MARIA GRANDINETTI MANCUSO …un ritratto di donna non si fa con due colori… (Mia Martini)
Il XIII Municipio di Roma ricorda con l’intitolazione di strade tre artiste che riuscirono a emergere all’interno di gruppi dichiaratamente maschilisti: Benedetta Cappa, esponente del Futurismo, allieva di Giacomo Balla, e moglie di Filippo Tommaso Marinetti; Edita Broglio, la cui pittura è vicina al Blaue Reiter e alla corrente del “Realismo magico”; e Maria Grandinetti Mancuso, unica donna accanto a Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, attraverso i quali si avvicinò alla pittura metafisica, ricordata con una strada anche nel suo comune natale.
Figlia di un facoltoso agrimensore, Giovanni Grandinetti, e di donna Angelina Maruca, di nobile e colto ceppo calabrese, Maria Grandinetti Mancuso, pittrice, venne al mondo a Soveria Mannelli (in provincia di Catanzaro) nel 1891. In questo piccolo paesino dell’entroterra, dove trascorse l’infanzia, videro la luce i suoi primi disegni, disegni di bambina, nati per gioco, ma che attirano l’attenzione di un artista, il vecchio Andrea Cefaly, il maggiore esponente della pittura calabrese del secolo, che di lei ebbe a dire: “Ho osservato i suoi disegni a matita e sono rimasto ammirato, anzi totalmente meravigliato per le difficoltà superate. La giovinetta diventerà senza dubbio una straordinaria pittrice che darà onore alla Calabria e all’Italia”.
La vocazione di Maria la spinse con forza verso un destino difficile (anche da immaginare) per una donna del profondo meridione, nata al tramonto del XIX secolo. Ma il suo lavoro artistico fu l’approdo di una ricerca d’identità appassionata e irrinunciabile, una strada di conoscenza di sé e realizzazione che i migliori artisti riconobbero in Maria. Attorno ai primi del secolo, l’artista raggiunse il fratello a Napoli e lì studiò all’istituto Vittoria Colonna e, successivamente, all’Accademia di Belle Arti di Roma. Dopo aver sposato Cesare Mancuso, avvocato colto e facoltoso, si trasferì definitivamente a Roma, in via Crispi, ove aprì un salotto frequentato da artisti e intellettuali: ospiti fissi furono De Chirico, Balla, Ungaretti. Quest’ultimo di lei annotava: “La pittrice nel silenzio, ha fatto un lunghissimo viaggio sul fiume degli occhi… innanzi tutto ha imparato che il colore è una mirabile apparizione… con un rosa antico, il più imprevisto, mette sulla tela la carezza d’un sangue di dolcezza infinita”.
Le opere pittoriche di Maria viaggiarono da Roma a Parigi e furono esposte in numerose mostre personali. La pittrice fu inoltre presente a varie rassegne, mostre internazionali e alla prima “Mostra d’Arte Femminile”, al Circolo Romano, nel 1934. Fortemente religiosa, appassionata di discipline filosofiche e dello studio comparato delle religioni, Maria ebbe contatti anche con personalità del mondo cattolico. Una lettera indirizzatale da Don Luigi Orione attesta una stretta confidenza tra i due. Infatti, quando probabilmente per essersi rifiutata di appartenere a partiti politici, fu perseguitata per oltre dieci anni, dal 1918 al 1930, dipinse poco preferendo coltivare studi filosofici e religiosi, impegnandosi nella utopica realizzazione dell’idea di una pace universale. Negli ultimi tempi quindi diradò l’impegno pittorico e si dedicò invece a iniziative di carattere pacifista.
Morì nel 1977. La sua è una splendida figura, purtroppo poco conosciuta, di artista, donna e calabrese.