Dal punto di vista degli odonimi, la Formia odierna ha sofferto finora di un profondo squilibrio: su un totale di 331 aree di circolazione, più di 100 sono intitolate a uomini e 13 a donne (4 madonne, 7 sante, Olimpia e Tullia)
Dal punto di vista degli odonimi, la Formia odierna ha sofferto finora di un profondo squilibrio: su un totale di 331 aree di circolazione, più di 100 sono intitolate a uomini e 13 a donne (4 madonne, 7 sante, Olimpia e Tullia)
Adagiata al centro del golfo di Gaeta, Formia è una località turistica molto apprezzata sin dall’epoca romana, come testimoniano i numerosi resti di ville (Mamurra e Mecenate) e dimore rurali. È qui che Cicerone volle seppellire la figlia Tulliola e qui trovò la morte lui stesso per mano dei sicari di Antonio.
Plinio il vecchio suggerisce che il toponimo sta a indicare “approdo”, per la tranquillità delle sue acque, mentre Strabone parla della via Appia, la regina viarum, che la attraversa riconoscendone la posizione strategica e potenziandone l’importanza commerciale.
Dal punto di vista degli odonimi, la Formia odierna ha sofferto finora di un profondo squilibrio: su un totale di 331 aree di circolazione, più di 100 sono intitolate a uomini e 13 a donne (4 madonne, 7 sante, Olimpia e Tullia). Il gap da colmare era enorme e contrastava con una politica di parità e di rispetto portata avanti dall’attuale amministrazione, che ha deliberato azioni di contrasto verso la pubblicità sessista, ha introdotto il linguaggio di genere negli atti e nella modulistica, si è costituita parte civile in tutti i processi in cui le donne sono vittime di reato, ha aderito a campagne e convenzioni contro la violenza sulle donne e sostenuto i nostri progetti e concorsi didattici.
Ecco dunque che il Comune, in un colpo solo, ha voluto rendere palese il cambio di rotta, intitolando ben 23 strade ad altrettante donne e la cittadinanza ha prontamente colto la sollecitazione, inviando tante nuove proposte femminili.
“Sin dal 2013 – spiega la Delegata alle Pari Opportunità del Comune, Patrizia Menanno – ho segnalato il profondo divario che oscura in città la figura della donna”. Ed è proprio nel 2013 che Toponomastica femminile, su invito della Delegata, fa la sua comparsa in città, in un progetto condiviso con la Federazione Nazionale Insegnanti (FNISM), la Regione Lazio, il Comune e il Liceo Vitruvio Pollione. Prende così il via “Linguaggi di genere. L’apparente neutralità del comunicare” un corso di formazione per docenti e studenti, aperto alla cittadinanza, che attraverso sette incontri pomeridiani su linguaggi visivi e verbali, sensibilizza amministrazione e residenti verso le disparità odonomastiche, linguistiche e culturali.
La decisione di dare maggiore visibilità alle donne passate alla storia per i loro meriti è stata presa in questi giorni dalla Giunta Comunale, ancora una volta su proposta di Patrizia Menanno che ne racconta le scelte.
“La ricerca non è stata facile, perché le figure meritevoli di menzione erano davvero tantissime.Ognuna delle 23 donne scelte ha inciso profondamente nella storia per meriti artistici, filosofici, letterari, scientifici, cinematografici, musicali, politici, civici. Si va dalla poeta greca Saffo, che resta anche un simbolo nella lotta contro l’omofobia, all’erudita Lucrezia Cornaro, vissuta a Venezia nel XVII secolo e ricordata come la prima donna laureata al mondo; dalla francese Berthe Morisot, grandissima pittrice in un’epoca in cui era disdicevole per una donna tale professione, alla scienziata polacca Maria Skłodowska Curie, vincitrice di due premi Nobel per la fisica e la chimica, che verrà ricordata col suo cognome; dalla principessa Mafalda di Savoia, morta nel lager nazista di Buchenwald al premio Nobel per la letteratura Grazia Deledda; dalla fondatrice de “Il Mattino” Matilde Serao alla filosofa pedagogista Maria Montessori; dalla partigiana Ada Gobetti alle scrittrici giornaliste e femministe Simone De Beauvoir e Anna Maria Mozzoni. E ancora: le attrici Eleonora Duse e Anna Magnani e la cantante lirica Maria Callas, la scrittrice e semiologa Maria Corti, la principessa Anna Maria Luisa de’ Medici, grande mecenate che ha permesso la conservazione di inestimabili capolavori dell’arte raccolti a Firenze, la musicista barocca Barbara Strozzi, la matematica inglese Ada Byron, la filosofa francese Simone Weil, la matematica e astronoma greca Ipazia, la pittrice Artemisia Gentileschi, che subì uno stupro ed ebbe il coraggio di denunciare e affrontare il conseguente processo. Le intitolazioni a Ipazia e Artemisia Gentileschi sono state suggerite dalle scuole di Formia, grazie al concorso promosso da Toponomastica femminile nel 2014, “Sulle vie della parità”, vinto da ragazze e ragazzi dell’Istituto Comprensivo “Mattej”. Una via sarà inoltre dedicata alle “Lavandaie” e un’altra alle “Ventuno donne della Costituzione”.
Le nuove intitolazioni riguardano strade prive di denominazione in aree di sviluppo e anche in aree prossime al centro, e si è cercato di individuare arterie stradali di particolare rilievo e pregio.
Il Sindaco, Sandro Bartolomeo, e l’intera giunta hanno condiviso la ratio di questo gesto simbolico ma concreto e sostanziale, che serve a riequilibrare la nuova toponomastica in un’ottica di genere, e consentirà alle attuali e alle future generazioni di comprendere che per uno sviluppo della civiltà il contributo delle donne è stato e sarà essenziale.
Gravissima è l’assenza delle donne dagli spazi e dai luoghi della vita pubblica di una città. Dare visibilità al loro operato favorisce la costruzione di un’identità femminile libera e armonica e suggerisce maggiore rispetto.
“Tra le tante iniziative assunte in tema di pari opportunità, ritengo questa una delle più importanti, perché vi si ricollega un immediato effetto concreto e visibile che incide sulla nostra vita quotidiana. Eliminando uno stereotipo risalente alla notte dei tempi, Formia passa dall’essere maschilista e androcentrica a riconoscersi città di ampio respiro, in cui uomini e donne di domani possano davvero avere le stesse opportunità di crescita. Siamo tra le prime realtà italiane ad aver preso coscienza di quanto sia importante dare voce a donne che lo hanno meritato, a volte con grande fatica, magari celate dietro nomi maschili o schernite per aver scelto di operare in campi solitamente gestiti da uomini. Possiamo ben dire oggi: Formia, nome proprio di città, genere femminile”.
È un altro piccolo passo verso la “parità”.
E chissà che Formia non rilegga un giorno la sua storia, riscoprendone protagoniste tuttora nascoste.
Il 22 luglio la città festeggerà quest’ultima svolta con un evento ad hoc, inaugurando, per l’occasione, la mostra di Toponomastica femminile Donne e lavoro, che sarà ospitata fino al 20 agosto nella Torre di Mola.