La Francia le ha intitolato due strade periferiche: Rue Dora Maar si trova a Saint-Ouen, nella banlieue parigina, e un’omonima via s’incontra a Tours, nella Valle della Loira, in prossimità dell’aeroporto cittadino.
Dora, musa e vittima
di Livia Capasso
Henriette Theodora Markovich, questo il suo vero nome, arriva a Parigi all’età di diciannove anni, dopo aver vissuto a lungo a Buenos Aires. Nella capitale francese compie studi artistici, appassionandosi alla fotografia. Presto diventa un’affermata fotografa e, su suggerimento di Cartier-Bresson, grande pioniere del foto-giornalismo, abbrevia il suo nome, prendendo quello di Dora Maar.
Indipendente, anticonformista, gira a suo agio tra gli artisti e gli intellettuali del tempo e con la sua rolleiflex ritrae il bel mondo parigino. Il suo campo è la fotografia pubblicitaria e di moda ma, attenta alle problematiche sociali, porta il suo obiettivo anche negli angoli più degradati della città, ritraendo l’umanità derelitta dei sobborghi parigini. Introdotta nell’ambiente dei surrealisti, conosce André Breton, Paul Eluard, e posa per Man Ray; la sua tecnica è innovativa: deformazioni, fotomontaggi, collage, tagli prospettici, doppie esposizioni; spesso inserisce i personaggi ritratti in architetture traslate, rovesciate, deformate.
Nel 1936 la sua vita subisce una svolta: incontra Picasso, già cinquantenne, che ha una moglie e ha avuto da poco una figlia dall’amante; Dora è giovane, bella e intelligente e i due s’intendono in pieno, condividono le idee di sinistra, le simpatie per i surrealisti, l’amore per la poesia. Saranno amanti per sette anni e sarà una relazione appassionata ma tormentata, per il difficile carattere di entrambi. E’ lei che lo ritrae mentre prepara "Guernica", riprendendo in centinaia di foto tutte le fasi della lavorazione, foto che saranno pubblicate nel 1937 sulla rivista Cahiers d'art. Picasso a sua volta la ritrae nella "Donna che piange" col volto deformato e reso tagliente dagli spigoli, gli occhi sbarrati per incarnare il dolore universale. Il maestro la convince a lasciare la fotografia e a riprendere la pittura: ma è una serie di insuccessi. Intanto Picasso s’innamora di un’altra donna,più giovane e capace di dargli un figlio, mentre Dora è sterile. Comincia un periodo buio, di depressione, con ricoveri in cliniche e terapie psicanalitiche. Si riprenderà, ma farà vita ritirata, circondata dai tanti ritratti che Picasso le aveva lasciato e dilettandosi di pittura. Tornerà alla fotografia verso i settanta anni. Morirà sola, senza eredi, in una casa per anziani, sconosciuta a tutti.
FONTI
G. Dorfles, A. Vettese Il Novecento. Protagonisti e movimenti, Atlas, Milano 2006
Anne Baldassari, Picasso e la Fotografia - Lo specchio nero, Alinari 1998
Gertrude Stein, Picasso. Adelphi 1973
C. Brandi, voce Picasso in Enciclopedia Universale dell'Arte, vol. X, 1963
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Wangari Maathai
(Nyeri, 01.04.1940 – Nairobi, 25.11.2011)A Wangari Maathai è intitolata una via ad Audrieu (Francia), una a Montpellier (Francia) ed una a Norroy-le-Veneur (Francia).
A Nairobi è intitolato a lei un edificio adiacente all’Università.
In Italia, nel 2012, il comune di Montecarotto, in provincia di Ancona, le ha intitolato un’area verde.
http://toponomasticafemminile.com/index.php?option=com_content&view=article&id=9204&Itemid=9338
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Louise Michel
(Vroncourt-la-Côte, 1830 – Marsiglia, 1905)
A Parigi, proprio accanto al cimitero dove è sepolta, si trovano rue Louise Michel, la stazione della metropolitana gare Louise Michel e il ristorante Chez Louise.
Numerose le città francesi che le dedicano una strada: da Grenoble a Bourges, da Avignone a Besançon, da Montreuil a Colombes, Bour-en-Bresse, Martignes, Massy, Morsang-sur-Orge, Vaurèal e moltissime altre; di recente le ha reso omaggio anche la toponomastica di Strasburgo. Un vicolo con lo stesso nome si trova nella periferia della capitale del Lussemburgo e a Bivange; anche a Bruxelles una grande strada porta il nome di avenue Louise Michel. Una via in suo onore si trova inoltre nei Paesi Bassi, a Amhem.
Una piccola piazza senza nome nel quartiere arabo di Marsiglia è stata spontaneamente intitolata dalla popolazione place Louise Michel in nome della laicità e della libertà delle donne e ha mantenuto tale nome nonostante il mancato riconoscimento da parte delle autorità locali.
Ovviamente square Louise Michel a Parigi si trova a Glignancourt, scendendo dalla collina di Montmartre verso Pigalle, proprio dove lei comandava la resistenza sulle barricate in difesa della Comune nella primavera del 1871.
La partigiana dalla bandiera nera
di Andrea Zennaro
Louise nasce il 29 maggio 1830 nel Nord Est della Francia dal nobile Laurent Demahis ma, in quanto figlia illegittima, prende il cognome di Michel dalla donna, una domestica, che l'ha effettivamente portata in grembo. Da bambina riceve un'educazione mista, tra la zia cattolica e i nonni illuministi: la sua prima definizione di se stessa è "come l'ago di una bussola che, sconvolto da una tempesta, torna a cercare il Nord: e il mio nord è la Rivoluzione".
Louise rinuncia alla carriera di insegnante negli istituti statali perché rifiuta di prestare giuramento di fedeltà all'imperatore Napoleone III: come anarchica quell’atto solenne è per lei inaccettabile.
Lascia la provincia per trasferirsi a Parigi, dove si guadagna da vivere insegnando in scuole private minori. Qui incontra Victor Hugo: tra loro nasce una grande amicizia, secondo fonti mai accertate una storia d'amore e una figlia di nome Victorine.
Nel 1870, allo scoppio della guerra franco-prussiana per la contesa su Alsazia e Lorena, comincia un periodo fondamentale per Louise Michel. Il 2 settembre l'esercito francese capitola a Sedan, dopo una battaglia durata solo tre giorni, e la pace imposta alla popolazione prevede condizioni pesantissime e umilianti; il 4 Parigi insorge e istituisce la III Repubblica. Il resto del Paese però ha ben altra posizione e a capo del governo viene eletto il conservatore Adolphe Thiers. In quei giorni Louise si allontana dall'anarchismo e si avvicina alle posizioni di August Blanqui, socialista nostalgico del Terrore giacobino, una sorta di protomarxista francese, e si innamora del giornalista Téophile Ferré. Insieme alla Repubblica Parigi, divisa in arrondissements, istituisce la Guardia Nazionale, un corpo armato autonomo che tutela la popolazione dagli abusi del potere. Louise Michel viene eletta a capo del Comitato di vigilanza (un organo politico spontaneo da cui deriveranno i successivi soviet russi) del XVIII arrondissement, che si trova nella zona collinare di Montmartre. Racconta nel suo libro Memoires: "nessuno era lasciato senza pane, nessuno senza tetto, persino un'aringa si divideva in cinque persone; con le leggi speciali o con le armi, il nostro arrondissement era il terrore degli accaparratori e dei trafficanti". Collabora con i giornali rivoluzionari Le Cri du Peuple e La Marseillaise; propone un'azione armata contro Versailles, sede del governo di Thiers, ma i rapporti di forza non lo consentono. Formalmente Parigi è sotto la stessa giurisdizione di tutta la Francia, ma di fatto i parigini sono teste calde e gestirli non è affatto semplice. Il 18 marzo 1871 Thiers emette l'ordinanza che fa traboccare il vaso: vuole requisire i cannoni della Guardia Nazionale.
Parigi insorge di nuovo, tutta, compatta. L'insurrezione viene portata avanti da un fronte ampio e variegato: sotto il grido di "Vive la Commune!" convivono giacobini, blanquisti, democratici, anarchici e soprattutto proudhoniani, che sognano la graduale liberazione degli individui dalla proprietà privata, dall'istituzione statale e la collaborazione con le altre città insorte da confederare a Parigi. Ma le altre città non insorgono e Parigi rimane sola.
Il 21 maggio la città è assediata dalle forze reazionarie francesi con l'aiuto dell'esercito della Germania appena unita da Bismarck, la potenza militare più forte d'Europa e del mondo di allora. È difficile salvarsi da un attacco di tale entità. La Guardia Nazionale organizza come può la resistenza della Comune, coinvolgendo anche donne, anziani e ragazzi giovanissimi, totalmente impreparati all'uso delle armi. Louise passa giorni e notti sulle barricate e si batte strenuamente in difesa della città: i pochi anarchici superstiti sostengono di non averla mai vista posare il fucile da fabbraio a maggio. Ma Parigi è cambiata: dopo gli sventramenti e la modernizzazione dell'assetto urbanistico sotto Napoleone III, i grandi viali e le spianate sostituiscono i vicoli stretti e intricati, rendendo impossibile la costruzione di barricate, che avevano caratterizzato le rivolte del 1830, del '31 e del '48. L'attuale boulevard Haussmann è in qualche modo il simbolo della repressione.
Inoltre i combattenti della Comune, già di per sé inesperti in materia di guerra rispetto ai soldati professionisti portati da Thiers e da Bismarck, usano armi vecchie di mezzo secolo, che non possono competere con quelle più moderne, rapide ed efficaci dei nemici. Anche numericamente, poche centinaia di migliaia di ribelli non sono comunque sufficienti per difendere una città delle dimensioni della Parigi di fine Ottocento. Il 28 maggio Parigi crolla sotto i cannoni tedeschi.
I comunardi vengono fucilati presso il luogo noto come Muro dei Federati, nel cimitero di Père Lachaise, su cui tuttora campeggia la scritta dorata "AUX MORTS DE LA COMMUNE", e tra questi lo stesso Théophile Ferré.
Louise Michel sfugge ai rastrellamenti ma si consegna spontaneamente: in quanto presidente della Guardia Nazionale e comandante della resistenza di Montmartre, non può non prendersi la responsabilità della ribellione. Si dichiara non pentita e fervente sostenitrice della Rivoluzione sociale.
Incarcerata in un primo momento nell'abbazia di Auberive, viene poi deportata nel 1873 in Nuova Caledonia insieme ai comunardi scampati alle fucilazioni. Qui abbandona le idee autoritarie di Blanqui per abbracciare di nuovo quelle anarchiche.
Nel 1880 ottiene la grazia e torna in Francia, dove prosegue la causa rivoluzionaria. I successivi vent'anni li passa tra scioperi e comizi in Francia, Inghilterra e Algeria. A Londra assiste alla definitiva separazione tra comunisti e anarchici e alla fine dell'esperienza dell'Internazionale. La sua posizione è chiara: nella capitale britannica insegna in una scuola anarchica e tornata in Francia inizia a scrivere sul giornale Le Libertaire. Seguono altri arresti e successive scarcerazioni.
Nel 1882 durante un comizio viene colpita all'orecchio da un colpo di pistola sparato da un monarchico: in quanto anarchica, Louise rifiuta la "giustizia" di uno Stato che non riconosce e non si presenta al processo contro l'attentatore rinunciando a costituirsi parte civile nell'accusa contro di lui.
È sua l'iniziativa, oggi accettata quasi unanimemente dai movimenti antiautoritarii, di adottare a proprio vessillo la bandiera nera come il lutto al posto di quella rossa come il sangue. La stampa francese dell'epoca la ricorda come "la pétroleuse", l'incendiaria.
Nel 1898 durante la guerra ispano-americana scrive articoli in favore dell'indipendenza di Cuba, indipendenza che l'isola ottiene allora dalla Spagna ma non ancora dagli Stati Uniti.
Muore nel 1905 a Marsiglia, dove si era recata per tenere conferenze sull'anarchismo. Viene sepolta nel cimitero parigino di Levallois-Perret dopo un funerale laico che vede una partecipazione popolare straordinaria.
Molte le intitolazioni di strade e luoghi pubblici in suo onore. La partigiana dalla bandiera nera non sarebbe contenta, però, di sapere che la scuola media che le hanno intitolato a Saint-Junien, in Haute-Vienne-Limousine, si trova proprio davanti a un McDonald's!
Fonti
https://www.inventati.org/louisemichel/index.php?mod=04_Chi_era_L.Michel
http://www.ecn.org/filiarmonici/louisemichel.html
http://ita.anarchopedia.org/Louise_Michel
https://weblmichel.ac-noumea.nc/spip.php?page=imprimer&id_article=59
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