Calendaria 2021 - Lise Meitner

Lise Meitner

Alice Vergnaghi


Eleonora Nascimbeni

Raccontare la storia di Lise Meitner (Vienna, 7 novembre 1878 – Cambridge, 27 ottobre 1968), significa addentrarsi nei meandri misteriosi della fisica, impararne il linguaggio fatto di teorie, sperimentazioni ed equazioni; fare i conti con l’ambiente scientifico europeo, dominato da stereotipi e discriminazioni di genere; ripercorrere uno dei periodi più cupi della storia europea: l’affermazione del nazismo e il dramma della Seconda guerra mondiale. Elise Meitner, soprannominata Lise, nasce nella Vienna laica, colta e viva di fine secolo da genitori ebrei non praticanti pienamente inseriti nell’ambiente multietnico e multiculturale dell’Impero austro-ungarico. La riforma universitaria, consentendo a tutti i sudditi maschi di frequentare le università, aveva permesso al padre di Lise di diventare avvocato. La famiglia Meitner, molto numerosa, colta e progressista, attribuisce poca importanza alla dimensione religiosa, puntando invece sulla centralità della libertà individuale, e considera la cultura come un valore da coltivare attraverso lo studio.

Lise mostra subito capacità sorprendenti nello studio della matematica e della fisica, apprende da autodidatta la lingua francese e ha anche una certa attitudine nei confronti della musica, soprattutto per il pianoforte. I genitori non ostacolano il desiderio della figlia di studiare, ma alle donne dell’epoca era negata la carriera accademica: dovevano accontentarsi di essere mogli, madri e, se proprio volevano, insegnanti. Essendole negato l’accesso al Ginnasio, Lise si iscrive al Magistero e ipotizza di dedicarsi all’insegnamento del francese. Proprio nel 1899 però si apre anche per lei una porta per l’università quando viene concessa alle donne la possibilità di iscriversi e Lise opta per la Facoltà di Scienze dell’Università di Vienna: partecipa a tutte le lezioni possibili; adora la matematica, ma le lezioni di termodinamica del prof. Boltzmann la portano verso la fisica, disciplina in cui si laurea nel 1906. La svolta per lei ha luogo quando giunge a Vienna per una serie di conferenze Max Planck, il padre della teoria dei quanti secondo cui l’energia associata alla radiazione elettromagnetica è trasmessa in pacchetti discreti (detti quanti) che successivamente verranno identificati da Albert Einstein nei fotoni e gli serviranno per spiegare la doppia natura della luce: corpuscolare e ondulatoria. Affascinata dalla teoria dei quanti, Lise chiede e ottiene dal padre il permesso di recarsi a Berlino per seguire le lezioni di Planck. Non può iscriversi all’università, ma chiede di poter ascoltare le lezioni come uditrice e Planck, pur essendo un conservatore e non ammettendo la presenza delle donne in università, accetta che lei frequenti il suo corso. Nonostante l’entusiasmo, a Lise manca la ricerca e chiede prima a Marie Curie e poi al docente tedesco di Fisica sperimentale, Heinrich Rubens, la possibilità di lavorare nei loro laboratori: entrambi le rispondono che non c’è posto per lei. Però il docente tedesco le permette di conoscere Otto Hahn, un giovane chimico, praticamente suo coetaneo, che come lei è appassionato di radioattività: il sodalizio fra i due durerà trent’anni e sarà caratterizzato da una solida amicizia in grado di resistere anche alle incrinature di tipo professionale che seguiranno le scoperte della seconda metà degli anni Trenta.

A Otto e Lise viene concesso uno scantinato attiguo al laboratorio di chimica dell’Università di Berlino e lì cominciano i loro esperimenti sugli atomi radioattivi. I due pubblicano insieme articoli di notevole rilevanza scientifica, ma, nonostante ciò, Lise non ottiene nessun incarico universitario, mentre Hahn diventa membro della Facoltà di Chimica e ottiene il ruolo di Privatdozent. Lei continua ad essere ignorata dalla comunità dei chimici e considerata una semplice assistente, dovrà attendere il 1912 per vedersi riconosciuto un piccolo stipendio e il 1921 per diventare anche lei Privatdozent, non certo nella Facoltà di Chimica, ma in quella di Fisica. L’interesse dei due si concentra poi sugli esperimenti sul radio: sia Lise che Otto fanno parte di una nuova generazione di scienziati/e che stanno raggiungendo una conoscenza della natura impensabile fino a pochi anni prima, una generazione aperta alle moderne frontiere e genuinamente convinta del proprio cosmopolitismo scientifico. La partecipazione ad un convegno a Salisburgo consente a Lise di conoscere un altro outsider, Albert Einstein, che propone una teoria rivoluzionaria con la quale mette in relazione l’energia e la massa di un sistema fisico e che avrà un ruolo fondamentale per l’evoluzione scientifica di Lise. L’improvvisa morte del padre pone a Lise il problema del proprio mantenimento, visto che la famiglia non può più permettersi l’assegno mensile che le versava, in parte risolto dall’offerta di Planck di diventare la sua assistente nel Dipartimento di Fisica: è la prima donna in Prussia a ricoprire tale incarico; seguirà poi nel 1913 l’incarico di associata del medesimo dipartimento e la possibilità di accedere al nuovo laboratorio chimico specializzato in radioattività che viene affidato ad Hahn, diventato ormai professore del Dipartimento di Chimica. Otto e Lise di fatto cogestiscono il laboratorio, sono colleghi alla pari, ma il peso economico del loro lavoro è misurato sulla base del genere. Un esempio? Quando un’industria tedesca, la Knöfler, propone loro di produrre radio per il mercato a lui vengono riconosciuti 66.000 marchi a lei 6.600.

Nel frattempo, un evento improvviso e inaspettato sconvolge l’Europa: lo scoppio della Prima guerra mondiale e il mondo scientifico si divide. Di fronte al nazionalismo di molti suoi colleghi che firmano il Manifesto dei ’93, difendendo l’azione dell’esercito tedesco con l’invasione del Belgio neutrale, lei si riconosce in un'altra proposta, che avrà solo due firmatari, Einstein e Nicolai, e cioè il Manifesto degli europei con il quale chiedono la cessazione immediata delle ostilità e l’unità politica dell’Europa. Lise si arruola come infermiera nell’esercito austriaco, specializzandosi nell’applicazione in campo medico dei raggi X che erano stati protagonisti dei suoi ultimi esperimenti. Sul fronte russo, in mezzo alla morte e ai corpi devastati di giovani soldati, Lise matura il suo più totale e radicale rifiuto della guerra. Ritornata a Berlino, prima della fine del conflitto, scopre con raccapriccio che il Dipartimento di Chimica è stato trasformato in un laboratorio militare in cui si costruiscono armi di distruzione di massa e, all’offerta di prendere parte agli esperimenti, lei oppone un netto rifiuto. Sono gli anni in cui Lise rafforza il suo rapporto scientifico con Albert Einstein, che il 25 novembre 1915 aveva annunciato la sua teoria sulla relatività ristretta, e dirige la sezione fisica del laboratorio di chimica. Importanti risultano gli esperimenti sull’attinio, con isolamento della sostanza madre e la scoperta di un nuovo elemento radioattivo, il protoattinio, con numero atomico 91. Le prove in laboratorio, il lavoro di analisi e di verifica sono suoi, anche se Hahn dal fronte vi contribuisce. Nonostante questi presupposti, quando esce l’articolo scientifico del nuovo elemento, il primo firmatario è Otto Hahn perché è lui il ricercatore (uomo) con la posizione di professore del Dipartimento di Chimica. Gli anni Venti sono per Lise un periodo di grandi riconoscimenti: il sodalizio con il fisico danese Niels Bohr che la porta in Danimarca nell’Istituto di Fisica Teorica da lui gestito per tenere un seminario sulla fisica sperimentale della radioattività; poi l’invito in Svezia in quanto pioniera nello studio della radioattività per trasmettere alla gioventù svedese le sue conoscenze sulla spettroscopia dei raggi X. Ritornata in Germania nel 1922, Lise diventa la prima donna a insegnare in una università della Prussia e la seconda in Germania: il riconoscimento a livello personale e professionale è enorme, ma ad esso non corrisponde un’effettiva accettazione sociale di questa conquista come dimostra un giornale tedesco che, riportando la notizia della lezione inaugurale della prof. Meitner, le attribuisce l’insegnamento di “fisica cosmetica”. Le pubblicazioni e gli esperimenti che si concentrano sia sulla radioattività che sulla struttura del nucleo dell’atomo le danno grande visibilità: nel 1924 ottiene il premio dell’American Association to Aid Women in Scienze; poi il secondo posto al Premio Leibniz e, infine, inizia per lei una lunga serie di candidature al Premio Nobel che però non le permetteranno mai di ottenerlo.

Lise Meitner e la fissione nucleare - spettro della scienza

La presa del potere e l’affermazione del nazismo è un duro colpo per la scienza dal momento che un patrimonio di sapere senza pari nella storia dell’umanità viene disperso: il 20% dei matematici, dei chimici e dei/delle biologi/ghe presenti nelle università tedesche sono infatti di origine ebrea. Lise si illude fino all’ultimo che la situazione possa migliorare, si sente protetta dalla sua cittadinanza austriaca, ma prima l’approvazione delle Leggi di Norimberga, che le tappano letteralmente la bocca, impedendole di scrivere anche semplici note, e poi l’Anschluss, che la priva della cittadinanza austriaca, non riconoscendole quella tedesca in quanto ebrea, la convincono ad abbandonare il Paese. L’intero mondo scientifico europeo si attiva per aiutarla: in modo rocambolesco raggiunge l’Olanda e da lì la Svezia, Paese con cui avrà sempre un rapporto difficile e controverso poiché si sentirà scientificamente ostracizzata dal direttore dell’Istituto di Fisica di Stoccolma di cui avrebbe dovuto dirigere il laboratorio. Lise scriverà in merito in una lettera: «qui essere donna è già un mezzo crimine […] e avere una propria opinione, poi, è completamente proibito». La fuga da Berlino la allontana dagli esperimenti sul bombardamento del nucleo dell’uranio che un gruppo di giovani fisici, guidati da Enrico Fermi, in via Panisperna a Roma, aveva verificato comportasse la formazione di due elementi che erano stati chiamati transuranici. Otto continua la sperimentazione a Berlino, scrive a Lise e clandestinamente la raggiunge per renderla partecipe dei risultati. Lei diventa sempre più scettica rispetto alla teoria italiana degli elementi transuranici e, coinvolgendo il nipote Otto Frisch, anche lui fisico, giunge a formulare il principio esatto della fissione nucleare: il nucleo dell’uranio, bombardato con neutroni, non produce elementi transuranici, ma si divide in due frammenti, uno è il bario, come dimostrano gli esperimenti di Otto, l’altro Lise ipotizza possa essere il krypton. La scoperta è rivoluzionaria, ma i suoi artefici, Otto e Lise, sono subito fuori dai giochi: non hanno gli strumenti adatti per verificare le implicazioni della scoperta. Li ha però Enrico Fermi, emigrato negli Stati Uniti, che ipotizza e verifica una reazione a catena dei frammenti del nucleo e la liberazione di una quantità enorme di energia e materiali radioattivi. Segue immediatamente l’idea di utilizzare questa scoperta per la realizzazione della bomba atomica con il progetto Manhattan e viene chiesto a Lise di partecipare, ma lei rifiuta con sdegno. Da sempre convinta del valore di progresso civile e spirituale della scienza e della conoscenza, teme l’impiego del nucleare nel settore militare e il fatto che la fisica diventi appannaggio della politica. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale, il genocidio del popolo ebraico gettano Lise in un profondo sconforto accentuato anche dall’atteggiamento di Otto che la esclude dalla scoperta della fissione e se l’attribuisce totalmente tanto da ottenere anche il Nobel per la Chimica nel 1944, poi ritirato nel 1946. Ironia della sorte, il giorno dopo lo scoppio della prima bomba atomica, i giornali americani la contattano e la chiamano nei loro articoli: «la madre ebrea della bomba», romanzando la sua fuga dalla Germania e attribuendovi il tentativo di evitare che la scoperta cadesse nelle mani di Hitler: non le viene riconosciuta la maternità della fissione nucleare, ma quella della bomba atomica sì, proprio a lei che da sempre aveva dichiarato la sua avversione alla guerra e alle armi di distruzioni di massa!

Negli anni Cinquanta, Lise continua il suo lavoro di ricerca in Svezia dedicandosi alla scoperta dei diversi tipi di fissione, contribuisce alla realizzazione del primo reattore nucleare svedese e, dopo il pensionamento, si ritira a vita privata. Morirà nel 1968, pochi mesi dopo l’amico e il collega Otto Hahn, a Cambridge dove si era stabilita per vivere vicino al nipote Otto Friesch, disponendo che i suoi funerali vengano celebrati in forma privata, sulle note della musica dell’amato Bach, e chiedendo che sulla sua lapide venga scritto: «una fisica che non ha mai perduto la sua umanità.»

Fribourg, rue du nom de Lise Meitner. Photo de Filippo Altobelli La nouvelle voie romaine, Via Lise Meitner.

 

Traduzione francese
Joelle Rampacci

Raconter l'histoire de Lise Meitner, (Vienne, 7 novembre 1878 – Cambridge, 27 octobre 1968) c'est se plonger dans les mystérieux méandres de la physique, apprendre son langage fait de théories, d'expériences et d'équations; traiter de l'environnement scientifique européen, dominé par les stéréotypes et la discrimination fondée sur le sexe; retracez l'une des périodes les plus sombres de l'histoire européenne: l'affirmation du nazisme et le drame de la Seconde Guerre mondiale. Elise Meitner, surnommée Lise, est née dans la Vienne laïque, cultivée et vive de la fin du siècle de parents juifs non pratiquants pleinement intégrés dans l'environnement pluriethnique et multiculturel de l'empire austro-hongrois. La réforme universitaire, permettant à tous les hommes de fréquenter l'université, avait permis au père de Lise de devenir avocat. La famille Meitner, très nombreuse, cultivée et progressiste, attache peu d'importance à la dimension religieuse, se concentrant plutôt sur la base de la liberté individuelle, et considère la culture comme une valeur à cultiver par l'étude.

Lise montre immédiatement des capacités surprenantes dans l'étude des mathématiques et de la physique, elle apprend la langue française en autodidacte et a également une certaine aptitude pour la musique, notamment pour le piano. Les parents n'entravent pas le désir d'étudier de leur fille, mais les femmes de l'époque se voient refuser une carrière académique: elles doivent se contenter d'être épouses, mères et, si elles le veulent vraiment, enseignantes. Ayant été refusé l'accès au gymnase, Lise s'est inscrite à l’Ecole Normale et a émis l'hypothèse de se consacrer à l'enseignement du français. En 1899, cependant, une porte de l'université lui fut également ouverte lorsque les femmes eurent la possibilité de s’y inscrire et Lise opta pour la faculté des sciences de l'université de Vienne: elle participa à toutes les leçons possibles; elle aime les mathématiques, mais les cours de thermodynamique du prof. Boltzmann l'amena à la physique, discipline dans laquelle elle obtint son diplôme en 1906. Le tournant pour elle a lieu lorsque Max Planck arrive à Vienne pour une série de conférences, le père de la théorie quantique selon laquelle l'énergie associée au rayonnement électromagnétique est transmise en paquets discrets (appelés quanta) qui seront plus tard identifiés par Albert Einstein dans le photons et servira à expliquer la double nature de la lumière: corpusculaire et ondulatoire. Fascinée par la théorie quantique, Lise demande et obtient la permission de son père de se rendre à Berlin pour suivre les cours de Planck. Elle ne peut pas s'inscrire à l'université, mais demande à pouvoir écouter les conférences en tant qu'auditeur et Planck, bien que conservateur et n'admettant pas la présence de femmes à l'université, accepte qu'elle suive ses cours. Malgré l'enthousiasme, Lise manque de recherche et demande à Marie Curie puis au professeur allemand de physique expérimentale, Heinrich Rubens, l'opportunité de travailler dans leurs laboratoires: tous deux ont répondu qu'il n'y avait pas de place pour elle. Cependant, le professeur allemand lui permet de rencontrer Otto Hahn, un jeune chimiste, pratiquement de son âge, passionné comme elle par la radioactivité: le partenariat entre les deux durera trente ans et se caractérisera par une solide amitié capable de résister même aux divergences de type professionnel qui suivront les découvertes de la seconde moitié des années 30.

Otto et Lise se voient octroyer un sous-sol adjacent au laboratoire de chimie de l'Université de Berlin et y commencent leurs expériences sur les atomes radioactifs. Les deux publient ensemble des articles d'une importance scientifique considérable, mais malgré cela, Lise n'obtient aucun poste universitaire, tandis que Hahn devient membre de la Faculté de Chimie et obtient le rôle de Privatdozent. Elle continue d'être ignorée par la communauté des chimistes et considérée comme une simple assistante, elle devra attendre 1912 pour recevoir un petit salaire et 1921 pour devenir aussi Privatdozent, certainement pas à la Faculté de Chimie, mais à celle de physique. L'intérêt des deux se concentre alors sur les expériences sur le radium: Lise et Otto font partie d'une nouvelle génération de scientifiques qui atteignent une connaissance de la nature impensable jusqu'à quelques années plus tôt, une génération ouverte aux frontières modernes et véritablement convaincue. de son propre cosmopolitisme scientifique. La participation à une conférence à Salzbourg permet à Lise de rencontrer un autre outsider, Albert Einstein, qui propose une théorie révolutionnaire avec laquelle il met en relation l'énergie et la masse d'un système physique et qui jouera un rôle fondamental dans l’évolution scientifique de Lise. La mort subite de son père pose pour Lise le problème de son propre soutien économique, car la famille n'a plus les moyens de payer l'allocation mensuelle qu'elle lui versait, en partie résolu par l'offre de Planck de devenir son assistante au Département de Physique: c'est la première femme en Prusse à occuper ce poste; Puis, en 1913, elle est nommé associée du même département et a la possibilité d'accéder au nouveau laboratoire de chimie spécialisé en radioactivité qui a été confié à Hahn, devenu désormais professeur du Département de Chimie. Otto et Lise codirigent en fait le laboratoire, ce sont des collègues à égalité, mais le poids économique de leur travail est mesuré en fonction du sexe. Un exemple? Lorsqu'une entreprise allemande, Knöfler, leur propose de produire du radium pour le marché, 66000 marks sont reconnus à lui et à elle 6600.

Pendant ce temps, un événement soudain et inattendu bouleverse l'Europe: le déclenchement de la Première Guerre mondiale et le monde scientifique est divisé. Face au nationalisme de nombreux de ses collègues qui ont signé le Manifeste de 93, défendant l'action de l'armée allemande avec l'invasion de la Belgique neutre, elle se reconnait dans une autre proposition, qui n'aura que deux signataires, Einstein et Nicolai, c'est-à-dire le Manifeste des Européens avec lequel ils exigent la cessation immédiate des hostilités et l'unité politique de l'Europe. Lise s'est enrôlée comme infirmière dans l'armée autrichienne, spécialisée dans l'application médicale des rayons X qui avaient été les protagonistes de ses dernières expériences. Sur le front russe, au milieu de la mort et des corps dévastés de jeunes soldats, Lise mûrit son rejet le plus total et le plus radical de la guerre. De retour à Berlin, avant la fin du conflit, elle découvre avec horreur que le Département de Chimie a été transformé en laboratoire militaire où sont construites des armes de destruction de masse et, à l'offre de participer aux expériences, elle oppose un refus catégorique. Ce sont les années où Lise renforce sa relation scientifique avec Albert Einstein qui, le 25 novembre 1915, avait annoncé sa théorie de la relativité restreinte, et dirige la section de physique du laboratoire de chimie. Les expériences sur l'actinium sont importantes, avec l'isolement de la substance mère et la découverte d'un nouvel élément radioactif, le protactinium, avec le numéro atomique 91. Les tests en laboratoire, les travaux d'analyse et de vérification sont les siens, même si Hahn, au front, y contribue. Malgré ces conjectures, lorsque l'article scientifique du nouvel élément sort, le premier signataire est Otto Hahn car c'est lui le chercheur (homme) avec le poste de professeur au Département de Chimie. Les années 1920 furent une période de grande reconnaissance pour Lise: le partenariat avec le physicien danois Niels Bohr qui l'emmena au Danemark à l'Institut de Physique Théorique qu’il dirige, pour tenir un séminaire sur la physique expérimentale de la radioactivité; puis l'invitation en Suède en tant que pionnière de l'étude de la radioactivité pour transmettre ses connaissances en spectroscopie aux rayons X à la jeunesse suédoise. De retour en Allemagne en 1922, Lise devient la première femme à enseigner dans une université en Prusse et la seconde en Allemagne : la reconnaissance sur le plan personnel et professionnel est énorme, mais à cette réalisation ne correspond pas une acceptation sociale effective, comme l'a démontré un journal allemand qui, rapportant la nouvelle de la conférence inaugurale du prof. Meitner, lui attribue l'enseignement de la "physique cosmétique". Les publications et expériences qui portent à la fois sur la radioactivité et sur la structure du noyau de l'atome lui donnent une grande visibilité: en 1924, elle obtient le prix de l'American Association to Aid Women in Sciences; puis la deuxième place au prix Leibniz et, enfin, une longue série de nominations pour le prix Nobel commence pour elle mais on ne lui permettra jamais de l'obtenir.

Lise Meitner et la fission nucléaire - Spectre de la science

La prise de pouvoir et l'affirmation du nazisme est un coup dur pour la science parce que un patrimoine de connaissances sans précédent dans l'histoire de l'humanité est dispersé: 20% des mathématiciens, chimistes et biologistes présents dans les universités allemandes sont en fait d'origine juive. Lise a l’illusion jusqu'à la fin que la situation pourrait s'améliorer, elle se sent protégée par sa citoyenneté autrichienne, mais d'abord l'approbation des lois de Nuremberg qui lui ont littéralement fermé la bouche, l'empêchant d'écrire même de simples notes, puis l'Anschluss qui l'a privée de la citoyenneté autrichienne, ne lui reconnaissant pas sa citoyenneté allemande en tant que juive, l'a convaincue à quitter le pays. Le monde scientifique européen tout entier s'active pour l'aider: de manière audacieuse, elle atteint la Hollande et de là, la Suède, un pays avec lequel elle aura toujours une relation difficile et controversée car elle se sentira scientifiquement ostracisée par le directeur de l'Institut de physique de Stockholm, elle était censé en diriger le laboratoire. Lise écrira à ce sujet dans une lettre: «ici être femme est déjà un demi-crime […] et avoir sa propre opinion est totalement interdit». La fuite de Berlin l'éloigne des expériences sur le bombardement du noyau d'uranium qu'un groupe de jeunes physiciens, dirigé par Enrico Fermi, via Panisperna à Rome, avait vérifié qu’il impliquait la formation de deux éléments qui avaient été appelés transuraniques. Otto poursuit l'expérimentation à Berlin, écrit à Lise et la rejoint clandestinement pour partager les résultats avec elle. Elle devient de plus en plus sceptique face à la théorie italienne des éléments transuraniens et, impliquant son neveu Otto Frisch, également physicien, en vient à formuler le principe exact de la fission nucléaire: le noyau d'uranium, bombardé de neutrons, ne produit pas d'éléments transuraniens, mais il se divise en deux fragments, l'un est du baryum, comme le montrent les expériences d'Otto, l’autre, Lise pense qu'il pourrait s'agir de krypton. La découverte est révolutionnaire, mais ses créateurs, Otto et Lise, sont immédiatement hors du jeu: ils n'ont pas les bons outils pour vérifier les implications de la découverte. Cependant, Enrico Fermi, qui a émigré aux États-Unis, les a, en émettant l'hypothèse et en vérifie une réaction en chaîne des fragments du noyau et la libération d'une énorme quantité d'énergie et de matières radioactives. L'idée d'utiliser cette découverte pour la réalisation de la bombe atomique avec le projet Manhattan suit immédiatement et Lise est invitée à y participer, mais elle refuse avec dédain. Toujours convaincue de la valeur du progrès civil et spirituel de la science et du savoir, elle craint l'utilisation du nucléaire dans le secteur militaire et le fait que la physique devienne l'apanage de la politique. Le déclenchement de la Seconde Guerre mondiale, le génocide du peuple juif jettent Lise dans un profond désespoir également accentué par l'attitude d'Otto qui l'exclut de la découverte de la fission et se l'attribue totalement pour obtenir le prix Nobel de chimie en 1944, puis retiré en 1946. Ironiquement, le lendemain de l'explosion de la première bombe atomique, les journaux américains l'ont contactée et l'ont appelée dans leurs articles "la mère juive de la bombe", romançant son évasion d'Allemagne et lui attribuant la tentative d'empêcher la découverte de tomber entre les mains d'Hitler: la maternité de la fission nucléaire ne lui est pas reconnue, mais celle de la bombe atomique oui, à elle alors qu’elle a toujours déclaré son aversion pour la guerre et les armes de destruction de masse!

Dans les années cinquante, Lise poursuit ses travaux de recherche en Suède en se consacrant à la découverte de différents types de fission, contribuant à la construction du premier réacteur nucléaire suédois et, après sa retraite, elle se retire à vie privée. Elle mourut en 1968, quelques mois après son ami et collègue Otto Hahn, à Cambridge où elle s'était installée près de son neveu Otto Friesch, laissant les dispositions pour célébrer ses funérailles en privé, sur les notes de la musique de son bien-aimé Bach et demandant que sur sa pierre tombale soit écrit: «une physicienne qui n'a jamais perdu son humanité».

Fribourg, rue du nom de Lise Meitner. Photo de Filippo Altobelli La nouvelle voie romaine, Rue Lise Meitner.

 

Traduzione inglese
Cettina Callea

Telling the story of Lise Meitner (Vienna, november 7,1878 – Cambridge, october 27, 1968) means delving into the mysterious realm of physics, learning its language - made up of theories, experiments and equations; dealing with the European scientific environment, dominated by stereotypes and gender discrimination; and retracing one of the darkest periods in European history: the rise of Nazism and the horror of the Second World War. Elise Meitner, nicknamed Lise, was born in Vienna, which was secular, cultured and very much alive at the turn of the century. Her parents were non-practicing Jews, fully integrated into the multi-ethnic and multicultural environment of the Austro-Hungarian Empire. University reform, allowing all male citizens, including Jews, to attend universities, had allowed Lise's father to become a lawyer. The Meitner family, very numerous, cultured and progressive, gave little importance to the religious dimension, focusing instead on the centrality of individual freedom and considering culture as a value to be cultivated through study.

Lise showed surprising abilities in the study of mathematics and physics, she taught herself the French language, and also showed a certain aptitude for music, especially for the piano. Her parents did not hinder their daughter's desire to study, but women of the time were denied an academic career: they had to be content with being wives, mothers and, if they really wanted, teachers. Lise was denied access to the gymnasium, so she enrolled in the Magisterium and imagined devoting herself to teaching French. In 1899, however, a door to the university was also opened for her when women were given the opportunity to enroll. Lise chose the Faculty of Sciences of the University of Vienna. She took part in as many classes as possible. She was fond of mathematics, but the thermodynamics lessons of prof. Boltzmann led her to physics, a discipline in which she graduated in 1906. For Lise, Max Planck’s arrival in Vienna for a series of lectures was a turning point. Planck was the father of quantum theory, which claimed that energy associated with electromagnetic radiation is transmitted in discrete packets (called quanta). These would later be identified by Albert Einstein in photons and would serve to explain the double nature of light – both particle and wave. Fascinated by quantum theory, Lise asked and obtained permission from her father to travel to Berlin to study under Planck. She wasn’t permitted to enroll in the university, but asked to be able to attend the lectures as an auditor. Planck allowed her to attend his course, despite being a conservative who did not accept the presence of women in the university. Despite her enthusiasm, Lise missed working as a researcher and asked Marie Curie and then the German professor of experimental physics, Heinrich Rubens, for the opportunity to work in their laboratories. Both replied that there was no place for her. However, Rubens introduced her to Otto Hahn, a young chemist, practically her same age, who, like Lise, was passionate about radioactivity. The partnership between the two lasted thirty years, and was characterized by a solid friendship capable of resisting even cracks that followed the events of the later 1930s.

Otto and Lise were granted a basement adjacent to the chemistry laboratory of the University of Berlin and there they began their experiments on radioactive atoms. Together, the two published articles of considerable scientific importance, but, despite this, Lise did not get any university position, while Hahn became a member of the Faculty of Chemistry as a “Privatdozent.” She continued to be ignored by the community of chemists, considered by many to be simply an assistant. She had to wait until 1912 to receive a small salary and 1921 to also become a Privatdozent, not in the Faculty of Chemistry, but in that of Physics. Their interest then focused on experiments related to radio waves. Both Lise and Otto were part of a new generation of scientists who were achieving a knowledge of nature which was unthinkable until a few years before, a generation genuinely convinced in its scientific cosmopolitanism. When attending a conference in Salzburg, Lise met another outsider, Albert Einstein, who proposed a revolutionary theory in which he connected the energy and mass of a physical system (which led to the famous E=mc2). This theory played a fundamental role in Lise's later scientific evolution. The sudden death of Lise’s father raised the problem of her own maintenance, since her family could no longer afford the monthly stipend they had previously given her. She was helped by Planck's offer to become his assistant in the Physics Department. She was the first woman in Prussia to hold this position. In 1913 she assumed the position of associate in the same department and as such had access to the new chemical laboratory specialized in radioactivity led by Hahn, by then a professor of the Department of Chemistry. Otto and Lise actually co-ran the lab as peers, but the economic weight of their contributions was measured on the basis of gender. An example? When a German industry, Knöfler, offered them a contract to produce radios for the market, Otto was awarded 66,000 marks to her 6,600.

Meanwhile, a sudden and unexpected event roiled Europe - the outbreak of the First World War. The scientific world became divided. In the face of the nationalism of many of her colleagues who signed the “'93 Manifesto”, defending the German army’s invasion of neutral Belgium, she aligned with an opposite proposal, which only had only two signatories, Einstein and Berlin professor Nicolai, namely the “Manifesto to Europeans” calling for an immediate cessation of hostilities and the political unity of Europe. Lise enlisted as a nurse in the Austrian army, specializing in the medical application of X-rays, which had been the focus of her recent experiments. On the Russian front, amid the deaths and the shattered bodies of young soldiers, Lise matured in her total and radical rejection of war. Returning to Berlin before the end of the conflict, she discovered with horror that the Department of Chemistry had been transformed into a military laboratory where weapons of mass destruction were being devised. Given an offer to take part in the experiments, she replied with a clear refusal. In those years Lise strengthened her scientific relationship with Albert Einstein, who on November 25, 1915 announced his theory of special relativity. She directed the physics section of the chemistry laboratory. She carried out experiments on actinium, isolating the substance, and worked on the discovery of a new radioactive element, protactinium, with atomic number 91. The tests in the laboratory, the analysis and verification work are hers, and finally, in 1949, she and Hahn were officially recognized as its co-discoverers. Nevertheless, when the first scientific article about the new element came out, the first signatory was Otto Hahn - because he was the researcher (man) with the position of professor in the Department of Chemistry. The 1920s were years of great recognition for Lise. One was her partnership with the Danish physicist Niels Bohr, who brought her to Denmark to the Institute of Theoretical Physics to hold a seminar on the experimental physics of radioactivity. And she was also invited to Sweden, as a pioneer in the study of radioactivity, to pass on her knowledge on X-ray spectroscopy to Swedish youth. Going back to Germany in 1922, Lise became the first woman to teach at a university in Prussia and only the second in all Germany. The recognition on a personal and professional level was enormous, but it did not result in actual social acceptance of her outstanding work, as shown by a German newspaper that, reporting the news of Prof. Meitner's inaugural lecture, referred to her as teaching "cosmetic physics" (the actual title of the lecture was “Cosmic Physics). The publications and experiments that focused on both radioactivity and the structure of the nucleus of the atom gave her great visibility. In 1924 she obtained the award of the American Association to Aid Women in Science, then she took the second place Leibniz Prize and, finally, she was nominated many times for the Nobel Prize, but she was never awarded the prize herself.

Lise Meitner and nuclear fission - specter of science

The rise to power of Nazism in Germany was a terrible blow to science and to academia in the nation. A significant part the historical knowledge of mankind was tossed aside: 20% of the mathematicians, chemists and biologists present in German universities were of Jewish origin. Lise believed strongly that the situation could improve, and she felt protected by her Austrian citizenship. But, first, came the approval of the Nuremberg Laws, which gagged her and prevented her from writing even simple texts, and, second, came the Anschluss, which deprived her of Austrian citizenship. She was not recognized as a German citizen, because of her Jewish heritage, and she became convinced that she had to leave the country. Most of the European scientific world worked to help her. She made a daring escape to the Netherlands and from there to Sweden, a country with which she always had a difficult and controversial relationship, since she was scientifically ostracized by the director of the Stockholm Institute of Physics, where she was supposed to direct the laboratory. Lise wrote about it in a letter. "Here,” she said, “being a woman is already a half-crime ... and having your own opinion, then, is completely forbidden.” The escape from Berlin distanced her from the experiments on the neutron bombardment of the uranium nucleus carried out by a group of young physicists. The initial experiments, led by Enrico Fermi in Rome, had postulated that the bombardment led to the formation of two elements that were called transuraniums. Otto continued the experimentation in Berlin, corresponded with Lise and clandestinely reached out to her to make her a participant in the results. She became increasingly skeptical of the Italian theory of transuranic elements and, involving her nephew Otto Frisch, also a physicist, came to formulate the principle of nuclear fission: the nucleus of uranium, bombarded with neutrons, does not produce transuranic elements, but is divided into two fragments, one is barium, as evidenced by Otto's experiments, the other Lise hypothesized, could be krypton. The discovery is revolutionary, but its creators, Otto and Lise, were immediately out of the game. They didn't have the right tools to verify the implications of the discovery. However, Enrico Fermi, who emigrated to the United States, hypothesized and verified a chain reaction of the fragments of the nucleus and the release of an enormous amount of energy and radioactive materials. There was an immediate drive, the “Manhattan Project”, to use this discovery to make an atomic bomb. Lise was asked to participate, but she refused with disdain. Deeply convinced of the value of civil and spiritual progress in science and knowledge, she greatly feared the use of nuclear power in the military sector, and the fact that physics was becoming the preserve of politics. The outbreak of World War II, and the genocide against the Jewish people threw Lise into a deep despondency, accentuated also by Otto's attitude that excluded her from the discovery of fission. He attributed it totally to his research and was awarded the 1944 Nobel Prize in Chemistry alone. It was finally presented to him in 1946. Ironically, the day after the first atomic bomb exploded, American newspapers contacted her and called her in their articles: 'the Jewish mother of the bomb', fictionalized her escape from Germany and attributed to her the effort to prevent the discovery from falling into Hitler's hands. Still, she was not recognized as the mother of nuclear fission, but as that of the atomic bomb – she, who had always declared her aversion to war and weapons of mass destruction!

In the 1950s, Lise continued her research work in Sweden, devoted herself to the discovery of the different types of fission, contributed to the construction of Sweden's first nuclear reactor and, in 1960, retired to private life, although she continued to lecture and work part time. She settled in Cambridge, where she lived next to her nephew Otto Friesch, and died there in 1968 at the age of 89, a few months after the death of her lifelong friend and colleague Otto Hahn. Her funeral was held privately, with the music of her beloved Bach. The inscription on her tombstones reads:«A physicist who never lost her humanity»

Freiburg, street named after Lise Meitner. Photo by Filippo Altobelli The new Roman's road, Via Lise Meitner.

 

Traduzione tedesca
Elisabeth Grundmann

Die Geschichte von Lise Meitner zu erzählen, (Wien 7 november 1878 - Cambridge, 27 oktober 1968) bedeutet in die rätselhaften Gefilde der Physik einzutauchen, eine Sprache zu erlernen, die sich aus Theorien, Experimenten und Gleichungen zusammensetzt, sich mit dem europäischen wissenschaftlichen Umfeld auseinanderzusetzen, welches von Stereotypen und geschlechtsspezifischer Diskriminierung beherrscht wird und eine der dunkelsten Zeiten der europäischen Geschichte zurückzuverfolgen: Die Behauptung des Nazismus und das Drama des Zweiten Weltkriegs. Elise Meitner, auch Lise genannt, wird im säkularen, gebildeten und lebendigen Wien der Jahrhundertwende geboren. Ihre nicht praktizierenden, jüdischen Eltern waren in der multiethnischen und multikulturellen Umgebung des österreichisch-ungarischen Reiches voll integriert. Die Universitätsreform, die es allen männlichen Untertanen erlaubte, zu studieren, hatte es Lises Vater ermöglicht, Anwalt zu werden. Die sehr große, gebildete und fortschrittliche Familie Meitner misst der religiösen Dimension wenig Bedeutung bei, sie legt den Schwerpunkt auf die individuelle Freiheit und betrachtet die Kultur als einen durch das Studium zu pflegenden Wert.

Lise zeigt sofort verblüffende Fähigkeiten im Studium der Mathematik und Physik, sie lernt autodidaktisch Französisch und hat auch ein Gespür für Musik, besonders für das Klavier. Die Eltern hindern den Wunsch ihrer Tochter, zu studieren nicht aber den Frauen der damaligen Zeit war eine akademische Karriere verwehrt. Sie mussten sich damit begnügen, Ehefrauen und Mütter zu sein oder, wenn sie es unbedingt wollten, Lehrerinnen. Da Lise der Zugang zum Gymnasium verwehrt war, meldete sie sich an der Bürgerschule an und erwog, Französisch-Lehrerin zu werden. Doch im Jahr 1899 öffnet sich auch für Lise eine Tür zur Universität, als den Frauen erlaubt wird, sich an den Universitäten einzuschreiben. Lise entscheidet sich für die wissenschaftliche Fakultät der Universität Wien: Sie nimmt möglichst an allen Lektionen teil; sie liebt Mathematik aber der Thermodynamik-Unterricht von Professor Boltzmann führt sie zur Physik, in der sie sich 1906 als zweite Frau in Deutschland promoviert. Die Wende erfährt Lise in Wien, als sie einer Reihe von Max-Plancks Konferenzen folgt, dem Vater der Quantentheorie, nach der Energie in Zusammenhang mit elektromagnetischer Strahlung in diskreten Paketen übertragen wird (sog. Quanten). Albert Einstein identifizierte sie später auf den Photonen, sie dienten ihm dann als Erklärung für die doppelte Natur des Lichts: Körper- und Wellenleiter. Fasziniert von der Quantentheorie bittet Lise ihren Vater, nach Berlin gehen zu dürfen, um Plancks Unterricht zu besuchen. Sie kann sich nicht an der Universität einschreiben, aber sie erhält die Erlaubnis als Gast-Hörerin den Vorlesungen Plancks zu folgen, obwohl dieser sehr konservativ ist und die Anwesenheit von Frauen an der Universität ablehnt, akzeptiert er, dass Lise seinen Kurs besucht. Trotz ihrer Begeisterung fehlt Lise die Forschung und sie bittet Marie Curie und dann den deutschen Professor für Experimental-Physik, Heinrich Rubens, in ihren Labors zu arbeiten: Beide lehnen ab. Aber der deutsche Professor ermöglicht ihr die Bekanntschaft mit Otto Hahn, einem jungen, gleichaltrigen Chemiker, der genau wie Lise von der Radioaktivität fasziniert ist: Die 30 jährige Partnerschaft der beiden, die daraus folgt ist von einer festen Freundschaft gekennzeichnet, die auch den professionellen Reißproben standhält, die den Entdeckungen der zweiten Hälfte der 30er Jahre folgen werden.

 

Otto und Lise wird ein Keller gewährt, der an das Chemielabor der Universität Berlin angrenzt, dort beginnen sie mit ihren Experimenten mit radioaktiven Atomen. Die beiden veröffentlichen gemeinsam Artikel von großer wissenschaftlicher Bedeutung, aber trotzdem bekommt Lise keine Hochschulstelle, während Hahn Mitglied der Chemie-Fakultät und Privatdozent wird. Lise wird weiterhin von der Chemie-Fachwelt ignoriert und als eine einfache Assistentin betrachtet, erst 1912 wird ihr ein kleines Gehalt anerkannt. 1921 wird auch ihr eine Stelle als Privatdozentin gewährt, jedoch nicht an der Chemie-, sondern an der Physik-Fakultät. Das Interesse der beiden konzentriert sich auf Radium-Experimente. Sowohl Lise als auch Otto sind Teil einer neuen Generation von Wissenschaftlern, die ein Verständnis der Natur erlangt haben, die wenige Jahre zuvor unvorstellbar war. Eine Generation, die den modernen Grenzen offen begegnet und aufrichtig überzeugt ist von ihrem eigenen wissenschaftlichen Kosmopolitismus. Die Teilnahme an einer Konferenz in Salzburg ermöglicht es Lise, einen weiteren Außenseiter kennenzulernen, Albert Einstein, mit seiner bahnbrechenden Theorie, die Energie und Masse eines physikalischen Systems miteinander verbindet und eine entscheidende Rolle für Lises wissenschaftliche Evolution spielen wird. Der plötzliche Tod ihres Vaters stellt Lise vor das Problem ihres Unterhaltes, da die Familie sich die monatlichen Unterhaltszahlungen an sie nicht mehr leisten kann. Planck bietet ihr an, seine Assistentin an der Physik-Fakultät zu werden: Sie ist die erste Frau in Preußen, die diesen Posten bekleidet. 1913 folgt der Auftrag zur Zusammenarbeit mit derselben Abteilung und damit der Zugang zu dem neuen, auf Radioaktivität spezialisierten chemischen Labor, das Hahn anvertraut wird, der inzwischen Professor für Chemie ist. Otto und Lise verwalten das Labor als gleichberechtigte Partner aber der ökonomische Wert ihrer Arbeit wird nach Geschlechtern bemessen. Ein Beispiel: Als die deutsche Industriegesellschaft Knöfler ihnen vorschlägt, Radium für den Markt zu produzieren, werden Otto 66.000DM zugestanden und Lise Meisner nur 6.600 DM.

In der Zwischenzeit wird Europa von einem plötzlichen und unerwarteten Ereignis erschüttert: Der Beginn des Ersten Weltkriegs, die Welt der Wissenschaft bricht auseinander. Angesichts des Nationalismus vieler ihrer Kollegen, die das ‘Manifest der 93’ unterzeichnen und die Invasion des neutralen Belgiens durch die deutsche Armee verteidigen, bekennt sich Lise zu einem anderen Vorschlag, der nur zwei Unterzeichner haben wird, Einstein und Nicolai. Es ist das Manifest der Europäer, mit dem sie die sofortige Einstellung der Feindseligkeiten und die politische Einheit Europas fordern. Lise meldet sich freiwillig als Krankenschwester in der österreichischen Armee und wendet die Ergebnisse ihrer letzten Experimente im medizinischen Bereich an, indem sie sich auf die Anwendung der Röntgenstrahlen spezialisiert. An der russischen Front, inmitten des Todes und der verwüsteten Körper junger Soldaten, reift in Lise ihre totale und radikale Ablehnung des Krieges. Als sie vor dem Kriegsende nach Berlin zurückkehrt, stellt sie mit Entsetzen fest, dass die Chemieabteilung in ein militärisches Labor umgewandelt wurde, in dem Massenvernichtungswaffen hergestellt werden. Als man ihr anbietet, an den Experimenten teilzunehmen, lehnt sie entschieden ab. Es sind die Jahre, in denen Lise ihre wissenschaftliche Beziehung zu Albert Einstein intensiviert, der am 25. November 1915 seine Relativitäts-Theorie veröffentlicht und den physikalischen Teil des Chemielabors leitet. Wichtig sind die Experimente mit Aktivkohle, mit Isolierung der Ausgangssubstanz und der Entdeckung eines neuen radioaktiven Elements, Proattinium, mit der Atomnummer 91. Die Labortests, Analyse- und Verifizierungsarbeiten führt Lise aus, auch wenn Hahn von der Front aus seinen Beitrag leistet. Trotzdem ist Otto Hahn der erste Unterzeichner, als der wissenschaftliche Artikel des neuen Elements erscheint, denn er ist der Forscher (Mann) und Professor der Abteilung für Chemie. In den 20er Jahren erfährt Lise eine Reihe großer Anerkennungen: Die Partnerschaft mit dem dänischen Physiker Niels Bohr, der sie nach Dänemark in das von ihm geleitete Institut für Theoretische Physik führt, wo sie ein Seminar über die sperimentale Physik der Radioaktivität leitet. Darauf folgt eine Einladung nach Schweden, als Pionierin in der Forschung der Radioaktivität, soll sie ihr Wissen über die Spektroskopie von Röntgenstrahlen an die schwedische Jugend weitergeben. Nach ihrer Rückkehr nach Deutschland im Jahr 1922 wird Lise die erste Frau, die an einer Universität in Preußen unterrichtet und die zweite Frau in ganz Deutschland: Die persönliche und berufliche Anerkennung ist enorm aber dem entspricht keine tatsächliche, gesellschaftliche Akzeptanz dieser Errungenschaft. Eine deutsche Zeitung, die eine Meldung über die Eröffnungslektion von Lise Meitner bringt, bezeichnet sie Lehrerin der "kosmetischen Physik". Publikationen und Experimente, die sich sowohl auf die Radioaktivität als auch auf die Struktur des Atomkerns konzentrieren, verleihen ihr große Sichtbarkeit in der Öffentlichkeit. 1924 wird ihr die Auszeichnung des American Association to Aid Women Award für Wissenschaften verliehen. Sie gewinnt den zweiten Platz des Leibniz-Preises und schließlich beginnt für Sie eine lange Reihe von Nobelpreisnominierungen, den sie aber nie erhalten wird.

Lise Meitner und Kernspaltung - Gespenst der Wissenschaft

Die Übernahme der Macht und die Bekräftigung des Nationalsozialismus sind ein schwerer Schlag für die Wissenschaft, es folgt ein in der Geschichte der Menschheit beispielloser Verlust eines Wissens-Vermögens, denn 20 % der Mathematiker-innen, Chemiker-innen und Biolog-innen an deutschen Universitäten sind jüdisch. Lise macht sich bis zum Schluss Illusionen, dass sich die Situation verbessern könnte, sie fühlt sich durch ihre österreichische Staatsbürgerschaft geschützt. Doch die Annahme der Nürnberger Gesetze, bringen sie buchstäblich zum Schweigen und erlauben ihr nicht einmal mehr, auch nur einfache Notizen zu schreiben, Der Anschluss beraubt sie ihrer österreichischen Staatsbürgerschaft und die deutsche Staatsbürgerschaft bringt Lise als gebürtige Jüdin in große Gefahr. Lise begreift, dass sie Deutschland verlassen muss. Die gesamte wissenschaftliche, europäische Welt aktiviert sich, um ihr zu helfen. Auf einer heimlichen Flucht erreicht sie die Niederlande und von dort aus Schweden, ein Land, zu dem sie immer eine schwierige und kontroverse Beziehung haben wird. Sie fühlt sich vom Direktor des Stockholmer Instituts für Physik, dessen Labor Sie leiten sollte, wissenschaftlich geächtet. Lise schreibt darüber in einem Brief: «Frau zu sein, ist hier schon ein halbes Verbrechen [...] und es ist völlig verboten, seine eigene Meinung zu haben.». Die Flucht aus Berlin schließt sie von den Experimenten zur Kernspaltung aus, eine Gruppe junger Physiker unter der Führung von Enrico Fermi in der Panisperna-Straße in Rom hatte herausgefunden, dass bei der Spaltung zwei sogenannten Transuran-Elemente gebildet werden. Otto setzt die Experimente in Berlin fort, schreibt an Lise und besucht sie heimlich, um mit ihr die Fortschritte der Berliner Ergebnisse zu teilen. Lise wird immer skeptischer gegenüber der italienischen Theorie der Transurane und unter Einbeziehung ihres Neffen Otto Frisch, auch Physiker, gelingt ihr eine erste physikalisch-theoretische Deutung der Kernspaltung: Der mit Neutronen bombardierte Urankern produziert keine transuranen Elemente, sondern teilt sich in zwei Fragmente. Eines davon ist Barium, wie Ottos Experimente zeigen und Lise vermutet, dass das andere Krypton ist. Die Entdeckung ist bahnbrechend aber ihre Urheber, Otto und Lise, sind sofort aus dem Geschäft, denn sie haben nicht die Werkzeuge, um die Auswirkungen der Entdeckung zu untersuchen. Die aber hat Enrico Fermi, der in die Vereinigten Staaten ausgewandert ist, er vermutet und verifiziert eine Kettenreaktion von Kernfragmenten und die Freisetzung einer enormen Energiemenge und radioaktiver Materialien. Dem folgt sofort der Idee, diese Entdeckung für die Entwicklung der Atombombe zu nutzen, Lise wird die Mitarbeit an dem ‘Manhattan-Projekt’ angeboten aber sie lehnt mit Empörung ab. Stets überzeugt von dem Wert des zivilen und geistigen Fortschritts der Wissenschaft und des Wissens, befürchtet sie den Einsatz der Kernenergie im militärischen Bereich und die Tatsache, dass die Physik zur politischen Domäne wird. Der Ausbruch des Zweiten Weltkriegs, der Völkermord am jüdischen Volk hat Lise in tiefe Verzweiflung gestürzt, verstärkt auch durch die Haltung von Otto, der sie von der Entdeckung der Spaltung ausschließt und das geht so weit, dass er 1944 den Nobelpreis für Chemie erhält, der ihm 1946 wieder entzogen wird. Die Ironie des Schicksaal will es, dass amerikanische Zeitungen Lise am Tag der Explosion der Atombombe kontaktieren und sie in ihren Artikeln als «die jüdische Mutter der Bombe» bezeichnen, ihre Flucht aus Deutschland romantisierend, unterstellen sie ihr, die Entdeckung vor Hitlers Händen geschützt haben zu wollen. Sie wird nicht als Mutter der Kernspaltung anerkannt, sondern als Mutter der Atombombe, ausgerechnet sie, die immer ihre Ablehnung von Krieg und Massenvernichtungswaffen erklärt hat!

In den 50er Jahren setzt Lise ihre Forschungsarbeit in Schweden fort, sie erforscht die verschiedenen Arten der Spaltung und trägt zum Bau des ersten schwedischen Kernreaktors bei. Nach ihrem Ruhestand zieht sie sich in ihr Privatleben zurück. 1968, wenige Monate nach ihrem Freund und Kollegen Otto Hahn, stirbt Lise Meitner in Cambridge, wo sie sich niedergelassen hatte, um in der Nähe ihres Neffen Otto Frisch zu leben. Nach ihrem Wunsch wird Lise in privater Form und mit der von ihr geliebten Bachmusik beigesetzt. Auf ihrem Grabstein steht geschrieben:
«Eine Physikerin, die nie ihre Menschlichkeit verlor.»

Freiburg, Straße nach Lise Meitner benannt. Photo von Filippo Altobelli Die neue Römerstraße, Via Lise Meitner.