione (Igiene e sanità pubblica) Membro Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia |
Angelina (Lina) Merlin nasce a Pozzonovo in provincia di Padova nell’ottobre del 1887, da Fruttuoso e Giustina Poli. Si laurea in Lingue e Letterature straniere e insegna nelle scuole medie fino al 1926; rifiutandosi di prestare il giuramento fascista, viene sospesa dall’insegnamento.
Nel 1919 s’iscrive al Partito Socialista Italiano e collabora a L'Eco dei Lavoratori e La Difesa delle lavoratrici, il primo periodico delle donne socialiste su scala nazionale fondato, fra le altre, da Anna Kuliscioff. Collabora nel 1924 all’Eco di Padova, sotto la direzione di Dante Galliani, medico di Rovigo ed ex deputato socialista che sposerà nel ‘33 e che morirà tre anni dopo.
L’anno dell’assassinio di Giacomo Matteotti segna però uno spartiacque e, dopo le violente manifestazioni fasciste, lascia Padova per Milano. Nel 1926 viene arrestata e condannata dal Tribunale speciale a cinque anni di confino in Sardegna. Nel 1930, tornata libera in seguito ad amnistia, torna a Padova, ma viene di nuovo arrestata. Si trasferisce allora a Milano, dove organizza l’assistenza ai partigiani e la sua casa diventa un punto d’incontro di socialisti come Lelio Basso e Sandro Pertini. Fa parte del CLNAI, Comitato di liberazione nazionale per l’Alta Italia, e nel novembre del ‘43 rappresenta il Partito Socialista nella fondazione dei Gruppi di Difesa della donna (Gdd); oltre a collaborare con la storica testata dell’Avanti!, è tra le fondatrici dell’Unione Donne Italiane, insieme alla futura Costituente Laura Bianchini e ad Ada Gobetti, che aveva perso il marito Piero nel ‘26, in seguito alle percosse fasciste.
Dal ‘45 al ’47 fa parte della Direzione del Partito Socialista, come responsabile della Commissione Femminile Nazionale del partito.
Dopo l’elezione all’Assemblea Costituente, partecipa alla Commissione dei 75, che ha il compito di redigere la carta del nuovo stato repubblicano. Nella Terza sottocommissione sostiene il dovere dello Stato di garantire a tutti i cittadini il minimo necessario all’esistenza, per assicurare ad ogni individuo il diritto di crearsi una famiglia. Si esprime anche a favore del diritto di proprietà garantito dallo Stato e accessibile a tutti i cittadini.
Candidata dal PSI nel collegio di Rovigo, viene eletta al Senato della Repubblica il 18 aprile del 1948. Dal ‘50 al 63 è vice Presidente del Cidd, Comitato Italiano di difesa morale e sociale della donna, insieme alle deputate democristiane Angela Guidi Cingolani, Maria Federici e Maria De Unterrichter Jervolino.
Nella seconda legislatura (1953-1958) viene rieletta al Senato e riconfermata Segretaria del Consiglio di Presidenza del Senato.
Nel 1958 è eletta alla Camera dei deputati. La sua proposta di legge per l’abolizione delle cosiddette case di tolleranza, Legge n. 75/1958, sostenuta dalle cattoliche in nome della dignità della persona, in aderenza alla dottrina sociale cristiana, entra in vigore il 20 settembre dello stesso anno. «Con l’approvazione di questa legge l’Italia si allinea alla maggior parte degli Stati europei che, in conformità con le risoluzioni internazionali della Lega delle nazioni e poi delle Nazioni Unite, avevano chiuso le case di tolleranza» ("Le donne della Costituente", a cura di Maria Teresa Antonia Morelli, Bari, Laterza, 2007).
Dal 1963 è componente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia. Al termine della terza legislatura decide di ritirarsi dalla vita politica attiva, ma non dall’impegno sociale, assumendo la carica di Vice Presidente del Comitato nazionale per il referendum sul divorzio, nel 1974, dichiarandosi a favore dell’indissolubilità del matrimonio.
Trascorre gli ultimi anni della sua vita nella Casa delle Laureate Diplomate Istituti Superiori (Fildis) di Milano (su questa originalissima istituzione, esemplata su quella londinese della Crosby Hall, si veda Fiorenza Taricone, "Una tessera del mosaico. Storia della federazione Italiana laureate Diplomate istituti Superiori", Pavia, Antares, 1992).
Vale, per tutti e tutte, la nitida descrizione che ha lasciato di lei Elena Marinucci, come lei socialista, senatrice della Repubblica e iniziatrice in Italia delle politiche di pari opportunità insieme ad Agata Alma Cappiello: «La sua presenza in Parlamento è di quelle che non passano inosservate [...] molti la amano. Molti la invidiano. Nella legislatura 1953-58 è l’unica senatrice della Repubblica. La sua iniziativa parlamentare conduce all’approvazione di leggi di civiltà, sebbene meno note di quella sulle case chiuse, la cancellazione dell’infamante N.N. dai documenti anagrafici, problema più vasto di quanto non si creda in un paese in cui non era stato ancora introdotto il divorzio, né ancora riformato il diritto di famiglia, e i figli adulterini erano considerati “non riconoscibili”. [...] Sue furono le prime proposte sull’artigianato femminile. Sua l’iniziativa per abolire il carcere preventivo o procrastinare l’inizio della pena per le madri. [...] lavorava moltissimo [...] tutto ciò che ha fatto, dice la sua collaboratrice Rosetta Monachini, lo ha fatto con grande impegno, con grande serietà, e dedizione, mai improvvisando» ("Lina Merlin. La mia vita", a cura di Elena Marinucci, Firenze, Giunti, 1989).
Fiorenza Taricone